mercoledì 30 marzo 2011

Torino: assemblea pubblica di informazione sul nucleare

 mercoledì 30 marzo alle ore 20.30
c/o Centro studi Sereno Regis via Garibaldi 13 a 
assemblea pubblica di informazione sul tema del nucleare 
intervengono: 
Pietro Cazzola     biologo
Elio Mirali     fisico nucleare politecnico di Torino
Chie Wanda     Comunità giapponese di Torino
Renato Zanoli     Movimento per l'alternativa al nucleare

Promosso da:  MANu  Movimento per l'alternativa al nucleare   ( csenonuke@gmail.com )

Lunedì 29 marzo  è stato fatto il preannunciato presidio di fronte al palazzo del Consiglio Regionale. Con il  Movimento per l'alternativa al Nucleare c’era il Comitato Salute Ambiente Energia di Saluggia ed il Comitato “Vota Sì per fermare il nucleare” . Sono stati distesi gli striscioni del Movimento e del Comitato di Saluggia che ricordavano il referendum del 1987 e l'invito a votare SI’ il 12 e 13 Giugno. Sull’iniziativa TG3 e altre TV hanno trasmesso l’iniziativa. Il Movimento alternativa al nucleare ed il Comitato "Vota Sì per fermare il nucleare" sono stati ricevuti ed ascoltati dai gruppi consiliari di maggioranza ed opposizione, distribuendo il documento allegato

RINASCITA NUCLEARE IN PIEMONTE 
CHIEDIAMO CHIARIMENTI ALLA REGIONE ... Il problema del  nucleare tocca da vicino il Piemonte, sia per il lascito delle pregresse attività in campo nucleare, che si trova oggi concentrato maggiormente nella nostra regione, sia per la presenza di siti potenzialmente interessanti per il nuovo programma nucleare italiano.Le tragiche vicende avvenute recentemente in Giappone mostrano chiaramente come una catena di avvenimenti possa portare a situazioni gravissime e di una portata tale da condizionare gli insediamenti urbani e produttivi di vasti territori. Per inciso ricordiamo che il sito di Saluggia (VC) ove è depositato oltre l'80% di tutti i rifiuti radioattivi italiani, si trova a 30 km da Torino e da Vercelli, a 50 da Novara e a 90 da Milano.Noi cittadini ci interroghiamo oggi, in assenza di una qualsivoglia posizione affermata con chiarezza e determinazione da parte dell'Amministrazione Regionale, su quali siano le posizioni programmatiche in merito a:
Gestione delle scorie nucleari e sito di Saluggia: qual'è e quale sarà la funzione e la destinazione del sito di Saluggia, in particolare in un momento in cui si assiste ad un balletto di bandi di gara della SOGIN per la realizzazione dell'impianto CEMEX, pubblicati e poi ritirati ed infine ripresentati, nonché di progetti per la realizzazione di grandi depositi di rifiuti radioattivi. Ricordiamo che la localizzazione del complesso nucleare di Saluggia, in prossimità della Dora Baltea, lo espone ad evidenti rischi di esondazione. Inoltre, le attività svolte nel centro Eurex e gli incidenti ivi verificatisi hanno già contaminato la falda acquifera: i test effettuati dall'ARPA nell'acqua di falda superficiale attorno al sito di Saluggia evidenziano una presenza di Stronzio 90, Cobalto 60, Cesio 137 e Trizio, la cui concentrazione varia nel tempo, indicando così il movimento di questi radionuclidi nella falda ed il conseguente rischio di contaminazione dei pozzi del vicino Acquedotto del Monferrato.
Trasporto di scorie nucleari verso il sito di riprocessamento di La Hague (Francia) e  attuazione della Legge regionale 18 febbraio 2010, n. 5  "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti". Il primo dei dieci trasporti di scorie nucleari previsti da Saluggia a La Hague è stato effettuato in data 7 febbraio 2011 senza l'applicazione di quanto disposto dalla menzionata Legge Regionale, ed in particolare senza la prevista informazione alla popolazione dei Comuni attraversati (in qualità di soggetto “che rischia di essere interessato dall'emergenza radioattiva”) di tutte le informazioni riguardanti “le misure di protezione sanitaria ad essa applicabili, nonché sul comportamento che deve adottare in caso di emergenza radioattiva”, come previsto dalla Direttiva n. 618 che il Consiglio delle Comunità Europee ha adottato il 27 novembre 1989.Quando e come sarà formulato e comunicato alle popolazione interessate il piano di emergenza riguardante i trasporti di scorie radioattive?
Localizzazione di nuovi impianti nucleari: al di là di eventuali 'moratorie, è evidente che la Regione Piemonte potrebbe essere prescelta come sito per la realizzazione di nuovi impianti nucleari (centrali di produzione e sito di stoccaggio) a causa delle precedenti localizzazioni (Trino), della relativa disponibilità di un corpo idrico per il raffreddamento  La cittadinanza piemontese ha il diritto di essere informata in merito a queste eventuali installazioni che avranno, se realizzate, delle notevoli ripercussione sugli assetti e sulla gestione dei territori coinvolti. Chiediamo dunque a questa Amministrazione Regionale di esprimersi con chiarezza in merito alla disponibilità o indisponibilità a dare seguito autorizzativo a questi impianti tecnologici .

 Ricordiamo infine che un eventuale ricorso all'uso dell'energia nucleare in complemento o sostituzione di altre fonti energetiche fossili, risulta una risposta del tutto inadeguata alla complessità del nodo energetico. In particolare riteniamo che sia un percorso: inutile, perché il peso dell'energia nucleare nel contesto energetico mondiale è trascurabile (6%), ed un suo eventuale aumento non cambierebbe significativamente il mix di riserve fossili attualmente usate; costoso, in quanto una parte consistente del ciclo nucleare (gestione delle scorie e smantellamento delle centrali) è a tutt'oggi indefinibile e sottostimata, trasformandosi così in esternalità lasciata a carico delle generazioni future; a questo si deve aggiungere che i costi noti del kWh nucleare risultano già ora superiori a quelli di altre fonti e remunerativi per gli operatori energetici solo in presenza di sussidi pubblici, diretti o indiretti; dannoso, in quanto anche in condizioni non accidentali, l'esercizio di reattori nucleari rilascia radionuclidi nell'ambiente (dalla culla alla tomba del ciclo nucleare) i cui effetti iniziano ad essere messi in evidenza; è dannoso, inoltre, da un punto strategico perché vincolerebbe ingenti risorse economiche (ricerca, formazione, infrastrutture) ad un unico settore energetico, impedendo così la diversificazione verso altre fonti e precludendo così la possibilità di indirizzare il futuro energetico degli italiani.

 ComitatoVota SI’ per fermare il nucleare - Movimento per l’Alternativa al nucleare (MANU)”

giovedì 24 marzo 2011

Torino: iniziative per il SI’ ai referendum e contro il nucleare


martedì 29 marzo
dalle ore 9,30  presidio Antinucleare del Movimento contro il nucleare  in via Alfieri 15 a Torino davanti al Consiglio Regionale per far sentire la nostra contrarietà al nucleare

mercoledì 30 marzo
 dalle ore 20.30  Assemblea Pubblica  promossa dal Movimento per l'alternativa al nucleare (MANu)   c/o Centro Studi Sereno Regis   Via Garibaldi 13






lunedì 21 marzo 2011

Castiglione (TO) 25 marzo ore 21 : “Chernobyl è adesso”


 Venerdì 25 marzo alle ore 21
 presso il Salone dell'Oratorio di Castiglione Torinese 

con
Angelo Tartaglia (Politecnico di Torino)
Massimo Marino  (Gruppo delle Cinque Terre -  www.gruppocinqueterre.it )

alcuni dei temi affrontati durante il dibattito:
- Le conseguenze sull’uomo e sull’ambiente della contaminazione nucleare
- Le varie generazioni delle centrali nucleari e lo stato di fatto nel mondo
- La sicurezza
- La gestione delle scorie
- I costi veri del kwh nucleare comparato a quello del kwh proveniente da fonti rinnovabili
- I posti di lavori diretti e indotti per la costruzione e la gestione di una centrale nucleare   
  rispetto a quelli indotti da fonti rinnovabili
- Il nucleare garantisce l’indipendenza energetica a un paese come l’Italia?
- Abbiamo bisogno in Italia di nuove centrali nucleari?

Incontro promosso da “ Comitato Girotondo” di Gassino Tor.se

Info: www.comitato-girotondo.it      
Paolo.Prinetto@polito.it    011 9606738  - 011 0907007 -  393 35227529 

Torino: Appello elettorale


A tutti coloro che stanno lavorando alla formazione di liste democratiche, ispirate alla difesa degli interessi della maggioranza dei cittadini, per le elezioni del  Consiglio Comunale di Torino e delle sue Circoscrizioni nel maggio 2011.

Ai promotori delle liste  Alternativa civica, PiemontEuropaEcologia, Federazione della Sinistra, Beppe Grillo, Sinistra Critica, etc...

Certi di esprimere il disagio, se non lo sconcerto, di un’ampia e articolata parte della cittadinanza torinese che vede nella frammentazione e divisione di queste liste un segno di debolezza e di inconsistenza politica
                                              
CHIEDIAMO

di decidere un accordo di ALLEANZA che COLLEGHI le molte, positive, complementari ispirazioni ideali di ciascuna di queste liste, dimostrando senso di responsabilità civile e politica.

Con un accordo nulla impedirebbe a ciascuna di queste formazioni di svolgere il proprio importante lavoro nella società, di esprimere nell’indipendenza la proprie posizioni, ma si eviterebbe la dispersione di voti sulle tante listerelle e il rischio dell’astensionismo o di azioni di protesta quali l’annullamento della scheda elettorale.

Invece, sarebbero veramente tanti i cittadini disposti a votare un insieme di alleati  che condividono pochi e basilari VALORI, espressi dal basso, dai cittadini, dai tanti Comitati e associazioni che hanno in questo periodo criticato le scelte non democratiche dell’attuale Giunta comunale.

Di queste non-buone-pratiche potremmo fare un lungo elenco, ma ci limitiamo a citarne alcune :

- l’assenza di azioni efficaci per la sostenibilità e la salvaguardia dell’ambiente urbano,
- la non tutela della salute delle persone in una città che è in cima alla lista dell’inquinamento atmosferico prodotto dal traffico e dagli impianti obsoleti,
- la non tutela della salute dovuto alla scelta di realizzare gli inceneritori,
- la  non tutela e valorizzazione  dei beni comuni e del patrimonio pubblico, oggi svenduti per ripianare i debiti di una errata politica finanziaria delle ultime Giunte,
-  una politica urbanistica non democratica e non partecipata, incapace di  dare risposta al bisogno sociale di abitazioni, di garantire a tutti i quartieri i servizi pubblici necessari e contraria ad  una cementificazione che  favorisce soltanto le grandi speculazioni immobiliari,
- la non  riqualificazione (in termini eco-sostenibili) del patrimonio architettonico esistente o la sua sostituzione con edifici a basso consumo energetico – non certo i grattacieli.
- un non sostegno al lavoro e all’occupazione in particolare per i giovani che avrebbero potuto trovare proprio sulla riconversione ecologica  e sul potenziamento delle economie locali un elemento di sviluppo
- un non sostegno delle attività artigianali e commerciali minute puntando invece sulla grande distribuzione e sui mega - centri commerciali (ultimo esempio: il Palazzo del Lavoro a Italia 61).

Primi firmatari:

Giorgio Faraggiana (Politecnico di Torino)
Elisabetta Forni       (Politecnico di Torino)
Guido Montanari     (Politecnico di Torino)
Massimo Zucchetti  (Politecnico di Torino)

Per aderire all’appello: giorgio.faraggiana@polito.it

Torino 26 marzo: Contro la tratta degli esseri umani


Sabato 26 marzo ore 9,00 

presso la
Fondazione Croce, via S.Maria 1 

si terrà un incontro-dibattito organizzato da 
International Help 
e patrocinato dal Comune di Torino sulla tratta degli esseri umani in America Latina e in Europa.

Piemonte: vogliamo finanziare le scuole paritarie private ???


*di Redazione Cdbitalia
tratto da http://www.cdbitalia.it

Mentre Gelmini e Tremonti tagliano le risorse essenziali della scuola pubblica, si prepara una legge regionale per finanziare le scuole paritarie private: facciamola conoscere e diciamo un chiaro NO!

La situazione della scuola pubblica è drammatica, il personale è stato drasticamente ridotto, i piani dell’offerta formativa non sono stati finanziati, l’eliminazione delle ore di compresenza degli insegnanti impedisce le attività di recupero per gli studenti in difficoltà, la didattica laboratoriale e le stesse fondamentali valenze di preparazione agli aspetti professionalizzanti delle varie specializzazioni nella scuola secondaria, aumenta il numero di allievi per classe, molti studenti in situazione di handicap sono costretti alla frequenza ad orario ridotto, mancano le risorse per interventi urgenti al fine di superare le barriere architettoniche ed attuare le norme di sicurezza degli edifici scolastici…

Di fronte a questa situazione che si fa in Regione?

Il 15 giugno è stata presentata al Consiglio regionale del Piemonte la Proposta di legge n. 20 del 15/6/2010 a firma Vignale e altri “Modifiche alla legge regionale n. 28 del 28 dicembre 2007 (Norme sull’istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa)”. Si tratta della traduzione concreta dell’impegno preso durante la campagna elettorale da Cota e da tutto il centro destra di modificare in peggio la legge sul “diritto allo studio e la libera scelta educativa” varata dalla precedente maggioranza di centro sinistra.

Di cosa si tratta in concreto?

a) L’articolo 1 prevede che i “benefici previsti dall’art. 12 comma 1 lettera a, […] assegni di studio per iscrizione e frequenza” cioè i soldi pubblici che vanno a coprire le spese per le rette delle scuole private siano d’ora in poi gestite direttamente dalla Regione, in modo da eliminare il controllo che gli enti locali potevano esercitare. Si tratta di cifre considerevoli se si considera che per l’anno scolastico 2008/2009 le domande ammesse e finanziate sono state 10.463 per un importo complessivo di €. 10.741.884.

b) L’art. 2 istituisce un “fondo rotativo per l’edilizia scolastica finalizzato esclusivamente alle scuole paritarie senza fini di lucro non dipendenti di Enti Pubblici”. Questo articolo è particolarmente grave per due motivi: in primo luogo perché viola esplicitamente il dettato dell’art. 33 della Costituzione (Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.), assegnando risorse pubbliche per l’edilizia scolastica delle scuole private direttamente ai proprietari delle scuole stesse, senza nemmeno la foglia di fico dei “contributi destinati alle famiglie”; in secondo luogo perché discrimina ulteriormente, sulla scia di quanto purtroppo già fa la legge in vigore, le scuole “paritarie senza fini di lucro dipendenti di Enti Pubblici”come ad esempio le scuole materne comunali. Le scuole dell’infanzia del Comune di Torino perciò non vedranno nemmeno un euro.

c) per rafforzare quanto disposto dall’art. 2, al fine di aggirare le competenze degli enti locali per edilizia scolastica, si affida alla Regione la competenza in materia.

d) cancellando il comma 2 dell’art. 37, che stabilisce la ripartizione dei finanziamenti previsti dalla legge (trentacinque per cento per il sostegno di offerta di istruzione e il diritto di apprendimento e il sessantacinque per cento a favore degli interventi a sostegno delle famiglie, di cui il quaranta per cento per gli allievi delle scuole private), si vuole avere mano libera per spostare, da un capitolo di spesa all’altro, le già insufficienti risorse riservate per gli studenti delle scuole pubbliche alle scuole private.
In sintesi, siamo di fronte ad uno smaccato intervento, esplicitamente ideologico, per spostare notevoli risorse, nell’ordine di decine di milioni di euro, verso le scuole private per consentir loro di rinnovare le strutture, abbassare le rette di iscrizione e frequenza per accrescere l’appetibilità. Il tutto mentre il duo Gelmini-Tremonti, contemporaneamente, priva le scuole pubbliche, le scuole di tutti, con centinaia di migliaia di allievi ( in Piemonte 509.849 nel 2008/2009), non solo di qualsiasi stanziamento per l’edilizia, la manutenzione e la sicurezza, ma persino dei fondi per il funzionamento ordinario.

DIFENDIAMO LA SCUOLA PUBBLICA SECONDO COSTITUZIONE!
DICIAMO NO AL PEGGIORAMENTO DELLA LEGGE REGIONALE N. 28 DEL 28.12.2007!

Firmatari

Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Comitato torinese per la laicità della scuola
COOGEN – Coordinamento Genitori Nidi Materne Elementari Medie
Comitato per l’Integrazione Scolastica
Coordinamento RSU no Gelmini
CGD – Coordinamento Genitori Democratici Piemonte
CIDI – Centro Iniziativa Democratica Insegnanti
FNISM – Federazione Nazionale Insegnanti, sezione di Torino “Frida Malan”
CEMEA Piemonte – Centri di esercitazione ai metodi dell’educazione attiva
MCE – Movimento di Cooperazione Educativa
Associazione “31 Ottobre” per una scuola laica e pluralista promossa dagli evangelici italiani
CUB Scuola Università e Ricerca del Piemonte
UIL Scuola
FLC-CGIL

mercoledì 16 marzo 2011

Il fotovoltaico può costituire un’alternativa al nucleare e ai combustibili fossili?


Politica energetica in Italia

di Ennio Cadum

L’Italia produce oggi tramite energie rinnovabili (idroelettrico, geotermico, eolico, solare) il 20% delle sue necessità elettriche, e tramite combustibili fossili (gas, gasolio, carbone) il 67%. Il restante 13% è importato dall’estero.
Le necessità istantanee o di picco sono comprese tra 30 e 50 GWh (gigawatt/ora ) secondo dati ufficiali 2009.
Sarebbe possibile  provvedere al fabbisogno energetico nazionale  con energie solari rinnovabili ?
Molti esprimono non solo dubbi, ma aperta contrarietà sull’impossibilità del fotovoltaico a fornire le grandi necessità di energia elettrica delle industrie.

Proviamo a fare due calcoli.
L’80% dei 50 GWh di picco, prodotti con fonti fossili o di importazione, corrispondono ad un fabbisogno di 40 GWh. Di quanti pannelli fotovoltaici avremmo bisogno per produrre questa quota?
Un pannello solare fotovoltaico ha una potenza media di picco di 100 Wh per metro quadro. Per produrre 40 GWh sarebbero quindi necessari 400 Kmq di pannelli. Corrispondono all’estensione di una metropoli pari a Milano, cioè ad un’estensione compatibile con l’estensione del territorio nazionale (300.000 Kmq), di cui rappresenta un po’ meno di 1/1000. Per fare un altro esempio, dati i 21.700.000 stabili censiti in Italia, vorrebbe dire che si potrebbero produrre installando una media di circa 18,4 mq di pannelli fotovoltaici su ogni stabile.

Ovviamente ci sono edifici, quali capannoni, grandi impianti industriali, supermercati, scuole, tettoie agricole, dove la superficie disponibile è molto più ampia degli edifici residenziali e permetterebbe di preservare dal fotovoltaico alcune aree quali centri storici, dove l’installazione potrebbe essere controindicata per ragioni estetiche. Senza contare che vi sono vaste aree prossime ai bordi di strade, autostrade, ferrovie, dove l’installazione, come in alcuni Paesi europei (Germania, Olanda) è facile e consigliata, senza consumo di terreni coltivabili.

Se consideriamo che in Italia circa 500 kmq di nuovo territorio agricolo sono consumati ogni anno per nuove opere di urbanizzazione (comprendenti asfaltatura, costruzione edifici commerciali ed industriali o residenziali) l’operazione sembra presentare le caratteristiche di possibile fattibilità.
Il vero problema pare essere il costo dell’investimento: 400 kmq di pannelli fotovoltaici ad un costo medio commerciale attuale (per il privato) di 700 Euro/mq corrispondono a 280 miliardi di euro di spesa. Il programma nucleare del governo prevede la costruzione di 13 centrali nucleari da 2000 Mwh (2000 Mwh corrispondono a 2Gwh) per una spesa totale di 35 miliardi di euro. Tralascio ogni considerazione sul costo vero del nucleare, dato che le stime del governo non comprendono i costi dello smaltimento delle scorie e del decommissioning a fine vita dell’impianto, e sulla correttezza di queste previsioni, che non considerano le variazioni dei costi in corso d’opera, che portano ad aumenti dell’ordine del 50-100% della spesa preventivata. Evidentemente occorrerebbe diminuire il costo per mq di fotovoltaico installato per ridurre il gap .
La prospettiva tuttavia comporta alcune ricadute molto interessanti: gli italiani stessi sarebbero i produttori di energia del Paese, al posto di poche aziende, il che porterebbe alla nascita di un rivoluzionario azionariato popolare diffuso al posto del monopolio energetico di poche grandi aziende.
Lo sviluppo tecnologico e le necessità capillari di installazione comporterebbero da una parte la disponibilità di almeno 200.000 nuovi posti di lavoro per la produzione dei pannelli e per la loro installazione per un periodo almeno ventennale, dall’altra una spinta enorme alla ricerca tecnologica (sia nella maggiore efficienza per mq, sia nella riduzione del costo per mq grazie a nuovi materiali) che probabilmente porterebbe l’Italia al primo posto nel mondo nelle nuove tecnologie e sistemi di gestione energetici. Occorrerebbe creare infatti nuove aziende di gestione delle reti energetiche capillari sul territorio, con sviluppo di sistemi tecnologici di controllo della fornitura e con evidenti necessità di personale deputato al funzionamento delle stesse.

Il nucleare porterebbe invece alla crescita di poche aziende, senza contare che buona parte delle spese sarebbero a favore di aziende e tecnici stranieri, senza ricadute sostanziali né economiche né tecnologiche sulle aziende italiane, a parte i cementifici e poche grandi aziende produttrici di altri materiali da costruzione.

È un invito alla riflessione (ed anche al controllo di alcuni dei numeri forniti e alla fattibilità tecnica di erogazione del fabbisogno con questa soluzione).
Sicuramente occorrerebbe costruire, dove possibile, anche centrali solari a concentrazione ( suggerite da Rubbia ) molto più economiche per costo di Kwh prodotto, per fornire punti di erogazione di maggiore potenza e a sviluppare un’integrazione con la produzione idroelettrica, sempre per fronteggiare le necessità di picco in condizioni di scarso irraggiamento solare.
Oltre a sfruttare di più le potenzialità ancora disponibili per l’eolico, il geotermico e l’idroelettrico residuo.
L’indipendenza dai combustibili fossili di importazione, con conseguente enorme risparmio nella bolletta energetica nazionale verso i Paesi produttori, migliorerebbe infine in maniera rilevante il bilancio dello Stato. A questo va aggiunta anche la possibilità di esportare tecnologia e know-how con un ulteriore miglioramento del bilancio economico nazionale.

Unico svantaggio: i grandi gruppi industriali e la grande finanza sono contrari, perché i vantaggi economici sarebbero di moltissime aziende e non limitate a loro e a quelle monopolistiche che condizionano le scelte politiche attuali del governo.
Possiamo solo sperare che l’idea venga condivisa e approfondita da tutte le forze di opposizione e che queste vincano le prossime elezioni.

15 marzo 2011

lunedì 14 marzo 2011

Piemonte: si va al referendum regionale contro la caccia


Sabato 5 marzo in un affollato incontro regionale a Torino di associazioni e gruppi anticaccia di tutta la regione è stato fatto il punto della situazione dopo la recente sentenza della Corte d’Appello che ha dato il via libera al Referendum regionale sulla caccia del 1987, dopo 23 anni.

Nel 1987 vennero raccolte 60.000 firme. I cittadini del Piemonte avrebbero dovuto votare nel 1988. Per 23 anni le Amministrazioni regionali di ogni colore con strumentali iniziative legislative e illegittimi provvedimenti amministrativi hanno sempre impedito il voto popolare. Adesso la Regione Piemonte dovrà attivare le procedure referendarie per fare esprimere gli elettori piemontesi sulla caccia, anche se esiste ancora la possibilità di un ulteriore, ma non molto probabile ricorso entro fine mese. Nell’incontro si è stabilito di avviare comunque in ogni provincia comitati per la gestione della possibile campagna referendaria. All’inizio di aprile la situazione sarà comunque definitivamente chiarita.

Resta il problema della data in cui svolgere il referendum, il cui risultato avrebbe ovviamente un forte impatto nazionale. La decisione più razionale sarebbe quella di accorparlo ai quattro referendum nazionali del 12 giugno, considerato molto improbabile l’accorpamento con le elezioni comunali di maggio.
Nel 1990 nel referendum nazionale contro la caccia in cui non venne raggiunto il quorum nazionale il Piemonte fu una delle quattro regioni dove invece venne raggiunto il quorum del 50% di votanti e dove prevalse il SI’ all’abolizione della caccia con il 90% dei suffragi espressi.

mercoledì 9 marzo 2011

Torino: il metrò apre 6 nuove stazioni

 Impressionante partecipazione alla recente inaugurazione del nuovo percorso del metrò torinese (linea 1), forse 100.000 persone per le quali evidentemente le linee metropolitane sono una gradita novità.

La nuova tratta di 3,6 km e 6 stazioni (Marconi, Nizza, Dante, Carducci, Spezia ,Lingotto ) è costata circa 305 milioni di euro ( in totale la linea 1 torinese è costata ufficialmente 1046 milioni di euro )
L’intero percorso dalla stazione Fermi di Collegno al Lingotto è quindi arrivato a 13,2 km con 21 stazioni ed è percorribile in circa 25 minuti. Il biglietto di corsa semplice ha una validità di 70’ su tutti i mezzi anche di superfice e si acquista sempre a 1 € nelle rivendite oppure nelle distributrici automatiche collocate nell’atrio di ogni stazione della metropolitana.
 Con la nuova tratta si spera in un raddoppio dei passeggeri che ad oggi arrivano a 90.000 al giorno.
La linea 1 dovrebbe proseguire con un nuovo lotto fino a Piazza Bengasi con un costo stimato di circa 80 milioni di euro. Nel tratto Lingotto-piazza Bengasi, lungo 1,9 km, verranno realizzate 2 stazioni (Italia '61 e Bengasi). Italia '61 sarà ubicata in adiacenza all'area dove dovrebbe nascere  il grattacielo del nuovo polo della Regione Piemonte, mentre Bengasi garantirebbe il collegamento con le linee di trasporto intercomunale.

Dal lato opposto dovrebbe procedere il  tratto Collegno-Cascine Vica, lungo 3,4 km dove verranno realizzate 4 stazioni (Certosa, Collegno Centro, Leumann e Cascine Vica). La stazione Certosa sarà la stazione di interscambio con quella ferroviaria di Collegno e parte dell'edificio verrà realizzato in superficie. Il tracciato si svilupperà lungo via E. De Amicis fino all'incrocio con corso Pastrengo, per poi sottopassare la ferrovia Torino/Modane e portarsi sotto corso Francia fino alla frazione di Cascine Vica del Comune di Rivoli, in corrispondenza dell'intersezione con la tangenziale est.
Presso la stazione di Cascine Vica verrà realizzata un'area adibita a parcheggio di interscambio. Forti richieste si sono avute nei mesi scorsi, con un qualche sostegno anche della Provincia, con l’obiettivo di chiedere il finanziamento anche del prolungamento del percorso fino a Rivoli, ma sembrano altre le priorità delle istituzioni locali e nazionali (la TAV e le sue propaggini nell’area torinese in particolare, ma anche alcuni altri progetti di metrò in altre città ).

La futura  linea 2 avrebbe  lo scopo di servire l'asse metropolitano nordest-sudovest. Un gruppo di lavoro costituito da Città di Torino, Agenzia per la Mobilità Metropolitana e GTT ha approfondito nel 2006 quattro ipotesi di tracciato per  un percorso di circa 14,8 km, da realizzarsi in due lotti. Il primo dalla nuova stazione Rebaudengo sul Passante Ferroviario, s'inserisce nella trincea ferroviaria dismessa tra le vie Gottardo-Sempione e nell'ex scalo ferroviario Vanchiglia, percorre corso Regio Parco, attraversa la Dora, transita in piazza Castello, devia in via Pietro Micca, si immette in piazza Solferino e percorre in asse corso Re Umberto dove interscambia con la linea 1.
Nel secondo lotto il tracciato proseguirebbe in corso Re Umberto, devia in corso Stati Uniti, svolta in corso Duca degli Abruzzi, lo percorre fino a largo Orbassano, serve la nuova stazione Zappata sul Passante ferroviario, s'immette in corso Orbassano e prosegue fino al Cimitero Parco in prossimità del confine comunale. 
Nel giugno 2008 la Giunta comunale  aveva avviato una richiesta di manifestazioni di interesse per sondare ipotesi di futuri investimenti immobiliari lungo il percorso della linea 2 nell'area Vanchiglia, in vista di una variante urbanistica finalizzata a ridefinire disegno e funzioni sulle aree interessate dagli effetti di valorizzazione indotti dalla nuova infrastruttura.

(mm)


martedì 8 marzo 2011

Cave in Valledora (VC)


Pedemontana: grandi opere – grandi cave

Il primo marzo [2011] si è svolta in Regione Piemonte la conferenza di servizi sul progetto preliminare della cosiddetta “pedemontana”, ossia del collegamento autostradale tra Biella e Santhià. Entro il 22 marzo è prevista la possibilità che chi lo desidera invii osservazioni sul progetto. Per costruire l’opera, in Valledora, sono previste tre cave per trarne ghiaia, sabbia e altro: all’incirca 6 milioni di metri cubi di materiale. 

Le tre cave sorgerebbero rispettivamente a Alice Castello, Cavaglià. Un territorio già strapieno di scavi. Sarebbero “di prestito”, al servizio delle “grandi opere”, mentre a Tronzano sarebbe destinata un’area a stoccaggio provvisorio, raccolta e lavorazione dei materiali da riciclo, cioè al trattamento degli inerti. La zona in cui sorgono i tre Comuni è già pesantemente devastata da cave e discariche. La Valledora è infatti considerata dalla Regione a vocazione estrattiva. E non da oggi: già la precedente amministrazione regionale della signora Bresso considerava quelle terre destinate all’attività di escavazione, trascurando che sono sempre state zone agricole e spesso di produzione pregiata.

Allegati:
Comune di Tronzano: delibera di giunta del 28 febbraio 2011.

Osservazioni del Movimento Valledora, Legambiente Borgodalese, Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada, Consiglieri Comunali della lista “Sviluppo e trasparenza per Cavaglià” Giugno 2010

Analisi e osservazioni dei Grilli biellesi e di Pro Natura biellese, WWF biellese, Legambiente Circolo Biellese, Grilli Biellesi, LIPU Biella e Vercelli, Comitato Valledora di Cavaglià. Sono scaricabili dal sito dei Grilli biellesi. Giugno 2010

Torino, Campidoglio-Borgovecchio: Assemblea abitanti della zona


( Strada delle Ghiacciaie – Via Calabria – Via Spoleto – Via Angiolino )

giovedì’ 10 marzo  ore 21 - Sala parrocchiale ,Via sploleto 12

O.d.G.
-         Comunicazioni su importanti risultati raggiunti attraverso i contatti istituzionali: Audizione 2a e 6a Commissione Comunale
-         Varie ed eventuali - ( sarà possibile iscriversi al Comitato )

-         Per il Carnevale Ghiacciaie/Borgo Vecchio, domenica 13 marzo:  
ri    ritrovo Strada delle Ghiacciaie 39 alle ore 14.30


        

lunedì 7 marzo 2011

Torino - Flash mob per salvare il Palazzo del Lavoro


Sabato 12 ore 11 Palazzo del Lavoro, via Ventimiglia 201

Martedì 1° marzo il Comune di Torino ha presentato il progetto di trasformazione dell'area del Palazzo del Lavoro. Il progetto vuole trasformare il Palazzo del Lavoro in un grande centro commerciale con parcheggio interrato (in una zona già ricca di aree commericiali) per la cui realizzazione verranno abbattuti circa 275 alberi e ingolfata la viabilità della zona.

"Salviamo gli alberi del Palazzo del Lavoro". "Centri commerciali ce ne sono abbastanza". "Non privatizziamo il Palazzo del Lavoro". "Più auto più smog". Sabato 12 marzo porta il tuo cartello e appendilo per un'altra idea di riqualificazione dell'area del Palazzo del Lavoro.


Ad acquistare l'edificio disegnato da Nervi è stato il gruppo olandese proprietario de Le Gru di Grugliasco. Un investimento da 145 milioni. Prevista anche un'arena per concerti.La proprietà del centro commerciale “Le Gru” si insedierà a Palazzo del Lavoro. Ieri Corio ha firmato l’accordo con Pentagramma, la società metà di Gefim, dove dietro c’è la famiglia Ponchia, e metà di Fintecna. Un investimento imponente: 145 milioni di euro, di cui un centinaio solo per trasformare l’edificio del Nervi in un’immensa galleria commerciale. 

“I lavori partiranno entro il prossimo anno – annuncia Marcello Pasini, presidente di Pentagramma - mentre l’inaugurazione è stata fissata per il 2014. Speriamo però di poter anticipare i tempi. Non sarà un centro commerciale comune: il nostro obiettivo sarà quello di relazionare il privato, negozi e ristoranti appunto, con gli spazi pubblici. All’interno ci sarà un’arena in grado di accogliere concerti e spettacoli”. L’idea è quella di farne uno shopping center atipico, sfruttando l’appeal turistico di questo edificio


Fermato lo spot del Forum Nucleare


Secondo il Giurì è ingannevole


Lo spot promosso dal Forum Nucleare di Chicco Testa  è ingannevole. Il Giurì dell'Autodisciplina Pubblicitaria ha chiesto il blocco della messa in onda dello spot.
 Lo spot, trasmesso a dicembre su tutte le televisioni nazionali, usava la metafora della partita a scacchi in cui due opposte visioni si affrontano: una favorevole al nucleare e l'altra contraria.
L'intenzione apparente era quella di promuovere un dibattito aperto e spregiudicato sul tema nucleare. L'inganno reale era invece che lo spot cercava di pilotare un'opinione precisa creando un pregiudizio pronucleare.
I finanziatori dell'iniziativa - furbamente non dichiarati all'interno dello spot ( il Forum Nucleare è ufficialmente un' associazione no-profit ), sono i nomi noti dell'industria nucleare: Enel, Edf, Ansaldo Nucleare, E.On Italia. Hanno investito 6 milioni di euro necessari per "stimolare" il dibattito nelle case degli italiani.

Greenpeace, che a gennaio aveva diffuso  un contro spot e un sito web nei quali, senza il bisogno di nascondere il prorio nome, metteva in evidenza le contraddizioni della campagna pubblicitaria del Forum, ha chiesto di trasmettere il proprio  spot in televisione, per avere un vero equilibrio nella discussione sul ritorno del nucleare in Italia.

(mm)


venerdì 4 marzo 2011

Vinovo: la Giunta approva una centrale a Biomassa


La SEV rischiava di veder sfumare la possibilità di realizzare una centrale a Vinovo; la giunta approvando un protocollo di intesa aiuta la SEV a superare gli attuali ostacoli

In un consiglio comunale straordinario convocato in 48 ore la Giunta di Vinovo ieri sera ha approvato un protocollo di intesa che, grazie alla variazione sul progetto inizialmente proposto dalla SEV, punta a rimuovere gli ostacoli che erano sorti per la realizzazione dell’impianto. Il progetto originale è attualmente bloccato da un ricorso al TAR. Inoltre la prossima settimana sarà discussa in Regione una moratoria per bloccare la realizzazione di nuove centrali a biomasse in Piemonte. Ciò avrebbe allungato i tempi, comportando la possibile perdita degli incentivi economici e l’impossibilità per la SEV di realizzare la Centrale a Biomassa nel nostro Comune. La SEV e il sindaco Mairo hanno iniziato una trattativa riservata per modificare il progetto e superare l’attuale stallo. Giunti ad un protocollo di intesa il Sindaco ha indetto un consiglio comunale straordinario d’urgenza (procedura prevista ma molto raramente utilizzata). Nonostante le posizioni contrarie dell’opposizione e in parte della stessa maggioranza (è stato presentato dall’Assessore Tarantino, come da richiesta del Comitato, un emendamento, poi bocciato, che chiedeva la sospensione in attesa delle decisioni della Regione), ieri sera il sindaco ha fortemente voluto ed ottenuto l’approvazione del protocollo di intesa.

 Il Nuovo progetto prevede un ridimensionamento dell’impianto da 13MW a 4/5 MW affiancando una centrale a Biomassa (1MW) ad un impianto syngas (1MW) e un impianto FV a terra (2/3MW) ed un’espansione dell’area assegnata alla SEV per la realizzazione degli impianti da 30.000 mq a 72.000 mq. La giunta è riuscita a dichiarare che questo protocollo di intesa punta esclusivamente a diminuire l’impatto sul territorio e, al tempo stesso, “che la fretta è dovuta al fatto che altrimenti la SEV rischia di perdere gli incentivi e, di conseguenza, non realizzare la centrale”. I cittadini presenti al consiglio hanno commentato “Rispetto al progetto iniziale questo riduce l’impatto della centrale sull’ambiente e la qualità dell’aria, ma se consideriamo l’opzione di non veder sorgere nessuna centrale il progetto è sicuramente peggiorativo”.
 
Ci dispiace constatare che ancora un volta gli interessi di un’azienda privata sono considerati da questa giunta prioritari rispetto agli interessi dei cittadini. Il comitato continuerà a informare i cittadini e ad opporsi con ogni mezzo alla realizzazione della Centrale.

 
CENTRALE A BIOMASSE A VINOVO:
Quali sono i rischi per i cittadini? Chi ci guadagna e chi ci perde? Chi e perché vuole costruire una centrale nel nostro comune?
Sai che a Vinovo ( zona Vernea ) e’ in progetto la costruzione di una centrale a biomasse? Sai che  tra i prodotti della combustione rilasciati nell’aria oltre ad altri pericolosi inquinanti, ci sono le cosiddette “polveri sottili? Vinovo è una zona già soggetta a livelli importanti d’inquinamento atmosferico; quali saranno gli effetti della somma delle emissioni della centrale con l’inquinamento già presente nell’aria? Nel solo Piemonte sono state richieste per ben 270 autorizzazioni per questo tipo di centrali; che impatto avranno questi impianti sulla qualità dell’aria e la nostra salute? Come pensano di recuperare tutta il combustibile necessario?
Sai che queste centrali sono economicamente sostenibili solo grazie agli incentivi che ricevono e che noi paghiamo direttamente nelle nostre bollette dell’ENEL?Per contrastare tale iniziativa è nato anche a Vinovo il “Comitato contro la centrale a biomasse”. Come Comitato riteniamo che la popolazione non sia stata correttamente informata su cosa siano e cosa comportino questo tipo di centrali per quanto riguarda le conseguenze per la nostra salute, ma soprattutto per quella delle future generazioni (i nostri/vostri FIGLI, NIPOTI)
La costruzione di una centrale a biomassa non può non passare dal consenso popolare del Comune in cui la si vuole costruire.
PER INFORMARTI E CAPIRE partecipa alla serata Informativa

VENERDI’ 11 marzo, Ore 21,  presso Teatrino delle scuole Medie di Vinovo 
Via A. De Amicis n.13(INGRESSO DAL RETRO)

Comitato Contro la Centrale a Biomasse di Vinovo     vinovocentralenograzie@gmail.com
Cellulare  320 4486599   www.nobiomasse.it


mercoledì 2 marzo 2011

Eletti, liberi e belli


dal blog di Beppe Grillo

Credo che sia venuto il momento di mettere in discussione il senso delle cariche elettive. Tutte, nessuna esclusa. Dal deputato al consigliere regionale. Chi è eletto deve fare il mestiere per cui è stato votato. Deve svolgere A TEMPO PIENO il suo incarico fino alla fine del mandato. Se manca una legge, allora va introdotta. Questo vale per il deputato, il senatore, il governatore, l'assessore, l'eurodeputato. Se ti candidi e vieni eletto per fare l'eurodeputato come de Magistris non puoi candidarti a sindaco di Napoli, se sei stato eletto (si fa per dire) deputato come Fassino, non puoi candidarti a sindaco di Torino, se sei assessore di una Regione non puoi diventare deputato, magari per non finire in galera. E' una grande presa per i fondelli degli elettori. Un gioco delle poltrone che nulla ha a che vedere con la volontà espressa dai cittadini. Se ti eleggo per fare il parlamentare, quello devi fare. Nessuno ti autorizza ad abbandonare il posto di lavoro di dipendente profumatamente retribuito. Quando scadrà il mandato, allora potrai candidarti. Prima devi svolgere il lavoro che ti è stato assegnato informando puntualmente sugli obiettivi raggiunti. I politici sono novelli Tarzan, si lanciano di liana in liana, di posizione in posizione. Non hanno un incarico, ma un "posto" di cui dispongono a loro piacimento senza rispondere a nessuno.

Un discorso analogo va fatto per le cariche istituzionali. Chi diventa ministro deve dimettersi da ogni incarico di partito. Un ministro è super partes, risponde alla Nazione. O fai il ministro o fai il leader di partito. E questo vale anche per il presidente della Camera. I ministeri sono diventati sedi di partito distaccate a Roma. Luoghi in cui si incontrano i referenti del partito, si discutono le strategie elettorali, un suk dei voti con consulenti di area che girano per i corridoi. Potrebbero mettere la bandiera del partito del ministro sul tetto e non cambierebbe nulla. Un segretario di partito che fa il ministro? Se il ministro (e segretario di partito) Boss(ol)i deve proporre una legge a chi fa riferimento? Alla Lega o all'Italia?
Ci sono due/tremila persone tra Parlamento, Regioni, Province, Comuni e UE che si fanno i cazzi loro. Passano da un incarico all'altro, rispondono alle logiche personali o di partito e non dello Stato. "Oggi qui, domani là, io vado e vivo così, senza pene, domani dove sarò, qui e là, io amo la libertà e nessuno me la toglierà mai", cantava Patty Pravo. E' ora di toglierla questa libertà che nessuno gli ha mai dato.