martedì 8 dicembre 2015

Metro Linea 2 , da Porta Nuova a Settimo: una ipotesi ragionevole.



di Massimo Marino
 
La mancanza di una discussione vera su : a cosa serve una linea metropolitana e perché è urgente una seconda linea nell’area torinese sta pericolosamente deviando dall’obiettivo utile: una mobilità migliore, meno costosa, meno inquinante, che faccia risparmiare ai cittadini tempo e soldi e sia fattibile nei costi  da parte del gestore.  Si tratta alla fine di scelte strategiche su un terreno su cui siamo indietro di almeno 50 anni, con il rischio che l’obiettivo si perda in modeste dispute di cortile fra piccole realtà o a causa di protagonismi eccessivi. O peggio ancora per il prevalere di pressioni e interessi che nulla hanno a che fare con un razionale uso delle poche risorse disponibili ormai residue da parte di governi che preferiscono impegnare in un inutile buco in Val di Susa e nel finanziamento delle Società Autostradali la parte più significativa delle disponibilità strategiche dedicate al trasporto e alla mobilità.



La metropolitana da sempre è nota come un sistema efficiente di trasporto pubblico che si auto-rafforza estendendosi a rete  dal centro delle città, dove sono sempre previsti uno o più punti di interscambio da una linea all’altra, ed inoltrandosi il più possibile verso le periferie e, quando ci sono le risorse, anche al di là verso i comuni della cintura. In un secondo tempo si prevede una linea circolare ad anello largo (ring) che interseca le diverse linee lontano dal centro. In questo modo si amplia in modo esponenziale  l’uso potenziale degli utenti che possono muoversi, passando rapidamente da una linea all’altra nelle stazioni di interscambio. Cosa che in molti casi non farebbero in assenza della impostazione “ a rete”. Così sono state concepite dall’inizio del ‘900 in poi praticamente tutte le reti metropolitane del mondo.

La sciagurata situazione della mobilità nell’area torinese che, insieme a Milano, malgrado una traccia di rete lì ci sia,  ci ha fatto ri-vincere il record, ancora in questi mesi recenti, di metropoli più inquinate dell’intera Europa, spingerebbe all’emergenza ed all’impegno, ma così non sembra.
L’urbanizzazione spinta ci preclude ormai le linee dedicate  a livello stradale. L’esperienza della linea ibrida del 4, solo apparentemente efficace, chiude questa ipotesi, perché si taglia con orribili barriere strade e viali e quasi si crea più guai di quelli che si risolve. Restano quindi i percorsi in sotterranea, che dovrebbero essere i più rettilinei possibili perché inspiegabilmente dalle nostre parti abbiamo costi esorbitanti di 100 milioni di euro per ogni km. Oppure  quelli possibili  in sopraelevata in alcuni tratti  che, chissà perché, da noi non si prendono in considerazione, forse perché costano troppo poco ...

E’ evidente che, usando la ragione,  l’avvio di una seconda linea ( se e quando partisse) non può che iniziare da Porta Nuova, unico  punto di interscambio con la Linea1, e svilupparsi inoltrandosi, nel modo più rettilineo possibile, verso nord-est e verso sud-sudovest. La definizione di diversi lotti è scontato che dovrebbe vedere una sequenza temporale dal centro verso le periferie prevedendo in un secondo tempo ulteriori biforcazioni. Nella direzione nord-est la retta, con la lieve deviazione utile al campus Einaudi,  finisce più o meno verso San Mauro-Pescarito o , meglio ancora,  fino a Settimo dove ad esempio,  accanto alla Stazione,  nella zona limitrofa  alla ex Farmitalia –Antibioticos,  ci sarebbe tutto lo spazio utile per il capolinea. Con una possibile biforcazione programmabile, alla periferia di Torino, in direzione di Venaria e della sua Reggia. In un momento di evidente distrazione perfino Renzi pochi giorni fa alla Reggia di Venaria  ha riconosciuto questa ipotesi come un’ottima idea. 

L’efficacia della linea Porta Nuova-SMPescarito-Settimo sarebbe imponente: sia perché alleggerirebbe di molte migliaia di auto l’intasamento giornaliero di entrata-uscita dalle porte nordest al capoluogo , sia perché aumenterebbe anche il numero di utenti della Linea1 per tutti quelli interessati che all’interscambio di Porta Nuova farebbero il salto di linea. Per paradosso anche il traffico automobilistico residuo ne avrebbe grande vantaggio. In generale quindi meno inquinamento, meno costi, meno tempo perso, meno incidenti stradali, meno stress, più socializzazione. 
 
Considerato che proprio Settimo ha guadagnato, ancora in queste settimane, insieme a Borgaro,  il record di comune più inquinato dell’area metropolitana torinese, ci si dovrebbe aspettare che i suoi amministratori, attuali e precedenti, siano in prima fila a manifestare, con la bandiera rossa e a pugno chiuso, per ottenere la priorità per una tratta di metropolitana da Porta Nuova fino a Settimo. In grande unità di intenti con tutti quelli dell’area interessata.

Non so chi abbia ventilato per primo l’idea di dare priorità alla tratta Vanchiglia-Rebaudengo in una improbabile idea di rilancio urbanistico rapido miracolato dalla variante 200 del PRG torinese.  E’ la rinuncia ad unire cittadini e amministratori in una grande opera finalmente utile oltre che urgente invece depotenziandola e comunque diluendola in tempi imprevedibilmente lunghi.