domenica 31 ottobre 2010

Movimento dei Movimenti: 4 dicembre ad Alba


Il Comitato d’iniziativa per un Movimento dei Movimenti (MDM) è sorto a Torino per iniziativa di alcune persone attive in associazioni di vario orientamento e nazionalità. Da anni attive nella cosiddetta area dei movimenti, esse sono state spinte a dar vita a tale Comitato dalla duplice constatazione che, da un lato, tale area costituisce una realtà transnazionale di vastissime proporzioni; ma che , dall’altro essa ha scarso potere di intervento (tranne in poche occasioni) sulle grandi questioni del nostro tempo a causa della sua eccessiva frammentazione e dispersione in una miriade di gruppi e gruppuscoli. Riuscire a sostituire quest’ultima con una forte convergenza di pensiero e d’azione è l’obbiettivo che il Comitato per un MDM si è dato, nella convinzione che, al di là di ogni particolarismo, preesistano già in ciascuna realtà associativa, alcune caratteristiche comuni su cui il Comitato stesso deve fare leva. Tra le quali, soprattutto: 1) il fatto che ogni realtà di movimento conduce una battaglia in difesa e/o la promozione di diritti negati e tutte insieme quindi operano per un mondo di giustizia e di uguaglianza; 2), il fatto che ogni realtà di movimento tende, sì, ad acquistare potere, riconoscendolo come strumento necessario a portare avanti la propria lotta, ma un tipo di potere che non è quello politico, (sempre più percepito, per la crisi dello stato nazionale e le carenze del professionismo politico come illegittimo monopolio della violenza) bensì quello dell’ egemonia culturale e morale (moral suasion); 3) il fatto infine che da anni i movimenti tentano di creare grandi occasioni di incontro transnazionali quali i grandi social forum mondiali e continentali; e che certamente di iniziative come quella del MdM ne stanno fiorendo in vari paesi.

Il Comitato dei MdM è impegnato a rafforzare queste tendenze unitarie con iniziative coerenti, la prima delle quali sarà un convegno, che si terrà a Monforte d’Alba il 4 dicembre prossimo, con il patrocinio della Fondazione Bottari-Lattes che ivi ha sede), sul diritto di cittadinanza per i lavoratori stranieri in Europa e sul diritto a un reddito minimo garantito (basic income) ai non abbienti in Piemonte. I temi in discussione verranno introdotti da studiosi ed esperti di livello internazionale (tali il prof. Luciano Gallino, docente emerito dell’Università di Torino ed il dott. Giuseppe Bronzini di Roma, giudice della Corte di Cassazione), nonché numerosi rappresentanti delle comunità straniere presenti a Torino e in Piemonte. Al convegno farà seguito una campagna di raccolta di firme indirizzata per il primo diritto al Parlamento Europeo e per il secondo alla Regione Piemonte.

Importante sottolineare che già con questa prima iniziativa, per la sua finalità, per la prassi rigorosamente nonviolenta che intende seguire, per la partecipazione di un’ampio numero di realtà associative di diversa nazionalità, il Comitato intende presentarsi già come modesta ma esemplare anticipazione della realtà che esso aspira a costruire: un microcosmo che precorre quell’immenso macrocosmo che sarà un giorno il MOVIMENTO DEI MOVIMENTI

sabato 30 ottobre 2010

Torino: Nuovi quartieri, "vigilare sui costruttori"


di Gabriele Guccione *

Barriera di Milano - Monito del progettista Marco Pietrolucci al Comune di Torino

L'architetto del nuovo Scalo Vanchiglia: "vorrebbero mettere solo ipermercati e grattacieli"

"Non bisogna lasciare la trasformazione di Barriera di Milano in mano a immobiliaristi e costruttori". L'avvertimento arriva da Marco Pietrolucci, l'architetto che ha vinto il concorso del Comune di Torino per il ridisegno dell'ex Scalo Vanchiglia, nodo fondamentale della cosiddetta Variante 200. "L'amministrazione dovrà mettere dei paletti chiari, che indirizzino il lavoro dei costruttori e non lascino spazio alla speculazione" ha dichiarato il giovane professionista romano all'inaugurazione della mostra sulla "metamorfosi" della zona nord di Torino in piazza San Carlo, dove si possono vedere (fino al 7 novembre) i progetti selezionati dal concorso per le aree toccate dalla Variante 200 (un milione e mezzo di metri quadri tra lo Scalo Vanchiglia, il Tricerone e la Spina 4).

"Vengo dalla capitale e conosco i danni che l'assenza di vigilanza ha provocato - fa notare Pietrolucci - Nella periferia romana, negli ultimi anni sono stati costruiti una serie di nuovi 'quartieri dormitorio', dove mancano i servizi e le relazioni umane sono fragilissime. I costruttori l'hanno fatta da padroni e hanno costruito ciò che più gli interessava: i palazzi e gli ipermercati. Auspico che a Torino le cose vadano diversamente".

Il progetto con cui Pietrolucci e il suo studio si sono aggiudicati il primo premio cerca di scardinare le logiche che sinora si sono imposte, anche a Torino, nei quartieri di recente costruzione (come Spina 3): centri commerciali ogni duecento metri e case a torre. "Nonostante il concorso richiedesse una quantità molto elevata di costruzioni e un centro commerciale (la prima opera ad essere realizzata sull'area della Variante 200, ndr), abbiamo voluto immaginare un quartiere 'poroso' - racconta l'architetto - dove la dimensione privata si compenetrasse con quella pubblica: vie, piazze e cortili vissuti come avviene nei centri storici, in modo da favorire l'incontro tra le persone. Le altezze sono state limitate il più possibile (massimo 9 piani), e gli spazi di produzione e commercio sono stati pensati vicino alle abitazioni, in maniera alternativa rispetto alla logica del centro commerciale".

Il quartiere disegnato dallo studio romano è stato pensato per accogliere tutti, non solo la popolazione abbiente. "Abbiamo immaginato - spiega Pietrolucci - di diversificare le categorie di abitanti, creando delle tipologie abitative adatte a ogni esigenza: studenti, migranti, nuove famiglie, giovani, ecc. Oltre al grande disegno di un nuovo parco urbano, in linea con il cimitero, con canali navigabili, orti, spazi sociali".

Le proposte dell'architetto Pietrolucci rischiano però di restare sulla carta. Il concorso indetto dalla Città, infatti, è servito soltanto per elaborare progetti e idee, che i futuri costruttori non saranno tenuti a rispettare - come è specificato nel progetto della Variante 200. Secondo il vincitore "proprio per questa ragione, si deve vigilare e governare bene il processo di costruzione. Bisogna ripensare a un programma sociale che possa essere concretamente perseguito, che risponda a obiettivi chiari. Non farlo potrebbe significare solo la messa a punto di un sistema basato sul logiche speculative, intellettuali o economiche, lontane dalla vita della gente".

* da "La Voce del Popolo" di domenica 31 ottobre 2010





mercoledì 27 ottobre 2010

Nasce il Coordinamento dei Comitati Antinucleari del Piemonte


Incontro positivo dei gruppi antinucleari piemontesi il 23 ottobre a Fossano, il secondo incontro dopo quello di Vercelli del 9 ottobre.

Nasce il Coordinamento dei Comitati Antinucleari del Piemonte) che vuole unire in una Rete antinucleare piemontese tutti i Comitati, Associazioni, Partiti, Persone singole che vogliono opporsi al Nucleare e sostenere le Rinnovabili; primo impegno: promuovere iniziative in tutte le città possibili del Piemonte sabato 6 domenica 7 novembre o comunque nei giorni a ridosso dell'anniversario del vittorioso referendum dell' 8 novembre 1987.

Il nuovo coordinamento ha confermato come propria base il territorio vercellese-alessandrino dove sono stoccate gran parte delle scorie nucleari italiane, con il rischio di diventare sede di quelle eventuali future, e dove nell’area di Trino Vercellese c’è un alta probabilità si riproponga uno dei nuovi impianti nucleari previsti dal Piano del Governo.

Le riunione del Coordinamento dei Comitati saranno invece itineranti per coinvolgere meglio ogni volta realtà locali diverse; nel prossimo incontro, probabilmente nell’area Novara-VCO si discuterà meglio degli strumenti di comunicazione da utilizzare ed una più precisa articolazione del Coordinameto, delle realtà aderenti e delle future iniziative

Per comunicare con il neonato COORDINAMENTO dei COMITATI ANTINUCLEARI del PIEMONTE ci si può rivolgere a:

Fausto Cognasso ( faustocognasso@teletu.it )

Lino Balza ( linobalzamedicinadem@gmail.com)

Claudio Fecchio ( claudio.fecchio@libero.it )

lunedì 25 ottobre 2010

Ecologisti del Piemonte -giovedì 28 ottobre e giovedì 4 novembre


Riunione regionale a Torino

Caffè Basaglia via Mantova 34

giovedì 28 ottobre e giovedì 4 novembre ore 17,45- 22,30


Giovedi 28 ottobre:

1) definizione gruppi per i 10 sit-in e volantinaggi antinucleari a Torino sabato 6 novembre ore 10-11,30 (Enel; Prefettura, Regione, Provincia, Comune, Mole Antonelliana, Ponte Gran Madre, La Stampa,Repubblica, RAI ) con manifestazione finale alla RAI dalle 11,30 alle 12,30

Definizione striscioni e volantini

Collaborazione a manifestazione antinucleare itinerante Piazza Carignano, Piazza Castello, Piazza Vittorio domenica 7 novembre ore 11-14 circa del MANu (Movimento Alternativa al Nucleare) e ad altre manifestazioni nella regione.

2) Definizione del Coordinamento regionale operativo fino a gennaio 2011 (proposte)

Manifesto, Statuto, Regolamento, Avvio preadesioni

3) Informativa su:

- convegno nazionale di Bologna 15-16 ottobre (Costituente ecologista)

- appello nazionale “Un sogno ..I have a dream, (area comuni Virtuosi)

- incontro nazionale di Torino del 16 ottobre

Giovedì 4 novembre:

1) organizzazione gruppi per i 10 sit-in e volantinaggi antinucleari a Torino sabato 6 novembre ore 10-11,30 (Enel;Prefettura,Regione ,Provincia,Comune, Mole Antonelliana,Ponte Gran Madre, La Stampa,Repubblica, RAI ) con manifestazione finale alla RAI dalle 11,30 alle 12,30

Definizione striscioni e volantini

2) Definizione del Coordinamento regionale operativo fino a gennaio 2011 (decisioni)

Manifesto, Statuto, Regolamento, Avvio preadesioni

3) Discussione su:

Proposta di Seminario regionale degli Ecologisti

Verbania Intra: NUCLEARE: UNA SCELTA SBAGLIATA


NUCLEARE: UNA SCELTA SBAGLIATA

Verbania Intra - Mercoledì, 27 Ottobre ore 21

Sala Monastero - Hotel "Il Chiostro" INCONTRI ECO...LOGICI - -

NUCLEARE: UNA SCELTA SBAGLIATA

Gli effetti del Nucleare sul territorio vercellese

con

Claudio Fecchio, Comitato antinuclearista piemontese

Fausto Cognasso, Rete vercellese Antinuclearista

Verbania: no alla Variante 18 del Piano Regolatore

Comunicato di "Cittadiniconvoi"

Nel prossimo Consiglio Comunale si voterà la variante parziale n.18 al Piano Regolatore Generale, proposta dall’attuale Amministrazione. In merito a tale proposta di adozione, che prevede tra l’altro il cambio di destinazione d’uso in senso residenziale di alcune importantissime aree per un futuro assetto urbanistico della città, desideriamo osservare quanto segue:

- non comprendiamo e non accettiamo la necessità e l’urgenza di predisporre una nuova variante al PRG, che non è figlia di una visione organica e/o prospettica delle reali necessità attuali e future della città, ma nasce da singoli, seppur legittimi, interessi privati;

- non ci risulta che la domanda di abitazioni rappresenti una delle urgenze della nostra città, tale da comportare la necessità di proporre una variante al PRG nella quale sono previsti anche interventi edificatori, ed in virtù del fatto che, ad oggi, vi sono circa 155 appartamenti in costruzione o in via di finitura e 360 appartamenti circa in attesa di autorizzazione o già cantierabili;

- riteniamo che i bisogni abitativi di una città non si risolvano con l’offerta di residenze ad elevati prezzi di mercato, né continuando nella logica del consumo del territorio e della cementificazione;

- non comprendiamo e non accettiamo come una scelta così delicata venga calata dall’alto sui cittadini della nostra città, senza essere preceduta da un’idonea, utile e necessaria divulgazione atta a coinvolgere la cittadinanza nell’adozione della variante;

- esprimiamo netta contrarietà in particolar modo alla prevista destinazione residenziale dell’area interessata dal Cinema Sociale di Pallanza, la cui sorte sarebbe la demolizione, che invece riteniamo fondamentale conservare come risorsa socio-culturale della città.

Ciò premesso, siamo a chiedere la sospensione della discussione e della votazione della Delibera sulla variante n.18 al PRG nel prossimo Consiglio Comunale, prevedendo il rinvio del punto all’ordine del giorno a successiva data da definirsi, così da poter

coinvolgere attivamente i cittadini anche con opportune assemblee pubbliche

nei quartieri interessati dai singoli interventi della variante.

domenica 24 ottobre 2010

Antinucleare: 6-7 novembre “Facciamo muovere il Movimento”


Antinucleare: 6-7 novembre

“Facciamo muovere il Movimento”

Appello nazionale

L’8 novembre del 1987, ad un anno e mezzo dall’incidente di Chernobyl, di gran lunga il più grave, insieme a Three Mile Island, dei 150 incidenti avvenuti ad oggi in impianti nucleari, quasi 21 milioni di italiani si dichiararono favorevoli a fermare lo sviluppo del nucleare in Italia (5 milioni si dichiararono contrari).

Nei 25 anni successivi la scelta di utilizzare il nucleare come fonte per produrre energia elettrica si è progressivamente arenata nel mondo ed oggi rappresenta con 440 reattori più o meno funzionanti, meno del 16% della produzione elettrica e più o meno il 5% dei consumi energetici totali.

Dal punto di vista tecnologico è una opzione obsoleta, costosa, pericolosa, perseguita da alcuni paesi dell’Asia e Medio Oriente per il possibile utilizzo secondario a fini militari, e da altri in Europa ed USA prevalentemente per le pressioni della fortissima lobby del settore che la sostiene ma non ci investe neppure un dollaro..

Decine di nazioni nel mondo (12 nella sola Europa) non hanno mai scelto questa tecnologia, molte altre ne stanno uscendo con pesanti costi per il decommissioning e la sistemazione, irrisolta, delle scorie. I pochi reattori della cosiddetta “terza generazione” in costruzione stentano a decollare e quello finlandese, il più noto, sta miseramente arenandosi, con costi, tempi di costruzione, ritardi e difficoltà tecnologiche che continuano ad aumentare.

In Germania il deposito di scorie apprestato ad Asse in Bassa Sassonia due decenni fa per durare centinaia di anni, è stato invaso dall’acqua e verrà svuotato nei prossimi 10 anni con costi incalcolabili, mentre in USA il governo di Obama sta per dichiarare irresolvibile il problema, rinunciando alla costruzione di un sito nel deserto e rimandando la soluzione del problema alle prossime generazioni.

In queste settimanne è stato reso noto che per la prima volta la produzione elettrica da Rinnovabili (eolico, solare fotovoltaico, idroelettrico) ha eguagliato nel mondo quella di origine nucleare e che già oggi i costi del solare fotovoltaico, attorno ai 12,3 centesimi di euro/kwh, stanno superando verso il basso quelli del nucleare.

In questo scenario l’Italia è l’unico paese al mondo il cui Governo si appresta a far decollare un programma nucleare che prevede la costruzione di impianti nucleari per 6400 MW ( 4 centrali da 1600 MW, mai costruite ad oggi nel mondo) che dovrebbe costituire, entro 10 anni circa, meno del 10% dei 70.000 MW elettrici più o meno ritenuti necessari a quell’epoca.

E’ necessario che questo progetto venga fermato; al di là della sua reale fattibilità, affosserebbe le potenzialità delle Rinnovabili ritardandone lo sviluppo e insieme drenerebbe risorse utili al paese per altre scelte più convenienti, meno costose, più urgenti, sia nel settore energetico sia nella disponibilità di risorse per affrontare crisi economica, tagli alla ricerca, scuola, servizi , che si stanno pesantemente abbattendo sul paese.

Per questo invitiamo i movimenti, i comitati, le associazioni, tutti coloro che vogliono un'altra Italia, un diverso tipo di modello economico ed energetico, che sognano un paese migliore e vogliono contribuire a cambiarlo, a mobilitarsi sabato 6 e domenica 7 novembre in ogni paese, in ogni città, in ogni regione, per promuovere iniziative nelle forme possibili e più diverse, per interrompere questo percorso, e iniziare a costruire la nuova Italia.

aderisci indicando nome, cognome, città scrivendo a ecoblog@libero.it







venerdì 22 ottobre 2010

Fossano (CN) Assemblea regionale antinucleare sabato 23 ottobre


Fossano (CN) Assemblea antinucleare di associazioni, gruppi, comitati piemontesi

Sabato 23 ottobre ore 15. via Roma 74 sala S.O.M.S


1) Promozione e Coordinazione delle iniziative di lotta antinucleare e pacifista per

sabato 6 e domenica 7 novembre

nell’anniversario del vittorioso referendum contro il nucleare dell’ 8 novembre 1987

2) Discussione sulle forme di organizzazione di un Coordinamento antinucleare piemontese, che raccolga tutte le forze, si dia un programma di lavoro e preveda altre nuove iniziative successive.

giovedì 21 ottobre 2010

Ecologisti: decisioni del 1° meeting di Bologna della Costituente Ecologista


Dall’incontro di Bologna del 15-16 ottobre, oltre all’ipotesi fatta di arrivare ad una Assemblea Nazionale degli ecologisti in febbraio ed all’annuncio dell’arrivo in Italia di Cohn Bendit il 18 novembre sono state approvate alcune proposte, enunciate al microfono da Giuliano Tallone.

La prima è l’impegno a ricercare un momento di incontro, da qualcuno chiamato “conclave” dove paritariamente si possano incontrare esponenti di tre aree: quella dell’appello per la Costituente Ecologista promosso dai Verdi, quella dell’appello “Il sogno: I have a dream” promosso da Michele Dotti ed altri e rivolto ad un area molto composita e larga ( ad esempio Comuni virtuosi, pacifismo, volontariato .. ), quella dei promotori del contemporaneo incontro nazionale di Torino promosso da MDF (Movimento decrescita felice ) PBC ( Per il Bene Comune ) e alcune liste civiche.

La proposta di incontro a tre, particolarmente sollecitata dal Gruppo Cinque Terre ma ampiamente condivisa a Bologna, è stata rimessa a fuoco nei giorni successivi,ventilando l’ipotesi di un incontro (del tutto da definire) a fine novembre (26-27).


La seconda decisione è l’indicazione di 16 nomi ( 8 donne, 8 uomini) che costituiscono un “Coordinamento operativo nazionale “ con l’obiettivo principale di avviare i “Tavoli tematici” .

Molto meno chiara è invece la gestione di “Tavoli regionali” cioè Assemblee e Meeting locali, in particolare Regionali per le quali vari intervenuti hanno indicato l’utilità che iniziative di questo tipo avvenissero già congiuntamente da parte dei diversi protagonisti esistenti localmente ma su cui non c’è stata nessuna reale definizione di comportamenti.

I nomi indicati sono :

Claudia Bettiol, Laura Ciacci, Tiziana Frangia, Loretta Napoleoni, Fabrizia Pratesi, Violante Pallavicino, Chiara Rapaccini, Marilù Santarelli.

Marco Boschini, Maurizio Di Gregorio,Domenico Finiguerra, Bruno Mellano, Giuliano Tallone, Dario Tamburrano, Mariano Turigliatto, Gaetano Turrini.

A questi nomi si presume ne verranno aggiunti alcuni altri indicati dai Verdi.


La terza decisione è quella che istituisce una quindicina di “Tavoli tematici” i cui nomi provvisoriamente sono:

1) Nuove politiche industrialie nuovi lavori (green jobs) 2) Energia e clima 3)Legalità e diritti 4) Difesa dei beni comuni 5) Paesaggio,Beni Culturali,Cultura 6) Qualità della vita,salute ,ambiente 7) Mobilità, come muoversi nelle città 8) Il futuro: scuola, ricerca, formazione 9) L’agricoltura che vogliamo 10) Biodiversità,diritti animali, animalismo, specismo 11) Difesa e governo del territorio 12) Lotta alla povertà e Cooperazione internazionale 13) Lotta all’evasione,tasse,equità fiscale 14) Diritti civili,umani, pari opportunità 15) Europa e Regioni .

Una prima convocazione dei Tavoli tematici dovrebbe avvenire prima del 18 novembre.

Per ascoltare il meeting iniziato venerdì pomeriggio:

http://www.radioradicale.it/scheda/313217

mercoledì 20 ottobre 2010

GREEN ECONOMY: facciamo crescere un nuovo mondo


PINEROLO - giovedì 21 ottobre ore 20,45

Piazza III Alpini – Salone Comunità Montana

" facciamo crescere un nuovo mondo "

intervengono:


Alfonso Pecoraro Scanio - ex Ministro dell’Ambiente

Giorgio Merlo - Camera dei Deputati

Massimo Marino - Gruppo Cinque Terre

Paolo Covato - Sindaco di Pinerolo

Lido Riba - Presidente UNCEM

Dario Bergoglio - ditta Ecoenergiambiente Pinerolo

Stefano Garnero - ditta Energica Cavour

Fedele Mandarano - segretario CGIL Pinerolo

portera’ il saluto della Regione Piemonte l’Assessore al Lavoro

Claudia Porchietto

presiede e coordina la serata

Fernando Giarrusso Pres. Assoc. Ecologista per la Sostenibilita’

per informazioni www.assoeco.it - info@assoeco.it

martedì 19 ottobre 2010

CLIMA, AMBIENTE E DECRESCITA


Grugliasco (TO) mercoledì 27 ottobre ore 21

Una serata con Serge Latouche, Luca Mercalli e Gianni Tamino. L’Assessorato all’Ambiente del Comune di Grugliasco (TO) ed il Servizio Agenda 21, unitamente all’Associazione “Vado al minimo“, invitano la cittadinanza all’incontro che si terrà mercoledì 27 ottobre alle 21.00, presso l’auditorium dell’ITI Majorana in via Cantore 119, con alcune delle voci più provocatorie e interessanti del dibattito in corso sulla crisi ambientale.

L’economista e filosofo Serge Latouche, il climatologo Luca Mercalli ed il biologo ambientalista Gianni Tamino, dialogheranno fra loro, con gli Amministratori presenti ed il pubblico sul tema: “Clima, ambiente, decrescita”. Tre voci indipendenti e fuori dal coro dialogheranno sui grandi problemi globali e su come sia possibile influire su scelte, che andrebbero prese al più presto per rispondere a una crisi ambientale ed economica ogni giorno più grave. Una serata per discutere di come poter passare dalla riflessione sugli stili di vita alla partecipazione attiva, affinché sia possibile costruire un futuro realmente sostenibile.

Info: 011 4013289 n EM : a21.grugliasco@comune.grugliasco.to.it

mercoledì 13 ottobre 2010

Convocazione per la formazione di un nuovo soggetto politico


di MDF (Movimento Decrescita Felice)

1. La fase storica che si è aperta con la rivoluzione industriale e in poco più di due secoli ha trasformato completamente il mondo, si sta avviando alla sua conclusione. La crescita della produzione di merci che l’ha contraddistinta, e la progressiva estensione della mercificazione a percentuali sempre maggiori della popolazione mondiale e a settori sempre più ampi della vita umana, si stanno scontrando con i limiti fisici della biosfera a fornire le quantità crescenti di energia e materie prime di cui questo processo ha bisogno e a metabolizzare gli scarti liquidi, solidi e gassosi che genera. Numerosi contributi scientifici, alcuni dei quali commissionati da governi dei paesi occidentali, lo documentano.

2. Oltre agli aspetti ambientali, un segnale, altrettanto evidente sebbene ignorato, della fine imminente di questa fase storica, è stato dato dal fallimento dei tentativi di superare la crisi di sovrapproduzione scatenata dalla crisi finanziaria esplosa nell’agosto del 2008. Per contrastarla, in una prima fase i governi dei paesi occidentali hanno ridotto le tasse e stanziato quote rilevanti di denaro pubblico a sostegno della domanda, ma queste misure non sono servite a rilanciare la produzione e i consumi, né a impedire forti diminuzioni dell’occupazione. L’unico risultato di questa politica antirecessiva è stato un aumento dei debiti pubblici al limite dell’insolvenza. Per evitare la bancarotta i governi sono stati allora costretti a capovolgere la strategia economica avviando politiche restrittive, ma ciò ha comportato una riduzione della domanda e dell’occupazione. Le misure di politica economica tradizionalmente usate per rilanciare la crescita della produzione di merci non stanno più funzionando come in passato. Anche a livello economico e produttivo l’economia fondata sulla crescita ha già raggiunto, o sta per raggiungere il suo limite.

3. Tutte le forze politiche storiche hanno posto a fondamento del loro sistema di valori e dei loro criteri di interpretazione della realtà, l’identificazione del benessere con la crescita della produzione e del consumo di merci. Tutte hanno adottato le misure che ritenevano più efficaci per favorire la crescita e rimuovere gli ostacoli che le si frappongono, per accrescere in continuazione i livelli dei consumi, per ampliare il numero dei produttori e consumatori di merci. Lo scontro politico tra di esse si è sempre articolato sulle scelte di politica economica più efficaci per stimolare la crescita e sui criteri di distribuzione del reddito monetario che ne consegue.

4. Per superare la crisi di sistema determinata dall’intreccio della crisi di sovrapproduzione con la crisi ambientale occorre elaborare strumenti di analisi economica e di politica economica diversi da quelli finalizzati a rilanciare la crescita della produzione di merci. E per far questo occorre un soggetto politico capace di dimostrare nei fatti che si può e conviene indirizzare la ricerca scientifica e le innovazioni tecnologiche a ridurre gli sprechi di energia, gli sprechi di materie prime e la quantità dei rifiuti perché solo in questo modo si può creare occupazione; che quindi la crisi economica si può superare soltanto se l’economia viene indirizzata a superare la crisi ambientale. Occorre perseguire una crescita guidata dei settori produttivi funzionali al superamento della crisi ambientale e una decrescita guidata dei settori che la rendono sempre più grave. Lo sviluppo di tecnologie che accrescono l’efficienza nell’uso delle materie prime e dell’energia, che accrescono la durata e la riparabilità degli oggetti, che consentono di recuperare i materiali di cui sono composti quando vengono dismessi, comporta una riduzione dei consumi a parità di benessere. Se al posto degli attuali parametri quantitativi si utilizzassero parametri qualitativi nella valutazione delle attività produttive, la conseguenza sarebbe una diminuzione degli sprechi e della produzione di merci.

5. Un così radicale capovolgimento di prospettiva richiede l’elaborazione di un paradigma culturale diverso da quello che caratterizza il modo di produzione industriale e non può essere compreso nel sistema dei valori e nei parametri concettuali dei partiti che si sono formati nel periodo storico e nei paesi in cui questo modo di produzione si è affermato, perché ne costituisce l’antitesi. Richiede pertanto la formazione di un nuovo soggetto politico che non può limitarsi ad essere un’altra variante dei partiti esistenti, un rimescolamento di carte tra spezzoni di varia provenienza che avvertendo l’insufficienza della strumentazione teorica in dotazione si propongano di arricchirla con qualche utensile in più. Il nuovo soggetto politico, di cui c’è bisogno per sostenere a livello istituzionale proposte coerenti con un paradigma culturale che sostituisca il parametro quantitativo della crescita con parametri qualitativi finalizzati a superare la crisi economica creando occupazione in attività produttive in grado di attenuare la crisi ambientale, non può che collocarsi in uno spazio definito da coordinate diverse da quelle che definiscono lo spazio in cui da più di due secoli si svolge il confronto tra le opzioni politiche di destra e di sinistra.

6. Questo confronto si è ormai definitivamente chiuso con la vittoria della destra, che dovunque ha governato ha dimostrato di saper far crescere la produzione di merci di più e più velocemente di quanto non sia stata capace la sinistra. L’economia di mercato si è dimostrata più efficiente dell’economia pianificata. Nei paesi a economia di mercato la sinistra è stata in grado di competere con la destra solo laddove ha introdotto nel suo apparato concettuale e operativo gli elementi essenziali della cultura della destra. Ma l’economia di mercato ha aggravato i problemi ambientali, economici e sociali: incremento delle emissioni inquinanti, maggiori difficoltà di approvvigionamento di materie prime, delocalizzazione delle produzioni in paesi con manodopera disponibile a lavorare a costi più bassi e con meno garanzie, processi migratori su scala mondiale. La persistenza di questi problemi sociali ha rinsaldato in alcune componenti della sinistra le ragioni per ricostruire un partito politico che non rinneghi il suo patrimonio culturale, ma lo arricchisca con l’impegno sui problemi ambientali. Manca a chi lavora a questo progetto la consapevolezza della necessità di un diverso paradigma culturale. L’equità che persegue è all’interno di questo sistema di produzione. Consiste in una più equa distribuzione della ricchezza monetaria prodotta da un’economia finalizzata alla crescita della produzione di merci.

7. C’è inoltre in Italia chi ritiene che sia necessario fondare un nuovo soggetto politico per dare rappresentanza a settori sempre più vasti dell’elettorato che non si riconoscono in nessuno dei partiti esistenti e sono sempre più nauseati dai livelli di degenerazione raggiunti dal sistema politico, dallo spregio della legalità, dalla diffusione della corruzione, dalla presenza nel parlamento di una nutrita rappresentanza di persone condannate in processi penali, dall’approvazione di leggi che impediscono lo svolgimento di processi a carico di imputati eccellenti e ostacolano le indagini penali, da sanatorie che incoraggiano l’evasione fiscale, da un sistema elettorale che ha sottratto agli elettori la libertà di scegliere i propri rappresentanti istituzionali e l’ha consegnata alle segreterie di partito, dagli intrecci tra apparati dello Stato e organizzazioni criminali, dalle collusioni tra maggioranza e minoranza nella difesa di privilegi intollerabili. Come non essere d’accordo con ogni iniziativa finalizzata a ripristinare la legalità e la sovranità popolare? Ma anche se si ottenesse questo risultato non si sarebbero fatti passi in avanti nella definizione di una politica economica in grado di superare la crisi economica e la crisi ambientale. Se in un contesto di legalità e di democrazia si continuasse a finalizzare le attività economiche e produttive alla crescita della produzione di merci, la disoccupazione, le emissioni inquinanti e i rifiuti continuerebbero comunque a crescere, i problemi energetici e l’effetto serra ad aggravarsi. Si andrebbe comunque al disastro, ma in condizioni giuridicamente ineccepibili.

8. Una più equa distribuzione delle risorse tra le classi sociali e tra i popoli, la tutela ambientale e la difesa della legalità costituiscono dei punti fermi su cui non si può non concordare, ma non sono sufficienti per evitare il collasso della civiltà che sta per essere causato da un sistema economico finalizzato alla crescita della produzione e del consumo di merci. Occorre invertire questa tendenza individuando parametri differenti per le attività produttive; riscoprendo nel fare bene, e non nel fare sempre di più, il senso autentico del lavoro; nello stare bene con se stessi e con gli altri nei luoghi in cui si vive, e non nel tanto avere, il senso della vita. Una presenza politica nelle istituzioni è indispensabile per riuscire di tradurre in misure di politica economica e industriale questa concezione del mondo.

9 Una nuova presenza politica nell’istituzioni è necessaria, com’è necessario che si attui una nuova modalità capace di favorire concretamente buone pratiche di democrazia diretta e diffusa. Diventa così importante:
a) Ascoltare, dialogare, confrontarsi con i cittadini, i comitati, i movimenti, le associazioni, costruendo e alimentando spazi e strumenti di partecipazione autentica che possano favorire scelte e decisioni condivise.
b) Fare della coerenza e della trasparenza principi imprescindibili dell’agire politico.
c) Affermare e praticare l’impegno politico come diritto/dovere di tutti e di tutte, rifiutando il principio della delega ai professionisti della politica.
d) Rifiutare i personalismi, i protagonismi, le gerarchie; favorire la partecipazione diretta, la responsabilità collettiva, lo spirito di servizio per il bene comune.
e) Valorizzare la dimensione locale, il lavoro di territorio, lo sviluppo di comunità per alimentare il senso di solidarietà, di fiducia reciproca, di mutuo aiuto.
f) Sostenere e far interagire le realtà locali che condividono l’esperienza del nuovo soggetto politico, favorendo la creazione di una rete di sostegno alla rappresentanza provinciale, regionale e nazionale.

In questo documento sono enunciati alcuni principi di fondo su cui i proponenti invitano ad aprire un confronto per verificare la possibilità di avviare il processo costituente di un nuovo soggetto politico.

Rete Provinciale torinese dei Movimenti e Liste di cittadinanza:
Comitato di cittadinanza attiva e Lista civica Rivalta Sostenibile, Movimento Piossasco Sostenibile, Gruppo misto di minoranza Alpignano, Lista civica No Inceneritore Beinasco, ANIMO Nichelino, Per il Bene Comune Piemonte, Movimento Alternativa Piemonte, Circolo MDF di Torino.

martedì 12 ottobre 2010

Biomasse: una centrale solo per il business


Gli impianti a biomasse sono un assurdo sotto diversi punti di vista. Un assurdo dannoso

Gli unici impianti che possono avere una ragione di esistere sono quelli alimentati da scarti vegetali (locali) non altrimenti utilizzabili: sfalci, potature, scarti anzichè diventare rifiuto vengono bruciati ricavandone energia.

Altra cosa è impegnare terreno fertile, in grado di produrre cibo, per far crescere piante da fare successivamente a pezzi per bruciarle, inquinando. Utilizzando oltretutto un processo a scarsa efficienza energetica. Insostenibile se, come succede il più delle volte, alla centrale non viene collegato un teleriscaldamento per sfruttare il calore residuo. Non sostenibile ambientalmente e non conveniente economicamente: al punto che l’unica ragione per cui le centrali sono investimenti interessanti consiste negli “ecoincentivi”. Aiuti statali all’imprenditoria privata che passano inosservati sotto gli occhi dei paladini del libero mercato. Risorse distratte da altri impieghi pi&ugr ave; urgenti. Risorse distribuite spesso con la logica feudale del concedere benefici a pochi vassalli fidati in combutta con politici interessati. Risorse che potrebbero essere distribuite equamente e capillarmente nella collettività: ad esempio con l’aumento degli sgravi fiscali sugli impianti solari al posto della riduzione in corso.

L’articolo che segue fotografa la realtà delle cinture di Torino ( da Marco… )

BIOMASSE: “UNA CENTRALE SOLO PER IL BUSINESS”

di Daniele Arghittu

Gli esperti del comitato Luserna attiva spiegano le ragioni del “no”

I cittadini hanno deposto già 1500 firme - Un problema anche politico

Prima di parlare di argomenti, cominciamo dai numeri: il comitato Luserna attiva, nato per contrastare il progetto di una centrale a biomasse nei pressi del centro di Airali, ha già depositato 1.500 firme di cittadini contrari. E la raccolta continua ancora, con buone possibilità di arrivare a 2.000: sottovalutare queste cifre sarebbe suicida per qualsiasi Amministrazione. «Voi siete stati votati per rappresentare i vostri cittadini - è stato detto a maggioranza ed opposizione al termine di un partecipatissimo incontro promosso dal comitato medesimo, venerdì 24 settembre, all'auditorium del municipio -. E la cittadinanza ha già espresso il proprio parere».

Un bel grattacapo per il sindaco Livio Bruera, che deve fare i conti con le richieste (legittime) del gruppo di privati che vogliono impiantare la centrale.

Bruera, più volte chiamato in causa, ha ribadito alla fine la necessità di proseguire nelle occasioni di informazione e di confronto, preannunciando un incontro pubblico nella prima decade di ottobre alla presenza di tecnici ed esperti. I tempi sono ristretti, perché i128 ottobre si aprirà la Conferenza dei servizi propedeutica all'autorizzazione della centrale, oggi ipotizzata tra il canale Pralafera e la zona del condominio Vittoria. Una collocazione di ripiego - visto che la prima era in zona considerata esondabile - che non suscita di certo gli entusiasmi di nessuno.

Il comitato Luserna attiva - gruppo di cittadini senza colore politico - ha invitato alcuni professionisti a motivare le ragioni del "no". In avvio del dibattito, moderato da Giuseppe Dezzani, uno dei membri del comitato, Michele Bettolino, ingegnere e rifiutologo, esponente di Legambiente dal 1987, ha fotografato la situazione: «Al momento in Piemonte ci sono 320 richieste di autorizzazione per complessivi 180-190 Megawatt elettrici: una cifra che triplicherebbe le presenze attuali».

Bettolino ha spiegato le ragioni di quest'impennata di richieste: «Gli impianti a biomasse sono un business, perché sono fortemente incentivati dagli enti pubblici mediante il sistema dei certificati verdi. Nel caso di Lusema S.G., con 6,8 milioni d'investimento iniziale, i proponenti potrebbero, in base ai miei calcoli, guadagnare 24,5 milioni in 15 anni. Soldi provenienti dalle tasche dei contribuenti sulle cui bollette lo Stato trattiene il 7 per cento proprio per finanziare iniziative di questo tipo.

ENERGIA ARCAICA - A detta dell'ingegnere di Legambiente, le biomasse non sono considerate, in altri Paesi, una vera fonte di energia rinnovabile ed ecologica: «Possono portare benefici sull'emissione di anidride carbonica, ma rilasciano quantitativi di ossido d'azoto e di polveri sottili decisamente più alti rispetto al petrolio e al gasolio. Anche la produttività sarebbe limitata: «Si tratta di una fonte arcaica e poco redditizia: lo diventa solo grazie ai contributi pubblici».

La grande discriminante è nella finalità delle centrali a biomasse: se, come ad esempio in Alto Adige, sono indirizzate alla produzione di calore per alimentare il teleriscaldamento, allora anche gli esperti del comitato le ritengono «virtuose. Ma in quel territorio sono quasi tutte sorte per iniziativa e sotto controllo degli enti pubblici, che non si pongono l'obiettivo del business economico. Per fare affari, invece, bisogna produrre energia elettrica. E, per farlo, occorre bruciare il cippato a temperature molto più alte: «Emettendo, in questo caso, polveri più sottili e decisamente più pericolose per la salute», ha sintetizzato il medico Tullio Guazzotti: «Malgrado le centrali a biomasse abbiano un sistema di doppio filtraggio - meccanico ed elettrostatico - esso non può trattenere le parti solide più fini. E le conseguenze, vista anche la conformazione della valle, si rifletterebbero sulla qualità dell'aria dell'intera zona»

UN PROBLEMA DI VALLE - Secondo il comitato, dunque, non si tratta di un problema solo lusernese. All'incontro di venerdì sera erano stati invitati i sindaci di tutti i Comuni della valle: ma nessuno dei colleghi di Bruera era presente. Specifico di Luserna S.G. - e in particolare della zona a ridosso della progettata centrale - sarebbe invece il problema del deprezzamento delle case, confermato dagli esperti ("anche se è ancora impossibile da quantificare", ammette il geometra Massimo Romero).

In definitiva, sarebbe importante appurare la reale destinazione d'uso della progettata centrale. La Pralafera Energy Farm ha sempre asserito che il core business sarebbe l'alimentazione di una rete di teleriscaldamento (meno impattante sull'ambiente, anche perché potrebbe sostituire impianti più vecchi ed inquinanti alimentati a gas o gasolio). Ma Bertolino ha affermato: «Nel progetto non vedo traccia di questo progetto. A mio modo di vedere si vuole produrre energia elettrica. Il calore sarebbe solo un residuo».

Nunzio Sorrentino, esponente di un analogo comitato a None, è andato giù duro: «È già successo che si prometta il teleriscaldamento, ma poi non si realizzi affatto». Poi un consiglio su come agire: «Non puntate sull'inquinamento, le emissioni sono modeste. Dovete invece chiedervi: il privato ha un suo interesse, ma quello del paese qual è? Come società civile avete diritto di chiedere di essere protagonisti della decisione. E il Comune ha un peso fondamentale: dovrebbe essere il vostro paladino». A None, dopo qualche incertezza iniziale, l'Amministrazione si è compattata contro il progetto. A Luserna S.G. ci sono ancora molti distinguo. In seno alla maggioranza ci sono sensibilità diverse e non tutti condividono la prudenza del sindaco Bruera.

da L’Eco del Chisone del 29 settembre 2010

lunedì 11 ottobre 2010

Torino: Parco Lancia , la speculazione è servita!


Il 30 settembre si è consumato il penultimo atto di un’operazione immobiliare e finanziaria - con forti connotati speculativi - ai danni dei cittadini torinesi.

Il penultimo atto a cui ci riferiamo riguarda la messa in scena inerente il passaggio in II Commissione Consiliare del Programma Integrato Area Lancia e Limone Sud. Il programma è stato liberato per l’aula con il sostegno “compatto” dei gruppi consiliari del PD, dei Moderati, di Italia dei Valori, e di Sinistra e Libertà, rigettando tutte le osservazioni presentate dal Comitato Parco Lancia e dalle Associazioni Ambientaliste.
( L’atto finale è stato votato oggi in Sala Rossa )
Il teatrino della politica cittadina ci ha consentito di osservare come la maggioranza, “compatta”, aveva gia deciso, malgrado gli allegati alla delibera - osservazioni e controdeduzioni - fossero stati trasmessi ai Consiglieri solo il mattino. Emblematico l’intervento del Consigliere Bruno dei Moderati in risposta alla Consigliera Silvestrini (PRC) che aveva richiesto chiarimenti e formulato dubbi e critiche: …..
tanto la maggioranza ha già deciso, l'Assessore ha la fiducia del centro-sinistra, e quindi è inutile continuare a discutere. .. ci chiediamo allora a che servono le Commissioni Consiliari ?
Le osservazioni al PRIN (Programma integrato), in variante al Piano Regolatore presentate dal Comitato Parco Lancia e dalle Associazioni Ambientaliste ponevano l’accento sull’eccessivo – e ingiustificato - incremento delle capacità edificatorie concesse alla Società Torino Zero Cinque (la stessa operante sull'area Ex-ISVOR) senza alcun vantaggio per la Città, evidenziando le pesanti ricadute negative sul paesaggio e sul già precario sistema dei parcheggi e del traffico dell’ambito territoriale interessato.
Il PRIN, in variante al PRG (approvato nel 95’), attraverso un cospicuo incremento di SLP, prevede:
l L’aumento dell’indice di edificabilità territoriale da 0,7 a 1,02 mq di SLP/mq ST;
L’aumento delle capacità edificatorie complessive ZUT + ATS da 41.090
l mq a 58.570 mq di SLP (circa il 43% in più) con un incremento di SLP di 17.480 mq;
ed offre all’operatore la possibilità di realizzare ca. 230 nuovi alloggi in più, nonchè la costruzione di 2 edifici a torre che (bontà degli stessi operatori) non supererenno l'altezza del Grattecielo Lancia.
L’importo accettato dalla Città quale compartecipazione dell’ente locale alla valorizzazione è di
2 milioni e mezzo di euro di risorse aggiuntive, quando poteva incassarne secondo gli uffici almeno 4 milioni e secondo il Comitato almeno 9 milioni.
A fronte dei cospicui regali fatti alla Società Torino Zero Cinque, lo stesso giorno, il 30 settembre, l’Assessore al bilancio Guido Passoni, dichiarava su “La Stampa” ….
La cruda realtà è che, a tre mesi dalla fine dell’anno, ieri il Comune è stato costretto a tagliare 17 milioni di euro, in un colpo solo e in corso d’opera. L’ha fatto «incidendo con il bisturi; non sulla pelle, direttamente sull’osso», per dirla con l’assessore al Bilancio Gianguido Passoni, andando a sfrondare 100 mila euro di qua, 200 di là, fino a raggiungere il traguardo. Il guaio è che non è finita: entro fine anno Palazzo Civico dovrà recuperare altri 27 milioni, ma stavolta non si andrà a operare «sull’osso», si prenderanno di mira gli investimenti.Una delle otto osservazioni formulate dal Comitato Parco Lancia riguardava infatti proprio la quantificazione dei cosiddetti “oneri di valorizzazione” derivanti dalla variante urbanistica.
Poiché già in sede di adozione del PRIN le risposte dell’Amministrazione in merito erano sembrate evasive e poco convincenti (gli interventi in Sala Rossa della Lega, del PDL, RC e degli stessi esponenti della maggiaranza lo dimostrano!), il Comitato, con la consulenza di Professionisti esperti in materia, ha elaborato un Piano economico finanziario dell’intervento con un’attenta Analisi costi-ricavi, formulata prevedendo 4 diversi scenari.
Il dato sorprendente è che: se il PRIN verrà approvato con i parametri di trasformazione urbanistica proposti e accettati dalla Città, l’incremento di valore degli immobili oggetto di trasformazione è di
18,5 milioni di euro.
In relazione a ciò, il Comitato aveva proposto di condividere tra Città e operatore la valorizzazione ottenuta, chiedendo di far versare alla Società Torino Zero Cinque
9,25 milioni di euro.
Riportiamo di seguito la risposta della Città all’osservazione del Comitato:
“ ….
Come ordinariamente viene effettuato nell’ambito di varianti urbanistiche al PRG che inducano una valorizzazione dell’area a beneficio di soggetti privati, è stata condotta un’analisi puntuale nel merito da parte del Settore Valutazioni Patrimoniali, con il supporto del Dipartimento Casa Città del Politecnico di Torino. Questa procedura assicura oggettività e imparzialità, assumendo valori ordinari di mercato desunti da una pluralità di fonti informative.
Nel caso in esame, a seguito di tali approfondimenti è stato valutato congruo, in linea con i parametri ordinariamente adottati, un importo da richiedere agli operatori, quale compartecipazione dell’ente locale alla valorizzazione, pari a circa 4 milioni di euro.
Tale valutazione è stata comunicata agli operatori, i quali hanno però eccepito che i valori assunti a base della determinazione della valorizzazione indotta dalla variante (costi e, soprattutto, ricavi e tempi) risultano eccessivamente ottimistici. Hanno accettato la valutazione alla condizione di corrispondere il valore soprarichiamato non in denaro ma in natura, provvedendo alla cessione alla Città di una porzione dell’edificato che, sulla scorta dei parametri adottati nella valutazione stessa, ha tale valore.
In alternativa, come già illustrato in sede di atto di adozione, gli operatori si sono dichiarati disponibili a versare, all’atto della stipula della convenzione, una somma pari a 2,5 milioni di euro..”.

Dalla risposta del Comune emergono due elementi fondamentali:
1. nell’ambito di varianti urbanistiche al PRG che determinano una valorizzazione degli immobili a beneficio di soggetti privati il Comune riconosce l’importanza strategica di un’attenta analisi economico finanziaria per determinare l’incremento di valore degli stessi immobili;
2. il Comune non contesta i dati dell’analisi condotta dal Comitato (anzi non vengono neanche citati), ma richiama quella elaborata dal Settore Valutazioni Patrimoniali, con il supporto del Dipartimento Casa Città del Politecnico di Torino, di cui nella documentazione ufficiale (e non solo in quella ufficiale!) non vi è traccia.
Se tale documento è da considerarsi strategico per operazioni di questo tipo, ci chiediamo per quale motivo viene allegato alla delibera di approvazione quello elaborato da Parco Lancia e non quello “più autorevole” (che ha determinato il valore aggiunto approvato dall’Amministrazione), formulato dal Settore Valutazioni Patrimoniali, con il supporto del Dipartimento Casa Città del Politecnico di Torino.
Pubblicare il documento (allegandolo agli atti), ci sembra un’operazione di “trasparenza amministrativa” dovuta ai Cittadini, ai quali, in questo momento di crisi, vengono richiesti enormi sacrifici.
Casi analoghi, in altre grandi città, vengono trattati con maggiore trasparenza.
Ad esempio, a Roma, il nuovo Piano approvato dalla Giunta Alemanno (2008) prevede che il proprietario del suolo può fruire di ulteriore edificabilità corrispondendo al Comune parte delle aree, circa un terzo, o un contributo straordinario predeterminato, pari al 66,6% della valorizzazione ottenuta.
Applicando gli stessi parametri del Piano di Roma, la Società Torino Zero Cinque avrebbe dovuto versare alla Città di Torino, come oneri aggiuntivi, la somma di
12,2 milioni di euro.
A meno di un anno dalle prossime elezioni amministrative, non ci stupisce il voto compatto dei Consiglieri di maggioranza. La fiducia a “scatola chiuso” agli atti della Giunta, quasi certamente assicurerà loro un posto in prima fila nelle liste elettorali!
Peccato per loro che, se l’Amministrazione comunale continua ad adottare politiche di governo del territorio senza tenere minimamente conto delle richieste dei Cittadini, i posti in prima fila saranno presumibilmente quelli dell’opposizione!

Comitato Parco Lancia www.parcolancia.blogspot.com/ 4 ottobre 2010

Antinucleare: dopo l’assemblea di Vercelli


di Lino Balza

Il prossimo anniversario del vittorioso referendum (8-9 novembre 1987) acquista quest’anno una valenza particolare, per due ragioni. L’atteso lancio della massiccia campagna mediatica del governo a sostegno del suo lobbystico e autoritario programma nucleare, tanto rallentato quanto in nevralgica fase di decollo. E dunque il corrispondente lancio di una giornata di lotta del movimento antinucleare e pacifista italiano contro questo programma e in funzione del decisivo difficile scontro referendario, giornata che stimoli ancor più la nascita di comitati antinucleari in ogni città, anzi in ogni quartiere, e li valorizzi quale massa critica per la conseguente costruzione di un fronte antinucleare nazionale anche tramite l’apposita convocazione di una conferenza nazionale organizzativa per definirne gli strumenti operativi.

Per le stesse due ragioni, l’assemblea del 9 ottobre 2010 a Vercelli (nei prossimi giorni sarà messo in rete il report) ha raggiunto un successo di partecipazione straordinario, sia in termini di presenze che di adesioni. Coordinamenti regionali dal Trentino al Piemonte, al Lazio, alla Lombardia, al Veneto, alla Liguria, al Friuli, all’Emilia Romagna. Costruendo perciò il primo nucleo di quel fronte antinucleare nazionale che si dovrà consolidare con le altre Regioni proprio nel corso della giornata di lotta del prossimo anniversario del referendum che sconfisse il nucleare (8-9 novembre). Questa “giornata”, contro la follia nucleare civile e militare, ma per le sue alternative ambientali ed economiche, sarà caratterizzata da iniziative (assemblee, convegni, ordini del giorno, volantinaggi, proiezioni, sit in, presidi, cortei ecc.) decise regione per regione, città per città, prevalentemente nei giorni non lavorativi del 6 e 7 novembre.