di Gabriele Guccione *
Barriera di Milano - Monito del progettista Marco Pietrolucci al Comune di Torino
L'architetto del nuovo Scalo Vanchiglia: "vorrebbero mettere solo ipermercati e grattacieli"
"Non bisogna lasciare la trasformazione di Barriera di Milano in mano a immobiliaristi e costruttori". L'avvertimento arriva da Marco Pietrolucci, l'architetto che ha vinto il concorso del Comune di Torino per il ridisegno dell'ex Scalo Vanchiglia, nodo fondamentale della cosiddetta Variante 200. "L'amministrazione dovrà mettere dei paletti chiari, che indirizzino il lavoro dei costruttori e non lascino spazio alla speculazione" ha dichiarato il giovane professionista romano all'inaugurazione della mostra sulla "metamorfosi" della zona nord di Torino in piazza San Carlo, dove si possono vedere (fino al 7 novembre) i progetti selezionati dal concorso per le aree toccate dalla Variante 200 (un milione e mezzo di metri quadri tra lo Scalo Vanchiglia, il Tricerone e la Spina 4).
"Vengo dalla capitale e conosco i danni che l'assenza di vigilanza ha provocato - fa notare Pietrolucci - Nella periferia romana, negli ultimi anni sono stati costruiti una serie di nuovi 'quartieri dormitorio', dove mancano i servizi e le relazioni umane sono fragilissime. I costruttori l'hanno fatta da padroni e hanno costruito ciò che più gli interessava: i palazzi e gli ipermercati. Auspico che a Torino le cose vadano diversamente".
Il progetto con cui Pietrolucci e il suo studio si sono aggiudicati il primo premio cerca di scardinare le logiche che sinora si sono imposte, anche a Torino, nei quartieri di recente costruzione (come Spina 3): centri commerciali ogni duecento metri e case a torre. "Nonostante il concorso richiedesse una quantità molto elevata di costruzioni e un centro commerciale (la prima opera ad essere realizzata sull'area della Variante 200, ndr), abbiamo voluto immaginare un quartiere 'poroso' - racconta l'architetto - dove la dimensione privata si compenetrasse con quella pubblica: vie, piazze e cortili vissuti come avviene nei centri storici, in modo da favorire l'incontro tra le persone. Le altezze sono state limitate il più possibile (massimo 9 piani), e gli spazi di produzione e commercio sono stati pensati vicino alle abitazioni, in maniera alternativa rispetto alla logica del centro commerciale".
Il quartiere disegnato dallo studio romano è stato pensato per accogliere tutti, non solo la popolazione abbiente. "Abbiamo immaginato - spiega Pietrolucci - di diversificare le categorie di abitanti, creando delle tipologie abitative adatte a ogni esigenza: studenti, migranti, nuove famiglie, giovani, ecc. Oltre al grande disegno di un nuovo parco urbano, in linea con il cimitero, con canali navigabili, orti, spazi sociali".
Le proposte dell'architetto Pietrolucci rischiano però di restare sulla carta. Il concorso indetto dalla Città, infatti, è servito soltanto per elaborare progetti e idee, che i futuri costruttori non saranno tenuti a rispettare - come è specificato nel progetto della Variante 200. Secondo il vincitore "proprio per questa ragione, si deve vigilare e governare bene il processo di costruzione. Bisogna ripensare a un programma sociale che possa essere concretamente perseguito, che risponda a obiettivi chiari. Non farlo potrebbe significare solo la messa a punto di un sistema basato sul logiche speculative, intellettuali o economiche, lontane dalla vita della gente".
* da "La Voce del Popolo" di domenica 31 ottobre 2010
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