di Fernando Giarrusso *
E’ arrivata l’autorizzazione per la realizzazione della centrale a biomasse di None. Un atto non scontato, e motivato da ragioni contabili e politiche, ma freddo e senza anima.
L’autorizzazione è stata firmata formalmente il 30 novembre, ma certamente era già pronta alcuni giorni prima. Si deve quindi desumere che il funzionario firmatario dell’atto abbia partecipato come ospite ad un consiglio comunale aperto ai cittadini di None fingendo di ascoltare i pareri dei cittadini, quando in realtà aveva già pronta l’autorizzazione .
A parte la formalizzazione dell’autorizzazione, cosa di per sé già grave, i temi e le motivazioni della nostra opposizione rimangono inalterati:
L’autorizzazione è stata firmata formalmente il 30 novembre, ma certamente era già pronta alcuni giorni prima. Si deve quindi desumere che il funzionario firmatario dell’atto abbia partecipato come ospite ad un consiglio comunale aperto ai cittadini di None fingendo di ascoltare i pareri dei cittadini, quando in realtà aveva già pronta l’autorizzazione .
A parte la formalizzazione dell’autorizzazione, cosa di per sé già grave, i temi e le motivazioni della nostra opposizione rimangono inalterati:
LA CENTRALE E’ UN PERICOLO: rimangono a tal proposito forti i nostri dubbi. Sono molte le argomentazioni portate da uomini di scienza che dimostrano come questi impianti emettono sostanze inquinanti e pericolose per la salute.
LA CENTRALE NON INTERCETTA MATERIALE DELLA FILIERA CORTA per questo aspetto più che di dubbi possiamo parlare di certezze, in quanto il materiale per la combustione arriverà dai paesi dell’Est europeo, semplicemente perché costa di meno, ed il lavoro in quei paesi con meno diritti costa di meno. Spesso si tratta di materiale inquinato: infatti in quasi tutti i paesi dell’ex Unione Sovietica ci sono foreste contaminate dall’esplosione di Cernobyl, il cui legno viene quasi regalato pur di essere allontanato. Questa situazione da un lato renderà difficile qualsiasi tentativo di tracciabilità, cioè sarà difficile stabilire da dove arriva il materiale combustibile. E intanto i nostri boschi, le nostre montagne, dove obbiettivamente è più costoso eseguire lavori per la manutenzione e lo sfruttamento compatibile del patrimonio boschivo, rimarranno nella condizione di abbandono in cui versano da anni. Questa è una situazione che si sarebbe potuta evitare se la Pubblica Amministrazione avesse scelto di realizzare in alternativa alla centrale a biomasse alcuni piccoli gassificatori di 1 Megawatt massimo di potenza, quelli sì legati alla filiera corta del territorio .
LA CENTRALE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE E’ INEFFICIENTE: questo è evidentissimo, infatti il combustibile che sarà necessario utilizzare per trasportare il legno presso l’impianto, e quindi l’energia necessaria per il trasporto, sarà di gran lunga superiore all’energia prodotta, al saldo di quella che servirà per far funzionare l’impianto stesso. E’ evidente che non è qui l’affare.
CERTIFICATI POCO VERDI: qui sta il vero business. Infatti i proprietari otterranno in questo modo dallo stato i certificati verdi, che significa in pratica un contributo economico molto elevato per tutto ciò che verrà prodotto dalla centrale, indipendentemente dal consumo necessario per produrlo .
Qui purtroppo è la beffa: si usano incentivi ecologici per un intervento dal forte impatto ambientale. E se un giorno i certificati non verranno più emessi, che cosa si farà per rendere positivo il saldo economico nella gestione dell’impianto? Con una piccola modifica si potranno bruciare i residui della raccolta rifiuti!
Sino ad oggi sono molte le dichiarazioni che negano questa intenzione, ma la tecnologia di fatto esiste, quindi sembra lecito e sensato non fidarsi di chi ha come unico obbiettivo il massimo profitto dall’intervento.
Qui purtroppo è la beffa: si usano incentivi ecologici per un intervento dal forte impatto ambientale. E se un giorno i certificati non verranno più emessi, che cosa si farà per rendere positivo il saldo economico nella gestione dell’impianto? Con una piccola modifica si potranno bruciare i residui della raccolta rifiuti!
Sino ad oggi sono molte le dichiarazioni che negano questa intenzione, ma la tecnologia di fatto esiste, quindi sembra lecito e sensato non fidarsi di chi ha come unico obbiettivo il massimo profitto dall’intervento.
Ci sono tante altre ragioni per convincersi che questo intervento non è giusto, ma oggi la domanda che ci poniamo è: si potrà fermare?
Crediamo che non ci sia delibera, non ci sia avvocato e neppure comitato che possa fermare quest’intervento se continua il silenzio della popolazione .
Ci vuole uno scatto forte, un segnale, una presa di coscienza collettiva; bisogna che il paese manifesti “CONTRO” l’intervento, è necessario respirare aria di rifiuto. Non esistono imprenditori che investono in territori dove è forte, chiaro e manifesto il dissenso. Solo davanti ad esso si fermeranno, perché gli avvocati cambiano, i comitati si sciolgono, le delibere si cambiano, ma la coscienza collettiva, se è forte e viva, non si ferma davanti a nulla.
* Associazione Ecologista per la sostenibilità.
Questo intervento è stato scritto da Nando Giarrusso il 28 dicembre, il giorno prima di essere stroncato da un infarto durante una riunione a Pinerolo.
Questo intervento è stato scritto da Nando Giarrusso il 28 dicembre, il giorno prima di essere stroncato da un infarto durante una riunione a Pinerolo.
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