Pubblichiamo una lettera di ProNatura Torino sul progetto di recupero dell’area della ex-Westinghouse, su cui cittadini e associazioni nutrono parecchi dubbi. Prima di “vendere” un pezzo di città andrebbero valutati molti aspetti, e la sensazione di fronte ai primi “rendering” apparsi sulla stampa cittadina è che ancora una volta si stia perdendo l’occasione di progettare una parte della città pubblica secondo criteri innovativi e ambientalmente sostenibili, affidando invece il tutto a dei “promotori finanziari”.
Dopo la
pubblicazione dell’Avviso Pubblico in data 17 marzo 2013, la Città di Torino si
appresta ad accogliere le proposte progettuali sull’area della ex-Westinghouse
(con un edificio industriale tutelato e da recuperare) nell’area di Spina 2
definito da un Programma Integrato già oggetto di un Accordo di Programma. Le
proposte in realtà sono già note, e fanno capo alla Società REAM SGR SpA,
ovvero Real Estate Management – Società Gestione Risparmio, costituita da
importanti fondazioni bancarie piemontesi, in primis le Fondazioni Cassa di
Risparmio di Torino, di Asti, di Alessandria e di Fossano, che sviluppa una
strategia di “valorizzazioni immobiliari”.
L’Avviso Pubblico sembra di
fatto confezionato ai fini dell’accoglimento delle proposte già pervenute, e
include la possibilità di espandersi su un’area contigua (il giardino
Artiglieri da Montagna) originariamente non prevista.
L’area in
questione, collocata sull’asse della Spina Centrale, costituisce un importante
ambito di raccordo tra il centro storico e un quartiere, un tempo operaio e
industriale, come Borgo San Paolo, dal quale oggi sono spariti i vecchi
insediamenti industriali, con un forte incremento dell’edilizia residenziale.
Tutta l’area di Spina 2 è oggi oggetto di cospicue trasformazioni, molte delle
quali oggetto di forti perplessità, in particolare la scelta di costruire due
“torri gemelle”, la prima delle quali già manifesta il suo micidiale impatto
sul paesaggio urbano, su corso Inghilterra nei pressi di Porta Susa.
Qualcuno
ricorderà come in buona parte dell’area Westinghouse fosse stata ipotizzata la
realizzazione della nuova sede della Biblioteca Civica, unitamente ad altre funzioni
culturali e multimediali. Aree ed immobili di proprietà della Città, meritevoli
di un progetto di ampio respiro. Ma quel progetto faraonico è costato purtroppo alla
Città circa 20 milioni di Euro, con i quali si sarebbe potuto (in alternativa e
molto più concretamente) dare una dignitosa sistemazione a tutto il Sistema
Bibliotecario Torinese.
Nell’Avviso
Pubblico viene lasciato un enorme margine di discrezionalità, consegnando al proponente un’area
che è passata da 34.000 a 40.000 mq di SLP, con un incremento non previsto in
precedenza, ai fini della realizzazione di un Centro Congressi (ma quanti ne
servono davvero alla Città?), attività ricettive, residenze universitarie e –
per un 25% di tale superficie – attività commerciali e pubblici esercizi. La
Città consegnerà l’area “chiavi in mano” ad un soggetto attuatore (REAM) a cui
faranno capo operatori immobiliari e finanziari che dovranno trasformarla con
coordinate molto vaghe.
Nel corso del tempo però stanno emergendo molte
criticità, attraverso notizie non ufficiali ma che sembrano già prefigurare il
futuro dell’area.
Si pongono
così molti dubbi e interrogativi, emersi anche tra gli Assessori e che hanno
visto sollevare forti critiche anche da parte della Terza Circoscrizione:
- Perché spunta, non previsto, un edificio a torre
alto 90 metri?
E’ solo
un’idea peregrina o davvero ci si propone di realizzare un edificio di tal
fatta? Si dice che sarà una torre-albergo. A chi servirà? La vendita dei
diritti edificatori in capo a RFI per la “torre gemella” che dovrebbe sorgere a
fronte del grattacielo Intesa-San Paolo è andata ripetutamente a vuoto. Anche
lì si proponeva di realizzare un grande albergo o comunque attività ricettive.
Cosa fa pensare che nell’ambito del PRIN di Spina 2 dovrebbe aver successo
un’operazione similare? E perché mai poi un albergo alto 90 metri, altezza non
prevista dalle schede normative del PRIN di Spina 2?
- Perché un nuovo centro commerciale, visto che nel
bando di gara si parla di “attività commerciali al dettaglio”?
Abbiamo un
asse come via Di Nanni che dal punto di vista delle attività commerciali è di
grande importanza, e termina oltre piazza Sabotino con un mercato rionale
risistemato pochi anni or sono. Abbiamo corso Racconigi, definito il mercato
lineare più grande d’Europa, su cui si affaccia anche un mercato coperto. Un
centro commerciale non previsto dagli attuali strumenti urbanistici contribuirà
ad affossare il commercio di vicinato e i mercati rionali in Borgo San Paolo.
- E i parcheggi pubblici?
Che fine ha
fatto l’impegno indicato
nel Piano Esecutivo Convenzionato del 2009 per il nuovo Centro Direzionale
Intesa San Paolo (Ambito 8.18/3 Spina 2) di realizzare una quota cospicua
del fabbisogno di parcheggi pubblici (8.800 mq. di standard) sotto il
sedime di via Nino Bixio? Nel bando tale impegno sottoscritto non viene
minimamente citato.
- Perché aver inserito nel bando una vasta area
corrispondente all’attuale giardino Artiglieri da Montagna, originariamente non
prevista?
Si tratta di
un parco urbano in condizioni precarie, cannibalizzato dai cantieri della
Metro, dallo spostamento della stazione degli autobus extraurbani, da impianti
sportivi concepiti in modo alquanto invasivo. Tale porzione ospita anche alcuni
fabbricati della Caserma Lamarmora, che ospitano il Centro d’Incontro della
Circoscrizione. Perché inserire tutta quest’area tra via Nino Bixio, via
Borsellino, corso Vittorio e corso Ferrucci all’interno del bando, senza alcuna
prescrizione, neppure un impegno a riqualificarla e a migliorarla per l’uso
pubblico? Dopo aver visto il giardino del Palagiustizia trasformarsi in area di
cantiere per il grattacielo di Renzo Piano in attesa di una futura
“riqualificazione”, vedremo anche il giardino Artiglieri da Montagna diventare
un’altra area di cantiere?
- Il tema degli spazi verdi in effetti non è
assolutamente citato nel bando.
Come si sa
la Terza Circoscrizione è tra quelle più carenti di verde, con una elevata
densità abitativa e una dotazione pro capite delle più basse. La trasformazione
delle aree industriali in corso, o di prossimo decollo, non ha previsto nuove
dotazioni di verde in piena terra. Il “parco San Paolo” (il PRIN Lancia che ha
visto partire le demolizioni) non prevede verde in piena terra, e così pure la
trasformazione dell’area Diatto-Snia. Piazza Adriano è stata sacrificata da
continui interventi viabilistici e da un parcheggio pertinenziale. Il campo sportivo
del Cenisia (tra via Cesana e corso Vittorio) è un verde solo “nominale”. Le
richieste della Circoscrizione di una decina di anni or sono per ampliare il
parco Ruffini verso corso Brunelleschi su aree di proprietà demaniale,
fortemente sostenute dai cittadini secondo promesse risalenti ancora agli anni
Ottanta, sono naufragate e affossate con l’ampliamento del CIE e l’abbattimento
di tanti alberi di alto fusto. Una delle ultime speranze di vedere un aumento
della dotazione di spazi verdi poteva essere proprio il bando per l’area
ex-Westinghouse. Ma non è stata minimamente presa in considerazione. Qui
occorre un richiamo alla recente Legge n. 10 del 14 gennaio 2013, Norme per lo
sviluppo degli spazi verdi urbani, che all’articolo 4 richiama la necessità di
riservare quote rilevanti destinate a verde urbano all’interno degli strumenti
urbanistici attuativi.
Molti altri
sono gli aspetti che andrebbero valutati, prima di “vendere” un pezzo di città.
Di fronte all’effetto prodotto dai primi “rendering”
apparsi sulla stampa cittadina è venuta crescendo la costernazione, e la
sensazione che ancora una volta si stia perdendo l’occasione di progettare una
parte della città pubblica, importante e non certo marginale, secondo criteri e
metodologie innovative e ambientalmente sostenibili, in particolare nella
progettazione degli spazi pubblici, affidando il tutto a dei “promotori
finanziari”.
Vedremo così
buona parte di Spina 2, da Porta Susa a corso Ferrucci, trasformarsi in un
nuovo incubo urbano costellato di grattacieli come quello che si sta
realizzando a Milano intorno a Porta Garibaldi, nell’orrido progetto denominato
“Porta Nuova”?
Su tutte queste prospettive occorrerebbe ridare la
parola ai cittadini e stabilire le coordinate prioritarie prima di cedere
una vasta area pubblica agli operatori.
Emilio
Soave, Vicepresidente e referente per l’Urbanista di Pro Natura Torino su
salviamoilpaesaggio 15 maggio 2013
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