sabato 18 maggio 2013

Westinghouse: addio a un’altra area verde di Torino


Pubblichiamo una lettera di ProNatura Torino sul progetto di recupero dell’area della ex-Westinghouse, su cui cittadini e associazioni nutrono parecchi dubbi. Prima di “vendere” un pezzo di città andrebbero valutati molti aspetti, e la sensazione di fronte ai primi “rendering” apparsi sulla stampa cittadina è che ancora una volta si stia perdendo l’occasione di progettare una parte della città pubblica secondo criteri innovativi e ambientalmente sostenibili, affidando invece il tutto a dei “promotori finanziari”.


Dopo la pubblicazione dell’Avviso Pubblico in data 17 marzo 2013, la Città di Torino si appresta ad accogliere le proposte progettuali sull’area della ex-Westinghouse (con un edificio industriale tutelato e da recuperare) nell’area di Spina 2 definito da un Programma Integrato già oggetto di un Accordo di Programma. Le proposte in realtà sono già note, e fanno capo alla Società REAM SGR SpA, ovvero Real Estate Management – Società Gestione Risparmio, costituita da importanti fondazioni bancarie piemontesi, in primis le Fondazioni Cassa di Risparmio di Torino, di Asti, di Alessandria e di Fossano, che sviluppa una strategia di “valorizzazioni immobiliari”.

 L’Avviso Pubblico sembra di fatto confezionato ai fini dell’accoglimento delle proposte già pervenute, e include la possibilità di espandersi su un’area contigua (il giardino Artiglieri da Montagna) originariamente non prevista.

L’area in questione, collocata sull’asse della Spina Centrale, costituisce un importante ambito di raccordo tra il centro storico e un quartiere, un tempo operaio e industriale, come Borgo San Paolo, dal quale oggi sono spariti i vecchi insediamenti industriali, con un forte incremento dell’edilizia residenziale. Tutta l’area di Spina 2 è oggi oggetto di cospicue trasformazioni, molte delle quali oggetto di forti perplessità, in particolare la scelta di costruire due “torri gemelle”, la prima delle quali già manifesta il suo micidiale impatto sul paesaggio urbano, su corso Inghilterra nei pressi di Porta Susa.


Qualcuno ricorderà come in buona parte dell’area Westinghouse fosse stata ipotizzata la realizzazione della nuova sede della Biblioteca Civica, unitamente ad altre funzioni culturali e multimediali. Aree ed immobili di proprietà della Città, meritevoli di un progetto di ampio respiro. Ma quel progetto faraonico è costato purtroppo alla Città circa 20 milioni di Euro, con i quali si sarebbe potuto (in alternativa e molto più concretamente) dare una dignitosa sistemazione a tutto il Sistema Bibliotecario Torinese.
 
Nell’Avviso Pubblico viene lasciato un enorme margine di discrezionalità, consegnando al proponente un’area che è passata da 34.000 a 40.000 mq di SLP, con un incremento non previsto in precedenza, ai fini della realizzazione di un Centro Congressi (ma quanti ne servono davvero alla Città?), attività ricettive, residenze universitarie e – per un 25% di tale superficie – attività commerciali e pubblici esercizi. La Città consegnerà l’area “chiavi in mano” ad un soggetto attuatore (REAM) a cui faranno capo operatori immobiliari e finanziari che dovranno trasformarla con coordinate molto vaghe.


Nel corso del tempo però stanno emergendo molte criticità, attraverso notizie non ufficiali ma che sembrano già prefigurare il futuro dell’area.

Si pongono così molti dubbi e interrogativi, emersi anche tra gli Assessori e che hanno visto sollevare forti critiche anche da parte della Terza Circoscrizione:


- Perché spunta, non previsto, un edificio a torre alto 90 metri?

E’ solo un’idea peregrina o davvero ci si propone di realizzare un edificio di tal fatta? Si dice che sarà una torre-albergo. A chi servirà? La vendita dei diritti edificatori in capo a RFI per la “torre gemella” che dovrebbe sorgere a fronte del grattacielo Intesa-San Paolo è andata ripetutamente a vuoto. Anche lì si proponeva di realizzare un grande albergo o comunque attività ricettive. Cosa fa pensare che nell’ambito del PRIN di Spina 2 dovrebbe aver successo un’operazione similare? E perché mai poi un albergo alto 90 metri, altezza non prevista dalle schede normative del PRIN di Spina 2?

- Perché un nuovo centro commerciale, visto che nel bando di gara si parla di “attività commerciali al dettaglio”?

Abbiamo un asse come via Di Nanni che dal punto di vista delle attività commerciali è di grande importanza, e termina oltre piazza Sabotino con un mercato rionale risistemato pochi anni or sono. Abbiamo corso Racconigi, definito il mercato lineare più grande d’Europa, su cui si affaccia anche un mercato coperto. Un centro commerciale non previsto dagli attuali strumenti urbanistici contribuirà ad affossare il commercio di vicinato e i mercati rionali in Borgo San Paolo.


- E i parcheggi pubblici?

Che fine ha fatto l’impegno indicato nel Piano Esecutivo Convenzionato del 2009 per il nuovo Centro Direzionale Intesa San Paolo (Ambito 8.18/3 Spina 2) di realizzare una quota cospicua del fabbisogno di parcheggi pubblici (8.800 mq. di standard) sotto il sedime di via Nino Bixio? Nel bando tale impegno sottoscritto non viene minimamente citato.


- Perché aver inserito nel bando una vasta area corrispondente all’attuale giardino Artiglieri da Montagna, originariamente non prevista?

Si tratta di un parco urbano in condizioni precarie, cannibalizzato dai cantieri della Metro, dallo spostamento della stazione degli autobus extraurbani, da impianti sportivi concepiti in modo alquanto invasivo. Tale porzione ospita anche alcuni fabbricati della Caserma Lamarmora, che ospitano il Centro d’Incontro della Circoscrizione. Perché inserire tutta quest’area tra via Nino Bixio, via Borsellino, corso Vittorio e corso Ferrucci all’interno del bando, senza alcuna prescrizione, neppure un impegno a riqualificarla e a migliorarla per l’uso pubblico? Dopo aver visto il giardino del Palagiustizia trasformarsi in area di cantiere per il grattacielo di Renzo Piano in attesa di una futura “riqualificazione”, vedremo anche il giardino Artiglieri da Montagna diventare un’altra area di cantiere?


- Il tema degli spazi verdi in effetti non è assolutamente citato nel bando.

Come si sa la Terza Circoscrizione è tra quelle più carenti di verde, con una elevata densità abitativa e una dotazione pro capite delle più basse. La trasformazione delle aree industriali in corso, o di prossimo decollo, non ha previsto nuove dotazioni di verde in piena terra. Il “parco San Paolo” (il PRIN Lancia che ha visto partire le demolizioni) non prevede verde in piena terra, e così pure la trasformazione dell’area Diatto-Snia. Piazza Adriano è stata sacrificata da continui interventi viabilistici e da un parcheggio pertinenziale. Il campo sportivo del Cenisia (tra via Cesana e corso Vittorio) è un verde solo “nominale”. Le richieste della Circoscrizione di una decina di anni or sono per ampliare il parco Ruffini verso corso Brunelleschi su aree di proprietà demaniale, fortemente sostenute dai cittadini secondo promesse risalenti ancora agli anni Ottanta, sono naufragate e affossate con l’ampliamento del CIE e l’abbattimento di tanti alberi di alto fusto. Una delle ultime speranze di vedere un aumento della dotazione di spazi verdi poteva essere proprio il bando per l’area ex-Westinghouse. Ma non è stata minimamente presa in considerazione. Qui occorre un richiamo alla recente Legge n. 10 del 14 gennaio 2013, Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, che all’articolo 4 richiama la necessità di riservare quote rilevanti destinate a verde urbano all’interno degli strumenti urbanistici attuativi.


Molti altri sono gli aspetti che andrebbero valutati, prima di “vendere” un pezzo di città.

Di fronte all’effetto prodotto dai primi “rendering” apparsi sulla stampa cittadina è venuta crescendo la costernazione, e la sensazione che ancora una volta si stia perdendo l’occasione di progettare una parte della città pubblica, importante e non certo marginale, secondo criteri e metodologie innovative e ambientalmente sostenibili, in particolare nella progettazione degli spazi pubblici, affidando il tutto a dei “promotori finanziari”.

Vedremo così buona parte di Spina 2, da Porta Susa a corso Ferrucci, trasformarsi in un nuovo incubo urbano costellato di grattacieli come quello che si sta realizzando a Milano intorno a Porta Garibaldi, nell’orrido progetto denominato “Porta Nuova”?

Su tutte queste prospettive occorrerebbe ridare la parola ai cittadini e stabilire le coordinate prioritarie prima di cedere una vasta area pubblica agli operatori.


Emilio Soave, Vicepresidente e referente per l’Urbanista di Pro Natura Torino su  salviamoilpaesaggio  15 maggio 2013

mercoledì 8 maggio 2013

Tav/Tac: quel Corridoio 5 che non esiste e che non esisterà mai


di Fabio Balocco *
Circa un anno fa, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, non so se consciamente o meno, pronunciò una frase che denunciava tutta l’inutilità del Tav: “la Tav rappresenta un’apertura psicologica all’Europa”. Forse per stimolare i neuroni europei  si potrebbe spendere decisamente di meno di quello che si è disposti a spendere per l’opera inutile, ma passiamo oltre.

Mi è venuta alla mente questa frase nel momento in cui ho finito di leggere un libro che tutti i soloni che sostengono aprioristicamente o con presunte buone ragioni il Tav/Tac, dovrebbero leggere. Il libro è “Binario morto” , di Andrea Debenedetti e Luca Rastello.


I due giornalisti hanno fatto quello che molti di noi hanno solo pensato: verificare lo stato dell’arte del Corridoio 5, quel famoso corridoio ferroviario ad alta velocità per le merci che da Lisbona dovrebbe raggiungere Kiev.

Innanzitutto, ecco che i nostri due viaggiatori hanno scoperto che anche ammesso e non concesso che si realizzasse il famoso corridoio, esso non partirebbe più da Lisbona (perché i portoghesi, che hanno un più di sale in zucca di noi, vi hanno rinunciato per gli alti costi), bensì da Algesiras, nel sud della Spagna.

Qui altra sorpresa: non è in programma nessuna nuova linea, bensì un ammodernamento di quella esistente, e solo comunque per trasportare passeggeri e non merci.

Così come pure è dedicata ai passeggeri la linea già esistente Madrid – Siviglia.

Nessun collegamento è previsto da Barcellona per superare i Pirenei, e, dato lo stato comatoso dell’economia iberica, è ben difficile prospettare che si realizzerà mai. Neppure ovviamente esiste al di là dei Pirenei, dai cugini francesi.
Passiamo al tratto italiano. L’alta velocità raggiungerà forse Brescia nel 2015 per celebrare quell’ulteriore spreco di pubblico denaro che è l’Expo, ma dopo Brescia e fino al confine sloveno è la palude. Nessun progetto approvato, nessuna intenzione di Rfi di intervenire economicamente, sogni irrealizzabili, quale quello di transitare sotto il Carso, che solo una mente malata potrebbe concepire con tutta l’acqua sotterranea che c’è (non per niente si parla di “fenomeno carsico”). E questo con buona pace della Serracchiani, nuovo governatore del Friuli, che, rappresentando il nuovo che avanza nel Pd, è da sempre favorevole all’alta velocità.
In Slovenia, l’alta velocità, intesa come collegamento con l’Italia, è stata archiviata definitivamente. Nessun interesse al riguardo, piuttosto l’interesse per una linea nord-sud, dove effettivamente transitano merci e passeggeri. Ma si tratterà di un ammodernamento dell’esistente per poter raggiungere una “velocità alta” per i treni, e non già di una nuova linea ad alta velocità.

Entrando in Ungheria, ci si accorge che si vuole puntare sulle autostrade e non sulla ferrovia: chi l’ha detto che il Corridoio 5 debba essere per forza realizzato con una nuova linea per treni ad alta velocità?

Infine, in Ucraina, la linea c’è già. Da Leopoli a Kiev: 541 chilometri che vengono percorsi alla media di 108,2 km/h…
Eppure se si guarda il sito di Rfi dedicato all’alta velocità/alta capacità si legge che lo scopo del nostro progetto è quello di “Aumentare la quantità e la qualità e dell’offerta ferroviaria italiana e l’ integrazione con la rete europea”.

Qualcuno potrebbe dire: “ma ci sei o ci fai?”.
* dal blog su  ilfattoquotidiano.it     7 maggio 2013

lunedì 6 maggio 2013

Torino: ci mancava l'inceneritore....



Venerdi' 19 aprile 2013, nella piu' totale assenza d'informazione, e' entrato in funzione l'inceneritore dei rifiuti di Torino, situato al Gerbido. Il Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero Torino organizza una manifestazione per urlare a tutti gli amministratori di Torino e Provincia un messaggio molto semplice e chiaro:

I migliaia di cittadini iscritti al Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero Torino moltiplicheranno i loro sforzi per cercare di fermare in tutti i modi e il prima possibile cio' che e' capitato a Torino con l'accensione dell'inceneritore.

                                                             SABATO 11 MAGGIO 2013
ci sara' una marcia per promuovere tutte le importanti azioni in corso contro l'inceneritore del Gerbido:

1. La raccolta fondi per l'iniziativa "5 EURO PER DIFENDERCI DALL'INCENERITORE": con quasi 7500 euro raccolti in poco piu' di due mesi, stiamo per effettuare alcune analisi mediche sui bimbi per poi ripeterle piu' avanti nel tempo, per organizzare una nuova azione legale in caso i valori dei metalli pesanti misurati sui bimbi aumentassero dopo il gia' avvenuto avvio dell'inceneritore.

2. La raccolta firme relativa alla Legge d'Iniziativa Popolare Nazionale Rifiuti Zero: e' da poco partita questa importante iniziativa condivisa con tutti i comitati sparsi sul territorio italiano. Sara' possibile firmare per una proposta di legge con la quale si cerchera' di bloccare in tutta Italia la costruzione di nuovi inceneritori e fermare entro breve tempo gli inceneritori gia' attivi.

3. Continuare ad informare e raccogliere adesioni tra i cittadini: il numero di iscritti al Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero Torino e' cresciuto di molto, ad oggi abbiamo circa 1500 iscrizioni in mailing list e circa 3000 iscrizioni ai nostri gruppi facebook. Dobbiamo continuare su questa strada, per trovare piu' supporto possibile alle nostre iniziative.


Noi pensiamo che questi siano 3 buoni motivi per partecipare a questa manifestazione
                                               (  PIAZZA DOLCI - BEINASCO TO )

                                                     Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero Torino