venerdì 29 aprile 2011

Torino: venerdì 29 ore 12,15 davanti la Prefettura per difendere i Referendum

TORINO: Venerdì 29 Aprile 2011 alle ore 12,15
davanti alla Prefettura in Piazza Castello

presidio in difesa dei Referendum
Difendere i Referendum per difendere la Democrazia
Verrà consegnato al Prefetto un appello per il Capo dello Stato, la Corte di Cassazione, il Presidente del Consiglio ed il Governo, a difesa del diritto ad andare a votare per i Referendum di Giugno.


APPELLO
DIFENDERE I REFERENDUM  Per DIFENDERE LA DEMOCRAZIA!

Se ce ne fosse bisogno, per i più distratti e per gli ingenui, è stato chiarito e argomentato da parte del Presidente del Consiglio il bluff sul referendum contro il nucleare: nessuna marcia indietro, solo un’aspettativa, una moratoria, una sospensiva in attesa che passi l’emozione per il disastro nucleare di Fukushima successo in tempo di primavera come quello di Chernobyl e così tragicamente simili e assimilabili.

Il Governo teme una bocciatura clamorosa il 12 e 13 giugno e teme un quorum di SI’ sui 4 referendum (2 contro la privatizzazione dell’acqua, 1 contro il ritorno del nucleare e 1 contro il legittimo impedimento a comparire in giudizio per il presidente del consiglio e per i ministri durante il corso della legislatura!
Così il Governo ha deciso di aggirare l’ostacolo e gabbare i cittadini facendo credere di abrogare le leggi che prevedono la costruzione di centrali nucleari in Italia in modo da “sgonfiare” l’appuntamento referendario.
Ma l'emendamento passato al Senato, che deve ancora passare alla Camera prima di diventare legge ed essere pubblicata in GU entro il 26 maggio si presenta solo formalmente come un’abrogazione delle norme sulla costruzione delle centrali nucleari.

Infatti il primo comma recita: “Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.

E l’ultimo comma, il n. 8 “Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto (quindi entro maggio 2012) il Consiglio dei ministri…adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche …”

La parola “sicurezza” che al primo comma è riferita a “nucleare”, nell’ottavo comma ritorna riferito alla produzione di energia, ma è evidente, anche se non è stato furbescamente scritto, che si deve leggerlo inteso come “produzione di energia nucleare”!
Noi siamo cittadini, non sudditi !
E non vogliamo che ci sia scippato un diritto e uno strumento di democrazia diretta e vogliamo andare a votare per il/i referendum.
Facciamo appello al Capo dello Stato  e alla Corte di Cassazione perché nella decisione che si assumerà in merito al referendum sul nucleare si tenga in considerazione quanto affermato  pubblicamente e spudoratamente dal presidente del consiglio  e  si dia corso allo svolgimento del/dei referendum.

Torino, 28 aprile 2011
Firma e fai firmare l’appello del MANu , vai su:
http://www.csenonuke.altervista.org

Primi Firmatari:
Graziella Silipo, Giorgio Gardiol,

giovedì 28 aprile 2011

Referendum, scende in campo la società civile: “Quattro sì per cambiare l’Italia”

Un appello per il voto del 12 e 13 giugno


Quaranta esponenti di associazioni, sindacati, media e movimenti, lanciano oggi l’appello “Per cambiare”. Gli obiettivi: fermare le manovre del governo che vuole cancellare i referendum; cancellare il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”; mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata;  raggiungere il quorum e la vittoria dei SI ai referendum del 12 e 13 giugno 2011.
Tra i primi firmatari: Giulio Marcon della campagna Sbilanciamoci, Tonio Dell’Olio di Libera, l’associazione antimafia, Maurizio Landini, segretario della Fiom Cgil, Rossana Rossanda, fondatrice del quotidiano “Il Manifesto”, Paolo Flores d'Arcais, direttore di “MicroMega”, Paolo Serventi Longhi direttore di “Rassegna Sindacale”, Gianni Mattioli del Comitato Vota SI per fermare il nucleare, Flavio Lotti della Tavola della Pace, Mimmo Pantaleo segretario della Flc Cgil, Paul Ginsborg di Libertà e Giustizia.


Per cambiare. Appello per i Referendum del 12-13 giugno

La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato. L’azione del governo è sempre più segnata dagli interessi personali del Presidente del Consiglio, da derive autoritarie, da minacce alla Costituzione.
L’economia del paese non riesce a uscire dalla crisi iniziata tre anni fa, e la politica non riconosce il fallimento di vent’anni di privatizzazioni, che hanno lasciato a poche grandi imprese – sempre più spesso straniere – decisioni chiave sul nostro futuro.
Tutto questo aggrava le minacce alla democrazia, il declino del paese e l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo.

Contro questa deriva, negli ultimi anni milioni di uomini e donne – con movimenti, reti, associazioni, sindacati – hanno alzato la loro voce, manifestato e costruito alternative. L’abbiamo fatto sui temi della democrazia, della partecipazione, della giustizia, dell’informazione. L’abbiamo fatto sui temi del lavoro, dei diritti sindacali, dei contratti, del precariato dei giovani. L’abbiamo fatto sui diritti delle donne e sulle disuguaglianze. L’abbiamo fatto sui temi della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura. L’abbiamo fatto sulla tutela dell’ambiente e sulla sostenibilità dello sviluppo. L’abbiamo fatto sui temi della legalità e della lotta alle mafie. L’abbiamo fatto sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della solidarietà con profughi e immigrati. L’abbiamo fatto sui temi della pace, del rifiuto delle guerre, della solidarietà con chi lotta per la democrazia in altri paesi.
 
La politica istituzionale – finora – non ci ha ascoltato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso nella società non è mai stata così grande. Tutto questo può cambiare. Abbiamo una possibilità nuova per imporre alla politica la volontà dei cittadini, per riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.
 
Il 12-13 giugno 2011 si terranno i Referendum per cancellare le leggi sull’energia nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento” che mette i ministri al riparo dalla giustizia.

Il nucleare. Il governo ha voluto riportare l’energia nucleare in Italia dopo un referendum nel 1987 che l’aveva rifiutata. Il nucleare è un cattivo affare: costa troppo, quasi tutti i paesi lo stanno abbandonando e in Italia le centrali non entrerebbero in funzione che tra quindici anni. Dopo gli incidenti di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima l’energia nucleare si è dimostrata una minaccia per la salute delle persone. L'efficienza energetica e le energie rinnovabili come il solare sono la strada che l’Italia deve seguire. Ora il governo – vista l’impopolarità del nucleare – ha fatto una retromarcia che potrebbe far saltare il referendum. E’ un primo parziale successo, ma la decisione del governo non dà garanzie per il futuro. Serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro il nucleare.

L’acqua. Il governo impone il passaggio a imprese private del controllo e della gestione dell’acqua, considerandola una merce come le altre, dimenticando che l’acqua è un servizio essenziale, un diritto dei cittadini, un bene comune. Qui i referendum sono due: uno sulla gestione privata e l’altro sui profitti delle imprese – la legge prevede per i gestori un rendimento non inferiore al 7%. La privatizzazione non porterebbe a un miglioramento dell’efficienza, ma alla perdita del controllo da parte delle comunità locali su una risorse essenziale, all’aumento dei profitti e del potere delle multinazionali dell’acqua, al moltiplicarsi dei prezzi pagati dai cittadini. Anche sull’acqua il governo ha prospettato modifiche alla legge per evitare i due referendum senza fare marcia indietro sulla privatizzazione. Anche sull’acqua serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro la privatizzazione.

Il legittimo impedimento. Il governo ha introdotto il “legittimo impedimento” che permette al Presidente del Consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale per la durata della loro carica. E’ un segno dell’arbitrio del potere politico e dell’”impunibilità” dei potenti. La Corte costituzionale ne ha già abrogato le norme portanti; bocciando quel che resta della legge, il referendum metterebbe fine alla legislazione “su misura” fatta apposta per evitare che Silvio Berlusconi affronti i processi in corso.

Per queste ragioni è importante fermare le manovre del governo che puntano a cancellare i referendum su nucleare e acqua. Sarà la Corte di Cassazione a decidere se il voto su questi temi si terrà o meno, mentre si voterà comunque sul “legittimo impedimento”. Per queste ragioni è importante – il 12-13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai Referendum e scegliere il SI a tutti i quesiti.
 
E’ un voto che può porre alcuni limiti a un modello di sviluppo insostenibile, che ignora i costi ambientali, sociali e i beni comuni, e a un potere politico che calpesta giustizia e democrazia.
 
Un successo dei SI al Referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini. L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune delle peggiori leggi introdotte dal governo. Oggi è possibile un impegno comune di cittadini, movimenti, reti, associazioni, sindacati per arrivare a una larghissima partecipazione al voto del 12-13 giugno, che porti a raggiungere il quorum e al successo dei SI. Noi vogliamo impegnarci per quest’obiettivo: per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.

Primi firmatari

don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, L'Aquila
Andrea Bagni, Rete@sinistra
Laura Balbo, sociologa
Loris Campetti, Il Manifesto
Roberta Carlini, Sbilanciamoci.info
Alessio Ciacci, Comuni Virtuosi
Mariano di Palma, Unione degli studenti
Tonio Dell’Olio, Libera
Monica Di Sisto, Fair
Anna Donati, ambientalista
don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, Genova
Gianluca Felicetti, presidente LAV
don Walter Fiocchi, parroco di Castelceriolo, Alessandria
Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega
Luciano Gallino, Università di Torino
don Raffaele Garofalo, prete
Paul Ginsborg, Libertà e Giustizia
Roberto Iovino, Rete della Conoscenza
Maurizio Landini, Segretario generale Fiom Cgil
Flavio Lotti, Tavola della Pace
Giulio Marcon, Coordinatore Campagna Sbilanciamoci
Gianni Mattioli, Comitato Vota SI per fermare il nucleare
Grazia Naletto, Lunaria
Davide Orecchio, direttore Rassegna.it
Mimmo Pantaleo, Segretario generale Flc Cgil
Massimo Paolicelli, Associazione Obiettori Nonviolenti
Giorgio Parisi, fisico
Mario Pianta, Sbilanciamoci
Sergio Andreis, Lunaria
Anna Picciolini, Associazione per una sinistra unita e plurale, Firenze
Gabriele Polo, Il Manifesto
Guglielmo Ragozzino, Sbilanciamoci.info
Claudio Riccio, Link-Coordinamento universitario
Gianni Rinaldini, Coordinatore “La Cgil che vogliamo”
Edo Ronchi, ambientalista
Rossana Rossanda, Il Manifesto
Massimo Scalia, Comitato Vota SI per fermare il nucleare
Paolo Serventi Longhi, direttore di Rassegna Sindacale
Gianni Silvestrini, direttore scientifico QualEnergia
Massimo Torelli, Rete@ sinistra
Guido Viale, economista
Sara Vegni, Comitato 3 e 32 L'Aquila