giovedì 17 luglio 2014

Fermiamo la vendita della Cavallerizza Reale di Torino, restituiamo questo complesso alla collettività




La Cavallerizza Reale, patrimonio dell’Unesco, è un complesso architettonico unico nel suo genere e di valore inestimabile. È inaccettabile che sia destinato all’abbandono, ed è ancor più inaccettabile che un bene pubblico – da sempre attraversato e vissuto da tutti i cittadini – sia stato messo in vendita dal Comune di Torino.

di Massimo Mortarino *

Da venerdì 23 maggio la Cavallerizza Reale è stata riaperta alla città…”. Così inizia l’appello difendiamo la Cavallerizza, pubblicato su change.org, che è possibile sottoscrivere on-line.

Ma vediamo di riassumere in breve la vicenda (con tutti i rischi di imprecisioni che si possono correre in casi contorti come questo), inizialmente descritta dai media come una “tipica” occupazione di proprietà pubblica, ideata e diretta dai soliti gruppetti estremisti in cerca di gloria. In verità, venerdì 23 maggio un gruppo di abitanti di Torino ha sentito l’esigenza di far rivivere questo meraviglioso pezzo di territorio, occupandolo per evitare che la Cavallerizza Reale (parte del Palazzo Reale di Torino, Patrimonio dell’Unesco) finisca per essere svenduta a privati, interessati a trasformarla in appartamenti di pregio.  Un gruppo che cresce giorno per giorno, che aggrega gente di ogni tipo e genere, che sforna programmi culturali, formativi, ricreativi sempre più ampi e variegati, caratterizzato dalla fermezza e decisione, ma accompagnate dalla non-violenza.
Nei giorni immediatamente seguenti, sempre i media hanno comunicato la volontà del Comune di procedere allo sgombero dell’area, secondo criteri di sicurezza, dettati dallo stato di degrado del complesso. Da anni a questa parte, infatti, la Cavallerizza Reale versa in uno stato di degrado sempre più allarmante, in seguito al suo progressivo svuotamento, iniziato con lo sfratto di tutti gli inquilini e ultimato in novembre con la chiusura delle sale gestite dal Teatro Stabile. Resistono solo poche attività vitali all’interno del complesso, usato ormai per lo più come parcheggio: tra queste lo storico Circolo Beni Demaniali, anch’esso sotto sfratto.

La Cavallerizza Reale è un complesso architettonico unico nel suo genere e un bene di valore inestimabile, non solo per il suo valore storico e artistico ma per il significato simbolico che ha assunto negli anni per la città. Iscritta nell’elenco dei beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell´UNESCO, come parte integrante dellarea della “Zona di comando”, parte del più ampio insieme delle residenze sabaude: per tale tutela sono necessarie l’integrità fisica degli edifici e la loro fruizione pubblica in ambito culturale.
È inaccettabile che questo patrimonio di memoria storica e culturale del territorio sia destinato all’abbandono, come dimostrano le pessime condizioni in cui versa, per via di una gestione incurante da parte del Comune che ha trascurato la manutenzione degli stabili. È ancor più inaccettabile che un bene pubblico da sempre attraversato e vissuto da tutti i cittadini, un luogo di produzione di cultura per tutti gli abitanti, sia stato messo in vendita.

Attraverso un processo di cartolarizzazione, infatti, l’intera area è stata messa all’asta dal Comune di Torino, che l’aveva acquistata dal Demanio per decine di milioni e, nonostante le difficoltà incontrate nella ricerca di acquirenti, cerca ora di vendere a ogni costo, anche a un prezzo decisamente e progressivamente più basso: una svalutazione che preannuncia una nuova speculazione.

L’amministrazione comunale, nel 2012, ha deliberato che la Cavallerizza possa essere destinata a usi di carattere privato, come residenze ed esercizi commerciali.
In quest’ottica, “La Stampa” del 29 maggio informa che sarebbero presenti due compratori interessati al bene per farne appartamenti di lusso ed esercizi commerciali. Una simile trasformazione è prevista anche per la vicina area dei Giardini Reali, in cui si prospetta la realizzazione dell’ennesimo parcheggio interrato, riducendo un’importante area verde nel cuore della città in un giardino su soletta.
Ci troviamo pertanto di fronte a un patrimonio della città che potrebbe (e dovrebbe) essere liberamente vissuto e frequentato da tutti i cittadini e, invece, il Comune vuole svendere, privatizzare e destinare al profitto di pochi. L’occupazione in atto ha avuto il merito di sensibilizzare numeri sempre più ampi di cittadini e attivare una maggiore “riflessione” da parte del Consiglio Comunale, al quale è stata chiesta dagli occupanti una moratoria di almeno sei mesi, tale da consentire agli stessi di predisporre un progetto alternativo di riqualificazione e riutilizzo dell’area, che comprenda anche ipotesi concrete di copertura economica (come, ormai, richiede il momento economico e come pretendono i nostri amministratori, per i quali l’apporto dei privati rappresenta l’unica e indispensabile risorsa, in tempi di crisi…).

La petizione chiede che il complesso della Cavallerizza sia rimosso dal programma di cartolarizzazione del Comune di Torino e sia immediatamente bloccata l’asta per la sua vendita, perché tutto il complesso rimanga di proprietà pubblica.

La Cavallerizza, in quanto patrimonio della città e dell’umanità, deve rimanere sempre aperta e accessibile a tutti i cittadini: la destinazione degli immobili deve restare legata a una funzione pubblica e a una fruizione collettiva, conservandone e potenziandone la valenza socio-culturale e la natura di luogo di aggregazione (sono del tutto incompatibili e inaccettabili usi impropri di carattere privato e speculativo). Infine, il futuro della Cavallerizza va deciso insieme ai cittadini, attraverso processi di gestione partecipativa: in questa prospettiva, la destinazione degli immobili deve essere decisa in base alle esigenze reali dei cittadini, affinché questo luogo torni a essere uno dei cuori pulsanti della città. L’aspetto della partecipazione dei cittadini nel governo del territorio rappresenta un “nodo” di fondamentale importanza e il nostro Forum è nato proprio perché troppo spesso, negli ultimi decenni e negli ultimi anni in particolare, le pubbliche amministrazioni hanno inteso sostituirsi “al mille per cento” ai cittadini nell’attuazione di progetti, dimostratisi poi non rispondenti alle esigenze della collettività.

·         da salviamoilpaesaggio.it  – 2 luglio 2014        Per ulteriori informazioni: www.cavallerizzareale.org   

martedì 15 luglio 2014

Inaugurata “Cascina Quadrilatero”. Il nuovo orto urbano di Torino




di Angela Conversano *

In un precedente articolo l’avevamo annunciato ed ora eccolo qui: l’orto urbano nel cuore storico di Torino è stato inaugurato. È “Cascina Quadrilatero”, l’orto recuperato da un giardino abbandonato in piazza Emanuele Filiberto. L’area, che da anni era trascurata e ricoperta da erba incolta, ha riavuto nuova vita e, ancora una volta a Torino, diventa uno spazio comune da poter condividere. «Tutti potranno prendere la verdura che vorranno» – spiega Davide Almondo, uno degli organizzatori. E l’idea parte proprio da lui e dal suo collega Marco Migliardi che a Venaria Reale e Borgaro gestiscono Garden chef, una serie di orti in cui coltivano verdura e ortaggi che poi rivendono ai locali di ristorazione del luogo. L’idea torinese è un po’ diversa. I cittadini potranno raccogliere quello che desiderano ma, come ovvio, i locali torinesi non potranno rifornirsi sempre di tutti i prodotti dell’orto, altrimenti, oltre a non bastare per tutti, verrebbe meno proprio l’idea di condivisione con la cittadinanza che l’orto del quadrilatero rappresenta. I locali di piazza Emanuele Filiberto avranno la possibilità di rifornirsi, invece, con i prodotti biologici. In via sant’Agostino, infatti, ogni mercoledì saranno presenti i banchi di Campagna Amica, il gruppo di aziende agricole gestito da Coldiretti.
«Per noi è una bella occasione – spiega il gestore del negozio vegano della piazza. Invece di ricevere dai fornitori frutta e verdura biologica che spesso non è quella ordinata, potremo ordinare direttamente dai banchi, potendo guardare con i nostri occhi i prodotti che poi comprerememo».

Insomma, l’esperimento “Cascina Quadrilatero” ha le sue belle basi per rendere il progetto costruttivo, sostenibile, etico e, perché no, di moda. Presenti all’inaugurazione Davide Mangone, assessore al Lavoro, e Enzo Lavolta, assessore all’Ambiente, che ha espresso il suo entusiasmo per l’iniziativa ricordando come questo sia un ulteriore momento che vede Torino al centro delle trasformazioni in atto.
Cascina Quadrilatero è nata silenziosamente, la sfida è che diventi uno dei punti fermi di condivisione e di socialità per i cittadini dello storico quartiere romano.

·         da nuovasocieta.it - 19 giugno 2014