La Cavallerizza Reale, patrimonio dell’Unesco, è
un complesso architettonico unico nel suo genere e di valore inestimabile.
È inaccettabile che sia destinato all’abbandono, ed è ancor più inaccettabile
che un bene pubblico – da sempre attraversato e vissuto da tutti i cittadini –
sia stato messo in vendita dal Comune di Torino.
di Massimo Mortarino *
“Da venerdì 23 maggio la Cavallerizza Reale è
stata riaperta alla città…”. Così inizia l’appello difendiamo la
Cavallerizza, pubblicato su change.org, che è possibile sottoscrivere on-line.
Ma vediamo di riassumere in breve la vicenda (con tutti i rischi di imprecisioni che si possono correre in casi
contorti come questo), inizialmente descritta dai media come una “tipica”
occupazione di proprietà pubblica, ideata e diretta dai soliti gruppetti
estremisti in cerca di gloria. In
verità, venerdì 23 maggio un gruppo di abitanti di Torino ha sentito l’esigenza
di far rivivere questo meraviglioso pezzo di territorio, occupandolo per evitare
che la Cavallerizza Reale (parte del Palazzo Reale di Torino, Patrimonio
dell’Unesco) finisca per essere svenduta a privati, interessati a trasformarla
in appartamenti di pregio. Un gruppo che cresce giorno per giorno, che
aggrega gente di ogni tipo e genere, che sforna programmi culturali, formativi,
ricreativi sempre più ampi e variegati, caratterizzato dalla fermezza e
decisione, ma accompagnate dalla non-violenza.
Nei giorni immediatamente
seguenti, sempre i media hanno comunicato la volontà del Comune di procedere
allo sgombero dell’area, secondo criteri di sicurezza, dettati dallo stato di
degrado del complesso. Da anni a
questa parte, infatti, la Cavallerizza Reale versa in uno stato di degrado
sempre più allarmante, in seguito al suo progressivo svuotamento, iniziato con
lo sfratto di tutti gli inquilini e ultimato in novembre con la chiusura delle
sale gestite dal Teatro Stabile. Resistono solo poche attività vitali
all’interno del complesso, usato ormai per lo più come parcheggio: tra queste lo
storico Circolo Beni Demaniali, anch’esso sotto sfratto.
La Cavallerizza Reale è un complesso
architettonico unico nel suo genere e un bene di valore inestimabile, non solo per il suo valore storico e artistico ma per il significato
simbolico che ha assunto negli anni per la città. Iscritta nell’elenco dei
beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell´UNESCO, come parte
integrante dellarea della “Zona di comando”, parte del più ampio insieme delle
residenze sabaude: per tale tutela sono necessarie l’integrità fisica degli
edifici e la loro fruizione pubblica in ambito culturale.
È inaccettabile che questo patrimonio di memoria storica e culturale del
territorio sia destinato all’abbandono, come dimostrano le pessime condizioni
in cui versa, per via di una gestione incurante da parte del
Comune che ha trascurato la manutenzione degli stabili. È ancor più
inaccettabile che un bene pubblico da sempre attraversato e vissuto da tutti i
cittadini, un luogo di produzione di cultura per tutti gli abitanti, sia stato
messo in vendita.
Attraverso un processo di cartolarizzazione,
infatti, l’intera area è stata messa all’asta dal Comune di Torino, che l’aveva acquistata dal Demanio per decine di milioni e, nonostante le
difficoltà incontrate nella ricerca di acquirenti, cerca ora di vendere a ogni
costo, anche a un prezzo decisamente e progressivamente più basso: una
svalutazione che preannuncia una nuova speculazione.
L’amministrazione
comunale, nel 2012, ha deliberato che la Cavallerizza possa essere
destinata a usi di carattere privato, come residenze ed esercizi commerciali.
In quest’ottica, “La Stampa” del 29 maggio informa che sarebbero presenti
due compratori interessati al bene per farne appartamenti di lusso ed
esercizi commerciali. Una simile trasformazione è prevista anche per la vicina
area dei Giardini Reali, in cui si prospetta la realizzazione dell’ennesimo
parcheggio interrato, riducendo un’importante area verde nel cuore della città
in un giardino su soletta.
Ci troviamo pertanto di
fronte a un patrimonio della città che potrebbe (e dovrebbe) essere liberamente
vissuto e frequentato da tutti i cittadini e, invece, il Comune vuole svendere,
privatizzare e destinare al profitto di pochi. L’occupazione in atto ha avuto il merito di
sensibilizzare numeri sempre più ampi di cittadini e attivare una maggiore
“riflessione” da parte del Consiglio Comunale, al quale è stata chiesta dagli
occupanti una moratoria di almeno sei mesi, tale da consentire agli stessi di
predisporre un progetto alternativo di riqualificazione e riutilizzo dell’area,
che comprenda anche ipotesi concrete di copertura economica (come, ormai,
richiede il momento economico e come pretendono i nostri amministratori, per i
quali l’apporto dei privati rappresenta l’unica e indispensabile risorsa, in
tempi di crisi…).
La
petizione chiede che il complesso della Cavallerizza sia rimosso dal programma
di cartolarizzazione del Comune di Torino e sia immediatamente bloccata
l’asta per la sua vendita, perché tutto il complesso rimanga di proprietà
pubblica.
La Cavallerizza, in quanto patrimonio della città e
dell’umanità, deve rimanere sempre aperta e accessibile a tutti i
cittadini: la destinazione degli immobili deve restare legata a
una funzione pubblica e a una fruizione collettiva, conservandone e
potenziandone la valenza socio-culturale e la natura di luogo di aggregazione
(sono del tutto incompatibili e inaccettabili usi impropri di carattere privato
e speculativo). Infine, il futuro della Cavallerizza va deciso insieme
ai cittadini, attraverso processi di gestione partecipativa: in questa
prospettiva, la destinazione degli immobili deve essere decisa in base alle
esigenze reali dei cittadini, affinché questo luogo torni a essere uno dei
cuori pulsanti della città. L’aspetto della partecipazione dei cittadini nel
governo del territorio rappresenta un “nodo” di fondamentale importanza e il
nostro Forum è nato proprio perché troppo spesso, negli ultimi decenni e negli
ultimi anni in particolare, le pubbliche amministrazioni hanno inteso
sostituirsi “al mille per cento” ai cittadini nell’attuazione di progetti,
dimostratisi poi non rispondenti alle esigenze della collettività.
·
da
salviamoilpaesaggio.it
– 2 luglio 2014 Per ulteriori informazioni: www.cavallerizzareale.org
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