lunedì 28 febbraio 2011

IL PIEMONTE SI MOBILITA CONTRO LA CACCIA


Torino, sabato 5 marzo 2011 alle ore 14,30
Corso Novara n. 64 - Sala Zefiro – Centro Servizi del Volontariato Idea Solidale

La recente sentenza della Corte d’Appello Prima Sezione Civile del 29/12/2010 ha dato il via libera al Referendum regionale sulla caccia del 1987, dopo 23 anni !
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Il  15 febbraio si è svolta  la Conferenza Stampa del Comitato promotore del Referendum regionale sulla caccia del 1987. Nel 1987 vennero raccolte 60.000 firme.  I cittadini del Piemonte avrebbero dovuto votare nel 1988.  Per 23 anni le Amministrazioni regionali di ogni colore con strumentali iniziative legislative e illegittimi provvedimenti amministrativi hanno sempre impedito il voto popolare.  Dopo ben 23 anni la Corte d’Appello di Torino – Sezione prima civile con sentenza del 29/12/2010 ha dato ragione al Comitato promotore del Referendum regionale.  La Regione Piemonte dovrà da subito riattivare le procedure referendarie per fare esprimere gli elettori piemontesi sulla caccia.

SI DOVRA’ VOTARE SULLA CACCIA

Il quesito chiede ai cittadini se sono favorevoli a ridurre drasticamente l’attività venatoria attraverso le seguenti azioni:
a) protezione per 25 specie selvatiche oggi cacciabili (17 specie di uccelli e 8 specie di  mammiferi),
b) divieto di caccia sul terreno innevato
c) abolizione delle deroghe ai limiti di carniere per le aziende faunistiche private
d) divieto di caccia la domenica.

Non era possibile nel 1987 proporre un quesito che abolisse del tutto la caccia attraverso un referendum regionale  essendo l’attività venatoria prevista da una legge nazionale.


Nel 1990 nel referendum nazionale contro la caccia il Piemonte fu una delle quattro regioni dove venne raggiunto il quorum del 50% di votanti e dove prevalse il SI’ all’abolizione della caccia con il 90% dei suffragi espressi.


Non sappiamo ancora quando si andrà a votare, ma è assolutamente necessario mobilitarsi perché in ogni provincia del Piemonte si costituisca fin da ora un Comitato per il SI che organizzi iniziative coordinate a livello regionale.


L attuale Assessore regionale alla caccia Claudio Sacchetto (Lega Nord) propone invece  di aumentare le specie cacciabili, di cacciare nei parchi, di allungare la stagione venatoria, di introdurre l’arco tra i mezzi di caccia, di autorizzare la caccia alle specie protette dalle norme internazionali. A dicembre 2010 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di LAC e ProNatura riguardante il calendario venatorio in quanto la Regione aveva disatteso il parere dell’ISPRA;

La DGR n. 7-1170 del 7 dicembre 2011 ha autorizzato la caccia dei cinghiali all’interno dei Parchi regionali. LAC, Pro Natura, WWF hanno impugnato al TAR questo provvedimento;

Il DDL n. 54 della Giunta Regionale prevede la caccia nei Parchi e la cancellazione delle Zone di Salvaguardia delle Aree Protette regionali per accondiscendere alle richieste dei cacciatori;

 La PDL di Sacchetto e Vignale prevede l’aumento delle specie cacciabili, l’allungamento della stagione venatoria, l’introduzione dell’arco come mezzo di caccia, la caccia in deroga alle specie protette dalle Direttive comunitarie, l’aumento dei giorni di caccia, le zone di allenamento dei cani da tana e da cinghiale, il ritorno del nomadismo venatorio.

E’ in atto un attacco alla fauna selvatica che in Piemonte non ha precedenti.

Associazioni, comitati, cittadini sensibili sono invitati alla riunione regionale straordinaria al fine di affrontare insieme il
gravissimo momento che stiamo vivendo e avviare la  costituzione dei comitati per il SI in tutte le province del Piemonte
Conferme della partecipazione possono essere inviate alla mail: lacpiemonte.abolizionecaccia.it oppure con SMS al numero mobile 348 4991623

Per il Comitato promotore del Referendum regionale sulla caccia del 1987  Piero Belletti, Silvana Gelatti, Roberto Piana

giovedì 24 febbraio 2011

Torino: seghe di centro-sinistra

Il Palazzo del Lavoro, il più importante edificio progettato per l'esposizione del 1961, sarà trasformato in un grande centro commerciale da parte del gruppo olandese Corio, già proprietario delle Gru. Saranno tagliati i circa 260 alberi che oggi circondano l'edificio per scavare il parcheggio interrato e la zona avrà ulteriori problemi di viabilità perchè non vi sono le risorse per il previsto sottopasso di corso Maroncelli.
Inoltre il Comune intende approvare il progetto nonostante sia pendente presso il TAR un ricorso presentato dai commercianti dell'8 Gallery.

Questi e altri rilievi sono espressi nella lettera aperta delle associazioni ambientaliste in allegato.
 Per esprimere dissenso su tale decisione e per chiedere che si attenda l'elezione del futuro sindaco prima di approvare un progetto che snatura uno degli edifici più singificativi della architettura moderna di Torino, ti chiediamo di inviare una mail al Sindaco Chiamparino, agli Assessori e ai consiglieri comunali. 

Oggetto: Richiesta di sospensione progetto Palazzo del Lavoro

Al Sindaco, agli Assessori e ai Consiglieri comunali

Gentili Sindaco, Assessori e Consiglieri comunali,
a seguito della notizia divulgata dai quotidiani del progetto di trasformare il Palazzo del Lavoro in un grande centro commerciale con parcheggio interrato, per realizzare il quale verranno tagliati circa 260 alberi e ingolfata la viabilità della zona, vorrei esprimere il mio dissenso motivato dalla necessità, per la Città, di  prevedere un incremento, e non una diminuzione, del verde pubblico, di limitare i centri commerciali, che sono già in numero eccessivo, e di prevedere che gli spazi pubblici rimangano tali, e non vengano privatizzati.
Dato che il mandato amministrativo scade fra poche settimane, chiedo di rinviare la decisione sul progetto per il Palazzo del Lavoro alla prossima amministrazione che sarà responsabile della effettiva realizzazione del progetto stesso.
Un caro saluto       firma..
Da inviare a:
segrsind@comune.torino.it; remo.guerra@comune.torino.it; ufficiostampa.consiglio@comune.torino.it; segreteria.assessoreborgogno@comune.torino.it; segreteria.assessoremangone@comune.torino.it; segreteria.assessorepassoni@comune.torino.it; segreteria.assessorecurti@comune.torino.it; assessoreborgione@comune.torino.itastermob@comune.torino.it; .urbanistica@comune.torino.itsegreteria.assessoremartalevi@comune.torino.itsegreteria.assessoretricarico@comune.torino.it; segreteria.cultura@comune.torino.it; segreteria.vicesindaco@comune.torino.it; Segreteria.AssessoreAltamura@comune.torino.it; segreteria.assessoreferraris@comune.torino.it; gruppopartitodemocratico@comune.torino.it; andrea.giorgis@unito.it; trombini.claudio@libero.it; genisiodomenica@tiscali.it; enzo.lavolta@fastwebnet.it; gioacchino.cuntro@comune.torino.it; jjgiulia@alice.it; giuliocesarerattazzi@virgilio.it; lorenzo.gentile@intermundia.it; lorengent@gmail.com; avv.cassiani@libero.it; luciacentillo@gmail.com; micarelli@fondazionevialliemauro.com; plm@pieralevimontalcini.it; cutuli.s@gtt.to.it; gandolfo@studio-gandolfo.it; stegallo@tiscali.it; slorusso@libero.it; sinistrademocratica@comune.torino.it; cugusi@venturanet.it; francesco.salinas@madlex.it; marcogrimalditorino@gmail.com; monica.cerutti@tin.it; gruppomoderati@comune.torino.it; dario@troiano.it; g.moretti@contactaspa.com; carla.biondo@comune.torino.it; infomauriziobruno@gmail.com; italiadeivalori@comune.torino.it; gaetano.porcino@comune.torino.itr.petrarulo@ragionieri.com; nuovasinistrapertorino@comune.torino.it; anna.dragone@comune.torino.it; calgaro_m@camera.it; gavino.olmeo@comune.torino.itcarlozanolini@gmail.com; rifondazionecomunista@comune.torino.it; antonio.ferrante@comune.torino.it; giuseppe.castronovo@comune.torino.it; lucacassano@yahoo.it; info@lucacassano.it; mariateresa.silvestrini@comune.torino.it; fli@comune.torino.it; dario@troiano.it; carlozanolini@gmail.com; ennio.galasso@comune.torino.it; forzaitaliapdl@comune.torino.it; cantore@comune.torino.it; raffaella.furnari@hotmail.itrocco.lospinuso@comune.torino.it; .tronzano@comune.torino.it; ferdinando.ventriglia@comune.torino.it; Tiziana.salti@comune.torino.it; paolafreda@gmail.com; salvatore-fiorino@libero.it; nazional@comune.torino.it; agghig@tin.it; segreteria@manuelasavini.it; manuela_savini@hotmail.com; leganord@comune.torino.it;  mario.brescia@comune.torino.it; angeleri.antonello@seat.it; gruppoudc@comune.torino.it; federica.scanderebech@comune.torino.it; valter.boero@unito.it; ladestra@comune.torino.it; giuseppe.lonero@comune.torino.it

COORDINAMENTO delle ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE

Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta, Legambiente Ecopolis, Pro Natura Torino
Lettera aperta ai Consiglieri comunali di Torino, al Consiglio della nona Circoscrizione del Comune di Torino e p.c. agli Organi d’informazione

Oggetto: Palazzo del Lavoro

Preceduto da clangore di trombe ed annunzi trionfali, è in dirittura d’arrivo per la sua approvazione in Consiglio Comunale a Torino il Permesso di costruire convenzionato relativo all’Ambito 16.30 – Palazzo del Lavoro, già oggetto di una precedente  delibera di Giunta. Negli annunzi trionfali a cui accennavamo, risalenti alla vigilia di Natale dello scorso anno, si diceva che il gruppo olandese Corio, specializzato nella grande distribuzione, dopo aver acquisito l’immobile dalla Società Pentagramma, era pronto ad investire 150 milioni di Euro, per costruire un centro commerciale di circa 28.000 mq. di S.L.P., ed una Superficie Territoriale di circa 60.000 mq: un centinaio di negozi, bar, ristoranti, presentato come “centro commerciale naturale”. Presunto ritorno in termini occupazionali di 1.000 addetti, 5 milioni di visitatori all’anno. Il 1 marzo il Comune metterà a disposizione degli operatori finanziari e immobiliari che propongono l’operazione la Sala Colonne di Palazzo Civico, per magnificare tale trasformazione. Tristemente si celebra il passaggio della destinazione d’uso di un edificio da pubblico a privato, quindi a nostro pare c’è poco da celebrare.
Al di là del fatto che le nostre Associazioni avevano presentato corpose osservazioni (tutte respinte) alla Variante Urbanistica n. 190, adottata dal Consiglio Comunale in data 21 settembre 2009, contro la modifica alla destinazione d’uso dell’edificio, da pubblico a privato, la distruzione dell’area verde circostante, i gravi problemi di viabilità indotti dai flussi prevedibili in un’area già critica, ed altri aspetti non secondari, rimangono a tutt’oggi non chiari aspetti di notevole importanza, che qui elenchiamo:

1)     Come è possibile approvare un Permesso di Costruire Convenzionato nel momento in cui è ancora pendente dinnanzi al TAR un ricorso contro il provvedimento di formazione della Variante 190 al Piano Regolatore, presentato dalla 8 Gallery, su cui non è ancora stata emessa sentenza mentre il TAR attende ulteriore documentazione su aspetti non chiari? Non vi è il dubbio di illegittimità in merito a tale PEC, che potrebbe essere ritenuto  nullo?
2)     Come si risolveranno i problemi di traffico della rotonda Maroncelli, giacché il flusso di visitatori comporterà un incremento di traffico di ca. 1.000 veicoli all’ora? Tramontata l’ipotesi di un sottopasso per la sua complessità e la sua onerosità, servirà davvero la quarta corsia prevista a risolvere i problemi?
3)     Come è pensabile che tale nuovo centro commerciale venga presentato come “centro commerciale naturale” non avendone le caratteristiche stabilite dalle norme vigenti?
4)     Quali implicazioni avrà questo progetto sugli altri progetti che Torino e Moncalieri stanno proponendo per le aree contigue? Pensiamo all’ipotesi di trasformare Piazza Bengasi in una sorta di centro commerciale con vendita del suolo pubblico e costruzione di due piccole “torri” e diversi fabbricati destinati ad ospitare attività commerciali e pubblici esercizi, per oltre 30.000 mq. di SLP; pensiamo al centro commerciale di 4.500 mq. in capo alla EsseLunga approvato dal comune di Moncalieri a ridosso di piazza Bengasi, sull’asse di via Somalia; pensiamo al centro commerciale per cui sono stati già avviati i lavori sull’area ex-Comau in corso Traiano; pensiamo ai flussi di traffico che si indirizzeranno verso l’area ex-FIAT Avio con il grattacielo della Regione, nuove residenze, e cospicue aree destinate ad attività commerciali. Tutto ciò senza dimenticare i flussi indirizzati verso il polo fieristico del Lingotto e la 8Gallery, che saranno risolti solo in piccola parte dalla Metropolitana, peraltro non collegata con l’attuale Stazione Lingotto. Tutto questo rischia di mandare in crisi tutta questa parte di Torino Sud, Moncalieri e Nichelino.
5)     Altro elemento su cui fare chiarezza è la situazione patrimoniale delle aree verdi di proprietà del Comune di Torino circostanti il Palazzo del Lavoro, valutate 3.786.000 Euro: sono già state vendute alla Società Pentagramma (ora Corio), e con quali procedure? Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato tale alienazione?
6)     L’area verde circostante il Palazzo ospita circa 260 essenze arboree, destinate ad essere abbattute e espiantate per realizzare un parcheggio multipiano, e diventerà verde su soletta, “asservita all’uso pubblico”, ma di fatto al servizio del centro commerciale. Come si potrà compensare questa ulteriore distruzione di aree di verde pubblico e alberate in piena terra in un parco come quello di Italia ’61 già abbondantemente compromesso e consumato per  parcheggi, impianti sportivi ed altre attività?
7)     Perché la quota di parcheggi prevista per legge non viene realizzata sotto i sedimi stradali esistenti anziché sotto un’area verde trascurata in termini manutentivi ma comunque di pregio?
8)      Come si risolveranno i problemi del traffico e degli accessi al nuovo centro commerciale evidenziati peraltro nei pareri dei vari enti in sede di verifica di valutazione ambientale? Quali costi sociali e ambientali indotti dai flussi veicolari verso questo nuovo insediamento si riverseranno su corso Trieste e corso Unità d’Italia tra Torino e Moncalieri?
9)     Quali sono state le indicazioni del settore Beni Ambientali e Paesaggistici della Regione Piemonte? Il progetto è stato sottoposto alla Commissione Locale per il Paesaggio di Torino per quanto riguarda il nuovo assetto delle aree verdi circostanti e degli altri interventi a contorno?

Questi ed altri interrogativi attendono risposta. Se in passato si diceva che il Palazzo del Lavoro doveva offrire la nuova immagine della città in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ora nessuno può più crederci, e si parla di date per il termine lavori ormai spostate verso il 2014-5. Ed allora perché approvare con urgenza un Permesso di Costruire forse illegittimo in pendenza di detto ricorso al TAR e comunque privo di caratteri di urgenza, salvo il bisogno di iscrivere a bilancio futuri oneri di urbanizzazione? Queste le domande che poniamo al Consiglio Comunale.

Italia Nostra, Maria Teresa Roli - Legambiente Ecopolis, Alberto Riva - Pro Natura Torino, Emilio Delmastro                                                                            21 febbraio 2011
Info: Pro Natura, via Pastrengo 13  Torino   Tel. 011 5096618    Fax 011 503155       torino@pro-natura.it


mercoledì 23 febbraio 2011

Almese: sabato 26 febbraio contro il nucleare

ONU : La "Green economy" è la ricetta anticrisi


Presentato il 21 febbraio a Nairobi in Kenya, il nuovo Rapporto sulla Green Economy del Programma ONU per l’Ambiente (UNEP), affronta in oltre 600 pagine il tema dell’”economia verde”, individuandone le potenzialità di sviluppo economico a livello planetario. Con investimenti precisi è possibile garantrire occupazione, minori emissioni di CO2 e contrastare la povertà.

L’ordine degli investimenti del settore privato è del due per cento del PIL mondiale sino al 2050, da destinare, o meglio riconvertire in dieci settori chiave: agricoltura; edilizia; energia; pesca; foreste; industria; turismo; trasporti; gestione di acqua e rifiuti, la stesa cifra che oggi interessa i sussidi destinati allo sfruttamento di  carburanti fossili, alla pesca e all’agricoltura non sostenibili, con tutti i danni ambientali, sociali e geo-politici, che la cronaca ogni giorno racconta sempre più.

Secondo i dati attuali, il 2% del Pil di tutti i paesi del mondo corrisponde a circa 1300 miliardi di dollari. Se si investisse questo denaro nei dieci settori individuati, sostenendo a livello nazionale e internazionale “politiche verdi”, si potrebbe ad esempio investire circa l'1,25% del Pil globale ogni anno nell'efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, tagliando la domanda di energia del 9% nel 2020 e quasi del 40% entro il 2050.
 
Una crescita economica quindi allo stesso livello, ma con meno rischi di carestie e di carenze di risorse e con un aumento del benessere individuale per i più poveri. 

Il rapporto cita due casi emblematici l’India e d il sud est asiatico come modello, nel primo caso circa l’80% degli investimenti del Piano di Sviluppo Rurale, sono stati utilizzati per pagare i lavoratori impiegati nelle opere di conservazione dell'acqua, irrigazione e sviluppo del territorio, generando ricadute economiche di cui hanno beneficiato circa 60 milioni di famiglie. 

Nel secondo caso basta pensare come attualmente il 2% combinato del PIL di Cambogia, Indonesia, Filippine e Vietnam è utilizzato per curare le malattie trasmesse dall'acqua a causa di strutture igienico-sanitarie inadeguate. 

Un reinvestimento della stessa quota in opere di miglioramento delle strutture, porterebbe oltre che al risanamento anche a ridurre la domanda di acqua dolce.
 
Dati e analisi che forse dovrebbero fare riflettere ognuno di noi, perchè ridurre di un terzo le emissioni di gas serra, creare nuovi posti di lavoro e risolvere la crisi energetica attuale, è possibile senza inseguire per forza modelli di sviluppo, che della sostenibilità non "vogliono sentire parlare".


Approfondimenti
Fonte: ANSA, Image

domenica 20 febbraio 2011

Miracolo a Milano

dal blog di Beppe Grillo

Gli affitti a Milano sono i più alti d'Italia. Una giovane coppia deve trasferirsi nelle cittadine satellite della sua infinita periferia per potersi permettere due locali più servizi. A Milano è però avvenuto un miracolo, come ai tempi di Cesare Zavattini. Un nuovo "Miracolo a Milano" per 1.064 persone, in maggioranza politici, o loro amici, mogli e conoscenti, insieme a molti giornalisti. Nelle zone di maggior prestigio, da via della Spiga, a Corso di Porta Romana, da via Pascoli a via Petrarca, da Piazza del Carmine a via San Marco, da via Santa Marta a Corso Italia sono stati affittati dalla Fondazione Pio Albergo Trivulzio (PAT) appartamenti a prezzi modici. Veri e propri affari immobiliari (sensazionali!) ottenuti sotto gli occhi del Comune. Per dire, 85 metri quadri a Porta Romana per 3.812 €/anno, 114 m2 via Previati per 3.806 €/anno, 98 m2 in via Solferino per 6.952 €/anno, 192 m2 in via Petrarca per 5.100 €/anno, 82m2 in via Pascoli per 2.285 €/anno, 107 m2 in piazza del Carmine 18.174 €/anno, 187 m2 in via Moscova per 10.135 €/anno, 101 m2 in via San Marco per 5.743 €/anno, 149 m2 in via Santa Marta per 18.749 €/anno.
Il Pio Albergo Trivulzio è nato nella seconda metà del 1700 grazie alla donazione del ricco benefattore Tolomeo Trivulzio con lo scopo di assistere gli anziani indigenti. In seguito ha assistito i socialisti e al suo nome è legato l'immortale "mariuolo" Mario Chiesa che diede l'avvio a Tangentopoli, sorpreso mentre scaricava nel cesso una mazzetta. Nell'elenco c'è solo l'imbarazzo della scelta. Leggetevi la lista dei nomi di Affittopoli alla meneghina con a portata di mano un calmante. Fate un bel respiro e scoprite nell'elenco un D. Cordero di Montezemolo e Cinzia Sasso, inviato di Repubblica, la compagna del candidato sindaco Pisapia che ha affermato: "La mia compagna abita da molti anni... in un appartamento di proprietà di un ente pubblico... non è un reato... mentre certo è un problema l'incapacità degli enti che dispongono di un patrimonio immobiliare di gestire al meglio le proprie disponibilità. E state certi che contro quelle inefficenze io mi batterò." Pisapia non si preoccupi. Io e i milanesi tutti ne siamo certi, scrivetelo sul suo blog. I miracolati continuano con Ariedo Braida, direttore generale del Milan, Martino Pillitteri, nipote dell'ex sindaco Paolo cognato di Bottino Craxi, Luciano Buonocuore co-fondatore del Pdl, Piero Testoni, deputato del Pdl, Guido Manca presidente di Metroweb.
Il cuore non regge, lo stomaco neppure e il fegato esplode. Il presidente del PAT è Emilio Trabucchi, la vice presidente Francesca Zanconato, il direttore generale Fabio Nitti e i consiglieri Stefania Bartoccetti, Francesco Cetta, Giuseppe Gencarelli, Marco Antonio Giacomoni e Luca Storelli. Dove erano questi signori mentre veniva spolpato il patrimonio lasciato per assistere gli anziani indigenti? E al Comune di Milano nessuno ne sapeva nulla? Nel sito del Pat c'è un'area: Donazioni che riporta: "Solo grazie alla solidarietà e all'amore per il prossimo saremo in grado di garantire l'eccellenza che da oltre 200 anni ci differenzia".

Lista dei nomi di Affittopoli (dal Corriere della Sera)

giovedì 17 febbraio 2011

Tronzano (VC): Un Piano per la difesa dell’acqua pubblica

Oggi il problema dell’accesso all’acqua di buona qualità e la protezione della stessa dall’inquinamento e dal sovrasfruttamento è diventato impellente e preoccupante.

L’Amministrazione Comunale di Tronzano Vercellese è pertanto lieta di invitare i cittadini all’incontro pubblico che si terrà

sabato 19 febbraio ore 15
 Teatro – Palestra delle Scuole Elementari 
(Piazza Gramsci 2, Tronzano Vercellese)

per la presentazione di avvio di un piano di studi e ricerche annuale
finalizzato alla conoscenza del territorio del Comune di Tronzano Vercellese
a cura del Prof. Massimo CIVITA e della Prof.ssa Marina DE MAIO
del Dipartimento di Ingegneria del Territorio, dell’Ambiente e delle Geotecnologie (DITAG) del Politecnico di Torino.




Massimo Civita  è Professore ordinario di Geologia Applicata nella Facoltà d’Ingegneria del Politecnico di Torino.Ha pubblicato: Idrogeologia applicata e ambientale, Casa Editrice Ambrosiana, 2005  (http://www.ceaedizioni.it/pdf/12970indice.pdf) Sul link qui trovate il suo studio L'assetto idrogeologico del territorio italiano: risorse e problematiche, "Quaderni della società geologica italiana", n. 3, febbraio 2008

Marina De Maio insegna Idrogeologia applicata e Difesa del suolo e gestione delle acque nella Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino Insegnamenti e pubblicazioni nella scheda del Politecnico di Torino:http://www.swas.polito.it/rubrica/scheda_pers.asp?matricola=003005

Tronzano Vercellese, in provincia di Vercelli, facilmente raggiungibile con l'autostrada Torino-Milano tramite i caselli di Santhià, Borgo d'Ale e Cigliano.
ALCUNE DISTANZE DI RIFERIMENTO
Da Vercelli Km. 21, da Biella Km. 24, da Ivrea Km. 25, da Novara Km. 40, da Casale M.to Km. 45, da Torino Km. 48, da Asti Km. 59, da Alessandria Km. 70, da Vigevano Km. 72, da Arona Km. 72, da Milano Km. 82


mercoledì 16 febbraio 2011

SI' ai Referendum



Chieri (TO)- Casa del Popolo in Via Avezzana 24

 mercoledì  16 febbraio alle ore  21

Il Movimento per l’Alternativa al Nucleare (MANu) www.csenonuke.altervista.org propone un’assemblea per la costituzione di un comitato locale o un gruppo di lavoro o altro che decideremo nella serata, che si occupi del prossimo referendum contro il nucleare.

Lo scopo è quello di informare i cittadini sulla questione nucleare e di collaborare con altri comitati referendari già esistenti per affermare i nostri SI ai referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, che avranno luogo il 12 giugno prossimo (data probabile).

Siete tutti invitati a partecipare e ad ampliare anche ad altri questo invito.

MANu

Torino: La Variante 200: edilizia contrattata, invece che urbanistica partecipata

di Terry Silvestrini

 

Continuano i saldi di fine stagione, cioè l'approvazione frenetica da parte di Consiglio Comunale e Giunta di varianti urbanistiche.

1. Lunedì in Consiglio Comunale è stata approvato (con 4 voti contrari del nostro gruppo - il comunicato stampa sul sito del Comune è sbagliato) il progetto preliminare della Variante 200, in Barriera di Milano. Qui di seguito il comunicato pubblicato su cittAgorà online.

2. Questa mattina è stato presentato in II Commissione (ma non licenziato per mancanza del numero legale) il progetto, denominato Porta Europa, per la costruzione di due torri, una residenziale e una per uffici, di 95m e 60m circa nei pressi dell'igloo di Merz, precisamente nel triangolo compreso tra corso Lione, corso Mediterrano e via Rivalta. Il progetto, di cui il rendering è in allegato, è di Benedetto Camerana (Torino) e Jan Störmer (Amburgo). http://www.professionearchitetto.it/mostre/notizie/9634/Porta-Europa-in-Spina-1

L'assessore Viano ha detto che è vero che a Torino non c'è mercato per nuovi uffici e residenze, ma che si spera di attirare compratori attraverso una competizione con altre città, basata su "prodotti" (cioè edifici) di qualità. Non si può evitare di dare il via a nuove costruzioni, altrimenti la città si ferma! In realtà, come noto, la motivazione principale è quella di "fare cassa" attraverso la vendita di diritti edificatori.
Viano ha inoltre ha affermato che lo sprawl di grattacieli, cioè la loro dispersione in diversi punti della città, risponde al disegno di posizionare le torri accanto agli snodi di comunicazione e traffico, ad esempio vicino a Porta Susa ci sarà il grattacielo San Paolo, vicino a Lingotto il grattacielo della Regione (progetto di Fuksass), accanto alla stazione Zappata le due torri di Porta Europa, accanto alla metropolitana quelle di Variante 200, ecc.
L'idea di un dibattito pubblico sulle scelte urbanistiche, come auspicato ieri da architetti e urbanisti in un incontro all'Unione Culturale, non viene contemplata: come ha detto proprio ieri pomeriggio il sindaco Chiamparino a proposito della partecipazione alla progettazione della Variante 200, coloro che non condividono l'impostazione della Variante sono "portatori di idee" e quindi con loro non è possibile dialogare.

Comunicato
Ieri in Consiglio Comunale è stata approvata (con il voto contrario del solo gruppo di Rifondazione e il voto a favore di tutta la maggioranza) la delibera preliminare della Variante 200 per la “riqualificazione” della zona nord-est della Città, in particolare Barriera di Milano.
Come noto, la parola “riqualificazione” significa in realtà nuove edificazioni per circa 1 milione di metri quadri di SLP (con grattacieli, centri direzionali e centri commerciali) e circa 27.000 nuovi abitanti. Il fulcro del progetto ruota intorno alla linea 2 della Metropolitana, da Stazione Rebaudengo lungo il Trincerone fino a Scalo Vanchiglia, per proseguire poi verso il centro città. Il problema di fondo è che mancano le risorse per la realizzazione della metropolitana: lo Stato non ha previsto i finanziamenti per la parte di sua competenza (60%), mentre la Città intende reperire il restante 40% attraverso la vendita dei diritti edificatori ai privati. Sempre i privati – operatori immobiliari e costruttori -  parteciperanno attraverso la Società di Trasformazione Urbana all’intera operazione, configurandosi così come soggetti di governo urbano, perché attuatori delle Norme di Attuazione del Piano Regolatore.

Se queste sono le linee di politica urbanistica dell’attuale amministrazione non può sfuggire che nel dibattito pubblico sollecitato dalla campagna elettorale per le primarie gli indirizzi espressi sono del tutto diversi, anzi in decisa discontinuità. Recentemente abbiamo infatti ascoltato quasi tutti i candidati alle primarie del centro sinistra esprimere rilievi fortemente critici su molteplici aspetti: l’inflazione di nuove edificazioni a uso residenziale, dato che a Torino ci sono circa 55.000 alloggi vuoti; l’eccessivo proliferare di centri commerciali a scapito del commercio di prossimità; lo sprawl (dispersione) sul territorio urbano di grattacieli e centri direzionali, senza alcuna programmazione urbanistica; la scarsa qualità delle nuove edificazioni; la necessità che la metropolitana sia finanziata dalla fiscalità generale e non dalla vendita dei diritti edificatori; il rischio che la Società di Trasformazione urbana sfugga al controllo pubblico; la necessità di rivedere le quantità edificatorie della Variante 200; ecc.

Ci chiediamo dunque perché Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale sbandierino il “valore storico” di una delibera i cui criteri vengono negati nelle sedi del dibattito pubblico dagli stessi esponenti del centro sinistra in campagna elettorale. A nostro modo di vedere sarebbe più coerente e trasparente che anche in Consiglio Comunale e in Giunta si aprisse una discussione seria sulle scelte urbanistiche. E sarebbe stato più coerente e trasparente che i candidati del centro sinistra e i loro sostenitori, riconoscendo che le decisioni di questa ammnistrazione non sono state motivate dal “bene comune”, ma da impellenti necessità di cassa e che l’urbanistica contrattata con costruttori e immobiliaristi – invece che partecipata con le/i cittadine/i – è un capitolo da chiudere definitivamente, avessero imposto una moratoria sulla Variante 200 rinviandone l’approvazione alla prossima consiliatura.

Maria Teresa Silvestrini                                                                       15 febbraio 2011


venerdì 11 febbraio 2011

Regione Piemonte: Presentato il disegno di legge sul Piano casa


Nella seduta del Consiglio regionale del 18 gennaio è stato presentato all'Aula il disegno di legge sullo snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica, licenziato a maggioranza dalla II Commissione in sede referente.
La legge regionale 20 ha attuato in Piemonte il Piano Casa, seguendo le indicazioni dell'accordo Stato-Regioni del 1° aprile 2009, per favorire il rilancio dell'economia e incentivare il risparmio energetico in campo edilizio.
"Il provvedimento in discussione - ha spiegato il relatore di maggioranza, Franco Maria Botta (PdL) - interviene sul Capo I della legge 20, che disciplina norme a termine (valide fino al 31 dicembre 2011), con la previsione di premi di cubatura in deroga rispetto alle disposizioni dei piani regolatori. Con questa modifica si intende risolvere i problemi applicativi della legge attuale e offrire misure più incisive per stimolare gli interventi edilizi e gli investimenti nel settore. E' altrettanto favorito il processo di demolizione e ricostruzione in deroga, nel convincimento che molto patrimonio edilizio del recente passato (non sottoposto a nessun vincolo di tutela) possa essere opportunamente sostituito, ottenendo nuovi standard di sicurezza, di decoro edilizio, di validità energetica. Viene quindi estesa questa opportunità anche ai fabbricati a destinazione artigianale, produttiva, direzionale e turistico-ricettiva e per i quali è previsto anche un ampliamento in deroga fino a un incremento massimo di 2mila mq .

Sono poi definite le aree di tutela e si prevede la possibilità di interventi nei centri storici".
Il relatore di minoranza, Aldo Reschigna (PD), è intervenuto per illustrare i principali motivi di contrarietà alla legge da parte dell'opposizione. "La legge 20 - ha ricordato il capogruppo del PD - ipotizzava interventi non solo per il rilancio economico ma anche per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, nell'ottica di evitare un eccessivo consumo di suolo. Questo ddl disattende invece l'accordo intercorso fra Governo e Conferenza delle Regioni finalizzato ad interventi per l'efficienza energetica degli edifici nella misura in cui impone l'obbligo di migliorie energetiche solo in riferimento alla porzione di immobile ampliata e non all'edificio nel suo complesso. In secondo luogo la gestione del territorio deve rimanere agli enti locali, diversamente si rischia di pregiudicare la qualità urbana. Il ddl elimina invece la necessità di una delibera comunale per individuare le aree oggetto di intervento di demolizione e ricostruzione una tantum, trasferendo tale diritto in capo alla proprietà. Infine, la possibilità di prevedere ampliamenti in deroga fino a 2mila mq anche per i centri direzionali creerà alterazioni nel contesto urbano, così come l'assenza di un limite massimo di mq per l'ampliamento degli edifici a destinazione turistico-ricettiva. Si tratta in questo ultimo caso di immobili di grande consistenza volumetrica."

Bombe di semi per guerriglieri verdi

Dalla Sardegna il distributore di bombe di semi: una azione dal basso a metà tra il guerrilla marketing e il guerrilla gardening
di Letizia Materassi
 E’ iniziata la guerriglia verde per colorare le nostre città: bombe di semi da gettare e lasciar fiorire nell’ambiente! L’idea viene dalla Sardegna ed è stata lanciata dall’associazione Marrai a Fura lo scorso gennaio a Cagliari durante festival “Dire, Fare, Sostenibile e Solidale”, riscuotendo un notevole successo. Visitando lo stand dell’associazione, adulti e bambini hanno potuto acquistare alla cifra simbolica di 1 euro queste pacifiche bombe da lanciare e far germogliare.
Se un tempo i vecchi distributori da bar contenevano delle palline di gomma, oggi Marrai a Fura ha pensato di riutilizzarne uno per distribuire le bombe di semi. “Chiunque lanciando la pallina in uno spazio incolto può contribuire a far nascere un fiore che dia un po’ di colore alle nostre città - raccontano gli amici dell’associazione - con una di quelle azioni dal basso di cui spesso parliamo sul portale Marraiafura.com”.
L’associazione - che si occupa di comunicazione nel campo della progettazione partecipata e della sostenibilità - per questa iniziativa a metà strada tra il “guerrilla marketing” e il “guerrilla gardening”, ha rivisto in chiave locale le tecniche adottate dall’agronomo giapponese Fukuoka, che teorizzava un’agricoltura del non-fare in cui l’intervento umano fosse ridotto al minimo e riuscì a far fiorire il deserto usando dei semi contenuti in involucri argillosi.
Le palline di Marrai a Fura contengono semi ad alta germinabilità di differenti varietà di fiori - adatti all’ambiente urbano e al clima sardo - tenuti insieme con il làdiri, l’impasto di terra argillosa e paglia con cui viene fabbricato nell’isola il tradizionale mattone in terra cruda. Questo involucro costituisce una sorta di incubatrice per i semi. Inoltre la biodiversità di specie contenuta nelle palline assicura che su qualunque terreno cada, almeno un seme possa germogliare. “L’obiettivo dell’operazione - spiega Marco Piccolo, presidente dell’associazione - è duplice: da un lato sensibilizzare i cittadini alla partecipazione attiva, stimolandoli a prendersi cura degli spazi pubblici. Dall’altro ricordare come sia possibile attirare l’attenzione su temi impegnativi, grazie ad azioni semplici, a basso budget, facilmente replicabili... e anche divertenti!”.
Il guerrilla gardening è un movimento attivo in tutto il mondo che ha tra i suoi intenti la cura da parte dei cittadini degli spazi verdi lasciati abbandonati. Il tutto attraverso operazioni di “giardinaggio clandestino”: teoricamente è illegale piantare fiori senza autorizzazione nelle aiuole pubbliche. Queste operazioni però richiedono spesso l’utilizzo di attrezzature adatte e ovviamente un certo pollice verde... a meno che non si abbiano casualmente tra le mani le bombe di semi di Marrai a Fura!
Il distributore utilizzato per il festival è attualmente ospitato dalla bottega Eticando di Cagliari, che ha cofinanziato l’iniziativa. Ma l’associazione non esclude di far crescere una piccola famiglia di distributori di bombe di semi da far girare per l’Italia.

Marrai a Fura - sostenibilità e partecipazione. www.marraiafura.com 




giovedì 10 febbraio 2011

Una crisi agricola significa crisi alimentare mondiale


di Anna Adorno *

Mercoledì 2 febbraio 2011 il consiglio comunale di Moncrivello (VC)  ha respinto la richiesta circa l’apertura di una cava di ghiaia e sabbia in località Cascina Bruciata. Il progetto aveva già ottenuto l’approvazione della Provincia di Vercelli e della Regione Piemonte. Ma l’ultima parola spetta al Comune: e il consiglio comunale ha detto no approvando un'apposita delibera. Nella quale si afferma la vocazione agricola e turistica di Moncrivello: una vocazione da recuperare, incentivare e rafforzare. Una vocazione che l’apertura di una cava indebolirebbe. Moncrivello si aggiunge così ad altri Comuni della zona, i cui cittadini e i cui amministratori sono diventati sempre più consapevoli dei tanti danni prodotti dalla coltivazione delle cave e dall’apertura di discariche. In alcuni casi i consigli comunali hanno già ufficialmente espresso la loro contrarietà. Ad esempio, recentemente il consiglio comunale di Saluggia ha respinto il progetto di apertura di una cava in località Molino. Santhià non ha più rinnovato l’autorizzazione a cavare alla società Green Cave. Tronzano ha rifiutato il riempimento di una discarica. La conferenza dei servizi della Provincia di Vercelli ha rifiutato l’estensione dei codici di conferimento per i rifiuti provenienti dalla ex Sisas di Pioltello- Rodano.

Sono molte, e ben note, le buone ragioni per impedire l’apertura di nuove cave o per non autorizzare il proseguimento della coltivazione di cave già esistenti.

1) Quasi sempre l’attività di cava, nonostante le rassicurazioni, finisce per
intaccare le falde acquifere. In condizioni normali l’acqua di varia provenienza
che arriva sui nostri campi è, in misura più o meno grande, inquinata: ad
esempio, l’acqua di irrigazione trascina con sé gli antiparassitarie e i concimi
chimici; quella piovana porta a terra i veleni presenti nell’aria, e così via. Ma lo strato superficiale del terreno fortunatamente esercita una funzione di filtro:
trattiene le impurità o le distrugge attraverso l’azione dei microrganismi, e lascia discendere verso le falde un’acqua relativamente sana. Quando però un’impresa comincia l’attività di cava, per prima cosa asporta proprio quei primi metri di terreno filtrante: per conseguenza, quando il buco è stato scavato, l’acqua si raccoglie non purificata sul fondo della cava e, raggiunta la falda, la inquina.
2) il transito degli autocarri, che si protrae spesso per decenni, produce
inquinamento, aumento del traffico, pericolo nelle nostre strade;
3) una cava non ripristinata degrada il paesaggio che prima conservava la sua dignità o la sua bellezza
4) anche solo per queste ragioni i terreni e gli edifici della zona perdono valore: tutto il paese ci perde;
5) quando un Comune consente l’apertura di una cava si sa dove si comincia ma non si sa come va a finire. Generalmente il Comune, attraverso una convenzione con l’impresa cavatrice, permette l’apertura di una cava solo di modeste dimensioni e solo per pochi anni. Ritiene così di mettersi al sicuro e di limitare i danni. Ma quando si insedia in un posto, una società cavatrice raramente “molla l’osso”. L’esperienza insegna che spesso, alla scadenza della convenzione, l’impresa riesce ad ottenere il rinnovo. Spesso ottiene anche l’autorizzazione ad allargare e ad approfondire la cava. Gradualmente, paesi un tempo di fiorente agricoltura diventano “terre di cave”: tutti ci perdiamo;
6) in genere la convenzione tra il Comune e la società cavatrice impone che la società medesima, una volta scaduta l’autorizzazione, ripristini le precedenti condizioni del territorio. Anche in questo caso l’esperienza insegna che spesso le società riescono a sottrarsi all’impegno. Il “buco” rimane lì, magari per anni, finché un’altra società, oppure la stessa, chiede il permesso di trasformarla in una discarica. Che porta nuovo inquinamento del terreno, delle acque e dell’aria, e per conseguenza ancora danni alla salute. Così intere zone agricole e sane diventano depositi di veleni. Tutti ci perdiamo in salute.
7) ma anche se il Comune riesce miracolosamente ad ottenere dall’impresa il
ripristino dei terreni, anche se riesce fortunatamente ad imporle di ricoprire la
cava con terra agricola buona e adatta, va ricordato che un terreno ripristinato con terra da riporto impiega anni prima di riacquistare la sua fertilità.
8) C’è inoltre un altro danno prodotto dalle cave che talvolta viene sottovalutato. La perdita di fertili terreni agricoli, trasformati in aree inquinate di cave e discariche, costituisce un grave pericolo economico per il nostro futuro. Le previsioni di autorevoli istituzioni internazionali sempre più spesso lanciano l’allarme: corriamo il rischio di sprofondare in una crisi agricola mondiale, che significa una crisi alimentare. Aumentano i consumi in grandi paesi emergenti come la Cina, e la produzione agricola mondiale non riesce a soddisfare la domanda. I prezzi sono destinati ad aumentare. Salirà anche il prezzo della pasta, della frutta e della verdura che acquistiamo quotidianamente facendo la spesa. Per questo occorre preservare accuratamente i terreni agricoli che ci restano e favorire l’agricoltura. Continuare a distruggere terreni agricoli pregiudica il futuro dei nostri figli. L’allarme più recente è stato lanciato dalla FAO. Ma ormai da anni, anche nel nostro paese, associazioni come Slow Food di Carlo Petrini, e le stesse associazioni dei coltivatori, lanciano il medesimo appello: salviamo i terreni agricoli che ci sono rimasti.

Si tratta di un discorso importante per le nostre zone, del Vercellese e del
Biellese, che sono tradizionalmente aree agricole. Comuni come Moncrivello
sono stati per secoli produttori del grano e della vite: questo paese ha
addirittura un vino con etichetta importante, il passito erbaluce. A partire dal
XIX secolo, dopo la costruzione del Canale Cavour e dei successivi, a queste
antiche coltivazioni si sono aggiunti in molti Comuni la meliga, la frutta, gli
ortaggi, e nella Bassa, il riso. Poi, negli ultimi decenni, lentamente l’agricoltura è stata via via espropriata. Ma ora, di fronte ad un incerto futuro economico, è un delitto continuare a distruggere i nostri campi. Questi campi sono la nostra ricchezza. Una ricchezza che abbiamo qui a portata di mano. Domani i nostri figli potranno coltivarli senza lasciare i loro paesi, senza andare a cercare altrove un incerto lavoro. Anche per quest’ultima ragione bisogna dire basta alle cave indiscriminate. Certo il discorso non finisce qui, e dovrà venire ripreso e ampliato. Qualcuno potrebbe infatti obiettare che le cave da qualche parte bisogna pur farle. Noi rispondiamo che vi sono paesi in Europa, come la Germania, che cercano di rallentare l’apertura di nuove cave: incentivano il riuso dei materiali da demolizione, alzando contemporaneamente le tariffe ai cavatori, che in Italia sono basse.

Ma forse la domanda decisiva, che tutti dobbiamo farci, è ancora un’altra: è
veramente necessario aprire continuamente nuove cave? L’Italia è un paese
piccolo e montagnoso, e le terre pianeggianti sono poche. Ma in pochi decenni questi terre sono state riempite di case, capannoni, strade, autostrade, viadotti, svincoli, rotonde, e così via. Fino ad un certo punto tutto ciò ha voluto dire ricchezza e benessere per tutti. Ma ora forse si è andati oltre. In soli quindici anni, tra il 1990 e il 2005. una superficie grande come il Lazio e l’Abruzzo messi insieme è stata – circa 3 milioni di ettari – è stata coperta da una costruzioni e infrastrutture. Dobbiamo proseguire così? O non sarebbe saggio fermarci? Le fila di capannoni vuoti al posto di una sana agricoltura ci danno una prima risposta.

* del Movimento Valledora    3 febbraio 2011

mercoledì 9 febbraio 2011

Torino - domenica 13 febbraio: Se non ora, quando?



A Torino l'appuntamento è per le ore 14,30 
in Piazza San Carlo

Non ci saranno simboli di partito o sindacali. L'autonomia e la "trasversalità" deve essere rispettata

Il corteo percorrerà via Roma, piazza Castello, via Verdi - di fronte alla RAI - (dove verrà letto l'appello), via Montebello, via Po, piazza Vittorio Veneto.

Lo slogan identifica la manifestazione promossa dalle donne il 13 febbraio in tutte le piazze d’Italia:  una manifestazione che non vuole essere di contrapposizione tra donne, ma di solidarietà tra tutte le donne, una solidarietà trasversale ed allargata anche all’universo maschile, universo a cui si offre l’opportunità di esprimere in quell’occasione la propria sincera e matura testimonianza d’amicizia e collaborazione



Magari

 
Non basta chiedere che una classe politica vada via e che la magistratura operi con severità

di  Monica Lanfranco

Riusciremo a ridere, o quanto meno a sorridere, quando tutto questo sarà alle spalle? Cercando di dare un nome ai sentimenti che si provano davanti allo spettacolo che una intera classe politica sta dando di sé, e del paese, al mondo intero, credo che si possa anche parlare di lutto.
Un senso di lutto che sta tutto dentro ad un avverbio, più volte ricorso nelle risposte dei padri e dei fratelli delle presunte fidanzate del capo del governo che, raggiunti dai colleghi speranzosi di fare lo scoop, rispondevano così alla domanda se la loro congiunta fosse la favorita del sultano: "Magari".
La storia umana è piena di frasi semplicistiche ma efficaci, che si tramandano e si traducono in molte lingue per dire verità scomode e incancellabili, e una di queste è pecunia non olet. E infatti questi padri e fratelli hanno educato e promosso le loro figlie ad un principio e ad una pratica di vita che bene è stata confermata dalla ormai celebre Karima, che in un brano telefonico intercettato dice, riferendosi al premier: " Finché ci sta lui io mangio, se lui se ne va che cazzo mangio più?".
Cibo, sostentamento, casa, riparo, salute, lavoro, pace, bisogni primari come quello di potersi mantenere per vivere la propria vita. Ma è davvero ormai diventato normale fare qualunque cosa per soddisfare ogni bisogno? Di quali bisogni, di quali valori trasmessi come imprescindibili stiamo realmente parlando, di fronte ad adulti e maggiori (ricordate la famiglia di Noemi Letizia, che offriva la figlia con tranquilla serenità al premier e alla stampa?) che invitano le nuove generazioni a vendersi, perché è così che si fa, perché è così che tutte e tutti fanno?

Dai furbetti del quartierino, alle veline, alle velone, alle letterine, passando per le ragazze immagine, i tronisti, le escort, l’Italia in questi anni ha arricchito di nuove parole e nuove figure il vocabolario e l’immaginario della corruzione, del disimpegno, della banalità del male che lentamente ci ha fatto regredire a paese da studiare con attenzione, ma non certo dove vivere con agio.
Non molto tempo fa si diceva ’dignitosa’, della vita, come auspicio per sé e per chi ci era vicino. Forse vale la pena di rammentare cosa si intenda per dignità. Vado in rete, su wikipedia, e leggo: "Con il termine dignità si usa riferirsi al sentimento che proviene dal considerare importante il proprio valore morale, la propria onorabilità e di ritenere importante tutelarne la salvaguardia e la conservazione. Per i modi della sua formazione e le sue caratteristiche intrinseche, questo sentimento si avvicina a quello di autostima, ovvero di considerazione di sé, delle proprie capacità e della propria identità. Pertanto il concetto di dignità dipende anche dal percorso che ciascuno sceglie di compiere, sviluppando il proprio ’io’. Ugualmente si riconosce dignità alle alte cariche dello Stato, politiche od ecclesiastiche richiedendo che chi le ricopre ne conservi le alte caratteristiche".

Ed ecco un’altra parola, autostima, che rimbalza, e ferisce fortissima come una lama improvvisa negli occhi abituati al buio. Quale può essere l’autostima che provano per se stesse le migliaia di giovani donne che in questi anni sono state l’esercito di manovalanza per le cene, le trasferte vacanziere, gli intrattenimenti,(nel prima e nel dopo cena), per gli ospiti, anche di Stato, come Gheddafi e Putin?
Il Financial Time, che titolava L’Italia merita di più , nel 2007 aveva aperto una finestra sullo squallore culturale in cui il nostro paese versava: l’articolo di Adrian Michaels era intitolato Naked ambition, (ambizione nuda) e anticipò le riflessioni offerte due anni dopo da Lorella Zanardo nel suo documentario Il corpo delle donne. Pensare che quell’articolo fu aspramente criticato dal governo, fino al punto di suggerire una possibile ingerenza negli affari italiani, oggi sembra quasi irreale.

Veramente gli italiani, ed in particolare le donne italiane, ritengono accettabile che si vendano, sulla tv terrestre, quiz di prima serata cercando di provocare i genitali dei maschi e non i cervelli degli spettatori?- si chiedeva Michaels nell’articolo. Veramente oggi in Italia ci sono così tante madri e padri che si augurano che le figlie e i figli riescano a sfondare nel mondo dello spettacolo, o in altri ambiti, non importa come? Veramente ha vinto nel cuore e nelle teste di molti adulti il modello che da venti anni a questa parte la mafiosa gestione nazionalpopolare dell’informazione e dell’intrattenimento ha inculcato dalle tv nelle nostre case?

Perché tutto non si risolva in una battuta, in qualche servizio tv (ieri erano ben tre solo su Rai tre, tutti alla ricerca della fidanzata, quando forse ci sarebbero notizie da dare e inchieste da fare) non basta chiedere che questa classe politica corrotta vada via, e che la magistratura operi con severità. Serve un progetto culturale e politico che dia spazio, voce e opportunità alle tante, e ai tanti, giovani e non, invisibili fin qui perché quasi mai oggetto di ribalta mediatica, che hanno detto no. Non a tutti i costi: ci sono beni e valori indisponibili, non siamo in vendita, la dignità viene prima.

( www.monicalanfranco.it     /    da Il Girasole )