martedì 25 gennaio 2011

Paesaggi urbani e cittadinanza


Torino: martedì 1 Febbraio  ore 21  via cesare Battisti 4B

I paesaggi dell’immigrazione, delle diversità, delle fragilità, trovano nella città e nel territorio il luogo del loro estrinsecarsi fisico, anche fatto di manufatti, di ripari, di confini. Come trasformare il conflitto e la marginalità in risorse per la comunità?  La lotta per difendere e costruire una nuova solidarietà e socialità è la lotta contro la dequalificazione dei paesaggi della vita pubblica e privata, contro l’omologazione commerciale, contro i “non luoghi”. Dalle esperienze delle cooperative sociali, alle associazioni di quartiere, dalle donne organizzate, al social housing e co-housing, si possono individuare esperienze in atto e riflessioni per proporre “la città che vogliamo”. 

Intervengono:
Tiziana Ciampolini, sociologa
Valentina Porcellana, antropologa
Luca Salomone, presidente Cooperativa Parella

Coordina:
Elisabetta Forni, docente di sociologia, Politecnico di Torino

Organizzato da: Unione Culturale Franco Antonicelli di Torino

mercoledì 19 gennaio 2011

Torino: 4 incontri sulla salvaguardia del paesaggio urbano


d i Marina Paglieri   ( da Repubblica  del 18 gennaio 2010)

La salvaguardia del paesaggio urbano e il rapporto tra questo e la cittadinanza, il consumo e la vendita del suolo pubblico, con la conseguenza spesso di trasformare aree periferiche in non-luoghi. E ancora le forme di controllo democratico da parte dei cittadini sul nuovo disegno urbano, con riferimento alle zone oggetto di trasformazioni a Torino, come i quadranti nord, dalla Variante 200 alle Basse di Stura, e sud, dall´area ex Fiat Avio a Italia ´61. Sono alcuni dei temi di cui architetti, urbanisti, sociologi e antropologi dibatteranno per quattro martedì all´Unione Culturale Franco Antonicelli, nell´ambito del ciclo "Paesaggi urbani: dalla trasformazione al bene comune"..............................................................................
Gli incontri,(il 18 gennaio, 1 e 15 febbraio, 1 marzo)   realizzati con il contributo di Fondazione Crt, iniziano alle 21 e sono a ingresso libero (via Cesare Battisti 4b, info 011/5621776, infounioneculturale. org).

Abbiamo rivolto alcune domande su questi temi a Sergio Conti, ordinario di Geografia economica all´Università di Torino (ora distaccato alla Sorbona), già assessore alle Politiche territoriali della Giunta Bresso e coordinatore della Carta del Territorio e del Piano paesaggistico regionale.

Professor Conti, come sta il territorio in Piemonte?
«Guardi, in modo non molto diverso dal resto del nord Italia, dove in dieci anni sono cresciute del 30 per cento le imprese di costruzione e del 60 per cento gli agenti immobiliari, in modo tale che il ruolo della rendita immobiliare è stato e continua a essere dominante, crescendo il doppio rispetto al tasso di sviluppo dell´economia italiana».
Come si spiega questo fenomeno?
«Con il fatto che la trasformazione di un suolo agricolo in residenziale, industriale o commerciale decuplica il suo valore iniziale. In precedenza erano i privati a gestire questo processo, adesso sono soprattutto gli enti pubblici, i comuni che non hanno i soldi per illuminare le strade e, senza nemmeno più gli introiti dell´Ici, si mettono in vendita. In Italia il consumo del suolo ha il tasso più alto d´Europa».
E la situazione torinese?
«A Torino, al contrario di quanto è successo all´inizio degli anni 90 nella "Greater London", quando si decise di non consumare più suolo, si sono trasformate le ex fabbriche non in spazi per i servizi o in giardini, ma in aree residenziali o commerciali. Ci troveremo tra un po´ di anni con aree non più industriali ma commerciali dismesse, a un certo punto questi centri si svuoteranno, ce ne sono troppi. L´ultimo è quello che sorgerà a Palazzo del Lavoro, a Italia ´61. Un edificio che certo non era nato per quello scopo. Basta però fare denunce, è ora di prendere seriamente delle decisioni».
In che senso?
«In due direzioni. Intanto perseguendo una programmazione intercomunale nelle politiche di sviluppo, poi prevedendo una seria riforma fiscale, che metta le comunità territoriali nelle condizioni di essere autosufficienti e non le costringa a vendersi pezzi di città».
Perché almeno non si cerca di salvaguardare la qualità?
«Sono proprio le difficoltà finanziarie a portare una città come Torino a non rispettare un processo organico di sviluppo, basti pensare a quante varianti sono state fatte a oggi al Piano regolatore».

I grattacieli a Torino portano sfiga?


da Specchio dei Tempi  (La Stampa)

«Nel lontano 1800 venne costruita a Torino la Molte Antonelliana, la più alta d’Europa, ma a metà del secolo scorso arrivò su Torino un tornado e un fulmine la dimezzò. Un secondo grattacielo, meno alto e più modesto, fu la Torre Littoria voluta dal fascismo in centro città con l’evidente volontà di primeggiare in altezza sugli altri fabbricati. La torre non crollò, ma crollò il fascismo. Successivamente la Lancia, nel suo momento di fulgore, costruì in Borgo San Paolo un bellissimo grattacielo uso uffici, appoggiato su quattro zampe e con un ascensore a cabine aperte a circolazione continua: il grattacielo è ancora in piedi, ma la Lancia fu venduta in stato prefallimentare per una lira all’avv. Agnelli. Poco tempo dopo la Rai, memore di essere nata a Torino, costruì un grattacielo per uffici a Porta Susa; dopo pochi anni si scoprì che era pieno di eternit; venne abbandonato e da tempo è vuoto e nessuno lo vuole comprare.

Le due importanti compagnie di assicurazione torinesi, la Sai e la Toro non costruirono grattacieli, ma imponenti palazzi in riva al Po; negli anni scorsi la prima venne assorbita dalla Fondiaria di Firenze e la seconda dalle Generali di Trieste. Anche il San Paolo decise di costruire un importante grattacielo in corso Inghilterra e non appena gettate le fondamenta il suo simpatico Presidente perse il posto. Lo scorso anno la on.le Bresso, già Presidente della Regione, dichiarò che voleva far costruire un grattacielo per riunire i diversi uffici sparsi per Torino e il suo desiderio di grattacielo bastò a farle perdere le elezioni. Da qui nasce istintivo un messaggio all’on.le Cota, attuale Presidente della Regione Piemonte: unificare gli uffici è un ottimo programma, ma in fabbricati di non più di 4/5 piani, meglio se di soli 3 piani uso caserme di corso Unione Sovietica, che nonostante le guerre e i bombardamenti sono ancora in piedi».

Raffaele D’Afflitto

martedì 18 gennaio 2011

Il superficiale rilancio dell’atomo


di Gianni Silvestrini * 

La Conferenza delle Regioni boccia il documento del governo sullo schema di delibera per le tipologie di reattori e per un’insufficiente analisi dei costi. Inoltre, l’Agenzia per la sicurezza nucleare non è ancora operativa. E intanto nel mondo la produzione da rinnovabili surclassa quella da nucleare. L’editoriale di Gianni Silvestrini.
 
Non passa giorno senza che si evidenzi il pressappochismo del rilancio del nucleare in Italia. La legge 99 del luglio 2009 prevedeva la definizione, entro sei mesi, delle tipologie degli impianti atomici realizzabili nel nostro paese. Invece di 6 sono 18 i mesi passati e per di più le Regioni hanno bocciato il documento del Cipe presentato dal governo. La scorsa settimana, infatti, la Conferenza delle Regioni ha espresso parere negativo sullo schema di delibera relativo alle tipologie di reattori, sottolineando la superficialità delle descrizioni tecniche e la mancanza di una seria e concreta analisi economica. Questo ritardo fa il paio con le incredibili disavventure dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, strumento fondamentale per ogni azione di rilancio atomico, ad oggi non ancora operativa per i contrasti registratisi tra i ministeri sulla composizione del consiglio direttivo. 

Se le lungaggini nella definizione di atti che avrebbero dovuto essere celermente conclusi indicano la confusione esistente nel governo, la dichiarazione di ammissibilità da parte della Corte Costituzionale del referendum sul nucleare pone in discussione lo stesso futuro di questa avventura. Il dibattito che avrebbe dovuto svilupparsi in un paese normale di fronte alla decisione di reintrodurre una tecnologia bandita da un precedente referendum avrà così la possibilità di svilupparsi. L’apparente asettica, e in realtà ingannevole partita a scacchi, che ha inondato quotidiani, periodici, televisioni potrà trasformarsi in confronti reali su costi, rischi, localizzazioni.  E mentre il governo italiano con sempre minore convinzione si spinge nelle sabbie mobili nucleari, a livello mondiale i risultati della crescita delle rinnovabili indicano con chiarezza qual è il treno vincente, quello delle rinnovabili, come si può vedere nel grafico qui sotto.  
 La produzione elettrica cumulativa dei nuovi impianti eolici e solari installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 batte per 3 a 1 quella dei nuovi impianti nucleari entrati in funzione nello stesso periodo. 

* direttore scientifico di QualEnergia         www.qualenergia.it             18 gennaio 2011

San Mauro Torinese: No alla VARIANTE 11

 Un Gruppo di cittadini sanmauresi  si fa promotore di un Comitato Contro la Variante 11

Un futuro radioso per i costruttori, oscuro per i cittadini di San Mauro !

Questa Variante del Piano regolatore di San Mauro, per tanti motivi, è esagerata e sbilanciata e va modificata o fermata.
  • Esagerata perchè i numeri in gioco in termini di nuovi abitanti attesi (  poco meno di 3000 per il documento ufficiale; quasi 5000 potenziali secondo calcoli meno di parte) sono in ogni caso troppi per una area già densamente abitata.
  • Esagerata perchè  dimentica totalmente i limiti del Piano Territoriale della Provincia  al Consumo di suolo;
  • Sbilanciata  perchè mettere in campo strumenti urbanistici quali la perequazione e la premialità, a favore  degli interessi privati di un numero  ampio  di cittadini,  non significa tutelare un interesse pubblico! Potrebbero anche essere 500 i " favoriti"; ma  su circa 19.500 ma  fa sempre solo  il 2,5%. Per il  restante 97,5% che si fa?
  • Sbilanciata nella trattazione   delle cubature da edificare  e senza parole sul come e con quali soldi saranno realizzati i servizi per i nuovi sanmauresi oltre a quelli( servizi) che già mancano per gli attuali cittadini.
Il futuro dell’Oltre  PO pianificato dalla   Variante 11 va verso una città troppo densa  e con forti carenze di  servizi per gli abitanti. Bisogna che gli abitanti attuali,  ottengano prima dell’approvazione definitiva una forte revisione della Variante  o che questa non venga adottata (approvata in via definitiva) affatto.Abbiamo alcuni mesi di tempo mentre si svolgeranno le Conferenze programmatiche con Provincia e Regione,
In ogni caso occorrono garanzie sui servizi; non solo promesse come è avvenuto nella vicenda della Pra Granda.

Incontro Venerdì 21 gennaio ore 21, Sala Conferenze del Comune
Partecipate numerosi. Diffondete l'invito!
Sarà proiettato un video  sulla Variante 11 ed una mostra spiegherà le componenti principali della Variante.
Saranno illustrate le Osservazioni che sono state presentate in questi giorni.

Il Gruppo Promotore

lunedì 17 gennaio 2011

Giornata della libertà di scelta - 9 Febbraio - Torino


Per il prossimo 9 febbraio il Governo, su proposta della sottosegretaria Roccella, ha istituito la Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi. Decisione moralmente mostruosa, poiché offende la memoria di Eluana Englaro, che in quel giorno finalmente, dopo 17 anni di non vita, vedeva un anno fa rispettata la sua volontà sul proprio corpo, portata avanti con coraggio, determinazione e amore paterno da Beppino Englaro. Decisione istituzionalmente irricevibile, poiché ufficializza come “delitto” una sacrosanta sentenza della magistratura. Decisione che infanga la Costituzione, poiché con essa il governo intende addirittura solennizzare la pretesa che la vita di ogni cittadino, anziché appartenere a chi la vive, sia alla mercé di una maggioranza parlamentare.

Di fronte a tutto ciò, diventa doveroso che tutta l’Italia democratica e laica proclami il 9 febbraio Giornata nazionale della libera scelta sulla propria vita, onorando così la memoria di Eluana Englaro, di Piergiorgio Welby, di Luca Coscioni, e dei tanti altri che oltre alla tragedia della condanna a morte per malattia hanno dovuto affrontare anche la violenza di coloro che vogliono costringere i malati alla tortura delle sofferenze terminali, quando essi non lo ritengono accettabile e dignitoso per se stessi.

La Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, in collaborazione con la rivista MicroMega, chiede a tutti i cittadini, a tutte le associazioni, a tutto il mondo accademico e della cultura, agli amministratori pubblici e ai partiti politici, che si riconoscono nei valori della Costituzione e che sentono il dovere di rispettare e far rispettare la decisione di ciascuno sul proprio fine-vita, di aderire all’appello e di partecipare alla manifestazione del 9 febbraio a Torino.
(www.torinolaica.it, per vedere l’elenco completo degli aderenti)

Giornata della libertà di scelta sulla propria vita

Programma della Manifestazione del 9 febbraio 2011 a Torino
Mercoledì 9 febbraio 2011
ore 17,00 – 18,15
Salone dell’Unione Culturale Franco Antonicelli, via Cesare Battisti 4bis, Torino

Introduzione di Tullio Monti, Coordinatore della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Brevi interventi di alcune delle associazioni aderenti all’appello
Intervento del prof. Carlo Augusto Viano, filosofo, Presidente del Centro Studi Piero Calamandrei

Ore 18,15 – 19,00
Fiaccolata dall’Unione Culturale Franco Antonicelli, via Cesare Battisti 4bis, alla sede della Prefettura, P.zza Castello 201, e, successivamente, alla sede RAI, via Verdi 16.

Associazione Amici della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni 



venerdì 14 gennaio 2011

Rivalta: "Un'altra politica è possibile"….


 Rivalta (TO) giovedì 20 gennaio ore 21
Sala incontri ex Mulino - Via Balegno 8, Rivalta di Torino

“La colata...il partito del cemento che sta cancellando l'Italia e il suo futuro”
 
con

Giuseppe Salvaggiulo
giornalista de La Stampa di Torino

Co-autore del libro “La colata” insieme a F. Sansa, A. Garibaldi, A. Massari, M. Preve

 Durante la serata sarà possibile acquistare il libro “La Colata”

…in Italia tra il 1990 e il 2005 sono stati divorati 3,5 milioni di ettari, cioè una regione più grande di Lazio e Abruzzo messi insieme. Il tutto a un ritmo di 244.000 ettari all’anno (in Germania 11.000 all’anno).  Ciò nonostante troppi italiani sono senza casa perché mancano gli alloggi “sociali” (solo il 4 per cento sul totale contro il 18 per cento della Francia, il 21 per cento del Regno Unito ) …..

Il Comitato di cittadinanza attiva Rivalta Sostenibile cerca da alcuni anni di proporre occasioni di informazione e di confronto, organizzando eventi pubblici con alcuni “testimoni” del nostro tempo


info: info@rivaltasostenibile.it - www.rivaltasostenibile.it -     333 1036689 - 011 9046479

Conclave ecologista e civico: Bologna sabato 29 domenica 30 gennaio


Conclave ecologista e civico: Bologna sabato 29 domenica 30 gennaio – La Scuderia Piazza Verdi 2
per adesioni:
Abbiamo un Sogno, referente Marco Boschini: e-mail marcoboschini@alice.it.
Centro Nuovo Modello di Sviluppo, referente Francuccio Gesualdi: email coord@cnms.it
Costituente Ecologista, referente Giuliano Tallone, email: giulianotallone@tin.it
Gruppo delle Cinque Terre, referente Maurizio Di Gregorio, email: ecoconclave@gmail.com
E… (l’elenco è liberamente aperto a tutti i movimenti che vorranno aderire)

Si è avviato il percorso che porterà, per la prima volta in Italia, ad un incontro nazionale fra le tante  realtà ecologiste e civiche per discutere se esistono  le basi per l’avvio di un processo unitario e aperto verso un nuovo movimento politico nazionale inclusivo e partecipato; un evento storico  nel quale  si esprimeranno  idee e  proposte per  dare un contributo attivo in questa direzione
*
Bologna - La Scuderia, Piazza Verdi 2
Orario dell'incontro:

SABATO 29 GENNAIO
ore 11 - 13: apertura lavori e presentazione progetti dei copromotori
ore 13 - 14,15: pausa pranzo
ore 14,15 - 16: presentazione progetti e proposte gruppi di lavoro
ore 16 - 20: commissioni/gruppi di lavoro
ore 20-21.30: pausa cena
ore 21.30-24: relazioni lavori di commissione

DOMENICA 30 GENNAIO
ore 9,30 - 13: dibattito generale
ore 14,15 - 17,15: dibattito e fine lavori

Si richiede l'iscrizione dei partecipanti.

Elenco pernottamenti e ristoranti bio nella zona




martedì 11 gennaio 2011

Agricoltura, in Piemonte ha perso 15 mila aziende in 10 anni


Meno 924 dal 2009 al 2010. Vince chi sa innovare

 (ANSA). L'agricoltura piemontese in dieci anni ha perso 15 mila aziende. L'allarme e' di Confagricoltura Torino a fronte dei dati ufficiali relativi alle imprese agricole regolarmente iscritte alle Camere di Commercio provinciali. Al terzo trimestre 2010 erano registrate 63.551 aziende, in netto calo rispetto al 2009, quando erano 64.475 (-924, pari all'1,43% in meno).''Vincono le imprese che sanno innovare'' e' il commento del presidente cittadino di Confagricoltura, Vittorio Viora.                                                                                                  Torino  11 gennaio 2011

domenica 9 gennaio 2011

Per una Guatemala senza TRATTA

 Il Progetto di International Help (Torino)  sulla Tratta

Il tema della tratta è  una grande sfida e impegno . La campagna di sensibilizzazione è una strategia per generare nuove conoscenze nella società, poiché è un tema poco conosciuto. Molte volte le persone innocentemente si lasciano prendere dalla rete criminale senza rendersi conto delle implicazioni e delle conseguenze.  Solo mediante la prevenzione, sensibilizzazione e informazione riusciremo a cambiare la cultura di violenza contro gli essere umani.

A partire dall’estate del 2010 International Help finanzia la distribuzione di volantini e l’affissione di manifesti sia sul territorio guatemalteco  che ai posti di frontiera con Salvador, Honduras e Messico per  dissuadere i migranti dall’ affidarsi a bande criminali nella speranza di raggiungere gli Stati Uniti e  sfuggire alla miseria.
Numeri telefonici delle autorita’ di polizia e di governo e dei responsabili della campagna sono allegati ai messaggi.
Sono inoltre diffusi spot radiofonici e televisivi con la stessa finalita’.
La collaborazione degli insegnanti su tutto il territorio guatemalteco permette di coinvolgere direttamente  i giovani.
Infine momenti di incontro e aiuto materiale e psicologico sono organizzati a favore delle vittime e dei loro cari.

Il problema
La tratta di persone in Guatemala e la migrazione.
La tratta delle persone è attualmente un problema grave che sta colpendo molti Paesi del mondo, tra cui il Guatemala; e il Guatemala è uno dei paesi maggiormente colpiti de questo flagello.
Per la sua ubicazione geografica e per l’impunità con cui opera il crimine organizzato, nel territorio guatemalteco, si commettono costantemente fatti di questa natura, principalmente, contro persone che transitano (migranti: donne, bambini/e e adolescenti).

I migranti sono vittime soprattutto di:  sfruttamento sessuale / schiavismo / espianto d’organi
Parlare di tratta di persone in Guatemala ci obbliga ad abbordare la problematica del flusso migratorio. Anche  per le condizioni di insicurezza che si vivono nel Paese, ove esistono anche gruppi altamente vulnerabili che sperimentano la tratta,  come i migranti o i migranti interni che si mobilizzano dall’interno del paese alla capitale o dalla campagna alle città: neonati (adozioni illegali), bambini/e ed adolescenti per la mendicità e lo sfruttamento sessuale o lavorativo. In questo senso il Guatemala è diventato un Paese con alto indice di tratta.

In relazione al punto precedente, senza dubbio tra i fattori che possono incrementare la tratta di persone si segnala il fenomeno della migrazione internazionale irregolare, vincolato a temi come il “sogno americano”, la riunificazione famigliare, la ricerca di migliori condizioni di vita; cosi come l'offerta di lavoro all'estero; il debito con il trafficante (coyote, pollero, guida), la mancanza di informazioni su come migrare in modo più sicuro.
I rischi della migrazione sono molteplici sia durante il transito e/o nel Paese di transito.

Tra i migranti i gruppi più vulnerabili alla Tratta sono riconducibili alle condizioni di   età (bambini/e, adolescenti, principalmente i non – accompagnati e adulti maggiori) e di occupazione (agricoltori, contadini, muratori, casalinghe e figlie, impiegate domestiche, famigliari di migranti o la denominata “catena di migrazioni” tra i quali si includono bambini/e adolescenti, donne e uomini adulti in età lavorativa, con educazione tecnica o con un livello scolare leggermente superiore alla media nazionale nel paese di origine), persone delocalizzate in conseguenza di disastri naturali, come terremoti e uragani, bambini/e, adolescenti che vivono in  strada o con carenza economica e/o effettiva, persone invalide e altri .Come pure al basso livello di scolarità e alla non conoscenza delle strade e dei territori ecc.

Fattori che aumentano la possibilità di essere vittime.
Pur considerando che qualsiasi persona può cadere nelle mani della Tratta, ci sono diversi fattori che incrementano tale possibilità, come la  necessità di migrare in forma irregolare, un debito esistente con il trafficante “coyote, pollero”, la mancanza di informazione su come migrare e sulle leggi nei Paesi a cui si intende giungere ; la presenza di reti criminali (narcotraffico e il crimine organizzato), essere donne o bambino/a o adolescente. È importante chiarire che non ci sono regole che possano predire il risultato della migrazione e la possibilità di cadere nella tratta. Nel percorso della migrazione si può entrare sia spostandosi in forma regolare con i documenti o in forma irregolare,  senza documenti. E anche a causa della   violenza tra famigliari, che causa tanto dolore nei bambini/e  all'interno delle case.

Debito con i trafficanti dei migranti (coyotes, polleros)
Molte volte i coyotes o anche reclutatori sono visti come persone che “aiutano” e facilitano il viaggio migratorio, in cambio di una quantità determinata di denaro. Si pagano somme molto grandi di denaro, motivo per cui quelli che non ne hanno a sufficienza , finiscono per indebitarsi con queste organizzazioni.
 La presenza del crimine organizzato, la presenza di reti criminali, aumenta la possibilità di  diventarne vittime.

Queste reti operano con contatti a livello internazionale e utilizzano una varietà di intermediari come trasporti “prosseneta”, padroni di pensioni o alberghi e autorità migratoria.

Anche se non esistono cifre esatte o investigazioni della società civile sul numero di persone che sono vittime della Tratta, si calcola che migliaia di persone passino per il territorio guatemalteco per essere oggetto di sfruttamento sessuale. Senza dubbio una delle principali cause di questo fenomeno è l'esclusione e la mancanza di politiche economiche di sviluppo “le quali si caratterizzano per aumentare le disuguaglianze e per la mancanza di opportunità di lavoro per migliaia di famiglie povere ed emarginate”. Occorre prendere in considerazione che la povertà è la maggiore causa dei conflitti nelle famiglie (violenza in famiglia) e della loro disintegrazione che originano la maggior parte dei casi, la vulnerabilità per lo sfruttamento sessuale nel nostro paese.

Altra causa è la mancanza di opportunità per qualsiasi cittadino/a a emigrare e le restrizioni che i governi stano aumentando per la mobilizzazione della mano d'opera. Non si vedono sforzi dello stato per contrastare le cause del flagello.
 La richiesta dei servizi sessuali è altra causa alla quale gli sfruttatori rispondono immediatamente, portando giovani, soprattutto adolescenti del Nicaragua, Salvador, Honduras, e di altri Paesi latino- americani, attraverso il Guatemala e di qui verso il Messico, per il commercio sessuale.

Altro motivo di gran peso per cui prevale la Tratta è la debolezza delle istituzioni di giustizia (polizia, ministero di giustizia, magistratura): è la principale ragione per cui il crimine organizzato opera  impunemente nel Paese, insieme alla legislazione che è debole e inesistente, all'alto grado di corruzione degli operatori di giustizia (poliziotti,  giudici, agenti di migrazione tra gli altri) e specialmente per la mancanza della volontà politica di affrontare e sanzionare gli aggressori e le loro organizzazioni e reti.

In questo senso è necessario realizzare sforzi integrati orientati alla prevenzione, sanzione e sradicamento di questa problematica: cosi come per la protezione dei diritti delle vittime e per un’ attenzione adeguata alle loro necessità specifiche, includendo assistenza medica, psicologica e assistenza legale.

Disegno del progetto
Obiettivi  sulla popolazione: le attività sono dirette principalmente agli educatori/trici e a formatori /trici di differenti aree del paese cosi come alle potenziali vittime della tratta, a rappresentanti di istituzioni che servano direttamente alle persone e a studenti e adolescenti.
Inoltre la popolazione di frontiera dove si sviluppa il progetto saranno altamente beneficiate da questa iniziativa. Le azioni di formazione, qualificazione, e sensibilizzazione sono dirette a tutti i cittadini Guatemaltechi.

Ubicazione. Il progetto si realizzerà nell’ambito nazionale e soprattutto alle diverse frontiere del Paese, specialmente Guatemala - Messico (Tecún Umán, Mesilla, Gracias a Dios, El Naranjo) Guatemala - El Salvador (Pedro de Alvarado Valle Nuevo Guatemala, Honduras: Agua Caliente) essendo questi i punti di passaggio delle reti della tratta.  Così come si realizzeranno attività nelle città del Guatemala,  centro di prese di decisioni, passaggio di persone migranti centro americani,  destinazione di molte vittime della tratta. Questi sono i luoghi dove si percepisce la maggior attività della tratta de persone per lo sfruttamento sessuale e lavorativo.

Obiettivo: Contribuire a che la società Guatemalteca obblighi lo Stato a prestare attenzione alle vittime della tratta rispettando strettamente i diritti umani. Per raggiungere questa meta questa iniziativa assumerà tre obiettivi strategici diretti alla prevenzione e sensibilizzazione a favore dell’infanzia e adolescenza. Altro obiettivo è la coordinazione per la prevenzione alle vittime della tratta e infine si faranno attività di sensibilizzazione e azione alle frontiere e nel Paese.

Obiettivi strategici:
1.- Migliorare la qualità dei programmi di prevenzione della tratta nei centri educativi e nei gruppi di base.
2.- Incrementare la coordinazione e il funzionamento di istanze nazionali e regionali per lavorare alla prevenzione e alla sensibilizzazione sul tema della tratta

Attività Principali
  • elaborare e disegnare un manuale
  • aiutare i formatori ed educatori nella conoscenza della tratta
  • accompagnare e offrire assistenza agli agenti delle “pastorali”
  • formare  il personale
  • dare assistenza legale a vittime della tratta.
  • sensibilizzare le autorità con il materiale.
  • implementare il piano di prevenzione e lotta contro la tratta tra gli operatori dei servizi pubblici
  • implementare la  campagna di diffusione alle frontiere

Risultati attesi
  •  formatori ed educatori che conoscano e replichino l’informazione del tema nelle scuole
  • divulgazione in centri e gruppi perché implementino nuovi contenuti nella prevenzione della tratta
  • persone sensibili nelle differenti aree delle zone di frontiera sul tema della tratta
  • conoscenza e sensibilizzazione del  tema tra la popolazione
Metodologia
Istituzioni sollecitanti: Pastorale della mobilità umana, Centro pastorale di attenzione al migrante, Casa del migrante, assumeranno personale  a tempo pieno per migliorare la attenzione alle tematiche della tratta di persone.  Inoltre ci saranno istallazioni fisiche.
Si lavorerà in coordinazione con altre istanze vincolate al tema della tratta per unificare risorse ed azioni.

Mondo Juve: una grande opportunita per il territorio ?


Il cantiere del parco commerciale “Mondo Juve” partirà a luglio 2011. I lavori per quello che diventerà il più grande parco commerciale del Piemonte e fra i primi 15 d’Europa si concluderanno nel 2015. Il costo dell’opera è stimato in 220 milioni di euro, di cui 40 milioni destinati a opere di sistemazione della viabilità di accesso. Per il territorio sono in arrivo 1500 posti di lavoro: una manna per una zona (quella di Nichelino e Torino sud) dove in tanti, rimasti a casa a causa della crisi economica, cercano un’occupazione.

Il progetto definitivo di Mondo Juve è stato presentato dal proprietario Alessandro Gilardi del Gruppo Finanziario Gilardi, proprietario della società promotrice del progetto “Campi di Vinovo” (che nel 2007 ha acquistato i diritto all’utilizzo del nome “Mondo Juve”) mercoledì 1° dicembre all’Hotel dei Principi di Torino. Ospiti dell’evento la show girl Keyla Guilarte Gonzales e i progettisti del parco commerciale Davide Padoa e Paolo Bianchini dello studio “Design International”. Presenti anche i rappresentanti del gruppo Bennet che gestirà l’ipermercato interno al parco commerciale.

“Mondo Juve” sorgerà tra Nichelino e Vinovo, a fianco dello “Juventus training center”, su una superficie di 82mila metri quadri di negozi (42mila saranno in galleria). Sarà dotato di 4mila parcheggi e immerso in un’area verde di 80mila metri quadri di cui 30mila a bosco. L’ipermercato Bennet coprirà un’area di 7mila e 400 metri quadrati.

Il sindaco di Nichelino Giuseppe Catizone, alla presentazione insieme alla collega di Vinovo Maria Teresa Mairo, ritiene il progetto una grande opportunità per il territorio. «Insieme a “Mondo Juve” sarà realizzata una grande rete infrastrutturale – spiega Catizone – Inoltre è utilizzato un metodo di pianificazione condiviso con il territorio e innovativo, che garantisce la salvaguardia dell’ambiente. Il tutto realizzato in un contesto storico, quello di Stupinigi, che ha pochi eguali». Il primo lotto, quello della galleria, dovrebbe essere terminato entro il 2013.

«Il modello del parco commerciale unirà lo shopping classico delle gallerie al chiuso con quello dei negozi all’aperto, insieme a punti di ristorazione per famiglie che forniranno fino a 2mila posti seduti. Ci saranno all’interno 135 insegne per rendere evidenti i negozi e un’area per spettacoli che sarà utilizzata per l’intrattenimento» spiegano i progettisti. Il tutto a due passi dai campi di allenamento della Juventus. «Sarà un centro commerciale funzionale e comodo – afferma Gilardi – che avrà importanti ricadute sul territorio». Fra le opere che verranno realizzate ci sono la strada complanare che collegherà “Mondo Juve” a corso Unione Sovietica, una pista ciclopedonale che unirà i Comuni di Nichelino e Vinovo con il parco di Stupinigi, e la riqualificazione di via Debouche.


Il parere di Claudio Canal e la lettera di Gino Scarsi

Sentivamo tutti la mancanza di un nuovo Centro Commerciale. Anzi di uno Shopping Village.

Se poi, come ci garantiscono, sarà "il piu' grande d'Italia", non possiamo che esserne fieri: MondoJuve. D'ora in avanti sapremo dove passare i week end.

Finalmente un'Opera che risponde alle esigenze di sviluppo del Paese: cemento, cemento, asfalto, appalti e subappalti, 'ndrangheta, svincoli, viadotti, luminarie, consumo terreno fertile, canali di scolo, fosse sotterranee, sindaci con fascia ad inaugurare, vescovo a benedire, banche e finanziarie in fibrillazione ecc  ...

... L'Opera e' stata presentata dalla modella cubana Keyla Guilarte Gonzalez alias Madre Natura nel programma televisivo di  forte impegno culturale Ciao Darwin: un nome, una garanzia.

Ma, i posti di lavoro? Ci sputi sopra?
Non ci sputo sopra, pero' vorrei sapere:

1°, quanti posti di lavoro [commercianti, artigiani, aziende agricole...] cancella definitivamente l'ennesimo ipermercato,

2°, quanti posti di lavoro garantiscono al Sud [e non solo: vedi le dichiarazioni dell'unico pentito di 'ndrangheta in Piemonte, Rocco Varacalli ] mafia, 'ndrangheta, camorra, santa corona unita? Forse bisognerebbe finalmente chiedersi: non quanti, ma quali posti di lavoro. Il ciclo del cemento attira le cosche.

Bisogna anche dire che un centro commerciale/shopping centre/ipermercato non è solo un centro commerciale ... E’ un’officina dove andiamo a riparare i guasti prodotti dalla vita in era di libero mercato, è un ambulatorio dove le persone vanno a farsi medicare dall’acquisto delle merci. I carrelli sono stracolmi. Quelle non sono merci, sono medicine di una universale terapia contro i guasti del capitalismo avanzato.

I centri commerciali sono le cure palliative della nostra esistenza.  

Claudio Canal


Lettera ai Sindaci di Nichelino e Vinovo:

Gentilissimo Sindaco,
 
sono un artigiano che lavora il ferro, e mi capita, anche se molto di rado di transitare per il suo territorio.In questi quarant'anni i cambiamenti sono stati enormi, la pressione sul territorio toglie il fiato.Mi tenevo per me il disappunto di partire dal Roero (anche qui territorio a rischio ma ancora vivibile) per inoltrarmi nei paesaggi di "nessuno" della cintura Torinese.
 
Leggere che sorgerà sui vostri territori un nuovo centro commerciale di 340.000 metri mi riempie di angoscia.
 
Com'è possibile barattare gli ultimi scampoli di verde e di paesaggio rimasti con nuovo cemento e promesse di paradiso ? Ma siamo veramente convinti che lo sviluppo passi attraverso il consumo dei pochi terreni fertili rimasti ?
 
Voglio sperare che si valutino seriamente le implicanze che questo cambio d'uso del territorio comporta : la compressione degli spazi naturali vitali, l'aumento del riscaldamento globale , la distruzione di piccoli artigiani e commercianti e delle economie a dimensione paesana di cui i nostri territori andavano fieri.
 
Con la speranza che queste scelte definitive, per quel che riguarda i terreni rimasti liberi da costruzioni, siano rapportate ai legittimi interessi dei nostri nipoti, porgo cordiali saluti e auguri.

Gino Scarsi
(per dieci anni vicesindaco del paese di Canale)

venerdì 7 gennaio 2011

“Mangiando si impara”

Le buone abitudini s’imparano da piccoli (e per i grandi... non è mai troppo tardi!)

di Luisella Zanino*

Il cibo è la vita.
Nelle popolazioni ricche il cibo assume una valenza che supera la necessità e diventa abitudine: buona abitudine o cattiva abitudine? 
Inutile o forse utile ricordare che le buone (e le cattive) abitudini si formano con l’esempio.
Il ruolo educativo dei genitori assume una valenza fondamentale in tutti i campi: morale, culturale e di stile di vita. Per ciò che attiene alla cura dei bambini, è assolutamente riduttivo limitarla alla consulenza pediatrica: la vera “cura”, nel senso più ampio dell’accudire, nasce da un’attenzione completa da parte dei genitori per il proprio bambino e da una coscienza non solo personale ma collettiva. Questa attenzione personale e questa coscienza sociale non solo possono prevenire le malattie ma permetteranno ai bambini di diventare in futuro adulti responsabili per se stessi e per la società in cui vivranno.

 Il cibo è la vita, dunque dal mondo che ci circonda non dovrebbe essere disgiunto: il cibo assume una valenza ampia a livello sociale. Culturalmente, l’uso frettoloso di prodotti alimentari commerciali “buoni per tutte le stagioni” depaupera la nostra società da valori legati al cibo e al significato del cibo come prodotto della terra, delle nostre radici culturali, del ritmo del tempo legato non solo al procedere lineare di kronos ma anche al ritmo circolare di kairos: il giorno che nasce e muore, la luna che cresce e cala, le stagioni che si susseguono e ritornano, i prodotti non sempre uguali che la terra ci offre. Una ricchezza che diventa un bagaglio perduto per i nostri bambini quando noi adulti ne diventiamo inconsapevoli e dunque incapaci di trasmetterla.  
Alimentarsi con consapevolezza e nel rispetto dell’ambiente può assumere il significato di trasmettere ai bambini e alle nuove generazioni l’amore per la terra, il rispetto per la natura e per i suoi prodotti, per i cibi semplici e sani, per i prodotti regionali. La cucina del territorio non è solo una moda (penso al moltiplicarsi di ristoranti cosiddetti Km0) ma è un evidente vantaggio per l’ambiente. Basti pensare al risparmio generale di risorse utilizzando merci che non siano state trasportate in lungo e il largo per il nostro paese, quando non per l’Europa o per il mondo.
Il pasto dovrebbe essere un momento di gioia condivisa, di armonia, di riunione della famiglia, colloquio, scambio e, scegliendo un’alimentazione corretta, rispetto per sé, per il mondo  e per la propria e altrui salute. Il bambino che vede i genitori alimentarsi in modo frettoloso, distratto, poco attento alla qualità dei cibi, sarà in un primo tempo vittima della loro superficialità e poi, in età adulta, quasi sicuramente egli stesso riprodurrà le cattive abitudini apprese, con danni prevedibili non solo per la propria salute ma anche per l’ambiente.

Dovere non solo del pediatra ma anche della società è educare le famiglie a un’alimentazione il più naturale possibile : sane merende con pane casereccio olio e sale,  pane con la marmellata o il burro, miele,  frutta, frullati, spremute, torte casalinghe.  Non solo la quantità ma anche e soprattutto la qualità del cibo assunto è fondamentale.  Occorre consumare i piatti regionali anche “poveri”, i cibi legati alla stagione e i cibi biologici, intendendo per  cibi “biologici” cibi di sicura provenienza, naturali, preferibilmente locali e certificati seriamente come tali. I cibi biologici non trattati sono alimenti “vivi” : non hanno conservanti o coloranti, né additivi, per questo si deteriorano facilmente e devono essere consumati subito. Questo significa fare la spesa giorno per giorno, dedicare all’alimentazione uno spazio quotidiano. L’uso di cibi che non si deteriorino in fretta è assai più comodo nell’organizzazione familiare ma per avere questa prerogativa i cibi devono essere necessariamente trattati.

Per tornare al mio mestiere di pediatra: una corretta informazione e educazione sanitaria è fondamentale per gli interventi preventivi sulla salute presente e futura già dalle prime età della vita.  Ma perché? Perchè nel bambino è così importante?  Per cominciare, oltre  allo stile di vita l’alimentazione costituisce la prima prevenzione alle malattie, in particolare le malattie metaboliche (obesità, ipertensione, diabete, arteriosclerosi …) ma non solo. Inoltre il bambino non è “un adulto in miniatura”! Per il bambino la corretta alimentazione è fondamentale perché la sua fisiologia è diversa da quella dell’adulto. Per i bambini il cibo ha una funzione non solo “energetica” ma anche “plastica”: serve a costruire il corpo che sta crescendo. I bambini inoltre  hanno un’immaturità funzionale complessiva degli organi e dei sistemi, in particolare degli organi che devono disintossicare l’organismo. Gli organi escretori come il rene, la pelle, i polmoni e l’intestino non sono ancora completamente efficienti, possono dunque verificarsi più facilmente accumuli di sostanze estranee o tossiche. Il corpo del bambino , poi,  è  più permeabile perché anche le barriere fisiologiche (intestinale, cerebrale, cutanea) non sono mature e le proteine del sangue che devono legare ed eliminare le sostanze tossiche sono più scarse. Per questo il bambino è più suscettibile in generale alle intossicazioni e certamente più sottoposto all’accumulo nell’organismo di additivi, coloranti e conservanti, spesso presenti nei cibi industriali.

Usare cibi con additivi è ammissibile: queste sostanze non sono tossiche di per sé, tuttavia – è un fatto-  sono difficilmente smaltibili dall’organismo e con l’assunzione sistematica nel corso degli anni vanno lentamente accumulandosi nel nostro corpo.  Le “patologie da accumulo” ne sono il risultato: esse s’instaurano subdolamente, lentamente, provocando sintomi dopo molto tempo, spesso dopo i quarant’anni di età, ad esempio mal di testa senza causa apparente o sindromi da affaticamento cronico. Il corpo lentamente s’intossica e lentamente reagisce e si ammala.
Siamo oramai vittime di una vita  quotidiana frenetica che induce a scegliere la rapidità di un cibo preconfezionato e stabile nei giorni? O vittime di una pigrizia colpevole?

Ribelliamoci con la cultura, prima che per il nostro corpo  (e la nostra società dei consumi) sia troppo tardi!

* Pediatra  di Torino (GCT-Piemonte)













Stazione di scambio batteria per veicoli elettrici : potrebbe aiutare a ridurre le emissioni nelle nostre città ?


Il nodo prevalente della mobilità elettrica è da sempre quello legato all’autonomia. Il progetto israeliano ... è tanto semplice quanto rivoluzionario: realizzare in tutto il mondo innumerevoli stazioni automatiche di scambio batteria (battery swapping).

Non è quindi un sistema di ricarica ma un vero e proprio scambio fra la batteria scarica ed una perfettamente ricaricata. Questa tecnologia è chiamata quickdrop e permette a qualsiasi auto elettrica predisposta appositamente di ottenere un cambio della batteria in un tempo addirittura inferiore a quello necessario attualmente per fare il pieno di carburante: meno di un minuto.

Il cambio della batteria avviene senza nemmeno scendere dalla macchina.
Il progetto ... prevede che il proprietario del veicolo non possieda di fatto le batterie ma che le possa utilizzarle sfruttando abbonamenti simili a quelli che attualmente si utilizzano per la telefonia mobile. Questo comporta non solo un costo dell’auto elettrica molto più basso di quello in cui la batteria è compresa ma anche di liberare il proprietario dell’auto da rischi legati a guasti e/o garanzie dell’anello più debole di tutto il sistema, la batteria appunto.

Il progetto ... è pensato per risolvere contemporaneamente due problemi: l’ansia da autonomia (tipica sensazione di chi viaggia in veicoli puramente elettrici) e la mancanza di stazioni di servizio lungo il proprio percorso. Costruendo veicoli con tecnologia quickdrop, stazione automatiche di scambio batteria e considerando che i veicoli elettrici comunque sono sempre ricaricabili in modalità plug-in da qualsiasi presa elettrica 220V, si ottiene una tecnologia non solo potenzialmente ecologica al 100 percento ma funzionale ed in grado di competere in prestazioni e flessibilità con le comodità garantite dalle attuali macchine endotermiche
(benzina, diesel, gas ed ibride).

La rivoluzione è già in atto a Tel Aviv, a Tokyo e in numerose città nord europee dove sono stati siglati accordi per lo sviluppo di questa tecnologia.


di Giuseppe Tavella , estratto da http://www.howtobegreen.eu

giovedì 6 gennaio 2011

“Adotta un anziano a Santiago de Cuba”


un appello di International Help

L’Associazione International Help Onlus  a partire dal 1995 si occupa di cooperazione  internazionale, con interventi in differenti Paesi, dal Guatemala al Kenya al Mozambico, all’Etiopia.
L’associazione non ha costi di gestione. Ogni contributo ad essa versato viene interamente consegnato a chi ne ha necessità.
Per ulteriori informazioni consultare il sito: www.Internationalhelp.it 

A partire dal febbraio 2005 I.H. collabora con Caritas a Santiago de Cuba per il mantenimento di una mensa –“Comedor n°5”- che fornisce a circa 140 anziani indigenti, oltre al cibo,  un fondamentale  supporto sociale, mirato alla salvaguardia dell’igiene personale e della salute tramite l’invio di farmaci.
Ad altre decine viene offerto un servizio di animazione culturale .
Negli anni 2009 e 2010 sono stati completati importanti interventi di ristrutturazione dei locali ( tinteggiatura, lavanderia, letti e materassi ecc.) finanziati in parte da Regione Piemonte con un contributo che non verrà reiterato nel 2011.

Centinaia di anziani necessitano quindi  di un servizio divenuto ormai parte integrante della loro quotidianità e in grado di fornire dignità alla loro vita.
International Help si propone di intervenire con un impegno straordinario, attraverso l’iniziativa:
“Adotta un anziano a Santiago de Cuba”
Proponiamo l’ ”adozione” di uno degli assistiti di Santiago tramite il versamento annuale di 100 euro.
Di ognuno di loro saranno fornite ai sottoscrittori le generalità e presto anche una foto.
Il contributo di una modesta cifra permetterà a tante persone in difficoltà di recuperare uno status di minore disagio e una migliore qualità della vita.
I contributi potranno essere versati con la motivazione “A favore degli anziani di Santiago de Cuba” presso il conto intestato a:

International Help       IBAN IT44 M030 6909 2191 0000 0109 197
C.C. 109197   ABI 01025   CAB 01018   CIN A
Intesa-S.Paolo   Agenzia 18 -Torino    

Fotovoltaico e suoli agricoli


da Stop al consumo di territorio del Piemonte

Una Deliberazione di Giunta della Regione Piemonte individua le aree e i siti non idonei all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici a terra. Secondo il Movimento Stop al Consumo di Territorio si tratta di una decisione insufficiente che consegna ai lobbisti del fotovoltaico “industriale”i terreni ancora fertili del Piemonte, peggiorando di fatto una situazione di sfruttamento senza limiti … 

Il Movimento Stop al Consumo di Territorio (a livello tanto nazionale quanto piemontese) è stato protagonista di una specifica campagna di opinione denominata “Sì al fotovoltaico, ma non su terreni liberi”, avviatasi nel Novembre 2009, che si è dimostrata essenziale per smuovere le regolamentazioni generali da parte della Conferenza Unificata Stato/Regioni.
A livello regionale abbiamo lungamente interloquito con la precedente amministrazione e con tutte le amministrazioni provinciali al fine di affermare il principio – per noi essenziale – della difesa dei suoli agricoli.
Siamo ora lieti di notare come le scelte dei Legislatori e delle amministrazioni  locali inizino a prendere in autentica considerazione i nostri principi. Purtroppo, però, il Movimento Stop al Consumo di Territorio prende atto della buona volontà e delle buone intenzioni manifestate dalla Regione Piemonte dapprima con l’individuazione dei cosiddetti “criteri ERA” (introdotti con la D.G.R. del 28/9/2008 - relazione programmatica sull’energia) e poi con la cosiddetta “moratoria” per gli impianti fotovoltaici (introdotta dall’art. 27 della L.R. 18/2010) al fine di salvaguardare alcune aree “sensibili e pregevoli” del territorio regionale dalla incontrollata installazione degli impianti fotovoltaici a terra.

Con la Deliberazione di Giunta approvata lo scorso 14 Dicembre (n. 3-1183 e relativo suo allegato), dobbiamo rilevare, invece, che sono stati ribaltati buona parte dei presupposti che avrebbero dovuto portare a conciliare i principi di tutela dell’ambiente, del territorio e del paesaggio con i principi di sviluppo delle energie rinnovabili, peraltro desumibili dai principi costituzionali e dagli indirizzi impartiti dalla Convenzione europea del paesaggio, dal vigente Piano Territoriale Regionale, dal nuovo Piano Territoriale Regionale, dal Piano Paesaggistico e dai Piani Territoriali delle Province.
Nelle premesse della D.G.R., giustamente viene evidenziato che per l’attuazione delle Linee guida statali (D.M. 10/9/2010), le varie Direzioni della Regione Piemonte hanno effettuato la prevista istruttoria, avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale che identificano gli obiettivi di protezione non compatibili con l’insediamento, in determinate aree degli impianti; in realtà - come si può rilevare dai contenuti dell’allegato alla stessa D.G.R. - si sono disconosciute alcune importanti problematiche sempre più attuali, quali quelle del consumo scriteriato del suolo agricolo fertile e quelle della tutela del patrimonio storico, artistico e paesaggistico.
In particolare, non si sono individuate tra le “aree inidonee”, notevoli aree tutelate e di pregio in quanto come dichiarato dalla stessa Regione le stesse possiedono una perimetrazione troppo estesa; tra le aree non individuate ne fanno parte le cosiddette “zone tampone/cuscinetto” a tutela dei siti UNESCO (esistenti ed oggetto di candidatura), svariati beni culturali e paesaggistici oggetto dei “vincoli/individuazioni” di tutela di cui allo specifico Codice, nonché quelli individuati dai vigenti Piani Regolatori dei Comuni, le Zone di Protezione Speciale (relative alla conservazione degli uccelli selvatici), parte delle aree agricole ad elevata fertilità (quelle di 1^ e 2^ classe di capacità d’uso del suolo), la totalità delle aree agricole a buona fertilità (quelle di 3^ e 4^ classe d’uso del suolo) e la totalità delle aree per produzioni agricole ed agroalimentari di pregio (D.O.P., I.G.P., I.G.T., S.G.T., ecc.). Inoltre, cosa ancora più grave, le aree indicate come “inidonee”, in realtà non sono aree di “esclusione”, ove vi sarebbe un divieto a priori vincolante per la presentazione delle istanze, ma sono solamente aree ove vi è un’elevata probabilità di esito negativo delle valutazioni.  
  
In base a quanto sopra rilevato, con la citata Deliberazione, la Regione Piemonte ha consegnato in mano ai lobbisti del fotovoltaico a terra una norma idonea alla “libera speculazione” su gran parte dei terreni liberi, contrariamente a quello che invece hanno fatto altre Regioni (Toscana, Puglia ed Emilia Romagna), il tutto letto con l’impossibilità per i Comuni di limitare/regolare il fenomeno: si tratta, a nostro parere, di una situazione che ha di fatto peggiorato – e di molto – la realtà già previgente.

Per tale motivo, sollecitiamo la Giunta della Regione Piemonte ad un incontro urgente, augurandoci piena disponibilità ad apportare correttivi essenziali alla Deliberazione approvata e, così, evitare una situazione davvero insostenibile che non potrà che creare danni irreversibili, tanto nel breve quanto nel medio periodo.
                                                                       23 Dicembre 2010 




sabato 1 gennaio 2011

CENTRALE A BIOMASSE DI NONE


di Fernando Giarrusso *
E’ arrivata l’autorizzazione per la realizzazione della centrale a biomasse di None. Un atto non scontato, e motivato da ragioni contabili e politiche, ma freddo e senza anima.
L’autorizzazione è stata firmata formalmente il 30 novembre, ma certamente era già pronta alcuni giorni prima. Si deve quindi desumere che il funzionario firmatario dell’atto abbia partecipato come ospite ad un consiglio comunale aperto ai cittadini di None fingendo di ascoltare i pareri dei cittadini, quando in realtà aveva già pronta l’autorizzazione .
A parte la formalizzazione dell’autorizzazione, cosa di per sé già grave, i temi e le motivazioni della nostra opposizione rimangono inalterati:
LA CENTRALE E’ UN PERICOLO:  rimangono a tal proposito forti i nostri dubbi. Sono molte le argomentazioni portate da uomini di scienza che dimostrano come questi impianti emettono sostanze inquinanti e pericolose per la salute.
LA CENTRALE NON INTERCETTA MATERIALE DELLA FILIERA CORTA per questo aspetto più che di dubbi possiamo parlare di certezze, in quanto il materiale per la combustione arriverà dai paesi dell’Est europeo, semplicemente perché costa di meno, ed il lavoro in quei paesi con  meno diritti costa di meno. Spesso si tratta di materiale inquinato: infatti in quasi tutti i paesi  dell’ex Unione Sovietica ci sono foreste contaminate dall’esplosione di Cernobyl, il cui legno  viene quasi regalato pur di essere allontanato. Questa situazione da un lato renderà difficile qualsiasi tentativo di tracciabilità, cioè sarà difficile stabilire da dove arriva il materiale combustibile. E intanto i nostri boschi, le nostre montagne, dove obbiettivamente è più costoso eseguire lavori per la manutenzione e lo sfruttamento compatibile del patrimonio boschivo, rimarranno nella condizione di abbandono in cui versano da anni. Questa è una situazione che si sarebbe potuta evitare se la Pubblica Amministrazione avesse scelto di realizzare in alternativa alla centrale a biomasse alcuni piccoli gassificatori di 1 Megawatt massimo di potenza, quelli sì legati alla filiera corta del territorio .
LA CENTRALE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE E’ INEFFICIENTE: questo è evidentissimo, infatti il combustibile che sarà necessario utilizzare per trasportare il legno presso l’impianto, e quindi l’energia necessaria per il trasporto, sarà di gran lunga superiore all’energia prodotta, al saldo di quella che servirà per far funzionare l’impianto stesso. E’ evidente che non è qui l’affare.
CERTIFICATI POCO VERDI:  qui sta il vero business. Infatti i proprietari otterranno in questo modo dallo stato i certificati verdi, che significa in pratica un contributo economico molto elevato per tutto ciò che verrà prodotto dalla centrale, indipendentemente dal consumo necessario per produrlo .
Qui purtroppo è la beffa: si usano incentivi ecologici per un intervento dal forte impatto ambientale. E se un giorno i certificati non verranno più emessi, che cosa si farà per rendere positivo il saldo economico nella gestione dell’impianto?  Con una piccola modifica si potranno bruciare i residui della raccolta rifiuti!
Sino ad oggi sono molte le dichiarazioni che negano questa intenzione, ma la tecnologia di fatto esiste, quindi sembra lecito e sensato non fidarsi di chi ha come unico obbiettivo il massimo profitto dall’intervento.

Ci sono tante altre ragioni per convincersi che questo intervento non è giusto, ma oggi la domanda che ci poniamo è: si potrà fermare?
Crediamo che non ci sia delibera, non ci sia avvocato e neppure comitato che possa fermare quest’intervento se continua il silenzio della popolazione .
Ci vuole uno scatto forte, un segnale, una presa di coscienza collettiva; bisogna che il paese manifesti “CONTRO” l’intervento, è necessario respirare aria di rifiuto. Non esistono imprenditori che investono in territori dove è forte, chiaro e manifesto il dissenso. Solo davanti ad esso si fermeranno, perché gli avvocati cambiano, i comitati si sciolgono, le delibere si cambiano, ma la coscienza collettiva, se è forte  e viva, non si ferma davanti a nulla.
* Associazione Ecologista per la sostenibilità. 
Questo intervento è stato scritto da Nando Giarrusso il 28 dicembre, il giorno prima di essere stroncato da un infarto durante una riunione a Pinerolo.