di Fabio Balocco *
Circa un
anno fa, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, non so se
consciamente o meno, pronunciò una frase che denunciava tutta l’inutilità del
Tav: “la Tav rappresenta un’apertura psicologica all’Europa”. Forse per
stimolare i neuroni europei si potrebbe spendere decisamente di meno di
quello che si è disposti a spendere per l’opera inutile, ma passiamo oltre.
Mi è venuta
alla mente questa frase nel momento in cui ho finito di leggere un libro che
tutti i soloni che sostengono aprioristicamente o con presunte buone ragioni il
Tav/Tac, dovrebbero leggere. Il libro è “Binario morto” , di Andrea
Debenedetti e Luca Rastello.
I due
giornalisti hanno fatto quello che molti di noi hanno solo pensato: verificare
lo stato dell’arte del Corridoio 5, quel famoso corridoio ferroviario ad
alta velocità per le merci che da Lisbona dovrebbe raggiungere Kiev.
Innanzitutto,
ecco che i nostri due viaggiatori hanno scoperto che anche ammesso e non
concesso che si realizzasse il famoso corridoio, esso non partirebbe più da
Lisbona (perché i portoghesi, che hanno un più di sale in zucca di noi,
vi hanno rinunciato per gli alti costi), bensì da Algesiras, nel sud della
Spagna.
Qui altra
sorpresa: non è in programma nessuna nuova linea, bensì un ammodernamento
di quella esistente, e solo comunque per trasportare passeggeri e non merci.
Così come
pure è dedicata ai passeggeri la linea già esistente Madrid – Siviglia.
Nessun
collegamento è previsto da Barcellona per superare i Pirenei, e, dato lo stato
comatoso dell’economia iberica, è ben difficile prospettare che si realizzerà
mai. Neppure ovviamente esiste al di là dei Pirenei, dai cugini francesi.
Passiamo al
tratto italiano. L’alta velocità raggiungerà forse Brescia nel 2015 per
celebrare quell’ulteriore spreco di pubblico denaro che è l’Expo, ma
dopo Brescia e fino al confine sloveno è la palude. Nessun progetto approvato,
nessuna intenzione di Rfi di intervenire economicamente, sogni irrealizzabili,
quale quello di transitare sotto il Carso, che solo una mente malata potrebbe
concepire con tutta l’acqua sotterranea che c’è (non per niente si parla di
“fenomeno carsico”). E questo con buona pace della Serracchiani, nuovo
governatore del Friuli, che, rappresentando il nuovo che avanza nel Pd,
è da sempre favorevole all’alta
velocità.
In Slovenia,
l’alta velocità, intesa come collegamento con l’Italia, è stata archiviata
definitivamente. Nessun interesse al riguardo, piuttosto l’interesse per una
linea nord-sud, dove effettivamente transitano merci e passeggeri. Ma si
tratterà di un ammodernamento dell’esistente per poter raggiungere una
“velocità alta” per i treni, e non già di una nuova linea ad alta velocità.
Entrando in Ungheria,
ci si accorge che si vuole puntare sulle autostrade e non sulla ferrovia: chi
l’ha detto che il Corridoio 5 debba essere per forza realizzato con una nuova
linea per treni ad alta velocità?
Infine, in
Ucraina, la linea c’è già. Da Leopoli a Kiev: 541 chilometri che
vengono percorsi alla media di 108,2 km/h…
Eppure se si
guarda il sito di Rfi dedicato all’alta velocità/alta capacità si legge che lo
scopo del nostro progetto è quello di “Aumentare la quantità e la qualità e
dell’offerta ferroviaria italiana e l’ integrazione con la rete europea”.
Qualcuno
potrebbe dire: “ma ci sei o ci fai?”.
* dal blog su
ilfattoquotidiano.it 7 maggio
2013
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