di Silvia Bossi
Il primo acronimo, Z.U.T. significa Zona Urbana di Trasformazione.
Siamo a Torino, l’ex-company town dei tempi che furono, la città che cerca di mutar pelle;
la parte più cospicua delle aree industriali dismesse è stata riconvertita, la superficie concreta dell’urbs è rinata, sotto forma di nuove edificazioni, e in parte qualcosa di antico è rimasto.
Sono nate le Spine, il Lingotto sta diventando ancora un’altra cosa, e non sta a chi scrive fare profezie di alcun futuro. Ad altri il pesante compito.
Ma porre alcune domande anch’esse concrete come i palazzi e i nuovi quartieri che si vedono, e si vedranno, questo sì.
Penso sia doveroso, anche per una questione democratica, perché va da sé (forse) che la città è culla di democrazia, se per un attimo ci fermassimo a pensare a che significa polis.
Se per un attimo ci fermassimo a pensare cosa matericamente vuole dire arrivare alla Variante 200 e più in pochi anni. Ricordiamo che la Giunta Castellani ne aveva votate infinitamente meno, ma è ovvio che le città devon cambiare, è nel loro DNA: il problema non è il cambiamento, sacrosanto, auspicato, è la qualità di questo mutamento, verso che cosa e verso chi.
E’esattamente questo che ha fatto nascere il comitato Parcolancia, una riflessione
su una porzione di Torino che cambia ancora. L’area ex-Lancia è un angolo di città forse marginale ormai, in circoscrizione 3, una delle più tartassate da questo punto di vista, nell’ex borgo operaio di borgo S.Paolo, che però merita di essere in qualche modo ricompreso, e anche ringraziato per l’apporto che i suoi uomini, operai appunto, hanno dato alla nostra storia, a quella storia industriale che ha reso importante il ruolo della città stessa.
Una parte è già stata riqualificata, le case, i condomini e il Bennett li si può frequentare da qualche anno ormai, ma qualcosa rimane, oltre alla memoria di persone che chiamano ancora ex-lancia quella zona. La porta storica in via Monginevro 99, un numero magico per i più anziani del quartiere, il Lingottino entro le mura, il tutto ben conservato, a dimostrazione che gli “antichi” con cemento et similia ci sapevan pur fare. Ed ora che l’area è stata assoggettata a Prin, venduta agli operatori privati, che capiterà? Chi scrive da anni ormai se lo chiede, le risposte le ha avute appunto tempo fa, ma la cittadinanza, gli abitanti apparentemente distratti no, ed è stato fatto un Consiglio aperto in Circoscrizione, proprio con lo scopo di darne informazione. Per spiegare che la progettazione urbana (e le politiche di trasformazione) anche qui ormai procede per… progetti… et voilà la sorpresa, almeno alle orecchie di chi scrive: i partecipanti hanno fatto sentire la loro voce. Hanno presentato le loro perplessità, e soprattutto espresso i loro bisogni, non solo quelli “particolari”, opinabili quindi, ma le necessità di un intero quartiere e a maggior ragione di una città. Questa è partecipazione, democratica, perché è prendersi cura del luogo in cui si vive. Forse qualcuno lo ha scordato, forse per la troppa fretta, perché la vita sa essere molto frenetica di questi tempi, o forse perché ci si dimentica che polis è politica e ci sono quindi i rappresentanti della politica, così come esiste il nesso fra urbs e urbanistica.
I numeri sono chiari: 56.000 mq. di S.L.P resa edificabile dal Comune a vantaggio dell’Operatore, di cui almeno il 50% riguarda la conservazione di edifici esistenti.
E ancora l’indice di edificabilità, normalmente pari a 0,7%, secondo l’attuale PRG , qui risulta chiaramente aumentato, come del resto in altri casi in giro per la Città.
Il 30% è destinato ad Eurotorino per attività di terziario non meglio specificate.
La verifica economico-finanziaria è datata 18 dicembre 2009, non sembra un po’ tardiva?
Altra cosa “strana” in questa vicenda è che non è stato calcolato il carico del Grattacielo Lancia, che svetta come un memento mori della cultura delle auto eleganti che ivi si producevano. Eppur svetta eccome, è un avveniristico edificio, se solo si tenesse a mente la storia dell’architettura torinese, con la sua struttura a ponte e il suo vetro. Fu adottato dalle scuole ma pare di colpo che sia diventato invisibile agli occhi di chi calcola la densificazione urbana. E ora la proprietà è stata frazionata e si aspettano acquirenti interessati. Anche qui vedremo, ma come ebbe a dire il Presidente della Circoscrizione nel 2006, “la solita solfa, case e condomini, niente di più qualificante? Perché non portare Microsoft proprio qui, vicino a due Fondazioni di Arte Contemporanea, ad un passo dalla Spina Centrale e il Politecnico?”
Sembrava quasi un sogno, ahimè vano. Come è stato forse vano per i più studiare, proporre, disegnare un piano alternativo di riduzione del danno con ParcoLancia , che è evidente, in termini di viabilità, di paesaggio, in una parola di qualità della vita, se si prende alla lettera tutto quanto è contenuto nel progetto dello studio Mellano, se arrivano altri condomini di dieci piani e più, anonimi, insieme a due torri ancora di vetro-cemento, spacciato per futuribile, quando il grattacielo Lancia costruito negli anni ’60 lo era già, proprio per i materiali utilizzati; se si considera il suolo della città stessa una proprietà da bucare/lasciar bucare in continuo per nuovi parcheggi con relative griglie di aerazione, e verde pubblico il classico tristissimo verde su soletta che consente solo ad esili alberelli di crescere, a piccoli arbusti, non certo ad alberi di alto fusto che nonostante tutto continuano a fare il loro lavoro, ovvero a regalarci aria più pulita, ossigeno per i polmoni dei cittadini tutti. I “meteoriti”in arrivo, le architetture fuori contesto, fuori scala, li hanno chiesti più o meno tutti, evidentemente piacciono, servono, ecco però la solita domanda: a chi servono realmente?
Esistono città europee dove la sostenibilità concreta viene praticata da anni, anche dal punto di vista architettonico, non diamo lezioni a nessuno, ma basta andare un po’ oltre l’angusta visione italica contemporanea, espatriare giusto dietro il Limonte, per rendersene conto, oppure andare a vedere per credere le case e i palazzi in Trentino, o appena più in là, in Austria e Germania.
Solo questo in fondo abbiamo chiesto, e a tutt’ oggi nonostante audizioni in Comune, slide di progetto presentate che ci hanno portato anche i complimenti dell’attuale assessore Viano, nulla si muove, nessuna modifica sostanziale.
Ed eccovi svelato il secondo acronimo del titolo: T.E.Z. ovvero Zone Estetiche Temporanee, perché non ci si nasconde il fascino dei cantieri, una gran metafora davvero, perché ci piace eccome la città che cambia, ma l’estetica dovrebbe andare di pari passo con l’Etica, per cui “il bello è l’utile della città”, da un noto sovversivo greco, Protagora. Questione di gusti innanzitutto, per ricordare a tutti che si deve cambiare ma possibilmente in meglio, e che un altro motto che appartiene alla contemporaneità è LESS IS MORE, e allora a che serve ridurre anziché aumentare spazi e tempi?
Per info www.parcolancia.blogspot, siamo anche su facebook, la discussione continua nonostante tutto. Non è stato vano affatto, lasciatecelo dire.
Il progressismo è solo per l’élite occidentale
-
di Donatella Di Cesare *
C’era una volta il Progresso. E c’era l’enorme entusiasmo che suscitava:
il domani sarebbe stato migliore dell’oggi, la prosper...
5 giorni fa
Nessun commento:
Posta un commento