di Fabio
Balocco *
Ho risieduto
per un bel po’ di anni a Collegno, sobborgo di Torino, noto ai più per lo
“smemorato” e per il manicomio. Collegno è tradizionalmente di sinistra. E, come
tutti i comuni – di destra o di sinistra – ha in modo sistematico e senza
pudore depredato il proprio territorio.
Aveva però
ancora una bella fascia rimasta miracolosamente integra, seppure a ridosso
della tangenziale di Torino, un territorio con un terreno agricolo di prima
qualità in cui prosperavano ancora alcune cascine, ricordo di quello che era
stata Collegno fino a non molto tempo prima.
Allora – si
parla della seconda metà degli anni novanta dello scorso secolo – era sindaco
di Collegno un dalemiano doc, o, meglio, dop, tale Umberto D’Ottavio
(originario di Foggia), successivamente promosso per meriti sul campo assessore
alla Provincia di Torino, dove è tuttora in carica. Cosa pensò bene la giunta
D’Ottavio? Pensò che tutto quel verde non valorizzato fosse uno spreco e votò
un piano di insediamenti produttivi (PIP) da realizzare proprio lì,
innanzitutto per delocalizzare una fabbrica, la Elbi, che si veniva ormai a
trovare nel cuore della cittadina. E fin qui, diciamolo, poteva anche starci.
Delocalizzare una fabbrica va anche bene. Peccato però che, con la scusa della
delocalizzazione, il PIP prevedesse anche la realizzazione di un centro
commerciale e di un multisala cinematografico. E poi si parlava anche di un
asilo, di servizi per la comunità, persino di un campo da golf. Cosa
c’entrasse tutto questo con un piano di insediamenti produttivi era un mistero
per i poveri cittadini.
Le
associazioni ambientaliste insorsero compatte, ed io ne facevo parte. Seguirono
incontri, serate, ma la giunta non cambiò idea. E il piano venne approvato a
luglio del 1997.
Frattanto,
due mesi prima, a maggio del 1997, nel cuore di Torino, si era costituita
un’impresa, la Collegno 2000 s.r.l. Soci della società erano i signori Bonomi
Mauro e Cardinali Franco. Insomma, non era ancora stato varato il piano e già
si costituiva una società con il profetico nome di “Collegno
2000”. E vabbé, fin qui siamo nel campo della chiaroveggenza.
Ma torniamo
alla giunta di Collegno. Ricordate che doveva realizzare un supermercato? Bene,
invece, a forza di varianti del PIP, i supermercati, anzi, i centri
commerciali, divennero ben quattro: un Carrefour, con ovvia galleria
commerciale annessa, un Castorama (oggi Leroy Merlin), un Unieuro, e, udite
udite, il più grande centro commerciale Ikea d’Europa, quell’Ikea così
sedicente ecosostenibile… E fin qui, potrebbe trattarsi della solita pratica
ben poco democratica, di varare un piano e poi stravolgerlo a forza di varianti
(l’altra municipalità rossa, Torino, è maestra in questo con le sue 200
varianti al PRGC: forse da guinness dei primati!). Ma la cosa più singolare non
è questa, è che tutte queste realizzazioni se le accaparrò la Collegno 2000,
che, evidentemente, aveva visto bene nella sfera di cristallo. Fortuna, si
dirà, anzi, maestria. Certo, anzi, sicuramente. Ma non finisce qui, perché voi
me lo insegnate, quando un’industria abbandona il proprio sito cosa sorge al
suo posto? Edifici residenziali. Ed è ciò che è successo sul sito lasciato
sgombro dalla Elbi di cui sopra. Una variante al PRGC et voilà, il gioco è
fatto: palazzi al posto dell’industria. E chi li realizza? Indovinato,
troppo facile: la Collegno 2000. Così come la stessa, mai sazia, vuole e
ottiene sempre dal Comune anche la trasformazione di un vicino grande palazzo,
già adibito a ospedale psichiatrico, per ricavarci un hotel a cinque stelle. Il
nome? Golf Hotel Parco della Dora. Ve lo ricordate il golf di cui si
parlava sopra? Eccolo ricomparire! Sempre più abile e fortunata questa Collegno
2000. Anche se, ad onor del vero, quello dell’hotel a cinque stelle oggi è un
cantiere abbandonato, forse perché è fallito il progetto del campo da golf
anche per la ferma opposizione di una parte della cittadinanza.
Last but not
least, sapete chi
rappresentava la Collegno 2000 in molte trattative con la giunta collegnese?
L’avvocato Flavio Fasano, originario di Gallipoli, di cui è stato anche
sindaco, il quale Fasano è stato arrestato a maggio 2010 per
corruzione, falso ed abuso d’ufficio. Non è la prima volta peraltro
che il Fasano ha guai con la giustizia, visto che è stato condannato con sentenza passata in giudicato nel
2011 a cinque mesi di reclusione per abuso edilizio per la realizzazione del
villaggio turistico “Praia del Sud”, che egli autorizzò quando era
appunto ancora sindaco di Gallipoli.
Un’ultimissima
informazione, e poi chiudo, l’avvocato Fasano è buon amico di Massimo D’Alema
(futuro Presidente della Repubblica?) che si candidò proprio nel collegio di
Gallipoli nel 2001 e che a Gallipoli trascorre abitualmente le vacanze. Per
espressa ammissione di Fasano: “D’Alema è un caro amico con cui ho condiviso i
giorni più belli”. D’Alema gli fu anche testimone di
nozze.
“C’era una
volta”, così iniziano le favole. “C’era una volta un gran bel pezzo di terreno
verde che produceva magnifici raccolti.” E oggi non c’è più…
Per chi
volesse approfondire il contenuto di questo articolo, pregevole il lavoro di collazione effettuato dal
sito “L’altraSciacca”.
Della Collegno 2000 si è occupata
anche la Casa della Legalità di Genova, con il mio amico Christian
Abbondanza.
* da il blog su ilfattoquotidiano.it
, 13 febbraio 2013
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