di Davide Bono *
Lo scempio
dell'area intorno al fiume Dora Baltea, a cavallo tra le province di Biella e
Vercelli, nota come Valledora, prodotto da chilometri di cave e
discariche spesso ininterrotte, rappresenta ormai l'emblema di tutto ciò
che ruota intorno ai business di cemento e rifiuti.
In Piemonte
le speculazioni sono favorite dalle basse quote dovute dalle società estrattive
per ogni metro cubo di materiale prelevato, circa 0,5 euro, poi rivenduto all'utilizzatore
finale ad un prezzo di 10-20 volte tanto superiore, con profitti di milioni e
milioni di euro. Infatti le società operanti in Piemonte sono prevalentemente
di provenienza Lombarda o Veneta, Regioni dove le quote di
prelievo sono maggiori o le regolamentazioni sulle attività di cavazione più
restrittive.
Ma l'affare
non si esaurisce con la cavazione, perché al loro esaurimento le cave divengono
automaticamente ottime candidate per essere riempite di rifiuti, civili o
industriali, tradendo la legge regionale che prevede il "ripristino
o la ricomposizione del paesaggio naturale alterato".
Le cave, a
seguito di continui rinnovi delle concessioni, sono arrivate a profondità tali
da far emergere le falde acquifere trasformando le escavazioni in
laghi artificiali involontari, con il risultato di un'inevitabile inquinamento
delle acque di falda; altrove, le cave trasformate in discariche hanno
dovuto essere bonificate per grossi problemi di percolato; altre ancora
hanno piantumato degli alberi al confine più per mascherare lo
scempio che per ripristinare.
Non
dimentichiamo che l'attività estrattiva è possibile solo previa autorizzazione
comunale, quindi c'è una precisa responsabilità politica, anche se
le amministrazioni si trincerano spesso dietro le "decisioni
tecniche". La normativa regionale prevede infatti che il 70% delle
tariffe di escavazione vada al Comune che così ripiana i buchi di bilancio.
Ed è qui che bisognerebbe andare ad incidere. Oltre a smascherare la solita
litania dei "posti di lavoro", poche unità in confronto alle migliaia
di posti di lavoro e maggiori introiti economici che si sarebbero potuti
avere da terre fertili e potenziali attrattive turistiche che invece sono state
distrutte.
Nonostante
l'attuale devastazione sono stati richiesti, e sono in valutazione, nuovi
insediamenti e ampliamenti per estrarre altri 10 milioni di metri cubi. La
Valledora è infatti prevista come bacino di estrazione materiali per tutti
i progetti di grandi opere piemontesi come le 5 dighe che il Presidente
Cota vorrebbe costruire in Piemonte dopo aver scoperto che ad Agosto non piove (tra cui la diga in Valsessera), strade e autostrade (pedemontana,
tangenziale est
di Torino) e linee ferroviarie ad alta velocità/capacità (lo scempio
Valledora è nato proprio dalla realizzazione del TAV Torino-Milano), ma è
probabile che da sola non basterà comunque.
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Lunedì 10
settembre presso la sede provinciale di Biella, abbiamo assistito all'incontro
con una delle aziende cavatrici, la Green Cave Srl, concordato con il Comune
di Cavaglià, Legambiente Biella e il Movimento
Valledora che hanno discusso le loro osservazioni oppositive alla
richiesta di nuovi ampliamenti. Si è chiesto di porre limiti di distanza
dalle falde acquifere maggiori del metro attualmente contemplato, portando
ad esempio il metodo intrapreso dal comune di Tronzano (amministrato
da una lista civica apartitica) che sull'interferenza tra cave e falde
acquifere ha effettuato uno studio metodico e ragionato con il Politecnico di
Torino.
Chi
rappresentava il progetto della Green Cave srl è però emerso essere lo
stesso studio tecnico che ha curato per conto del comune di Cavaglià la V.A.S. relativo
al progetto di spostamento dell'attuale strada collocata in mezzo
all'area di concentrazione maggiore delle cave. Il progetto di questa strada è
stata presentata come necessaria alla viabilità del paese ma anche come
strumento di contenimento e delimitazione dell'area destinata a cavazione,
motivazione disarmante considerato che la "nuova delimitazione"
raddoppierebbe l'area cavabile è la stessa amministrazione a consentire poi le
concessioni di cavazione. Può lo stesso studio tecnico lavorare per il Comune e
per l'azienda che chiede l'autorizzazione? Conflitto di interesse? No,
normale amministrazione italiana.
La strada
proposta comporterà acquisti od espropri terrieri ed edificazioni a spese e a
danno della collettività mentre a contempo quella già funzionante che si
smantellerà porterà guadagni per la società estrattiva, grazie all'abbattimento
dei diaframmi che separano le cave adiacenti già esistenti (i proponenti
hanno addirittura sostenuto che più le cave sono grandi, magari chilometri di
cave senza soluzione di continuità, fino al Lago di Viverone, meglio
sono ripristinabili. Senza pudore). Perché la circonvallazione non
viene proposta e attuata sulla strada già esistente? Misteri della
"coltivazione delle cave" o della lobby del tondino e cemento?
Per questo
non ci stancheremo mai di dirlo: cave, edilizia, grandi opere e concessioni,
banche, rifiuti, grandi gruppi e criminalità organizzata, partiti sono
un circolo unico che va spezzato con un colpo secco, tagliando loro i
rifornimenti. Dimostrare come abbiamo fatto l'inutilità della quasi
totalità delle grandi opere in progetto in Piemonte e stralciarle quindi
dall'agenda politica quando il MoVimento 5 stelle amministrerà, significherà
stoppare la devastazione del territorio, nel contempo ridurre
progressivamente a zero i rifiuti non riciclabili/compostabili significherà
eliminare il business di discariche e rifiuti.
Non è
utopia, è programmazione politica.
* M5Stelle Piemonte (consigliere
regionale)
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