Mercoledì 9 giugno ore 18 Torre di Abele via Pietro Micca 22
Intanto
Nuove perplessità verso il maxi-investimento (370 milioni) che le casse regionali dovrebbero sopportare sono state aggiunte dal documento del comitato «Non grattiamo il cielo di Torino», elaborato da alcuni docenti del Politecnico esperti in costruzioni.
Il testo analizza tutte le delibere emanate dalla giunta Bresso, ne segnala la forma anomala, ma anche innovativa, per un ente pubblico: anziché vendere terreni di proprietà, come avviene di consueto, si vuole valorizzarli tramite una serie di infrastrutture urbanistiche e solo a quel punto cercare un acquirente. Praticamente una azione speculativa, con un dubbio: e se non ci fossero compratori seri..? L’azzardo speculativo servirebbe a coprire una parte dei costi attraverso la vendita dei terreni e dei diritti edificatori su un’area di 96 mila metri quadrati, superiore a quella su cui sorgerebbe l’edificio (70 mila metri quadrati). In aggiunta la giunta Bresso aveva anche previsto la vendita di alcuni immobili – non si sa quali quali e con quali previsioni di incasso - e il risparmio sul canone d’affitto che oggi viene pagato per le sedi regionali non di proprietà: un dato esorbitante, sembra di 13 milioni. Il trasloco nel grattacielo libererebbe comunque solo una parte degli edifici oggi occupati e non porterebbe con sé la dismissione delle sedi nel resto della Regione, in Italia e in Europa. Insomma tutto un bell’azzardo.
Ma aggiungono gli ambientalisti: e se i 370 milioni previsti, come spesso avviene non bastassero? Ad esempio non è noto ne un piano ne i costi per i traslochi, per la manutenzione dii un edificio che, tra l’altro, avrebbe prestazioni energetiche di «livello 2», piuttosto basse per una costruzione nuova di zecca. L
Nella stessa sala dove oltre due anni e mezzo fa è nato il movimento che ha messo in discussione l'inutile e stravolgente gigantismo delle megatorri progettate a Torino, il 9 giugno si presenteranno alcune controproposte aprendo il confronto su come e perché uscire dall'enormità dei progetti appaltati. Alla base dell’incontro pubblico c’è sempre la richiesta di sospensione e revisione dei progetti di grattacieli e la la dichiarazione di "interesse pubblico" del paesaggio di Torino, elemento fondamentale della immagine di questa città che verrebbe deturpata da costruzioni di tale altezza in contrasto con
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