mercoledì 2 giugno 2010

"Non grattiamo il cielo di Torino 2011"

Mercoledì 9 giugno ore 18 Torre di Abele via Pietro Micca 22

Sono cambiati i vertici di Regione e di Intesa San Paolo che avevano commissionato i mega-grattacieli che si stanno per costruire a Torino e la situazione su fa più incerta. Il futuro del grattacielo della Regione disegnato da Massimiliano Fuksas è appeso ad un filo, cioè alla valutazione del presidente Cota che deve con la Giunta decidere se dare seguito all’iter per la realizzazione della nuova sede regionale con l’assegnazione dei lavori per le opere di urbanizzazione. Una gara da 40 milioni mentre la Regione dovrebbe tagliare 900 milioni nei prossimi due anni a causa della manovra del governo. La giunta Bresso, attraverso l’allora assessore al Bilancio, aveva ipotizzato un pagamento attraverso un sistema di leasing finanziario con una rata annuale di circa 11,5 milioni di euro a fronte del pagamento di canoni di locazione di circa 13 milioni. Ma ci sarebbero notevoli difficoltà nel vendere una parte degli immobili di proprietà regionale a partire dalla sede di piazza Castello. Sarà necessario valutare le eventuali penali per la mancata costruzione del grattacielo - gara vinta da un raggruppamento di cooperative rosse, a parte i 10 milioni pagati per la progettazione, assegnata con una gara internazionale voluta dall’ex presidente della Giunta Enzo Ghigo.

Intanto la Asl 1 che si occupa di sicurezza sul lavoro, (Spresal ), ha ispezionato nei giorni scorsi il cantiere del grattacielo di corso Inghilterra riscontrando irregolarità, ha impartito varie prescrizioni alle imprese costruttrici ed al coordinatore della sicurezza nominato dal committente dei lavori, Intesa Sanpaolo. Fra le violazioni: assenze di parapetti, prolunghe elettriche ricoperte di scotch, ganci per movimentazione di materiali senza dispositivi di sicurezza.

Nuove perplessità verso il maxi-investimento (370 milioni) che le casse regionali dovrebbero sopportare sono state aggiunte dal documento del comitato «Non grattiamo il cielo di Torino», elaborato da alcuni docenti del Politecnico esperti in costruzioni.

Il testo analizza tutte le delibere emanate dalla giunta Bresso, ne segnala la forma anomala, ma anche innovativa, per un ente pubblico: anziché vendere terreni di proprietà, come avviene di consueto, si vuole valorizzarli tramite una serie di infrastrutture urbanistiche e solo a quel punto cercare un acquirente. Praticamente una azione speculativa, con un dubbio: e se non ci fossero compratori seri..? L’azzardo speculativo servirebbe a coprire una parte dei costi attraverso la vendita dei terreni e dei diritti edificatori su un’area di 96 mila metri quadrati, superiore a quella su cui sorgerebbe l’edificio (70 mila metri quadrati). In aggiunta la giunta Bresso aveva anche previsto la vendita di alcuni immobili – non si sa quali quali e con quali previsioni di incasso - e il risparmio sul canone d’affitto che oggi viene pagato per le sedi regionali non di proprietà: un dato esorbitante, sembra di 13 milioni. Il trasloco nel grattacielo libererebbe comunque solo una parte degli edifici oggi occupati e non porterebbe con sé la dismissione delle sedi nel resto della Regione, in Italia e in Europa. Insomma tutto un bell’azzardo.
Ma aggiungono gli ambientalisti: e se i 370 milioni previsti, come spesso avviene non bastassero? Ad esempio non è noto ne un piano ne i costi per i traslochi, per la manutenzione dii un edificio che, tra l’altro, avrebbe prestazioni energetiche di «livello 2», piuttosto basse per una costruzione nuova di zecca. L la Regione dovrebbe comunque indebitarsi con un mutuo almeno di 30 anni. Una scelta che Cota - che a causa della finanziaria appena varata dal governo dovrà tagliare 900 milioni in due anni - difficilmente riuscirebbe a spiegare ai piemontesi.

"Non grattiamo il cielo di Torino 2011
Nella stessa sala dove oltre due anni e mezzo fa è nato il movimento che ha messo in discussione l'inutile e stravolgente gigantismo delle megatorri progettate a Torino, il 9 giugno
si presenteranno alcune controproposte aprendo il confronto su come e perché uscire dall'enormità dei progetti appaltati.
Alla base dell’incontro pubblico c’è sempre la richiesta di sospensione e revisione dei progetti di grattacieli e la la dichiarazione di "interesse pubblico" del paesaggio di Torino, elemento fondamentale della immagine di questa città che verrebbe deturpata da costruzioni di tale altezza in contrasto con la Torino storica e delle Alpi.


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