INCONTRO DI VENERDI’ 9 LUGLIO ore 17,30 - 23
CAFFE’ BASAGLIA via Mantova 34 Torino
PIEMONTE: E’ TEMPO DI NUOVA POLITICA
( qualche riflessione per favorire la discussione)
Il senso
Iniziative importanti sono in corso per costruire anche nel nostro paese un polo ecologista, civico, riformatore. In Europa gli ecologisti sono ormai in tutti i paesi realtà significative dal punto di vista dei consensi, ma anche e soprattutto per come riescono a intervenire nelle scelte della politica e negli indirizzi economici. Non a caso sono proprio gli ecologisti coloro che – indipendentemente dall’adesione o dalla simpatia che suscitano – appaiono agli occhi delle opinioni pubbliche europee come i “portatori di futuro”, costruttori di quel mondo di domani che nasce dal superamento delle contraddizioni che agitano il nostro vivere d’oggi, rendendolo complicato, ingiusto, inutilmente irrispettoso della natura e degli altri.
L’obiettivo in Italia non quindi è quello di costruire un altro partito o un nuovo partito verde che nasca dalla ceneri del fallimento dei Verdi italiani, magari con l’aggiunta di qualche altro pezzettino marginale.
Le contraddizioni pubbliche e private sono ormai solo più rappresentate da antinomie che pretendono di schematizzare non solo condizioni complesse dell’esistenza umana, ma anche opzioni politiche, economiche e sociali che, così ridotte, finiscono per trasformarsi in generatori di ansia, di devastazione delle persone e dell’ambiente, di strumenti per politiche torbide che fanno leva sulle viscere e si alimentano delle paure per generare consenso. Vincono i furbi, gli scaltri, va avanti chi vanta le migliori relazioni, si compete strenuamente ad armi impari, si considera sacro il nostro e a nostra disposizione ciò che è di tutti. Alla costruzione del sentimento si privilegia l’effimero dell’emozione da bruciare in fretta, al ragionamento lo slogan, all’affetto il contatto effimero, alla naturalità l’artificio.
Chi fa politica guardando al futuro deve ricostruire la complessità delle cose, operando per la composizione dei conflitti, la ricerca dell’armonia, la promozione della cooperazione in tutti i settori dell’attività umana. Deve costruire un ambito che monta soluzioni e propone metodi e contenuti, progetti concreti e atteggiamenti, con la generosità che è il presupposto per qualunque attività volontaristica collettiva.
Nel nostro paese sono in corso esperienze che – purtroppo in modo scollegato e, a volte, con accenti che rendono difficile la diffusione – tendono a queste direzioni. Nell’ambito dell’attività politica si tratta di liste civiche, di gruppi che segnano esperienze di opposizione alle mostruosità che si consumano in nome dell’economia, del benessere e del lavoro (dalle opere pubbliche inutili, al consumo dissennato di territorio, alle politiche dei rifiuti…), di comitati e associazioni – ma anche di parti dei partiti oggi attivi - che promuovono battaglie di cultura che incidono profondamente nella sensibilità collettiva, ma che non trovano oggi alcuna forma di rappresentanza politica, neppure un luogo dove trasformare le tante idee in piattaforma politica: si pensi agli agricoltori più attenti al rapporto fra il cibo e il territorio, fra il cibo e la natura, fra economia ed ecologia; oppure al consumerismo, diventato ormai una realtà importante nell’associazionismo del nostro paese, all’industria verde, ai nuovi lavori; oppure ancora alla rivolta contro la casta, contro i riti e i guasti di una politica che ha smesso di essere utile per divenire prima inutile e poi tossica e nociva.
Costruire un soggetto politico ecologista significa perciò accettare fino in fondo la sfida dell’innovazione a cominciare dall’individuazione dei luoghi di una politica diversa, di metodi e progetti capaci di dare forza ed efficacia alle idee e alle qualità delle persone che si fanno carico di portarle avanti, di proposte e stili di lavoro che diano il senso profondo di una svolta nel rappresentare la voglia di pulizia fino a trasformarla nel motore del cambiamento.
Il luogo
In questi anni la nostra regione ha attraversato tempi e fasi che non sono sintetizzabili i poche righe per evitare generalizzazioni nocive. Alcune linee di tendenza sembrano però ben testimoniare una vivacità di partecipazione e il crescere di una diffusa coscienza ecologica a tutto campo. Mentre l’economia segnava una profonda trasformazione attraverso l’ulteriore disimpegno della FIAT nel torinese - con pesanti effetti sull’indotto, ma anche al di fuori di questo a causa del permanere del “sistema FIAT” che controlla in modo quasi mafioso l’economia vicina e lontana – anche nelle altre province l’industria manifatturiera ha cominciato a entrare in difficoltà, perfino quella legata agli armamenti.
La risposta della politica è sostanzialmente consistita nello spingere l’edilizia – incoraggiando speculazioni su aree che cambiavano di destinazione d’uso sovente con ricatto occupazionale allegato – e il consumo di territorio come fonte di attività economica e quasi unica risorsa di enti locali festaioli e spreconi, più attenti ad alimentare la propaganda di regime che a costruire servizi sostenibili per i cittadini con la cura e l’attenzione dovuta a chi sta peggio o è in difficoltà. Cresce l’egoismo, cala la qualità dei servizi, si adoperano scorciatoie pericolose e dannose per creare l’illusione che siano possibili semplici soluzioni a problemi complessi: privatizzazione dei servizi essenziali, dall’acqua in là, compresi quelli educativi e di cittadinanza; valorizzazione puramente economica e speculativa come pratica amministrativa; generale ripresa di un diffuso disprezzo per le regole e le procedure che garantiscono la trasparenza, la democrazia e la tracciabilità degli atti e delle azioni dei rappresentanti del popolo. L’etica, tanto evocata con le parole nelle dichiarazioni, viene sbertucciata ogni giorno nei comportamenti concreti.
Le politiche di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili hanno certamente prodotto un forte impulso a nuove forma di imprenditorialità e lanciato un settore economico prima di nicchia. Tetti fotovoltaici, climatizzazione passiva, pompe di calore e altre modalità di produzione energetica sono oramai una realtà consolidata e numerosi Piani regolatori incentivano il risparmio energetico. Ma è proprio su questo versante che in Piemonte ci sono grandi spazi per un forte impulso: significa lavoro, cura del territorio, miglioramento diffuso delle condizioni del patrimonio edilizio e quindi della qualità della vita nel suo complesso. Ma poi intervenire sull’illuminazione pubblica, sugli edifici pubblici, sulle reti…
Ancora in questo ambito: è aperto il problema del nucleare passato, visto che la centrale di Trino è sempre lì e le scorie anche, ma anche di quello futuro, visti i piani del governo: una delle emergenze che bisogna affrontare per prime con azioni di adeguato impatto . E’ aperta la questione del ciclo integrato dei rifiuti, dagli imballi allo smaltimento finale, non è neppure iniziata una seria programmazione politica di tutela e salvaguardia della montagna, per non dire delle acque, dei parchi, della tutela della flora e della fauna…
L’elevato livello tecnologico della nostra regione richiede un sistema formativo inclusivo, qualificato e aperto a tutti, autentico veicolo di promozione sociale e capace di costruire relazioni cooperative fra le persone. Sono proprio la varietà, la trasversalità e la fecondità delle relazioni la vera ricchezza di una società avanzata; il tasso di comunicazione, di interrelazione, di integrazione finisce per diventare un indicatore più attendibile del PIL dello stato di una collettività (e delle comunità che ne fanno parte). Insieme a questo l’istruzione, la libertà, la consapevolezza che i diritti non esistono senza doveri e chela responsabilità, individuale e sociale, è davvero “affare di tutti”.
Al crescere delle disuguaglianze, dell’emarginazione, dello scollamento e della marginalizzazione del diverso non bastano risposte solidaristiche che mirano a tamponarne gli effetti più disastrosi. Occorre contrapporre una nuovo modello di società, capace di non generare “rifiuti” e di valorizzare le capacità e le potenzialità di tutti, alla ricerca dell’armonia fra le sue parti.
Il metodo
In Piemonte, come peraltro in tutto il nostro paese, il tessuto di esperienze e di spinte alla partecipazione può trovare un luogo di confronto e di organizzazione (non ancora una casa comune, al massimo un campeggio) attraverso la partecipazione a una struttura politica innovativa ma già sperimentata, quella della federazione di persone, gruppi, liste, comitati, tutti uniti intorno a un manifesto programma.
Possiamo da subito costruire una struttura reticolare, dunque orizzontale, alla quale possono essere rincondotte e riconosciute alcuni compiti esclusivi:
- Raccolte di adesioni intorno a un manifesto di valori da stendere con la collaborazione di tutti.
- Costruzione di strumenti di conoscenza prima e di elaborazione politica poi, a disposizione di tutti coloro che decidono di avvalersene.
- Realizzazione di mezzi per la diffusione (giornali, bollettini, blog.portali…) anche utilizzando quelli già esistenti e disponibili.
- Elezione di strutture di coordinamento che sviluppino l’orizzontalità e la caratteristica di rete, garantendo trasparenza nelle azioni, rotazioni negli incarichi, organismi di garanzia.
- Coordinamento con esperienze analoghe che dovessero costituirsi in altre regioni d’Italia.
Infine
Nel nostro mondo non mancano le elaborazioni politiche (testimonianza di una grande vivacità culturale) a cui rimandiamo per approfondimenti e ragionamenti più sofisticati e specifici. Non mancano neppure le conoscenze, le capacità, le professionalità e neppure le energie necessarie a dare corpo al progetto.
Resta solo più la voglia di ribadire che il tentativo che si vuole proporre non è un salto nel vuoto. Si tratta di dare dignità, speranza e tante belle gambe, a idee oramai pronte anche da noi a diventare programma politico, nuova cultura, speranza, buone ragioni per mettersi in piazza a costuire il futuro.
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