Travaglio, come d'abitudine, non usa mezzi termini. Il modello politico di destra e sinistra? A Torino fermo a trent'anni fa. E sulle prossime amministrative va giù pesante, con sorpresa finale sul voto che esprimerà nel segreto dell'urna. Né Piero Fassino né Michele Coppola i candidati migliori per la poltrona di primo cittadino. E agli elettori, un "promemoria" per non farsi abbindolare.
In che cosa Torino e la sua classe politica rispecchiano vizi e virtù italiani?
Sono il perfetto specchio dei vizi della polica nazionale. Nel senso che mai come a Torino e mai come negli ultimi anni, destra e sinistra sono andate a coincidere. Da anni a Torino non c'è uno scontro aspro come si dovrebbe fra maggioranza e opposizione. Hanno praticamente tutti lo stesso programma per quanto riguarda le cose importanti: grandi opere, grattacieli, cementificio, zero politiche ambientali, alta velocità per le merci, sventramento della Valle di Susa e limitrofe, repressione del dissenso del popolo No Tav.
Nessuna differenza quindi fra schieramenti opposti...
Non ho notato alcuna discrepanza fra le politiche della Bresso e di Cota, di Chiamparino e di Coppola, che vorrebbe venire al suo posto. Non parliamo poi di Fassino... Rappresentano più o meno lo stesso modello politico che è il modello Anni '80 delle 'grandi opere faraoniche'. Non hanno la più pallida idea di che cosa siano le energie alternative o il grande dibattito sullo sviluppo sostenibile e sulla decrescita. Tutti temi presenti nelle campagne elettorali degli altri Paesi, dove si confrontano persone viventi e non decrepite.
Quali i fatti, il promemoria, che il torinese dovrebbe tenere a mente prima di scegliere il futuro sindaco?
Occorre considerare i programmi sulle questioni fondamentali: politiche energetiche, smaltimento dei rifiuti. Siamo la città del Politecnico e andiamo ancora in giro con l'auto a benzina. Parliamo ancora di inceneritori... Non siamo in linea con l'Europa. È su questo che bisogna votare. Sulle scemenze o su ciò che non è di competenza del Comune, i candidati fanno finta di distinguersi. Ma sulle cose fondamentali sono uguali. A Torino il blocco di potere si chiama Tav, Fiat, San Paolo, Collegio Costruttori, piano regolatore. E io su questo non ho mai visto nessun tipo di dialettica, se non le guerricciole per chi avrebbe messo le mani su San Paolo. Bisogna vedere se c'è qualcosa di radicalmente nuovo e diverso.
Lei chi sceglie?
Penso che per non starmene a casa, visto che non mi appassiona lo scontro tra due facce della stessa medaglia, voterò la lista del movimento Cinque Stelle. Non perché la voterei dappertutto – a Napoli sceglierei De Magistris –. Credo che se si vuole cambiare bisogna prendere qualcuno che rappresenta la discontinuità rispetto al prima. E non vedo discontinuità tra centro destra e centro sinistra, al di là del fatto che questa volta il centro destra ha trovato uno di 37 anni che parla come uno di 90 e dall'altra parte ne abbiamo uno di 60 e rotti che dopo aver trascorso tutta la vita in Parlamento adesso ha scambiato il Comune di Torino per una casa di riposo per politici a fine carriera.
Che futuro vede per Torino?
Non ho idea di cosa succederà a Torino. Vedo che Fiat conta sempre meno sulla città e sta facendo armi e bagagli per trasformarsi in Fabbrica Italia Automobili-Detroit. Ma allo stesso tempo continua a fare il bello e il cattivo tempo sulla politica torinese. Nel senso che nessuno, tranne qualche raro esemplare della Fiom, ha il coraggio di dire le cose come stanno al signor Marchionne: sono tutti proni, supini.
* da nuovasocieta.it 10 maggio 2011
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