mercoledì 28 settembre 2011

Global Footprint Network: oggi è l' “ Overshoot Day”


Oggi è l' “ Overshoot Day”: l'umanità ha esaurito le risorse che la natura può fornire in un anno in maniera sostenibile.

Il Global Footprint Network (GFN) tiene conto del fabbisogno umano di natura (per esempio per fornire cibo, produrre materie prime e assorbire CO2) rispetto alla capacità della natura di rigenerare queste risorse e assorbire i rifiuti. I calcoli del GFN dimostrano che circa dopo 9 mesi il fabbisogno di risorse dell'umanità ha sorpassato il livello che il pianeta può fornire in modo sostenibile in un anno.

"E' come spendere il salario annuale in 9 mesi e consumare i risparmi anno dopo anno. Abbastanza in fretta finirebbe il vostro capitale" ha detto Mathis Wackernagel. Nel 1970, abbiamo superato la soglia critica. La richiesta di risorse alla natura ha cominciato da allora a superare ciò che poteva essere prodotto in modo rinnovabile. I calcoli preliminari del 2011 dimostrano che stiamo usando le risorse ad un tasso che richiederebbe tra 1,2 e 1,5 pianeti L'Earth Overshoot Day arriva mentre le Nazioni Unite prevedono che la popolazione umana raggiunga i 7 miliardi a fine ottobre e mentre, contrariamente, alla recessione, l'andamento delle risorse indica che la loro domanda è in crescita."

Global Footprint Network Calcola la tua impronta ecologica

martedì 20 settembre 2011

Le 10 Foreste più a rischio nel mondo


Il
2011 è l’anno internazionale delle Nazioni Unite per le Foreste.

L’iniziativa dell’ONU vuole attirare l’attenzione su un problema ormai di vecchia data, e cioè quello delle foreste del mondo in pericolo: la progressiva deforestazione che in questi anni ha fatto scempio di molti dei più bei boschi del nostro pianeta, continua senza sosta, per colpa di uomini che non si rendono conto che a breve le loro azioni di disboscamento per guadagnare legno e spazi da dedicare all’agricoltura potrebbe portare a un punto di non ritorno.

Per fortuna, in alcune aree dell’Europa (ad esempio in Italia risulta che i boschi siano cresciuti del 20% negli ultimi 20 anni) in Nord America e in Asia (soprattutto in Cina, paese alle prese con sviluppo urbano e desertificazione, che vede nelle foreste l’unico cuscinetto che può garantire una minima sostenibilità) sono in atto alcune politiche di salvaguardia delle foreste: a volte si tratta di semplici abbandoni della campagna e di aree un tempo coltivate, ma spesso si tratta di politiche di riforestazione aggressiva, di tutela di aree a rischio, e un abbassamento delle emissioni di diossido di carbonio che attentano alle biodiversità presenti in queste zone. Grazie a queste opere, il livello di alberi persi si è abbassato e la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite ha riferito che c’è stato un rallentamento significativo nella perdita di spazio boschivo e foreste.

Come ben sappiamo, queste azioni possono solo tamponare, le perdite subite, ma le cicatrici che restano dopo la sottrazione di alberi, non sono facili da sanare, difatti, alcuni luoghi sono più vulnerabili di altri, l’organizzazione non-profit Conservation International (CI) ha pubblicato un elenco delle 10 aree forestali più vulnerabili del mondo, le foreste che hanno perso più del 90% del loro habitat originale e che ospitano almeno 1.500 specie di piante che purtroppo non si trovano in nessun’altra parte del mondo.
E se non si fa nulla per salvarli, la situazione potrebbe peggiorare nel giro di pochi anni e perderemmo questi paradisi di biodiversità. Ecco comunque quali sono le dieci situazioni maggiormente a rischio.

Zona geografica – Percentuale di habitat originario rimanente

1 Indo-Burma (Asia meridionale) – 5%
2 Nuova Zelanda – 5%
3 Sonda (Indonesia / Malesia) – 7%
4 Filippine – 7%
5 Foresta Atlantica (Sud America) – 8%
6 Montagne della Cina sud-occidentale – ’8%
7 California Provincia floristiche (Stati Uniti e Messico) – 10%
8 Foreste costiere dell’Africa orientale – 10%
9 Madagascar e isole dell’Oceano Indiano – 10%
10 Foreste pluviali afromontane (Africa orientale) – 11%

Come si vede, spesso si tratta di zone in paesi in via di sviluppo, ma c’è anche qualche paese che si reputa avanzato che sta perdendo in maniera scellerata il proprio patrimonio naturalistico.

Per sconfiggere l’irresponsabilità di chi pensa a un profitto immediato bisogna tenere bene a mente un saggio proverbio delle popolazioni indiane d’America: la Terra che abitiamo ci è stata data in prestito dai nostri avi e noi dovremo lasciarla ai nostri discendenti. Questo vuol dire che dobbiamo guadare soprattutto al futuro e non cinicamente ed egoisticamente soltanto al nostro presente.

di MaryPz da www.tuttogreen.it maggio 2011

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giovedì 15 settembre 2011

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA CACCIA


TORINO sabato 17 settembre 2011

Corteo da Porta Susa (Piazza XVIII Dicembre) ore 15.30

a Corso Cairoli, presso il monumento a Garibaldi

Perché il 17 settembre ? Perché il giorno successivo, si apre la stagione venatoria 2011/2012 e centinaia di migliaia di animali saranno fucilati da sedicenti "amanti della natura" in nome di futili o false argomentazioni come "divertimento, gola, necessità di selezione, sport"

Perché a Torino? Perché in Piemonte nel 2012, dopo 25 anni dalla raccolta delle firme e 25 anni di ostruzionismo della Regione vinto solo da una pronuncia della Corte di Appello, si terrà un REFERENDUM REGIONALE CONTRO LA CACCIA che non ha precedenti.


Nel 1987 vennero raccolte 60.000 firme in calce alla proposta di referendum che chiedeva:
a) Divieto di caccia per 25 specie selvatiche (17 uccelli e 8 mammiferi)
b) Abolizione delle deroghe di carniere per le aziende private di caccia
c) Abolizione delle deroghe al divieto di caccia su terreno innevato
d) Divieto di caccia la domenica

Nel 1987 (come oggi) avremmo tutti voluto abolire completamente la caccia. Purtroppo un referendum regionale non può abolire un’attività prevista da una legge dello Stato. Ma, oggi come ieri, ribadiamo che in caso di successo di questo referendum l’attività venatoria in Piemonte verrebbe drasticamente ridotta, - togliendo ai cacciatori la possibilità di uccidere ben 25 specie di animali, di uccidere quanti animali vogliono in aziende private, sulla neve e nella sacrosanta domenica. Questo referendum è indubbiamente uno strumento con cui può essere inferto alla caccia piemontese un colpo mortale, riducendo i cacciatori a tal minimo numero da perdere ogni potere in sede istituzionale. Quel potere che ha bloccato il referendum per ben venticinque anni.
Le amministrazioni regionali di tutti i colori e di tutti gli schieramenti hanno in questi anni illecitamente impedito il voto popolare costringendo il Comitato Promotore ad una estenuante battaglia legale durata quasi un quarto di secolo. Ora la Corte d’Appello di Torino ha dato il via libera al referendum piemontese che si svolgerà nella primavera del 2012.

Cio' significa che le stesse richieste referendarie piemontesi potrebbero essere proposte IN TUTTE LE REGIONI. Per raggiungere l'obiettivo però bisogna ottenere il quorum con la vostra affluenza alle urne e la vittoria dei quesiti con il vostro “ SI’ “

Prime adesioni: Oltre la specie - Movimento 5 Stelle - Associazione vittime della caccia -WWF - LIPU - Gruppo delle Cinque Terre - Civica, movimento democratico - Apda Torino- Legambiente - Lav Torino -Movimento vegetariano NO alla Caccia - Oipa - Progetto vivere vegan - Associazione Veg Festival - Le Sfigatte - Animalisti italiani - Pro Natura - Rassemblement pour l'Abolition de la Chasse RAC en France (coord. ital. per l'abolizione della carne) - Federazione dei Verdi (prov TO) -Medicina Democratica - Associazione Radicale Certi Diritti –Federtreck,Escursionismo e Ambiente – Pelo & Contropelo, periodico animalista

Adesioni di gruppi e associazioni alla manifestazione devono essere inviate a info@abolizionecaccia.it oppure info: www.facebook.com/event.php

Iscrizioni a newsletter per notiziari sul corteo e sulle attività di promozione al referendum a cui tutti possono partecipare (molto importante!) straccialacaccia@gmail.com

ORGANIZZAZIONE PULLMAN DA FUORI PIEMONTE

I gruppi che organizzano un bus per raccogliere manifestanti da portare alla manifestazione nazionale contro la caccia del 17 settembre 2011 a Torino possono usufruire di un contributo economico che la LAC Sezione Piemonte mette a disposizione (da 100 fino a 300,00 (a seconda della distanza da Torino), nel limite della cifra massima di spesa impegnata.


Per ottenere il contributo necessario contattare la LAC Piemonte all’ indirizzo lacpiemonte@abolizionecaccia.it oppure al cell. 3484991623

Di seguito prima lista dei bus per Torino in via di organizzzione:
MILANO:
Costo 5 €, prenotazioni info@abolizionecaccia.it BRESCIA: Costi 8/10 € prenotazioni Consuelo 335 6697157 begin_of_the_skype_highlighting 335 6697157 end_of_the_skype_highlighting ROMA: 35 €, prenotazioni Daniela 347 7130164 begin_of_the_skype_highlight 347 7130164 end_of_the_skype_highlighting terranomalaroma@gmail.com GENOVA: prenotazioni normakaraman@hotmail.com GROSSETO: per prenotazioni Associazioni d'Idee 328 1544997 begin_of_the_skype_highlighting 328 1544997 end_of_the_skype_highlighting TODI-PERUGIA-AREZZO-FIRENZA-PISA: prenotazioni lmencaroni@gmail.com ROVIGO-VERONA: prenotazioni 345 2798637 begin_of_the_skype_highlighting 345 2798637 end_of_the_skype_highlighting venusinfur@hotmail.it FANO-RIMINI-FORLI: per prenotazioni Paolo rimini17settembre@gmail.com UDINE-PORDENONE-PADOVA: per prenotazioni speale@virgilio.it

martedì 13 settembre 2011

Intervento sui referendum elettorali


di MauroVolpi *

( costituzionalista e membro del Consiglio Superiore della Magistratura fino al luglio 2010 )

Nello stato di dissolvimento della fase della Repubblica apertasi nel 1993 e definita impropriamente «Seconda Repubblica» può anche accadere che vengano presentati, su sollecitazione di una componente minoritaria del maggior partito di opposizione, due quesiti referendari, il cui scopo principale è quello di contrastare le tre richieste referendarie, avanzate da Passigli e da vari altri intellettuali, che si propongono di eliminare gli aspetti più negativi dell'attuale legge elettorale: le liste bloccate, il premio di maggioranza, le ridicole soglie di sbarramento previste per le liste che facciano parte di una coalizione.


Gli «argomenti» avanzati per contrastare i referendum Passigli oscillano tra la falsificazione e l'inconsistenza. È del tutto falso che essi produrrebbero il ritorno a un proporzionale puro, analogo a quello esistente prima del 1993. Infatti, in caso di esito referendario abrogativo, la soglia di sbarramento del 4% varrebbe per tutte le liste, mentre l'attuale sistema non solo prevede una soglia del 2% per le liste coalizzate, ma ne salva anche alcune, interne alle coalizioni, che ottengano una percentuale inferiore al 2% (com'è avvenuto nel 2006 per l'Udeur e nel 2008 per l'Mpa). Anche ai tempi del tanto decantato Mattarellum, le liste minori, che avevano ottenuto meno del 4% dei voti nella quota proporzionale, entravano in Parlamento grazie ai propri candidati di coalizione nei collegi uninominali.
Quindi, con buona pace dei maggioritaristi a oltranza, il successo dei referendum Passigli produrrebbe un sistema proporzionale più selettivo rispetto sia al Porcellum che al Mattarellum e molto più simile a quello proporzionale corretto esistente nella grande maggioranza delle democrazie europee. Un secondo argomento sostiene che il primo dei quesiti referendari volto a superare le liste bloccate non riuscirebbe nello scopo e si esporrebbe a un giudizio di inammissibilità della Corte Costituzionale. Non vi è dubbio che, specie in materia elettorale, il referendum abrogativo sia uno strumento imperfetto. Ma il senso dell'iniziativa referendaria è chiaro: restituire agli elettori il potere di scegliere i propri rappresentanti. Quindi il successo nella raccolta delle firme non mancherebbe di incidere su una riforma parlamentare, che resta la via maestra. Ma i referendum pro Mattarellum si espongono molto di più a un giudizio di inammissibilità, in quanto l'idea, disattesa dalla maggioranza della dottrina e della giurisprudenza, della «reviviscenza» della vecchia legge elettorale in seguito all'abrogazione delle successive norme abrogatici costringe i promotori a presentare dei quesiti il cui esito positivo non produrrebbe affatto un sistema di risulta tale da consentire comunque l'elezione del Parlamento (come richiede la giurisprudenza costituzionale).


Quanto poi all'affermazione che con il Mattarellum gli elettori avrebbero scelto il «loro» deputato, chi ha buona memoria ricorda come, nelle tre elezioni in cui è stato applicato, nella quasi totalità dei collegi uninominali i candidati sono stati imposti dai vertici dei partiti coalizzati senza nessuna voce in capitolo a livello locale né degli iscritti né degli elettori.
Infine, si sostiene che i referendum Passigli tornerebbero ad affidare la formazione del governo ai vertici di partito nella fase postelettorale. In realtà, essi determinerebbero l'ingresso in Parlamento di un numero ridotto di liste (stando ai sondaggi non più di 6) e nulla vieterebbe ai partiti di concordare una futura alleanza di governo sulla base di convergenze programmatiche effettive, e magari anche di scegliere il leader della coalizione con le primarie, mentre non si avrebbero più coalizioni coattive, tenute insieme dall'obbiettivo primario di sconfiggere la coalizione avversaria. È un fatto che nella maggioranza delle democrazie europee l'adozione di sistemi elettorali corretti non esclude affatto le coalizioni né pregiudica la democrazia dell'alternanza.


Ma anche se le coalizioni di governo fossero formate dopo le elezioni, com'è avvenuto perfino nel Regno Unito, patria del maggioritario a turno unico, dove starebbe lo scandalo? Con ogni probabilità avremmo governi più solidi, in quanto formati da un numero ridotto di partiti, e più efficienti, in quanto costituiti sulla base di reali convergenze programmatiche, di quelli che ci ha regalato la «Seconda Repubblica», attraversati da divisioni profonde, instabili (sono stati ben otto tra il 1994 e il 2005 sotto la vigenza del Mattarellum) e dipendenti da maggioranze variabili.
In definitiva è tempo di abbandonare il mito del maggioritario, che ha aperto la strada al leaderismo plebiscitario e all'affossamento di tutti i canali di mediazione tra società e istituzioni; dai partiti politici, ridotti a partiti personali alla ricerca di un leader telegenico, al Parlamento, divenuto organo di mera ratifica e privo di reali poteri di controllo. E allora perché lanciare salvagenti a un sistema agonizzante e sempre più distaccato dalla società, e ad alcuni leader politici sempre meno popolari, anziché staccare la spina e impegnarsi nella costruzione di un nuovo sistema politico-istituzionale più conforme al quadro costituzionale e a quanto avviene nella maggioranza delle democrazie europee?

* Mauro Volpi è stato uno dei 100 firmatari dell’appello contro il Lodo Alfano

venerdì 9 settembre 2011

GIU’ LE MANI DAL RISULTATO DEI REFERENDUM!!!!


 La finanza internazionale, che specula e si arricchisce sulla pelle delle persone, per far fronte alla crisi finanziaria impone all’Italia la privatizzazione dei servizi pubblici locali, compreso il servizio idrico.

Il Governo, le forze politiche presenti in Parlamento, Confindustria e buona parte dei sindacati, accettano questa imposizione.

La manovra, pur escludendo formalmente il servizio idrico dai nuovi piani di svendita forzata dei servizi pubblici, lo include nei fatti, attraverso meccanismi di incentivi alle amministrazioni che decidano di privatizzare.

Si vìola così la Costituzione, reintroducendo di fatto ciò che per volontà popolare è stato abrogato con i referendum del 12-13 giugno scorso.

Il Governo ignora volutamente che gli Italiani hanno espresso con chiarezza che l’acqua è un bene comune, sul quale nessuno può fare profitti!

Gli organi di informazione continuano a censurare ogni voce che si oppone agli obiettivi dei poteri economico-finanziari. Deve passare un unico messaggio: il costo della crisi lo devono pagare i cittadini, con sacrifici personali e con la svendita dei beni comuni.

Non solo il Governo sta operando per tradire la volontà popolare: a Torino la nuova amministrazione del Sindaco Fassino sta predisponendo piani per la dismissione, quantomeno parziale, delle società di gestione dei servizi pubblici.

E’ questo il rispetto per la volontà dei cittadini?

               E’ questa la concezione di democrazia di chi ci governa, a Roma, come a Torino?


Il risultato dei referendum del 12-13 giugno è inequivocabile: basta con le sfrenate politiche liberiste che in questi anni hanno consentito l’arricchimento di pochi gruppi economici a scapito della maggioranza dei cittadini.

Il Comitato Acqua Pubblica Torino continua ad impegnarsi affinché la volontà popolare sia rispettata e invita tutti i cittadini a partecipare alle mobilitazioni in
programma per l’autunno.

 La crisi l’hanno provocata gli speculatori. Siano loro a pagarne il prezzo!!!

Segui le iniziative del Comitato su

giovedì 8 settembre 2011

Torino: Contrordine sull'inceneritore Serve il secondo impianto

( da La Repubblica - Torino 9 settembre 2011)

Il termovalorizzatore del Gerbido non basta: occorre costruire quello di Settimo. Il via libera a fine anno. "Avrà dimensioni più piccole"

di Emilio Vettori

L'inceneritore del Gerbido non basta più. L'impianto che entrerà in funzione tra fine 2012 e inizio 2013 non smaltirà tutti i rifiuti prodotti in provincia di Torino: circa 560 mila tonnellate all'anno. E la giunta guidata da Saitta dovrà dare il via libera entro dicembre alla costruzione di un secondo termovalorizzatore per coprire tutto il fabbisogno.

Ipotesi che era già presente nel piano del 2006, ma che era stata poi messa in discussione da una possibile riduzione netta della quantità di immondizia. Taglio che c'è stato, inferiore però alle previsioni, nonostante la crisi e le politiche sul contenimento dell'immondizia. "Entro la fine dell'anno - dice l'assessore all'Ambiente della Provincia, Roberto Ronco - termineremo con la revisione del piano del 2006 e daremo il via libera al secondo impianto".

Il sito individuato è sempre lo stesso, quello scelto dopo il piano del 2006. Si tratta dell'area ex Ceat a Settimo Torinese. Sarà però un inceneritore più piccolo di quello del Gerbido, dove si smaltiranno circa 420 mila tonnellate all'anno. "Nel 2006 era previsto un secondo termovalorizzatore da 270 mila tonnellate - spiega Ronco - ora si può costruire una struttura più piccola, da 200 mila tonnellate". Ma così non si è perso tempo? "No ribatte Ronco - ora si potrà utilizzare una tecnologia più moderna rispetto a quella utilizzata al Gerbido e si realizzerà un impianto in linea con le reali necessità". Si rischia un'emergenza rifiuti? "No, abbiamo gli spazi sufficienti nelle discariche in esercizio per smaltire le quantità di rifiuti prodotti e i lavori al Gerbido vanno avanti secondo i programmi".
Nel Pdl c'è invece chi parla di scelta miope, come la consigliera comunale Paola Ambrogio: "Si tratta di una decisione assurda - sottolinea dopo il sopralluogo della Commissione nel cantiere di via Pancalieri - sarebbe stato meglio investire i soldi pubblici realizzando al Gerbido un impianto sufficiente a coprire tutto il fabbisogno della provincia".

(8 settembre 2011)

giovedì 1 settembre 2011

Torino: FIUMANA 9-18 settembre, Parco Michelotti

10 giorni di festa, 110 anni di FIOM, 1100 motivi per partecipare

Dal 9 al 18 settembre 2011 il Parco Michelotti, sulle rive del Po, verrà sommerso da una Fiumana di iniziative, tavole rotonde, concerti e spettacoli.

Fiom Torino, Officine Corsare, Terra del Fuoco, Rete Pop, Border Radio, Mana, Ecosol e Agriforest vi apsettano per festeggiare i 110 anni della Fiom, una festa popolare, di quelle dal profumo antico.

Fiumana è un crocevia d’esperienze, una miscela densa di spunti di riflessione e dibattiti che porranno al centro i beni comuni, il lavoro, i diritti, la cittadinanza, le energie rinnovabili, la lotta alle mafie, il consumo critico e i nuovi modelli di sviluppo.

Tantissimi ospiti e artisti parteciperanno all’evento: Maurizio Landini, Marco Revelli, Luca Telese, Gustavo Zagrebelsky, Sergio Cofferati, Luca Casarini, Guido Viale, Ugo Mattei, Marisela Ortiz Rivera, Marco Imarisio, i rappresentanti dei movimenti studenteschi, le donne di “Se non ora quando?”, Slow Food, Sbilanciamoci e molti altri ancora.