In marzo il consiglio comunale di Tronzano aveva votato un ordine del giorno nel quale si dichiarava in linea di principio contrario “al protrarsi di un’attività estrattiva selvaggia e ad un consumo del suolo indiscriminato qual è quello finora verificatosi sul territorio tronzanese”. E in novembre aveva approvato una deliberazione con cui chiede alla Regione Piemonte di fare chiarezza circa la complicata normativa che regola l’attività di estrazione di inerti: se manca la certezza del diritto, come possono le amministrazioni comunali rispondere alle richieste di apertura e ampliamento delle cave? Quali garanzie hanno di non sbagliare?
Martedì 29 novembre è toccato al Comune di Santhià affrontare la questione incandescente della cave: il consiglio comunale ha espresso parere negativo riguardo ad entrambe le richieste pervenute. L’impresa che opera nella cava di Cascina La Mandria chiedeva di poter estrarre altri 3.990.000 metri cubi di materiale, che porterebbero il volume complessivo a 6.300.000 metri cubi su un’area di 483.000 metri quadri. Quella che estrae nella cava Cascina Alba, che si estende anche sul territorio tronzanese, e dove il lago supera la profondità di 45 metri, chiedeva di asportare altri 423.000 metri cubi con un ulteriore approfondimento. Su “La Stampa” era comparsa una lettera (un’intera pagina del giornale) nella quale Piero Candeo, legale rappresentate di Green Cave, ammoniva che un eventuale diniego avrebbe messo a repentaglio il posto di lavoro di 65 dipendenti e di altri lavoratori dell’indotto. In una sala consiliare affollata di cittadini, associazioni, cavatori, giornalisti, forze dell’ordine, il vicesindaco e assessore all’ambiente Angela Ariotti ha esposto diffusamente le ragioni del parere negativo. In primo luogo, Santhià è un nodo ferroviario e viario, grazie al quale potrebbero svilupparsi in futuro attività industriali, artigianali, agricole: prospettive di sviluppo che verrebbero compromesse dall’apertura di un buco di enormi dimensioni proprio ai bordi dell’autostrada. Inoltre, l’ampliamento delle cave provocherebbe un aumento insostenibile del traffico degli autocarri; causerebbe un’ulteriore perdita di terreno agricolo fertile e tanto più prezioso di fronte alla crisi economica che minaccia il futuro delle nostre comunità; accrescerebbe il rischio di inquinamento delle falde acquifere. Infine – ha sostenuto l’assessore - prima di chiedere ampliamenti le imprese dovrebbero portare a termine i recuperi ambientali stabiliti in convenzione; e non sono più tollerabili cave così profonde, fino a 20-30 metri, che non potranno mai venire ripristinate. Sono poi intervenuti il sindaco Angelo Cappuccio e l’assessore allo sport Giorgio Corradini. Quanto alla minoranza, Spagna, Simion e l’ex sindaco Canova, pur condividendo gli argomenti dell’amministrazione, hanno lasciato l’aula al momento del voto, mentre Orto si è astenuto.
In conclusione, due no a altrettante richieste: un pronunciamento che rafforza la posizione dell’amministrazione del confinante Comune di Tronzano, e che allarga il fronte che si oppone all’ampliamento della devastante attività estrattiva nella Valledora.
( Piero Meaglia )
Nessun commento:
Posta un commento