lunedì 13 giugno 2011

TAV: Il dovere dei Sindaci!


di Dario Fracchia *

risposta del sindaco di Sant’ Ambrogio all' articolo di Luigi La Spina comparso sulla Stampa

Gentile Luigi La Spina,
sono uno di quei sindaci ai quali lei nel suo ultimo articolo si rivolge in modo particolare. So perfettamente che questa lettera così come l'opinione dei miei colleghi e del Presidente della Comunità Montana non troverà spazio alcuno sul suo giornale per non turbare il "pensiero unico", ma ci tengo comunque a manifestarle la mia opinione attraverso la mia esperienza di sindaco e cittadino della Valle di Susa. Lo ritengo un atto dovuto, non tanto per farle cambiare opinione, ma semplicemente per dovere di informazione. Per guadagnare tempo, non utilizzerò lo stile ciceroniano ma quello anglosassone e asciutto dei numeri e dei dati, elencandole qui di seguito quelli più significativi e ai più non conosciuti, lei compreso, vista la non conoscenza dei fatti e dei progetti che dimostra nel suo articolo, infarcito di informazioni errate, alcune addiritura inventate e di clamorose omissioni.
1) partiamo dal famoso corridoio 5 " Lisbona- Kiev": il Portogallo il 6 Aprile scorso ha chiesto un prestito di 80 miliardi di euro ed è sull'orlo del fallimento. La Spagna è sulla stessa strada e si è ritirata dal progetto. Per non parlare di Kiev - Ucraina -: pochi giorni fa ha chiesto aiuto all'Europa perchè vicina alla bancarotta.
2) le merci che arrivano dall'est in Europa si muovono nel nostro continente sull'asse nord-sud sfruttando il sistema portuale: di quale "rivoluzione" dei trasporti in Europa sta parlando se non conosce neppure questo macro dato?
3) chi si oppone all'opera è un'intera popolazione di persone per bene e pacifiche, preparate sui progetti e sui contenuti: i proiettili, le minacce di morte, la violenza, la cultura dell'inganno e della provocazione non ci appartengono, mi spiace per lei: in venti anni e più di opposizione al tav è un fatto ampiamente dimostrato
4) quella che lei chiama "commissione" è l'Osservatorio dal quale sono da due anni esclusi i comuni - VENTIQUATTRO! - interessati dal progetto TAV perchè è stata loro negata la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti di fiducia imponendo inoltre l'obbligo di aderire al progetto pena l'esclusione dai tavoli di confronto. Infatti nell'ultimo incontro di Palazzo Chigi a Roma del mese scorso, c'erano al tavolo i sindaci ad esempio di Claviere che dista circa quaranta chilometri dai cantieri e il sindaco di Giaveno che si trova addiritura in un'altra valle, mentre il sottoscritto insieme agli altri 23 sindaci era confinato all'esterno, dietro le transenne presidiate dalla polizia
5) il piano di compensazioni: ad oggi non c'è un euro. Come stupirsi di ciò se manco ci sono i duecento milioni del Governo e i cento milioni della Regione promessi da anni per il nodo di Torino? Anche chi è favorevole all'opera, specie di questi tempi dove mancano i soldi per fare viaggiare in orario e puliti i treni dei pendolari da Susa a Torino, resterà a bocca asciutta, non si preoccupi.
6) Ha  mai sentito parlare di priorità degli investimenti, di valutazione costi-benefici per le grandi opere ultimamente evocato come necessità ineludibile anche da parte dell' autorevole voce del Governatore della Banca d'Italia Dott Draghi? Ha mai sentito parlare di infiltrazioni mafiose nelle grandi opere che fanno lievitare i costi di cinque volte? Lo sa che la Valle di Susa è fortemente abitata - settantamila abitanti - e infrastrutturata in quanto percorsa da un fiume, un'autostrada, due statali, una ferrovia a doppio binario e la si può considerare per queste caratteristiche una terza cintura di Torino con tutti i problemi connessi all'impatto di cantieri delle dimensioni e della durata prospettate? Lo sa che è soggetta a periodici eventi alluvionali e che dunque non è minimamnte paragonabile alle altri valli alpine per tutti i motivi prima elencati da un punto di vista dell'impatto ambientale di un'opera di queste dimensioni?
7) I due miliardi di penale da pagare in caso di rinuncia all'opera così come i "35-40 milioni di euro di ricaduta sulla valle per il solo tunnel esplorativo di sette chilometri della Maddalena" sono una pura invenzione giornalistica: per cortesia citi le fonti di questi dati, inventare non è serio!
8) I viaggiatori che arrivano da Londra o Parigi  per venire a sciare in Valle di Susa credo, a meno che non siano scemi, preferiscano fare i dodici chilometri in treno del traforo del Frejus esistente dai tempi di Cavour ed arrivare direttamante a Bardonecchia piuttosto che da Susa, dopo 54 chilometri di tunnel, risalire la Valle in pulman, non crede? Per cortesia anche questa stupidaggine è bene che la rettifichi a tutela dell'intelligenza dei lettori e della sua personale.
9) Anche le critiche relative ai costi sembrano ingiustificate perchè “ la UE ha destinati i finanziamenti solo per questo progetto": altra falsità, i progetti finanziati dall'Europa per il trasporto ferroviario sono attualmente almeno cinque.
10) "nel tentativo di svelenire un clima troppo acceso il Ministro Maroni......ha riservato il compito dell'ordine pubblico alle forze dell'ordine e non ai militari": come ho già avuto modo di dire, gli incendiari in doppio petto sono i veri avvelenatori del clima sociale: sono quelli che invocano l'uso della forza, che insultano la cittadinanza della valle di Susa associandola a frange violente, che delegittimano sistematicamente le Istituzioni disconoscendo il ruolo democraticamente sancito di rappresentanza del territorio al Presidente della Comunità Montana, che omettono le informazioni o le distorcono o ancora peggio le inventano, che rifiutano il confronto sui contenuti e sul merito dei problemi, che prendono le tangenti addirittura sui pannolini mentre i giovani precari lavorano a cinquecento euro al mese, per non andare oltre perchè l'elenco è lunghissimo.
11) Mi spiace, non tocca a noi sindaci combattere i violenti e i terroristi: per questi ci sono le forze di polizia e i tribunali. A noi sindaci spetta il difficile compito di gestire un diffuso e sempre più allarmante disagio sociale fatto di sfratti, di nuove povertà, di tagli continui ai servizi, di una popolazione che non può pensare di vivere in un enorme cantiere a cielo aperto per quindici- vent'anni, tanto dureranno i cantieri vista la mancanza di risorse economiche. Impiegando in settori prioritari per lo sviluppo anche solo una piccola parte degli euro destinati al tav si possono da subito creare un numero maggiore di posti di  lavoro altamente qualificati ad esempio nei settori del turismo e delle energie alternative, senza compromettere la possibilità di una vita dignitosa in valle con la nuova Salerno-Reggio Calabria del nord e senza indebitare i nostri figli e nipoti per i prossimi cinquant'anni con un'opera inutile e dannosa.
12) Siamo tutti Sindaci altamente responsabili, consci del nostro ruolo istituzionale e delle nostre responsabilità: pretendiamo lo stesso rispetto nei nostri confronti e della popolazione che rappresentiamo anche attraverso la possibilità di uno spazio alle nostra opinioni che ci viene  invece scientificamente negato. E' troppo facile costruire minacce di morte o di violenza per screditare le persone per bene: è un giochetto vecchio che non funziona più. Mi spiace, queste grossolane provocazioni le rimandiamo al mittente. Ho la consapevolezza che questo mio scritto non troverà mai spazio su un giornale importante come La Stampa, ma almeno spero in un angolo della sua coscienza.

* Sindaco di Sant'Ambrogio

L’articolo sulla Stampa di Luigi La Spina

Dopo anni di polemiche, contestazioni, trattative, la prossima settimana dovrebbe segnare l’inizio, concreto seppur quasi simbolico, dei lavori per la nuova ferrovia Torino-Lione. Si tratta del primo pezzo, in Italia, del famoso «corridoio 5», il grande asse di comunicazione tra l’Ovest e l’Est dell’Europa, destinato a rivoluzionare il trasporto delle merci attraverso il nostro Continente.

Il clima politico e sociale nel quale si aprirà il cantiere destinato a inaugurare questa opera, fondamentale per lo sviluppo economico del Nord e, in particolar modo, del Piemonte, si annuncia pessimo. Negli ultimi giorni, agli annunci di mobilitazione di coloro che si oppongono al progetto, sono seguite minacce di morte, in puro stile terrorista, nei confronti di coloro che, invece, lo sostengono. L’ipotesi di un ricorso, deliberato e provocatorio, alla violenza da parte di gruppi estremisti è purtroppo prevedibile, nell’intento di suscitare una tale esasperazione emotiva da impedire un ragionevole confronto di idee e il rispetto delle decisioni assunte sulla base della regola fondamentale in democrazia, la volontà della maggioranza.

Da circa sei anni una commissione, guidata dall’architetto Virano, ha esaminato, con le parti coinvolte nel progetto, tutti i problemi ambientali, economici, sociali che la cosiddetta Tav potrebbe procurare alla vita delle popolazioni valsusine. Perché è ovvio il consenso di chi non è toccato direttamente dai disagi che arrecheranno i lavori e ne vede solo i vantaggi futuri.

Mentre è del tutto comprensibile la preoccupazione di chi, invece, vive in prossimità della nuova linea. Così, il tracciato della ferrovia è stato profondamente cambiato, il sistema di smaltimento dei rifiuti è passato dal camion al treno, sono state assicurate le stesse garanzie di sicurezza che sono valide in tutt’Europa e che sono state accettate per i valichi del Brennero, del Gottardo, del Loetschberg. E’ stato stabilito, infine, un piano di compensazioni per la Valsusa che prevede numerose opere di riqualificazione e ammodernamento infrastrutturale. Una prima parte di questi finanziamenti è stata varata, il resto arriverà man mano che i lavori avanzeranno.

Il metodo della trattativa e del confronto, almeno con chi non lo rifiuta pregiudizialmente, si è rivelato, quindi, fruttuoso ed è servito anche a fornire risposte esaurienti ad alcune obiezioni fondamentali sulla convenienza del progetto. E’ evidente, infatti, che le stime sui volumi di traffico non si possono calcolare sulla situazione attuale, ma sulla base delle previsioni per i prossimi cinquanta o cento anni. Basta ricordare le vicende del piano autostradale varato in Italia all’inizio della seconda metà del secolo scorso: sembrava sovrabbondante, ora ne lamentiamo le insufficienze. Anche le critiche relative ai costi non sembrano giustificate, perché la Ue ha destinato i finanziamenti solo per questo progetto. Se l’Italia rinunciasse, non solo non vedrebbe un euro per qualsiasi opera alternativa, ma sarebbe costretta a pagare penali per circa due miliardi. I vantaggi, poi, per l’economia locale, tra quelli diretti e quelli indiretti, non sono trascurabili, soprattutto in un periodo di crisi occupazionale come questo. Solo per scavare i sette chilometri del tunnel della Maddalena, un centesimo dell’intera opera, si calcolano ricadute di 35-40 milioni di euro. La previsione di una fermata della ferrovia a Susa, infine, consentirà ai viaggiatori che provengono da Londra o da Parigi o da Madrid di arrivare velocemente nel cuore della Valsusa, con conseguenze turistiche facilmente intuibili.

Nel tentativo di svelenire un clima che si stava facendo davvero troppo acceso, la decisione del ministro Maroni di riservare solo alle forze dell’ordine il compito di tutelare la sicurezza dei lavori, escludendo quelle militari, è apparsa davvero opportuna. Ma il clima nel quale si aprirà il cantiere di Chiomonte è affidato soprattutto alla responsabilità di coloro che rappresentano alcune istituzioni locali: i sindaci e il presidente della Comunità montana, Sandro Plano. Toccherà a loro il compito di assicurare che le frange estremiste e paraterroristiche rimangano isolate da coloro che, anche legittimamente, restano contrari al progetto e vogliono esprimere il loro dissenso in maniera pacifica. Il crinale fra la tentazione di accendere lo scontro per ingigantire il loro ruolo di mediatori e di unici potenziali pompieri della protesta «no Tav» si sta facendo troppo stretto e pericoloso. Di fronte alle minacce di morte e di violenza, non si tratta più di un invito alla coerenza politica fra la loro militanza nel Partito democratico che si batte per la realizzazione dell’opera e la loro opposta convinzione. Ma del rispetto per il compito istituzionale che devono rivestire: quello di rappresentanti di tutta la popolazione e, soprattutto, dello Stato italiano. Come ricorda, tra l’altro, la fascia tricolore che indossano


  

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