giovedì 22 novembre 2012

Decreto sviluppo bis: un altro grosso favore ai costruttori




Una delle manovre più deleterie degli ultimi tempi per il territorio e la salute di noi tutti, è stata varata dal governo Monti con il cosiddetto “decreto sviluppo bis” (ormai non si contano più i provvedimenti legislativi che cercano di mettere in moto la “macchina Italia”), n. 179 del 18 ottobre 2012.

L’art. 33 di detto decreto legge (che quindi attende la conversione in legge), che si intitola  “Disposizioni per incentivare la realizzazione di nuove infrastrutture”, così recita:
“In via sperimentale, per favorire la realizzazione di nuove opere infrastrutturali di importo superiore a 500 milioni di euro mediante l’utilizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato di cui all’articolo 3, comma 15-ter, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, la cui progettazione definitiva sia approvata entro il 31 dicembre 2015 e per le quali non sono previsti contributi pubblici a fondo perduto ed è accertata, in esito alla procedura di cui al comma 2, la non sostenibilità del piano economico finanziario, è riconosciuto al soggetto titolare del contratto di partenariato pubblico privato, ivi comprese le società di progetto di cui all’articolo 156 del medesimo decreto legislativo n. 163 del 2006, un credito di imposta a valere sull’IRES e sull’IRAP generate in relazione alla costruzione e gestione dell’opera. Il credito di imposta è stabilito per ciascun progetto nella misura necessaria al raggiungimento dell’equilibrio del piano economico finanziario e comunque entro il limite massimo del 50 per cento del costo dell’investimento.”
Cosa significhi questa norma è presto detto. In pratica, il privato (costruttore) che inizia a realizzare una grande opera pubblica, la cui progettazione definitiva avvenga entro la fine del 2015, qualora, nel corso dell’opera, si renda conto che l’opera non rende dal punto di vista finanziario, potrà chiedere ed ottenere un credito d’imposta pari al 50% del valore dell’opera stessa.

Appare chiaro che una norma di tal genere sia fatta apposta affinché le aziende costruttrici inizino comunque le grandi opere e poi ne facciano ricadere i costi in buona parte sullo Stato, che rinuncerà ad un grosso introito economico. È facile altresì notare a questo punto come l’interesse di questo governo a contenere i costi pubblici sia fortemente strabico. Molto rigoroso in tutti campi del welfare, molto lassista quando si tratta di favorire la classe imprenditoriale.
L’operazione varata col decreto sviluppo bis (che c’è da scommettere non verrà modificato sul punto in sede di conversione in legge) non potrà che portare:
1)      un incremento del consumo di territorio;
2)      un incremento della già precaria fragilità idrogeologica;
3)      una rinuncia  a sicure entrate pubbliche.
Fra le opere che si avvantaggerebbero di questo sistema, l’autostrada della CISA, la linea AV Verona – Padova, l’autostrada Fano – Grosseto, la pedemontana piemontese. Il Sole 24 Ore però prevede anche: la BRE.BE.MI. (la famigerata autostrada Brescia-Bergamo-Milano), la Tangenziale est di Milano e la Pedemontana Lombarda.
Appare altresì del tutto evidente che questa norma pare una grossa forzatura anche dal punto di vista liberistico, con uno Stato che interviene per tappare le falle delle imprese di costruzione. Come ho già avuto modo di sostenere in altri post, le grandi opere pubbliche in uno Stato effettivamente liberista non verrebbero più realizzate, con un considerevole vantaggio per territorio e collettività.
L’operazione del governo Monti è stata altresì fortemente contestata dalle associazioni ambientaliste, che ne vedono giustamente le ricadute nefaste sul nostro già martoriato suolo.
Da notare infine l’ulteriore voluto strabismo del nostro esecutivo che da un lato, con il Ministro Passera, pone le condizioni per un ulteriore degrado idrogeologico; dall’altro, col Ministro Clini, chiede l’allentamento del patto di stabilità per iniziare l’opera di “sicurezza e manutenzione del territorio.” Domanda: un Monti bis? Risposta: Dio ce ne scampi e liberi.

* dal blog su ilfattoquotidiano.it 21 novembre 2012

venerdì 2 novembre 2012

Piemonte: continua la guerra per l’acqua pubblica



SMAT,  ATO3 e Comune di Torino devono cambiare registro. Stanno diventando gli avversari dei cittadini-utenti

Il 31 ottobre, l’Assemblea degli azionisti SMAT si è trasformata in una zuffa sulla ripartizione del  44% degli utili SMAT tra i Comuni soci.

Sono stati oggetto di  pesanti attacchi  i Comuni di Rivalta e Avigliana,  che hanno richiamato l’Assemblea al rispetto della volontà popolare espressa con il Referendum del 12 e 13 giugno 2011 che ha abrogato la quota del 7% di remunerazione del capitale investito, che SMAT continua ad addebitare nella bolletta dell’acqua e che produce gli utili suddivisi poi tra i Comuni soci.

Dal 21 luglio 2011, data di pubblicazione dell’esito referendario sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, quella quota è illegale, SMAT compie un abuso nel continuare ad incassarla e contro questa illegalità il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua invita i cittadini-utenti all’Obbedienza Civile, e cioè a pagare SMAT solo l’importo legale della bolletta e cioè quello ridotto del 16,32 per il 2012 e del 15,35% per il secondo semestre 2011.

I  Sindaci dei Comuni soci SMAT dovrebbero sapere che gli utili per i quali litigano sono ILLEGITTIMI, quel denaro va restituito ai cittadini-utenti.

Il Comitato Provinciale Acqua Pubblica Torino

- è grato ai Sindaci di Rivalta e di Avigliana e dei Comuni che con il loro voto in Assemblea, hanno bloccato  l’ILLEGITTIMA  distribuzione di utili che devono INVECE essere restituiti agli utenti.

- chiede agli altri Comuni soci SMAT di condividere tale posizione per rispettare la volontà popolare espressa nel Referendum del 12 e 13 giungo 2011

- ricorda al rappresentante del Comune di Torino che il Consiglio Comunale della Città, con Mozione n. 66 del 9 luglio 2012, lo ha impegnato ad “attivarsi presso l’Autorità d’Ambito e il Consiglio di Amministrazione di SMAT per eliminare la voce “remunerazione del capitale investito” in attuazione della lettera del secondo quesito referendario del 12 e 13 giugno 2011

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua - Comitato Provinciale Acqua Pubblica Torino
Via Mantova 34 – 10153 Torino    www.acquapubblicatorino.org –  Tel. 388 8597492

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COMUNICATO STAMPA
Ieri si è svolta l’assemblea dei soci SMAT con all’odg l’approvazione della modalità di ripartizione della quota del 44% dell’utile netto d’esercizio 2011, precedentemente imputata ad “Altre riserve” dall’assemblea del 26 giugno 2012.
I comuni di Rivalta e Avigliana si sono astenuti, e i voti favorevoli non sono stati sufficienti ad approvare la delibera. Già a giugno il comune di Rivalta, insieme ad Avigliana, Settimo e Nichelino, si era astenuto, non ravvisando nella composizione del bilancio una quota sufficientemente significativa da destinare alla restituzione ai cittadini del 7% della remunerazione del capitale, così come determinato dalla schiacciante vittoria referendaria.

Nella proposta di ripartizione posta ieri in votazione nulla è cambiato e dunque la posizione di Rivalta  e Avigliana si è riconfermata: le Amministrazioni si schierano senza se e senza ma dalla parte del rispetto della volontà referendaria. Denunciamo altresì la scelta del governo nazionale di affidare ad una “authority” la gestione del problema, concentrando in una sola sede questioni di grande rilievo ed espropriando ancora una volta le amministrazioni locali del loro ruolo. L’esito dell’assemblea ha congelato di fatto gli utili da suddividere tra i comuni e verrà riproposta tra 30 giorni: auspichiamo che la nuova delibera contenga segnali concreti di rispetto della volontà referendaria e respingiamo il tentativo della città di Torino di far valere, contrariamente ai patti sottoscritti, la sua consistente proprietà di azioni. Indubbiamente incassare denaro, per i comuni, in questa fase è assai importante: tutti siamo in sofferenza nel dare risposte ai nostri cittadini e nel tentare di garantire un livello minimo di servizi: ma non si può cercare di risolvere questa situazione deprivando i cittadini stessi di altri diritti derivati da una inequivocabile espressione di volontà popolare.

Il sindaco di Rivalta  Mauro Marinari
Il vice sindaco di Avigliana Rino Marceca   

info: Gianna De Masi - assessore.demasi@comune.rivalta.to.it - tel. 320 4306929