martedì 28 agosto 2012

Biomasse : bocciate


Bocciati a poche ore di distanza gli impianti a biomasse di Trino e Cigliano *

Dopo mesi di polemiche e discussioni sugli impianti a biogas di Trino e Cigliano (VC) ieri, quasi per uno strano scherzo del destino, sono arrivati i «no» definitivi a questo tipo d’insedimenti che trasformano mais e scarti dell’agricoltura in energia da commercializzare. Una vittoria per chi intravede in questo business una minaccia per il suolo agricolo, inteso come bene primario per la produzione di alimenti.

Il primo «no» è giunto in mattinata, durante la Conferenza dei servizi in Provincia a Vercelli: a essere sotto esame era la richiesta della centrale a biogas di Trino, quella che ha sollevato un polverone di polemiche per la sua vicinanza al Bosco della Partecipanza e che ha contributo alla caduta della giunta del sindaco Marco Felisati. Netto è stato il «no» del Comune di Trino e dell’Asl di Vercelli e poi via via gli altri attori si sono pronunciati in modo negativo, bocciando così la richiesta della ditta proponente.

Dopo la notizia sulla centrale di Trino, nel pomeriggio è arrivato anche il «no» per l’insediamento di Cigliano: in questo caso la discussione sull’impianto è avvenuta a Roma, al Consiglio dei ministri che ha di fatto bocciato l’iniziativa imprenditoriale osteggiata da oltre due anni dal comitato Tutela del territorio di Cigliano e dal Comune guidato dal sindaco Giovanni Corgnati, che spiega: «Il Consiglio dei ministri ha valutato il parere negativo dell’Asl che ha dichiarato l’azienda insalubre vista la distanza di soli 129 metri dalle case, il “no” politico della Provincia e il veto del Consiglio comunale e alla fine ha dato ragione alla nostra tesi».

 * di Valentina e Roberto su www.movimentovalledora.org     25 agosto 2012

giovedì 23 agosto 2012

Stop al cemento in Piemonte!


Comunicato stampa del Gruppo Consiliare Regionale MoVimento 5 Stelle *

Abbiamo presentato oltre 300 emendamenti al ddl 153 della Giunta Cota per rallentarne l’approvazione.
Non riteniamo perseguibile per un giusto bisogno di de-burocratizzazione la deregulation totale della pianificazione del territorio.

Vadano le conferenze di copianificazione per le varianti generali e strutturali che permettono a Comuni e Regione di sedersi ad un tavolo allo stesso piano, dimezzando i tempi e mantenendo lo stesso livello di controllo, non possiamo però accettare la modifica all’art. 17 che riguarda le varianti parziali.
Queste varianti parziali, secondo il dettato del disegno di legge Cavallera, dovrebbero comprendere anche ampliamenti del residenziale dall’1% al 4% a seconda delle dimensioni delle città, a prescindere dall’esaurimento della capacità insediativa prevista dal Piano Regolatore. Ma se il Piano Regolatore non è esaurito, vuol dire che non c’è pressione demografica, non c’è richiesta di nuovo case, e quindi un nuovo aumento di insediamenti significa solo una cosa: speculazione edilizia, magari promossa dai Comuni stessi in vista del “pronto cassa” degli oneri di urbanizzazione.
E ci duole ricordare a Cavallera che parla di generale crisi del settore edile, nonostante ci sia tuttora in Italia un consumo di circa 100 ettari di suolo al giorno, che purtroppo c’è un settore che non è mai in crisi: la criminalità organizzata, che ha sempre pronti capitali da “ripulire”. Si faccia quindi molta attenzione a deregolare.

Noi chiediamo che si renda obbligatorio non solo l’analisi dei residui non utilizzati del PRG ma anche il censimento di tutti gli edifici sfitti, non utilizzati, fatiscenti, presenti sul territorio comunale, anche per il produttivo, commerciale, turistico-ricettivo, rendendo possibile l’andare finalmente verso “lo stop al consumo di territorio“, cioè l’impossibilità di costruire del nuovo se vi sono “alternative di riutilizzo dell’esistente”, e verso una ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente che possa anche renderci energeticamente autosufficienti.

Davide Bono, Fabrizio Biolè                     Gruppo Consiliare Regionale MoVimento 5 Stelle

* da    www.salviamoilpaesaggio.it    1 agosto 2012

venerdì 10 agosto 2012

Torino, 10.000 firme per trasformare SMAT in Azienda speciale consortile di diritto pubblico


Il 30 luglio alle ore 12 – Cortile d’onore della Provincia di Torino (Via Maria Vittoria, 12) il Comitato Acqua Pubblica Torino ha consegnato al Presidente del Consiglio Provinciale oltre 10.000 firme di cittadini/e residenti in Torino e provincia a sostegno della Deliberazione di iniziativa popolare per la trasformazione di SMAT SpA in Azienda speciale consortile di diritto pubblico.

Dopo la consegna di quasi 5000 firme al Comune di Torino e di oltre 1000 al Comune di Chieri, questa è un’altra tappa di un percorso di democrazia diretta che ha coinvolto nel tempo decine di migliaia di concittadini/e per affermare la proprietà e gestione pubblica della nostra acqua:
2007 Proposta di legge di iniziativa popolare per l’acqua pubblica
2010 Introduzione nello Statuto della Provincia di Torino del principio della proprietà e gestione pubblica dell’acqua
2011 straordinaria vittoria del Referendum  del 12-13 giugno con il quale oltre 26 milioni di italiani, di cui 1.042.204 elettori di Torino e provincia si sono pronunciati contro la privatizzazione dell’acqua, dei trasporti locali e dei servizi di igiene urbana e contro i profitti sull’acqua.
2012 Proposta di deliberazione di iniziativa popolare per la Trasformazione di SMAT SPA in Azienda Speciale consortile di diritto pubblico
A un anno dal Referendum il Consiglio Provinciale è chiamato a rispettare la volontà popolare espressa da quel voto.
Non si perda altro tempo
Smat, Società per Azioni di diritto privato deve essere trasformata in Azienda speciale consortile di diritto pubblico

Il testo  della  proposta  di deliberazione è scaricabile qui
Torino, 27  luglio 2012
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Comitato Acqua Pubblica Torino
      Via Mantova 34 – 10153 Torino
www.acquapubblicatorino.org
– Tel. 388 8597492

Guarda le foto della consegna
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