mercoledì 18 luglio 2012

Alta Valsesia( VC), 66.000 metri cubi di cemento ai piedi del Monte Rosa


Il Comitato Noi Walser: «E' uno scempio in una zona di altissimo valore naturalistico»

Il Comitato "Noi walser, per un turismo sostenibile e responsabile", denuncia le previsioni urbanistiche dei Comuni di Alagna Valsesia e Riva Valdobbia  che vorrebbero realizzare 66.000 metri cubi di complessi edilizi in «aree comprese in una zona di altissimo valore naturalistico e paesaggistico dichiarata dal ministero dell'ambiente "di notevole interesse pubblico" (D.M. 1/08/1985 cosiddetti Galassini)». Il tutto sarebbe contenuto  in un Masterplan che sarà realizzato dall'architetto Matteo Thun su incarico dei due Comuni e di una "cordata" di imprenditori privati.

I Walser sono una popolazione di origine germanica che nel XIII secolo varcò le Alpi e scese in Piemonte e Valle d'Aosta, dove vivono ancora oggi fra le vallate del Monte Rosa, parlando il "titsch" lingua del gruppo germanico che deriva dalla lingua alemannica medioevale. I Walser hanno dato origine ad una civiltà agro-pastorale originalissima la cui massima espressione in Italia è rappresentata dalla casa walser in legno di Alagna Valsesia e Riva Valdobbia, unica nel suo genere.

Secondo "Noi Walser" tutto questo è a rischio "banalizzazione". A poche centinaia di metri l'uno dall'altro saranno costruiti un complesso edilizio di 31.200 metri cubi in località  Miniere, in un'area di carattere demaniale, e un altro di 24.000 metri cubi (per il quale è già stato rilasciata la proroga del permesso di costruire il 12 giugno) nella Frazione Giacomolo, vicino ad antiche case walser, un progetto contro il  quale si sono già espressi pubblicamente Vittorio Sgarbi, Salvatore Settis e Reinhold Messner. Intanto sono già in corso di edificazione ad Alagna, nella Frazione Reale Inferiore, 11.000 metri cubi  all'ingresso del paese, al confine con il Comune di Riva Valdobbia. Per Noi Walser si tratta di «paurose colate di cemento che daranno il benvenuto ai turisti alla porta di accesso del Monte Rosa. I due Comuni, per non farsi torto l'un con l'altro, trattengono in parti uguali la loro quota di cemento. L'impatto ambientale sarà devastante, modificherà in maniera rilevante la fisionomia del paesaggio compromettendone i delicati equilibri, l'intrusione visiva delle nuove costruzioni risulterà pesante. Le enormi dimensioni dei mega-complessi edilizi li pongono al di fuori della storia e della cultura dell'Alta Valsesia».
L'associazione si riferisce in particolare a quello che ha ribattezzato "Maximostro Località Miniere", «per il quale il Comune di Riva Valdobbia ha in tempi recenti apportato Variante al Piano Regolatore Generale Comunale per consentire, nell'area dell'ex Miniera ("abbandonata", ma non esaurita di pirite/calcopirite - produzione rame), la costruzione della mega struttura ricettivo-turistica e commerciale, un vero e proprio "stupro ambientale"».

Invece le costruzioni in via di realizzazione ad Alagna «Sono l'"anticipo" delle grandi speculazioni immobiliari previste, il relativo PEC B1» che secondo la documentazione raccolta da "Noi Walser", «prevede una volumetria edificabile totale di oltre 11.000 mc. L'iniziativa immobiliare della costruzione del complesso di edifici, con una volumetria elevatissima ed abnorme in rapporto alla superficie fondiaria, viene pubblicizzata con la formula "Quattro baite in stile walser"».
Dalla documentazione risulta anche che  le autorizzazioni paesaggistiche sono state rilasciate dalla Commissione locale del Paesaggio del Comune di Alagna e l'associazione scrive: «Ci riesce incomprensibile come sia stato possibile il rilascio di autorizzazioni paesaggistiche da parte della Commissione locale del Paesaggio quando l'intervento (PEC B1) prevede una cubatura totale superiore ai 10.000 metri cubi e come tale per legge regionale (L.R.32/2008) il rilascio avrebbe dovuto essere in capo alla Regione». Un altro fatto che lascia perplessi è che un membro "autorevole" della Commissione locale del Paesaggio è anche il progettista di tutte le costruzioni previste nel PEC B1l.  Secondo "Noi Walser, dietro  inuovi progetti immobiliari di strutture ricettivo-turistiche, definite talvolta "residenziale alberghiero"ed altre "residenziale ciclico" si nasconde la solita speculazione dei bi/trilocali: «La speculazione edilizia tenta di adeguarsi, da buon camaleonte, alle mutate situazioni, legislazione paesaggistica e sempre maggior sensibilità ambientale dell'opinione pubblica»

Per il Comitato montanaro, «le ormai troppe costruzioni "ricettivo-turistiche" in via di realizzazione o programmate nei Comuni di Alagna e Riva Valdobbia rischiano di sottrarre l'identità alle Comunità locali e di cancellare le antiche caratteristiche dei luoghi trasformando tutto, con un maquillage che richiama vagamente l'architettura walser, in un finto villaggio, in una "quinta di teatro", per un turismo di massa che "scimmiotta" ancora una volta la vita di città per omologare tutto a tutti. Il successo della montagna dovrebbe essere nell'alternativa alla vita cittadina, non nella sua appendice» Per questo "Noi Walser" propone  «un'alternativa di sviluppo all'imperativo egemone di una crescita inarrestabile a vantaggio di pochi che mette sotto pressione in ugual misura le montagne e le Comunità locali. I meccanismi del passato, fondati sullo sfruttamento delle risorse di un'area limitata, minacciano i nostri sogni e penalizzano il futuro della montagna. La montagna quanto i suoi abitanti hanno bisogno di nuove prospettive. La montagna dispone di tutto quello di cui gli esseri umani avrebbero realmente bisogno: acqua, silenzio, serenità e bellezza, condizioni per continuare a pensare, immaginare e sognare. 
E' necessario preservare queste basi fondamentali della vita».

da www.greenreport.it    17 luglio 2012

lunedì 16 luglio 2012

Parco Dora (TO): 16 luglio, apre l'hortus conclusus


Da lunedì 16 luglio l'hortus conclusus apre al pubblico. L'orto ospiterà piccoli orti in cassette di legno che verranno realizzati e avviati all'interno della struttura per poi trasferirsi sui balconi degli appartamenti di città 

Il lotto Ingest del Parco Dora si estende dove un tempo sorgevano i laminatoi delle Ferriere Fiat: degli stabilimenti sono stati conservati i plinti in cemento trasformati in vasche d'acqua, i pilastri che reggono la passerella e l'edificio di servizio lungo via Nole. Quest’ultimo, privato della copertura e delle partizioni interne, ospita l’hortus conclusus: un giardino protetto, con arbusti ed essenze particolari e diverse da quelle che si possono trovare nel resto del parco.

Da lunedì 16 luglio l'hortus conclusus apre al pubblico: per tre pomeriggi alla settimana chi si recherà al vecchio capannone di via Nole (di fronte al civico 55) potrà visitare gli spazi dell'hortus e scoprirne la suggestiva struttura, osservare le piante che crescono al suo interno e anche portare a casa un po' di verde nella versione "orto in cassetta". L'iniziativa – perseguendo le linee guida indicate dal progetto TOCC-Torino Città da Coltivare – nasce infatti dalla collaborazione tra il Comitato Parco Dora e Miraorti, il progetto per la promozione dell'orticoltura in città partito da Mirafiori (http://miraorti.com/). L'hortus ospiterà piccoli orti in cassette di legno che verranno realizzati e avviati all'interno della struttura per poi trasferirsi sui balconi degli appartamenti di città: per chi vorrà, all'hortus sarà possibile realizzare la propria cassetta o semplicemente prenderne una già fatta in cambio di una donazione al progetto Miraorti.

L'orario, che per il sabato prevede l'apertura della struttura dalle 15 alle 19, il lunedì e mercoledì è ampliato (con inizio alle ore 13) in modo da accogliere nell'hortus con sedie e tavolini le tante persone, provenienti del centro Piero della Francesca e dalle aree circostanti, che utilizzano quella parte di parco per la pausa pranzo.

L'apertura dell'hortus è possibile grazie al supporto del Servizio Verde Pubblico della Città e al bando del Servizio Sviluppo Economico "Solidarietà e Lavoro Accessorio 2012", finanziato da Compagnia di San Paolo.

info: Comitato Parco Dora   http://comitatoparcodora.wordpress.com/
  comitatoparcodora@comune.torino.it     tel. 011 19717688   ( news da ecodallecitta.it )


domenica 8 luglio 2012

Vercelli: inceneritori e alternative


PETIZIONE CONTRO L’INCENERITORE DI QUADRANTE

Il CARP (Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte) ha lanciato una petizione popolare indirizzata ai sindaci e ai presidenti delle rispettive province per promuovere una politica dei rifiuti utile alla chiusura degli inceneritori e…verso Rifiuti Zero…
La petizione è in linea con le normativa europea che nell’ ultima relazione del Parlamento, in data 20 aprile 2012, ha approvato a stragrande maggioranza, “la revisione del sesto programma d’azione in materia di ambiente in scadenza luglio 2012, per la definizione delle priorità per il settimo programma”. In tema di rifiuti, il Parlamento Europeo con questa relazione ha chiesto alla Commissione Europea “una migliore applicazione della vigente legislazione comunitaria sui rifiuti ed obiettivi più ambiziosi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, tra i quali una netta riduzione della produzione di rifiuti, un divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati, e un divieto rigoroso di smaltimento in discarica dei rifiuti raccolti separatamente”.

Il CARP ritiene che diversi amministratori pubblici stiano disattendendo il proprio dovere di tutela della salute pubblica: l’ipotesi di costruzione di un unico impianto di incenerimento per il “Quadrante” (Vercelli-Novare-Biella-Verbania), non solo è in pesante controtendenza con gli indirizzi europei ma – come dimostrato da decine di studi ormai conosciuti in tutto il mondo – peggiora la qualità dell’aria con significative emissioni di PCB, Diossine, HCB (sostanze cancerogene) che determinano significativi aumenti dei rischi di tumore per la salute umana.

venerdì 6 luglio 2012

Rivalta è contraria al TAV. Approvata una mozione in Consiglio Comunale


COMUNICATO STAMPA

Rivalta ribadisce, ancora una volta, la sua assoluta contrarietà al progetto ferroviario Torino-Lione.
Lo fa all’interno del contesto istituzionalmente più alto – il Consiglio Comunale – che nella seduta di ieri, giovedì 5 luglio, ha approvato una mozione che sancisce la definitiva uscita del Comune dall’Osservatorio Tecnico.


Il documento, presentato dal gruppo di maggioranza di Rivalta Sostenibile e approvato con 12 voti
favorevoli e 5 contrari, dà anche mandato al Sindaco di aderire al Tavolo Tecnico, costituito presso la
Comunità Montana Valle Susa, per agire di concerto con gli altri Comuni contrari all'opera, e di rifiutare il
principio della compensazione per la realizzazione di interventi comunque necessari a prescindere dalla
realizzazione dell'opera: un punto, quest’ultimo già ribadito con forza dallo stesso Marinari nell’incontro sul
TAV svoltosi lo scorso 18 giugno e condotto dai presidenti di Regione e Provincia di Torino – Cota e Saitta
– e dal sindaco di Torino Fassino.
“L’approvazione di questa mozione – dichiara il sindaco Mauro Marinari – è senza dubbio un punto di svolta
per il nostro Comune. Rivalta è contraria al TAV e per questo ci impegneremo a contrastare quest’opera a
tutti i livelli, partendo dal coinvolgimento dei cittadini per favorire la loro partecipazione a sostegno delle
istituzioni locali con un impegno determinato, continuativo, responsabile e non violento”.

Di seguito riportiamo il testo integrale della mozione.


OGGETTO: PROGETTO FERROVIARIO TORINO - LIONE
IL CONSIGLIO COMUNALE
Richiamati gli indirizzi formulati nelle precedenti deliberazioni approvate il 15 marzo 2007, 7 febbraio 2008,
28 luglio 2008, 27 ottobre 2009, 31 marzo 2010, 11 ottobre 2010 e 11 gennaio 2012 dal Consiglio Comunale
con il quale questo Comune ha già espresso la contrarietà al passaggio della linea ferroviaria Torino - Lione
attraverso la Collina Morenica e il Parco del Sangone.
Ed in particolare:
la volontà del Comune di Rivalta di Torino di salvaguardare gli ambienti della Collina Morenica e del
torrente Sangone;
la contrarietà del Comune di Rivalta di Torino all'attraversamento della Collina Morenica e del Parco
Sangone, da parte di nuove linee ferroviarie;
la posizione del Comune di Rivalta di Torino rispetto alla linea FM5 del Servizio Ferroviario Metropolitano
con stazione passeggeri presso lo scalo ferroviario di Orbassano, che deve essere avviata e realizzata
indipendentemente dagli esiti delle valutazioni in corso in merito alla direttrice ferroviaria Torino-Lione in
quanto già prevista fin dal 1997 dai piani regionali dei trasporti;
la decisione di sospendere la partecipazione del Comune di Rivalta di Torino all'Osservatorio Tecnico.
Ribadito che un'opera pubblica, anche se ritenuta strategica dal Governo, si realizza solo con un ampio
consenso anche "locale" costruendo nel dialogo una soluzione che affronti la questione
dell'ammodernamento del sistema ferroviario Torino-Lione e del trasferimento dalla "gomma" al "ferro" di
una quota considerevole del trasporto merci anche in relazione agli interventi previsti sugli altri valichi alpini
nell'ambito di un disegno complessivo ad oggi assolutamente inesistente.
Evidenziato che la ferma presa di posizione degli EE. LL., di cittadini e Associazioni ha portato, già dal
dicembre 2005, alla costituzione del tavolo politico - istituzionale di Palazzo Chigi e dell'Osservatorio
Tecnico.
Dato atto che il tavolo politico nel corso del 2006 ha posto all'Osservatorio i seguenti obiettivi:
1) valutare le potenzialità della linea storica Torino-Lione - tratta di valico e tratta bassa valle;
2) valutare i flussi di traffico sull'intero arco alpino;
3) valutare le criticità del nodo di Torino;
4) esaminare alternative di tracciato ivi compresa l'opzione zero.
Rigettato il principio che opere necessarie e richieste da anni quali manutenzioni straordinarie, messa in
sicurezza delle scuole, salvaguardia del territorio dal dissesto idrogeologico, siano realizzate a titolo di
compensazione anzichè oggetto di pianificazione e realizzazione autonoma senza essere vincolate alla
realizzazione di grandi opere.
Valutata la necessità di effettuare la verifica sull'utilità e la fattibilità dell'opera comprendendo:
- uno studio complessivo dei valichi (comprese le opere che stanno per entrare in funzione nell'arco
alpino nei prossimi anni) e sui traffici ferroviari;
- le proiezioni complessive sul quadro produttivo ed esigenze di trasporto delle merci nei prossimi
20/30anni;
- il piano economico e il piano di rientro degli investimenti;
- il bilancio energetico comprensivo della fase di costruzione (costi e inquinamenti per produrre
acciaio e cemento necessari per binari, gallerie, ecc.) e messa in relazione con il protocollo di Kyoto;
- l'esame di tutte le altre criticità evidenziate dai tecnici del territorio relative all'impatto ambientale,
sanitario e sociale;
- una definizione strategica ed equilibrata della ripartizione dei traffici tra le singole direttrici alpine
interessanti il sistema alpino;
- l'introduzione di misure atte a rendere più efficiente l'offerta di servizi ferroviari merci;
- l'articolazione di politiche integrate di area vasta.
Rilevato che il "Progetto Corridoio 5 - Lisbona Kiev" è stato sostanzialmente ridimensionato a seguito
dell'abbandono, lo scorso 21 marzo 2012, di ogni progetto di alta velocità da parte del Portogallo e dal forte
ridimensionamento da parte dell'Ucraina.
Fatto presente che nei giorni giorni scorsi sono stati avviati i lavori per il raddoppio del tunnel del Frejus,
opera che risulta in netto contrasto con la volontà di dirottare il trasporto delle merci dalla gomma alla rotaia.
Tenuto conto dello studio del Politecnico di Milano, pubblicato dal Sole 24Ore lo scorso mese di marzo, in
cui si evidenzia l'assoluta antieconomicità di tutti i tratti di Alta Velocità sinora realizzati in Italia, che le
nuove linee sono state progettate senza un'analisi costi benefici e sulla base di ipotesi di incremento di
traffico già ottimistiche all'epoca e che non tengono in considerazione l'attuale, drammatica condizione di
crisi economica internazionale, nonchè del continuo decremento di traffico registrato negli ultimi 10 anni.
Rilevato che la Regione Piemonte ha avviato un massiccio piano di soppressione di varie linee ferroviarie
per il trasporto locale (Alessandria-Ovada, Pinerolo-Torre Pellice, etc.) fondamentali per le economie locali e
per la mobilità dei pendolari.
DA' MANDATO AL SINDACO
- Di ribadire l'assoluta contrarietà (per le motivazioni indicate in premessa e per quelle contenute nei
precedenti atti deliberativi di questo Consiglio Comunale) ad ogni proposta di realizzazione di nuovo
tunnel e ad ogni ipotesi progettuale relativa alla costruzione di una nuova linea ferroviaria nella
Valle di Susa e nella Val Sangone;
- Di rendere definitiva l'uscita del Comune di Rivalta di Torino dall'Osservatorio Tecnico.
- Di aderire al Tavolo Tecnico costituito presso la Comunità Montana Valle Susa per agire di concerto
con gli altri Comuni contrari all'opera.
- Di rifiutare il principio della compensazione per la realizzazione di interventi comunque necessari a
prescindere dalla realizzazione dell'opera.
- Di riaffermare l'alto valore democratico della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini a
sostegno

La Giunta comunale di Rivalta:
Oltre al sindaco  Mauro Marinari, fanno  parte della giunta comunale la maestra cinquantaseienne Rita Vittori,  vicesindaco, l’ex assessore alla cultura cinquantottenne Gianna De Masi, il docente del Poli Guido Montanari, Marco Giorio cinquantenne tra i fondatori del movimento locale, e Francesco Verdoja, il piu’ giovane con i suoi 24 anni.

mercoledì 4 luglio 2012

Solare, i pannelli double-face aumentano la produzione del 50%


di Marco Mancini *

Quasi ogni giorno si scoprono nuove potenzialità del settore dell’energia solare, ed è per questo che continuiamo a ribadire la necessità di investire in questo campo. Nei mesi scorsi si è notato che si poteva aumentare la quantità di energia prodotta cambiando i materiali, la forma, o con altre diavolerie che hanno a che fare con i pannelli solari. Ma stranamente a nessuno era venuto in mente di aumentare l’efficienza con l’operazione più semplice di tutte: usare il lato “oscuro” del pannello.
Osservando un pannello fotovoltaico installato infatti notiamo che è leggermente sollevato dal pavimento o dal tetto. Questo serve per orientare meglio le celle verso la direzione del sole. Ma la parte inferiore, quella rivolta verso il basso. Non viene utilizzata. Alla BSolar, azienda israeliana che si occupa di energia solare, hanno trovato il modo di sfruttarla con un’operazione semplice: recuperare la luce riflessa

Fino ad ora infatti ci si era concentrati sulla rifrazione diretta dei raggi solari. Ma sulla parte posteriore del pannello arriva luce solare anche di riflesso dalle altre aree del tetto che non vengono coperte dai pannelli, o quella diffusa. Ovviamente la potenza solare è inferiore, ma perché sprecarla? Secondo i dati forniti dai tecnici dell’azienda, in un impianto tradizionale si può produrre dal 10 al 30% di energia in più con questa tecnica, mentre con gli impianti verticali fino al 50%. In termini assoluti stiamo parlando di 280-325 Watt per un pannello composto da 60 moduli cellulari, la più alta produzione per impianti realizzati con celle in silicio mono cristallino.
Il “trucco” è l’utilizzo del boro al posto dell’alluminio nella parte posteriore del pannello. Mentre l’alluminio rifrange la luce diffusa, il boro la assorbe, aumentando anche l’efficienza della parte anteriore della cella. Inoltre questa strategia non aumenta i costi di produzione in quanto non aggiunge niente ma sostituisce soltanto i materiali.
 Il primo progetto della BSolar è stato realizzato in Giappone in un impianto da 730 kW, ed il loro pannello double-face sta già riscuotendo un discreto successo.

* da www.ecologiae.com   4 luglio 2012