lunedì 26 marzo 2012

Perché in Italia ci sono così tante macchine?


di Fabio Ciconte *

In Italia ogni giorno circolano 36.4 milioni di veicoli (in Cina sono molto di meno) che percorrono una media di 13mila Km all’anno, il 26% in più della media europea. Con questi numeri il nostro Bel Paese detiene il primato mondiale di auto private pro-capite. A dirlo è una fonte non sospetta, il Ministero dello Sviluppo Economico nella Guida al consumo di carburante e alle emissioni di CO2 del 2011, aggiungendo, tra le altre cose, che nel 2009 i trasporti sono stati responsabili del 24,3% delle emissioni totali nazionali di gas serra (di cui il 58,7% deriva da trasporto passeggeri su strada).
Aldilà dei numeri e delle percentuali, il dato significativo è che in Italia sembra che non si possa fare a meno della macchina. Ma perché?

Se dovessi fare la classifica dei perché, metterei al primo posto la mancanza di alternative. In Italia non esiste, se non in pochi comuni, un piano di mobilità che disincentivi l’uso della macchina e valorizzi i mezzi pubblici, la bici o l’andare a piedi. Prendiamo l’esempio di una città come Roma che, secondo il rapporto Legambiente-Fiab ha una ripartizione modale degli spostamenti decisamente a svantaggio della mobilità sostenibile (bici, trasporto pubblico, pedoni). Che alternative ci sono?

Se decidi di andare in bici lo fai a tuo rischio e pericolo, perché nella catena evolutiva dei trasporti sei come una formica mentre passa un branco di elefanti; le piste ciclabili, le poche che ci sono, sono frammentate e non collegate; se vuoi far salire la bici su un mezzo pubblico non puoi farlo, se non di sera o nei festivi;

Accantonata l’idea della bici, provi a prendere la metro o l’autobus. Nel primo caso devi avere la fortuna di abitare o di dirigerti nei pressi di una delle poche fermate esistenti; nel secondo, l’autobus, non riesci neppure a salirci per quanta gente è stipata dentro.

Puoi andare a piedi, ma questo a Roma è un privilegio che pochi si possono permettere e devi essere anche fortunato a trovare un marciapiede largo abbastanza da ospitare sia te che una macchina o uno scooter.

Allora non ti resta che prendere la macchina o la moto.

Laddove non è necessaria, l’auto è comunque un bisogno indotto. Le pubblicità delle auto sono ovunque, in Tv, alla radio, sui giornali, sul web, e spesso sono le più belle. E, come dimostrato in un rapporto di Terra!, la stragrande maggioranza delle pubblicità è per giunta ingannevole perché non riporta i messaggi pubblicitari in maniera corretta, rendendo minima l’evidenza dei consumi (avete presente gli asterischi minuscoli sui cartelloni pubblicitari?). Pubblicità talmente pervasive, talmente allettanti che chiunque –o quasi- è disposto a farsi i debiti per comprarsi l’ultimo modello.

Certo, anche in altri paesi europei esistono le pubblicità di auto e spesso sono molto belle. Ma esistono anche dei piani nazionali di mobilità, metropolitane ovunque (a raggiera, lineari e/o circolari), carreggiate stradali equamente suddivise per circolare a piedi, in bici e in auto, zone a moderazione di traffico (le famose – all’estero – Zone 20-30), reti di piste ciclabili degne di questo nome e non spezzoni che si perdono nel vuoto, etc.

In questo paese manca tutto questo ma, soprattutto, manca un Piano nazionale sulla mobilità sostenibile, che generi un meccanismo virtuoso, aumenando l’intermodalità (cioè l’uso combinato di diversi mezzi), diminuendo il bisogno di avere un’auto.

Perché mi chiedo, che senso ha ridurre le emissioni –e peraltro lo si sta facendo molto poco- se continuiamo ad aumentare esponenzialmente il bisogno, reale o indotto, di avere una macchina?

* dal blog su ilfattoquotidiano , 26 marzo 2012

mercoledì 14 marzo 2012

Il grattacielo che nessuno vuole costruire


Ancora deserta l'asta indetta dalle Ferrovie per vendere l'area vicino alla nuova Porta Susa

Il grattacielo delle Ferrovie dovrebbe sorgere accanto alla nuova stazione di Porta Susa e di fronte al grattacielo di Intesa Sanpaolo che sta sorgendo dall'altra parte di corso Inghilterra

di Emanuela Minucci, Alessandro Mondo *

«Un'opportunità prestigiosa in un'area di pregio a pochi passi dal centro storico, inserita nel nuovo volto urbano e nel futuro di Torino». Questo l'incipit della brochure preparata dalle Ferrovie in vista della gara per la vendita del terreno e dei 48 mila mq di diritti edificatori a ridosso della nuova stazione di Porta Susa su Spina 2: la contropartita ottenuta dal Comune per aver realizzato l'avveniristica stazione ferroviaria.

Anche così, il vecchio anno si è chiuso senza un acquirente - la gara è andata deserta due volte -, e quello nuovo si apre all'insegna dell'incertezza: indire un nuovo bando o tentare la strada della trattativa privata? Comunque andrà a finire, una cartina di tornasole della crisi che colpisce il settore: specie a Torino, se è vero che - come spiegò Mauro Moretti, ad delle Ferrovie, durante l'ultima visita in città - a Roma l'azienda ha chiuso da poco una gara analoga senza particolari difficoltà. Da qui le incognite su un'operazione che secondo alcuni esperti del settore delle costruzioni sconta anche le dimensioni notevoli, e naturalmente l'assenza di un grande «player» interessato a investire su Torino. L'area di Porta Susa non è l'unica tessera del puzzle urbanistico che la città intende comporre di qui ai prossimi vent'anni. Una metamorfosi, due obiettivi: modernizzare i quartieri e fare cassa. Al momento ci sono fra i 4 e i 5 milioni di mq in attesa di essere trasformati nella città del futuro.

Una delle fette più consistenti della torta «nuova Torino» coincide con l'operazione «Variante 200»: il volano urbanistico che cambierà il volto dell'area Nord-Est domani entra nel vivo dando il via libera alla gara. Tre gli ambiti principali: Spina 4 (area Gondrand), Sempione Gottardo (trincerone) e scalo Vanchiglia. Il primo, vicino alla futura stazione di interscambio della linea 2 del metrò con il passante ferroviario, prevede insediamenti destinati ad attività di terziario, ricettive, servizi privati e residenze, intorno a una grande piazza. L'ambito Sempione Gottardo punta a coprire con un viale il trincerone, dotandolo di servizi urbani, percorsi ciclo-pedonali e una piazza vicino all'ospedale Giovanni Bosco.

Lo scalo Vanchiglia diventerà un nuovo quartiere residenziale pensato per i giovani. Secondo gli esperti si tratta di un maxi-intervento che si svilupperà entro i prossimi venti-trent'anni, e se continuano tempi duri come questi, non troverà facilmente i finanziamenti. Resta da decidere il destino del quadrante Nord-Ovest (area di corso Romania, e dell'ex mattatoio) e Sud Est, dal momento che è occupato dal maxi insediamento di Mirafiori, connesso con il futuro di Fiat. Abbastanza risolti l'area del quadrante Sud-Ovest con la partita del Palazzo del Lavoro che sta partendo - si porterà dietro, insieme alla trasformazione dell'edificio costruito da Nervi in galleria commerciale degli olandesi di Corio, nuovi servizi per la città - e quella del quadrante Nord-Ovest con il nuovo Juventus Stadium, il centro commerciale e la trasformazione di tutta la Continassa.

Se comprendiamo anche l'area ex-Fiat Avio, la nuova sede della Regione, il cui cantiere è già cominciato, si tratta di una trasformazione da 4-5 milioni di metri quadri che, fra diritti edificatori (circa 400 euro) al metro e oneri (sui 200) dovrebbe fruttare alla città in venti, trent'anni una cifra come 2,5 miliardi.

· d * da La Stampa 11 gennaio 2012

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