domenica 29 gennaio 2012

Forum per l’acqua


Campagna di obbedienza civile

L’acqua non è una merce. Non è oggetto di lucro né di profitti
Perciò va gestita da un Ente di diritto pubblico senza scopo di lucro

Il 12 e 13 giugno oltre 26 milioni di italiani di cui 386.099 torinesi hanno detto Sì all’abrogazione di ogni forma di lucro sull’acqua. La Corte Costituzionale ha stabilito che dal 21 luglio 2011 la tariffa dell’acqua non deve più contenere la quota di profitto a vantaggio del gestore .
Ciò significa che la nostra bolletta dell’acqua deve diminuire del 15,35% dal 21 luglio al 31 dicembre 2011, e del 16,32% per tutto l’anno 2012
La SMAT fa orecchie da mercante e continua a fatturare come se nulla fosse accaduto. L’Autorità d’Ambito, che deve fissare le nuove tariffe, si barcamena tra l’obbligo di legge imposto dal Referendum e i soliti palleggi di responsabilità, cavilli e pretesti per non applicare l’esito referendario.
Il Forum Italiano dei movimenti per l’Acqua – promotore dei referendum contro la privatizzazione dell’Acqua e dei Servizi Pubblici Locali – dopo aver chiesto e sollecitato l’applicazione della legge, vista l’inerzia di chi dovrebbe intervenire, intende dare uno scossone al Palazzo e inizia in questi giorni in tutta Italia la Campagna di Obbedienza alla Legge – Obbedienza Civile Il Comitato Acqua Pubblica di Torino, che fa parte del Forum fin dalla sua costituzione, invita i mezzi di informazione alla conferenza stampa

mercoledì 1° febbraio,ore 11, presso la sede ARCI via Verdi 34 – Torino

per illustrare i contenuti e le modalità di svolgimento della Campagna di Obbedienza civile rivolta a tutti gli utenti di SMAT- Società Metropolitana Acque Torino, SAP – Società Acque Potabili e ACEA Pinerolese , mettendo a disposizione 13 sportelli di informazione e consulenza, moduli e fac-simili per le varie situazioni (utente singolo, condominio, amministratore di immobili) e il sito www.acquapubblicatorino.org dove, oltre a un’esauriente documentazione, si può anche effettuare con facilità il calcolo della quota di tariffa non più dovuta.

Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino
www.acquapubblicatorino.org - tel. 388 8597492

Salviamo il paesaggio


di Davide Bono *

Il consumo di suolo ed il conseguente dissesto idrogeologico rappresentano oggi la principale (e più trascurata) emergenza nazionale. Ogni giorno in Italia vengono cementificati 130 ettari di terreno fertile, ed anche il Piemonte non è indenne dal problema, con un consumo di suolo che negli ultimi 20 anni si è preso circa 26 mila ettari, pari a 5 campi da calcio al giorno; dall'ultima rilevazione del 2008 risulta che la superficie totale di suolo urbanizzato è pari a 182.894 ettari cioè il 7,2% del territorio regionale che però per più di un terzo è montuoso.

La grave situazione del Piemonte richiederebbe una repentina inversione di tendenza, invece la Giunta con il ddl 153 vuole stravolgere completamente l'urbanistica regionale, introducendo degli elementi di forte deregulation, con l'attribuzione ai privati della possibilità di farsi da sè le varianti generali ai Piani Regolatori Comunali, dichiarando "l'interesse pubblico". Come a dire, tutto e nulla. I Comuni in grave difficoltà economica per i tagli ai trasferimenti statali e in grandi difficoltà tecniche, si potranno affidare agli stessi proponenti per predisporre gli elaborati tecnici su cui discutere ed incassare così celermente gli oneri di urbanizzazione da girare sulla spesa corrente per coprire i buchi di bilancio. Oneri pari a 3,2 miliardi di euro nel 2008, in aumento del 58% dal 2000 secondo lo studio del Prof. Minucci del Politenico.

In una Regione sotto inchiesta giudiziaria e politica (lo scorso dicembre in Consiglio regionale sono partiti i lavori della Commissione speciale d'inchiesta sulla gestione urbanistica di 10 comuni piemontesi) per via degli intrecci politica-ndrangheta sugli appalti che ha portato alla maxi-retata "Minotauro" con diversi arresti ed indagini che sono arrivate sino all'Assessore alla Sanità Regionale, abbiamo il ragionevole dubbio che con tale apertura ai privati più che un rilancio dell'economia piemontese, si rilancino gli affari della criminalità organizzata. Ed è per questo che chiediamo che tale parte sia ritirata per cui faremo una forte opposizione: sono già 338 gli emendamenti presentati in Commissione ed abbiamo organizzato una serie di incontri tematici, come indicato di seguito:


Presentazione del libro: "Il suolo è dei nostri figli" di Chiara Sasso, con contributi di Domenico Finiguerra.

Venerdì 10/02 ore 21 a Chieri, Salone del Ghetto - Via Della Pace 8 con Domenico Finiguerra e Chiara Sasso (organizzato da Coordinamento No-Tangest)
Organizzati dal MoVimento 5 Stelle

Sabato 11/02 ore 16.30 a Santena, Scuola Media Giovanni Falcone - Via Tetti Agostino 31 con Domenico Finiguerra e Davide Bono

Sabato 11/02 ore 20.30 a Rosta, Salone dell'oratorio - Piazza San Michele 9 con Domenico Finiguerra e Davide Bono

In questo desolante panorama, per fortuna da anni ci sono delle realtà che si impegnano a contrastare il consumo di territorio, e che ora hanno deciso di unire le forze.
Il 29 Ottobre a Cassinetta di Lugagnano, primo Comune d'Italia a "zero consumo di suolo", ha avuto luogo la prima assemblea nazionale del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio - Difendiamo i territori.
Il Forum nasce con lo scopo di mettere insieme tutte le realtà che si impegnano a combattere il consumo di territorio, per unire le forze e portare avanti delle iniziative di comunicazione ed azioni concrete per fermare lo scempio del paesaggio italiano.

Il modello preso come riferimento è quello del Forum per l'Acqua Pubblica, e allo stato attuale hanno aderito migliaia di cittadini a livello personale e centinaia di Associazioni nazionali e locali.
Le attività che il Forum ha fin qui programmato sono le seguenti:
- Campagna di comunicazione nazionale
- Censimento degli edifici sfitti o non utilizzati, attraverso l'invio di una scheda a tutti i Comuni italiani
- Proposta di legge di iniziativa popolare contro il consumo di suolo fertile
Le attività verranno sostenute dai comitati locali, ed ad oggi ne sono stati formati già 36.
La partenza della campagna per il censimento è prevista per la metà di febbraio, e i comitati locali avranno il compito di informare i cittadini e fare pressione sugli amministratori per la compilazione della scheda di censimento, eventualmente per mezzo di petizioni.

Il tema della tutela del paesaggio è trasversale a molte delle battaglie che portiamo avanti a livello regionale e locale, come l'opposizione a grandi opere inutili come il TAV, la Tangest ed il Terzo Valico, o scempi ambientali come gli inceneritori, fino agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (o presunte tali) proliferanti senza regole stringenti e senza pianificazione.
Abbiamo aderito al Forum a livello regionale, e nelle ultime settimane molti gruppi locali del MoVimento 5 Stelle hanno comunicato la propria adesione, così come molti attivisti e simpatizzanti lo hanno fatto a titolo personale.

Lo scorso 14 gennaio ha avuto luogo l'assemblea costitutiva del comitato dell'area metropolitana torinese, ed è stata annunciata l'adesione di molte realtà note, come Pro Natura, WWF, e Legambiente. I confini del comitato torinese sono ancora da definire, ma è probabile che si estenderanno anche al di fuori dell'area metropolitana, salvo che nascano altri comitati; recentemente è nato quello che unisce Biella ed Ivrea.

La prossima riunione del comitato torinese è prevista per sabato 04/02, in orario e luogo ancora da definire

Questo il sito del Forum
Leggi l'appello
Aderisci
Partecipa alla discussione sul Forum Piemonte 5 Stelle


* Consigliere Regionale Movimento 5 Stelle, 27 gennaio 2012

venerdì 20 gennaio 2012

NO TAV, una garanzia per il futuro


NO TAV sabato 28 gennaio, ore 14,30 piazza Carlo Felice - Torino

Noi vogliamo costruire un futuro per tutti
Politici, amministratori, affaristi tenetevi le vostre macerie Ve le porteremo a Torino il 28 gennaio 2012.

Invito ai cittadini di Torino, della Valsangone, dei comuni della Collina Morenica, della Val di Susa

Porteremo macerie della Maddalena di Chiomonte: pezzi di alberi tagliati per fare posto al non cantiere, pezzi di recinzione, bossoli di lacrimogeni che hanno gasato e ferito persone e piante, pietre lanciate, ecc…

Vi restituiamo le macerie che state creando.
Le macerie dell'informazione che spesso non è corretta, le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle, le macerie del denaro pubblico che si sta sprecando in una grande opera inutile e dannosa di cui approfitteranno soprattutto mafie e affaristi, le macerie di quello che voi chiamate sviluppo e crescita e che invece porta crisi sociale ed economica.
Noi non ci stiamo e continueremo ad opporci con la sola forza della nonviolenza popolare con forme di disubbidienza civile, di boicottaggio, di non collaborazione, di resistenza, di determinazione nella ricerca della giustizia.
Noi non ci stiamo e continueremo a impegnarci per costruire una società e un mondo in cui le ricchezze siano redistribuite in modo più equo, in cui le risorse necessarie per il bene di tutti si trovino tagliando le spese militari e colpendo le grandi ricchezze non produttive, in cui i beni comuni siano al centro: lavoro, scuola, sanità, servizi per le persone più fragili, trasporti locali, cultura…

Invitiamo i cittadini di Torino, della Valsangone, dei comuni della Collina Morenica, della Val di Susa a ritrovarsi sabato 28 gennaio alle h.14,30 in piazza Carlo Felice.
Per garantire gli affari all’alta velocità, si cancellano servizi, si impongono costi elevati ai viaggiatori, si eliminano tratte, si peggiora il servizio per i pendolari, si licenziano lavoratori: testimoniamo con la nostra presenza nell’area della stazione la nostra solidarietà ai ferrovieri in lotta per difendere il proprio posto di lavoro.

Invitiamo tutti a portare o indossare un cartellone che esprima le ragioni contro il Tav ed un messaggio costruttivo e di impegno per difendere le nostre colline, le nostre montagne, le nostre città.
Cercheremo il dialogo con i cittadini per le strade del centro, i nostri cartelli parleranno delle ragioni della nostra lotta, le performance teatrali che faremo in piazza Castello porteranno sotto gli occhi di tutti la quotidianità di una valle militarizzata.
Al termine porteremo le macerie a chi le ha prodotte, a chi costruisce muri invece di ascoltare, a chi vuole continuare a distruggere i beni comuni.

da www.notav-valsangone.eu

mercoledì 18 gennaio 2012

Neve chimica su Torino: la conferma del Cnr


TORINO 17 gennnaio. Neve senza nuvole e senza precipitazioni, neve "chimica", provocata dall'inquinamento delle industrie torinesi. C'è stata l'altra notte a Torino e "Però", riprendendo le considerazioni tecniche di un sito specializzato, ha dato la notizia che ha avuto oltre 70mila lettori e il copia-incolla di decine di blog. Alcuni sono rimasti dubbiosi, com'è lecito attendersi per tutto ciò che è nuovo: oggi, tuttavia, arriva la conferma da parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

«Il fenomeno è abbastanza raro ma, come si vede, possibile - spiega inervistato dal Corriere della Sera Vincenzo Levizzani dell'Isaac, l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr.
A provocarlo sono delle sostanze prodotte dall'inquinamento industriale come il solfuro di rame, l'ossido di rame, gli ioduri di mercurio, di piombo o di cadmio e i silicati. Queste particelle hanno una struttura simile a quella dei cristalli di ghiaccio esagonali e quindi funzionano bene da inneschi dei fiocchi di neve». Tutto ciò, va ricordato, nel persistente silenzio degli altri media locali torinesi.

Bassa temperatura e abbondante umidità sono i requisiti di base perché ciò accada. Tutto inizia ad un'altezza di circa un chilometro dove la temperatura è intorno ai 15 gradi sotto zero. Essendo poi bassa anche al suolo, i cristalli si mantengono integri. Se invece fosse sopra lo zero si scioglierebbero. Se anche stanotte il termometro andrà pesantemente sotto lo zero, la neve chimica tornerà a cadere su Torino. Le previsioni, in effetti, dicono che si andrà nuovamente a meno otto gradi.

da: Perotorino.it 17 Gennaio 2012

lunedì 16 gennaio 2012

Licenziamenti , falso problema


di Luciano Gallino*

C´è una realtà sotto gli occhi di milioni di italiani, che essi vedono e patiscono ogni giorno. L´industria italiana sta perdendo i pezzi.

Lo dicono, più ancora che i media nazionali, che si debbono per forza concentrare sui casi più eclatanti, la miriade di Tg regionali e di giornali locali. Non ce n´è uno, da settimane, che non rechi in prima pagina l´allarme per un´impresa del luogo che sta per chiudere. Da Varese a Palermo, dal Cuneese al Friuli, da Ancona a Cagliari. Per tal via sono già scomparsi centinaia di migliaia di posti di lavoro; altrettanti rischiano di seguirli nel prossimo anno. Nessun settore sembra salvarsi. Sono in crisi l´auto (ovviamente Fiat: 550.000 vetture prodotte in Italia nel 2010, un quarto rispetto a vent´anni fa) e l´aerospazio (vari siti di Alenia); la costruzione di grandi navi, di cui l´Italia fu leader mondiale (almeno sei siti di Fincantieri) e gli elettrodomestici (Merloni di Fabriano e Nocera Umbra); la microelettronica (ST-Microelectronics a Catania) e il trasporto navale di container (Mct di Gioia Tauro); la siderurgia (Ilva a Taranto) e la chimica (Montefibre a Venezia, Petrolchimico e Vinyls a Porto Torres). Si potrebbe continuare per un paio di pagine. Sono anche crisi, tutte, accompagnate da forti perdite di posti di lavoro nell´indotto e nei servizi, poiché è pur sempre l´industria il settore da cui proviene la maggior domanda di essi.

Di fronte a una simile realtà, ed alla inettitudine dimostrata al riguardo dal precedente governo, ci si poteva aspettare che il governo nuovo aprisse una robusta discussione con sindacati, industriali, manager, esperti del settore, per vedere se si trova il modo o di rilanciare rapidamente le industrie in crisi, o di svilupparne di nuove affinché assorbano il maggior numero di disoccupati presenti e futuri. Invece no. Il governo apre un tavolo di discussione per decidere quali riforme introdurre sul mercato del lavoro al fine di renderlo più flessibile. Ed i sindacati, anziché ribattere che il problema primo e vitale è quello di creare lavoro, accettano di discutere sul come riformare le norme d´ingresso e di uscita da un mercato che intanto rischia una contrazione senza precedenti. Il che equivale a chiedere all´orchestra, tutti insieme, di suonare il valzer preferito mentre la nave è in vista dell´iceberg che la porterà a fondo. Fondo che in questo caso si chiama una durissima recessione, con milioni di disoccupati di lunga durata.

Dinanzi a una simile disconnessione dalla realtà di ambedue le controparti non restano che due strade. Una è arcibattuta: se mai c´è stato in passato un frammento di evidenza empirica comprovante che una maggior flessibilità in uscita accresce il numero degli occupati, a causa della crisi economica in atto tale affermazione è ancora più illusoria. Le imprese non assumono perché non ricevono ordinativi. In molti casi è chiaro che è colpa loro. La grande cantieristica, per citare un caso paradigmatico, conta ancora nel mondo numerose società che producono ogni anno decine di navi d´ogni genere, dalle petroliere ecologiche ai trasporti adatti alle autostrade del mare. Non avendo saputo riconvertirsi, i cantieri di Fincantieri si ritrovano ora con zero commesse. Davvero si può pensare che se gli facilitassero i licenziamenti individuali essi assumerebbero folle di lavoratori?

Un altro argomento che occorre pur ripetere è che il proposito di far assumere come lavoratori dipendenti un buon numero di precari è decisamente apprezzabile. Ma se il contratto di breve durata che caratterizza le occupazioni atipiche si riproduce nell´area dei nuovi contratti perché questi implicano la possibilità di licenziare il nuovo assunto, anche senza giusta causa, per un periodo che addirittura supera di molto l´attuale durata media dei contratti atipici, la precarietà cambierà di pelle giuridica, ma resterà tal quale nella realtà. Le imprese che in questi anni sono ricorse a milioni di contratti di breve durata in forza della legge 30/2003, allo scopo precipuo di adattare la forza lavoro in carico all´andamento degli ordinativi, useranno il periodo di prova, di apprendistato o come si voglia chiamarlo, lungo addirittura tre anni e più, per perseguire il medesimo scopo.

Duole dire che anche le proposte di un potenziamento degli ammortizzatori sociali, sponsorizzato in specie dal PD, appare arretrato di fronte alla realtà della disoccupazione ed alle sue cause. Certo, se si ritiene che non ci siano alternative, come diceva la signora Thatcher, meglio un sussidio che non la miseria. Ma creare nuovi posti di lavoro in realtà non costerebbe molto di più, immaginazione politica ed economica aiutando. E un lavoro stabile e remunerato intorno o poco sotto alla media salariale è una soluzione che molti preferirebbero rispetto a sette od ottocento euro di sussidio percepito magari per anni, ma senza la possibilità di ritrovare un lavoro.
Oltre ad essere, in tema di difesa delle competenze professionali e della coesione sociale, assai più efficace.

* sociologo dei processi economici e del lavoro (da La Repubblica 5 dicembre 2011 )