martedì 28 giugno 2011

Elezioni e referendum: chi ha vinto .. e che cosa ha vinto ?


di Massimo Marino *

Un inconsueto dibattito si è aperto alla conclusione del doppio appuntamento di maggio-giugno (elezioni e referendum). Dibattito inconsueto ma non inappropriato. Le domande che alimentano la discussione sono sostanzialmente due: chi ha vinto le elezioni e i referendum ? ma anche: che cosa si è vinto? Le due domande, specie fra i molteplici protagonisti del successo in alcune grandi città e quelli dei quattro referendum, ma in realtà anche fra i molti commentatori ufficiali della politica italiana si trascinano dietro una terza domanda, non da poco: e adesso che si fà, cosa succede..? è scoppiata la rivoluzione? stiamo andando verso una nuova “terza repubblica” ? non è successo quasi nulla, tutto tornerà normale in breve tempo …?

I partiti, alcuni che si attribuiscono la vittoria, altri che la sminuiscono, pensano già a come attrezzarsi per le possibili elezioni politiche del 2012 o 2013… Per capire che fare bisognerebbe forse comprendere meglio cosa esattamente è successo e magari trarne qualche insegnamento…

Chi ha vinto le elezioni ?
La risposta non è per niente facile tant’è che se ne leggono e se ne sentono di tutti i colori..
Intanto vediamo qualche numero e qualche caso significativo.
Riferendosi ai 130 comuni sopra i 15.000 abitanti la lettura dei risultati, usando il sempre meno significativo criterio delle coalizioni (centro-destra e centro-sinistra ), dice che il cdx è passato da 52 a 39 , il csx da 74 a 83, le coalizioni prevalentemente “civiche” ( a volte “civiche di centro” ) da 4 a 8. Nelle 14 Provincie al voto non è cambiato nulla,.è finita 7 a 7 come prima. Ma il cambio di maggioranze, anche imprevedibile, di alcune grandi città ( Milano e Napoli ma anche altre come Cagliari e Novara ) dicono che c’è stato uno spostamento reale, specie nel centro- nord, e che in generale si è confermata una radicalizzazione nel paese. Alcuni, ad esempio Luca Ricolfi , il sociologo che tende a dare interpretazioni non banali sui fatti, attribuiscono i risultati ad un tutto sommato prevedibile voto contro Berlusconi che ha coinvolto anche aree moderate e conservatrici; ma in qualche modo anche un voto contro i due principali partiti (PDL e PD) che, entrambi, seppure in misura molto diversa continuano da almeno tre anni a perdere voti ( “tramonti paralleli “ li chiama Ricolfi). Voti in mobilità che, anche questo singolare, non hanno favorito il centro ma aree più radicali ( il movimento di Grillo ma anche, in misura minore del previsto SeL e ancor meno IdV, in qualche caso ridando qualche voto anche alla sinistra estrema di Ferrero).
Particolare e singolare la situazione di Torino dove il voto di continuità con il quale Fassino è subentrato a Chiamparino assume un carattere ambiguo e conservatore, in qualche modo contrapposto a quello di Milano e Napoli. Una vittoria di apparati e conseguenza della totale frammentazione e immaturità di gruppi e fazioni più radicali che dopo mesi e mesi di incontri e riunioni non sono stati in grado di costruire un nuovo progetto da offrire alla città e sono naufragati nel nulla sciogliendosi o si sono aggregati al PD in forma subalterna o presentati divisi in frammenti insignificanti lasciando la città in mano a quei poteri forti consolidatisi con le olimpiadi, con lo smantellamento del settore dell’auto, con la cancellazione di qualsiasi opposizione istituzionale. E che adesso propongono il rilancio del progetto TAV, poi dell’inceneritore più grande del paese ai confini della città, poi il rilancio urbanistico che ha già in carico 200 varianti del Piano Regolatore.

Quindi chi avrebbe vinto?
E’ evidente che una lettura semplificata, in definitiva ambiguamente centrata solo sull’antiberlusconismo non funziona. Detto più esplicitamente...non si capirebbe niente. Quindi proviamo a ricominciare da capo.

I sondaggi
Se ce ne era bisogno l’ultima tornata elettorale ci insegna che sondaggi e sondaggisti sono da rottamare; quelli più seguiti hanno sbagliato o nascosto quasi tutto: clamorosa sottostima di Grillo ( dato dalla metà ad un terzo dei risultati effettivi ) sovrastima di Vendola ( dato al doppio di quanto pesa realmente, sull’onda della telenovelas infinita delle primarie ) ma anche del cosiddetto terzo polo ( Casini, Fini e Rutelli ) un invenzione dei media che in realtà in gran parte non esiste e comunque sembra pesare meno di Grillo anche se si offre caso per caso al miglior offerente..con ottimi incassi..
I sondaggisti non hanno colto neanche la crisi dell’IdV , un partito transitorio e in transizione che sta faticosamente ricentrando la propria collocazione ed i propri quadri penalizzato dall’abbraccio stretto con il PD e dai non pochi transfughi e che non sa in che direzione andare; che ha dimezzato in direzione di Grillo il peso acquisito nelle scadenze più recenti. I sondaggisti neppure hanno previsto la crisi della Lega, che anzi fino a poche settimane prima del voto veniva insistentemente data in aumento. Così come si dava insistentemente in aumento l’astensionismo, che in molti casi è invece addirittura diminuito. In Germania e in Francia, dove i sondaggi sono una cosa seria, i nostri sarebbero a rischio licenziamento (Mannheimer e Piepoli in testa ). Dunque lasciate perdere sondaggi e sondaggisti se volete capire dove va l’Italia.

L’imbroglio elettorale per i Comuni
E’ nota l’indifferenza e l’incomprensione, diffusa anche nel mondo ecologista, dell’influenza delle regole elettorali e delle loro modifiche sui risultati elettorali e in definitiva sulla democrazia e la possibilità di partecipazione diretta e delegata alle scelte politiche del paese.
E’ passata così praticamente inosservata la modifica dei meccanismi elettorali introdotta con la Finanziaria per i 2010 e poi con la legge 42/2010 ( http://www.camera.it/parlam/leggi/10042l.htm ) con la quale sono stati ridotti del 20% consiglieri comunali, provinciali e assessori, pur mantenendo il premio di maggioranza (60% degli eletti) per la coalizione vincente e il doppio turno sopra i 15.000 abitanti (10.000 nei comuni siciliani). ........... continua su:

http://www.gruppocinqueterre.it/node/801


* Gruppo delle Cinque Terre

domenica 26 giugno 2011

Allora il piano sanitario esiste davvero ....

*di Eleonora Artesio, capogruppo regionale FdS



Il presidente Cota annuncia di volerne illustrare i contenuti nelle parrocchie piemontesi. Peccato che ancora non lo conoscano consiglieri regionali, sindaci, sindacati e associazioni
Sui quotidiani torinesi è comparso l’annuncio della volontà del Presidente Cota di “andare in tutte le parrocchie del Piemonte a spiegare la riforma sanitaria ai cittadini”. E’ una notizia: se si va a spiegarlo, il Piano Sanitario esiste. 


Non lo conoscono i consiglieri regionali che dovrebbero per legge discuterlo e votarlo; non lo conoscono i sindaci che per legge dovrebbero esprimere indirizzi e valutazioni sulla programmazione socio sanitaria; non lo conoscono le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori della sanità che dovrebbero attuarlo; non lo conoscono le associazioni di tutela dei malati e le associazioni di volontariato (composte da persone di ogni orientamento spirituale religioso e civico) che presidiano socialmente il diritto alla salute e alle cure; MA ESISTE!


Lungi dal sospettare una relazione discrezionale e preferenziale, che non si addice a persona delle istituzioni qual è il Presidente Cota, l’intenzione trova fondamento in questa dichiarazione: “Perché nelle parrocchie possiamo entrare in contatto con migliaia e migliaia di persone di ogni età, sentire le loro opinioni e spiegare il nostro progetto ”.


E’ lodevole, ma poiché l’incontro corale descritto, normalmente avviene nel corso delle funzioni religiose e -allo stato- sembra improbabile una illustrazione da parte del Governatore durante l’omelia, si deduce che le parrocchie siano indicate come soluzione logistica , riconoscibili in ogni territorio ma frequentate secondo le opzioni e sensibilità di ognun*.


 Al fine di favorire l’intento divulgativo, si suggeriscono sedi dello Stato e degli Enti Locali egualmente frequentate da persone di ogni età, seppure non accomunate da un orientamento religioso ma dalla condizione di cittadin*: ad esempio, gli uffici dell’anagrafe, le biblioteche, gli stadi,…


Nel desiderio di cooperare - come ci si attende da un’opposizione costruttiva - mi impegno a informare i Sindaci dei Comuni piemontesi, i Presidenti e gli Assessori delle Province, i Presidenti delle Associazioni di volontariato e di promozione sociale iscritte all’albo regionale nel settore sociosanitario, i Consiglieri dei Consorzi Socioassistenziali…. della particolare opportunità di conoscere il nuovo Piano Sanitario presso le parrocchie dei propri territori e/o di offrire al Presidente Cota ulteriori ed equivalenti occasioni per “riuscire a parlare con tutti”, anche correndo il rischio che in qualche altro luogo pubblico si esprimano critiche o contestazioni che certo arricchiranno l'intento riformatore della Giunta regionale.

giovedì 16 giugno 2011

Il manifesto dei beni comuni - gli stati generali - la libera repubblica della maddalena


di Lino Balza *

Dopo lo straordinario avvenimento politico del referendum, i movimenti non devono fondersi ma conservare la propria specificità. Però, allo stesso tempo, hanno tre esigenze ineludibili: mantenere alta l’iniziativa, costruire un progetto politico ambizioso, essere presenti dove si lotta. Cominciamo dal terzo punto: dal territorio, perché è stato sui territori dove abbiamo costruito la vittoria. La Val di Susa è “il territorio” per eccellenza. Da Chiomonte ci hanno lanciato un drammatico appello di aiuto. Dobbiamo uscire da Roma. Il presidio No Tav della Maddalena rischia di essere spazzato via da una nuova prova di forza tipo Venaus. Le prossime sono settimane decisive. L’esigenza primaria in questo momento è dunque la partecipazione dei movimenti in questo territorio strategico. La FIOM si è già mossa, i Comitati acqua stanno riflettendo. Se perdiamo qui, sarebbe veramente il fallimento definitivo del “Patto di mutuo soccorso”, se perdiamo qui, diamo un segnale di frammentazione nazionale per incapacità di collegarci con le altre due esigenze.

Sulle quali siamo tutti d’accordo. OK non sediamoci sugli allori ma restiamo al centro della scena, perché tutto è ancora da conquistare (Mattei) (Bertini). OK ha trionfato un nuovo modo di fare politica, è nato un nuovo laboratorio politico, la partecipazione e i beni comuni sono le nuove categorie per la nascita di nuove soggettività di politiche fuori e oltre il sistema dei partiti. OK insomma dobbiamo impegnarci “verso un manifesto dei beni comuni” (Lucarelli). OK gli “Stati generali del governo dei beni comuni dovrebbero essere il primo e rapido atto costituente del popolo dei beni comuni” (Petrella).

Ebbene, non aspettiamo che sia una autorità statale (fosse anche il Presidente della Repubblica) a convocare gli Stati generali. La Carta costituente dei beni comuni -prima ancora di andare in Parlamento- deve essere avviata dal popolo dei beni comuni. Chi meglio lo rappresenta del popolo della Valsusa? “Il piccolo grande popolo del bene comune” (Rizzo).

Allora eleggiamo simbolicamente la Val di Susa quale sede nazionale degli Stati generali. Convochiamoli lì. Il solo annuncio, della Maddalena in Chiomonte quale presidio nazionale della democrazia, del rispetto della volontà delle popolazioni locali e del voto referendario, per un modello di politica e di sviluppo alternativi, il solo annuncio di fare della “Libera Repubblica della Maddalena” la capitale morale d’Italia, oggi, avrebbe un impatto mediatico enorme, avrebbe un effetto dissuasorio formidabile sui falchi politici di destra e di sinistra più di tutte le barricate che si stanno erigendo.

* Medicina democratica- Movimento della lotta per la salute

martedì 14 giugno 2011

TAV e grandi opere: socializzazione dei costi, privatizzazione dei profitti


Torino: mercoledì 15 giugno ore 12.30 - 15.30

Convegno al Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi 24 - Aula Magna
Intervengono:

- Ing. M. Clerico (docente DITAG Politecnico)

- Ing. I. Cicconi (esperto in infrastrutture e lavori pubblici)

- Ing. C. Cancelli (docente in pensione DITAG Politecnico)

- Avv. V. Enrichens (avvocato cassazionista)

- G. Richetto (esponente NO TAV)

- Ing. S. Plano (presidente comunita' montana Val di Susa)

per maggiori informazioni: www.colpo.org

lunedì 13 giugno 2011

TAV: Il dovere dei Sindaci!


di Dario Fracchia *

risposta del sindaco di Sant’ Ambrogio all' articolo di Luigi La Spina comparso sulla Stampa

Gentile Luigi La Spina,
sono uno di quei sindaci ai quali lei nel suo ultimo articolo si rivolge in modo particolare. So perfettamente che questa lettera così come l'opinione dei miei colleghi e del Presidente della Comunità Montana non troverà spazio alcuno sul suo giornale per non turbare il "pensiero unico", ma ci tengo comunque a manifestarle la mia opinione attraverso la mia esperienza di sindaco e cittadino della Valle di Susa. Lo ritengo un atto dovuto, non tanto per farle cambiare opinione, ma semplicemente per dovere di informazione. Per guadagnare tempo, non utilizzerò lo stile ciceroniano ma quello anglosassone e asciutto dei numeri e dei dati, elencandole qui di seguito quelli più significativi e ai più non conosciuti, lei compreso, vista la non conoscenza dei fatti e dei progetti che dimostra nel suo articolo, infarcito di informazioni errate, alcune addiritura inventate e di clamorose omissioni.
1) partiamo dal famoso corridoio 5 " Lisbona- Kiev": il Portogallo il 6 Aprile scorso ha chiesto un prestito di 80 miliardi di euro ed è sull'orlo del fallimento. La Spagna è sulla stessa strada e si è ritirata dal progetto. Per non parlare di Kiev - Ucraina -: pochi giorni fa ha chiesto aiuto all'Europa perchè vicina alla bancarotta.
2) le merci che arrivano dall'est in Europa si muovono nel nostro continente sull'asse nord-sud sfruttando il sistema portuale: di quale "rivoluzione" dei trasporti in Europa sta parlando se non conosce neppure questo macro dato?
3) chi si oppone all'opera è un'intera popolazione di persone per bene e pacifiche, preparate sui progetti e sui contenuti: i proiettili, le minacce di morte, la violenza, la cultura dell'inganno e della provocazione non ci appartengono, mi spiace per lei: in venti anni e più di opposizione al tav è un fatto ampiamente dimostrato
4) quella che lei chiama "commissione" è l'Osservatorio dal quale sono da due anni esclusi i comuni - VENTIQUATTRO! - interessati dal progetto TAV perchè è stata loro negata la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti di fiducia imponendo inoltre l'obbligo di aderire al progetto pena l'esclusione dai tavoli di confronto. Infatti nell'ultimo incontro di Palazzo Chigi a Roma del mese scorso, c'erano al tavolo i sindaci ad esempio di Claviere che dista circa quaranta chilometri dai cantieri e il sindaco di Giaveno che si trova addiritura in un'altra valle, mentre il sottoscritto insieme agli altri 23 sindaci era confinato all'esterno, dietro le transenne presidiate dalla polizia
5) il piano di compensazioni: ad oggi non c'è un euro. Come stupirsi di ciò se manco ci sono i duecento milioni del Governo e i cento milioni della Regione promessi da anni per il nodo di Torino? Anche chi è favorevole all'opera, specie di questi tempi dove mancano i soldi per fare viaggiare in orario e puliti i treni dei pendolari da Susa a Torino, resterà a bocca asciutta, non si preoccupi.
6) Ha  mai sentito parlare di priorità degli investimenti, di valutazione costi-benefici per le grandi opere ultimamente evocato come necessità ineludibile anche da parte dell' autorevole voce del Governatore della Banca d'Italia Dott Draghi? Ha mai sentito parlare di infiltrazioni mafiose nelle grandi opere che fanno lievitare i costi di cinque volte? Lo sa che la Valle di Susa è fortemente abitata - settantamila abitanti - e infrastrutturata in quanto percorsa da un fiume, un'autostrada, due statali, una ferrovia a doppio binario e la si può considerare per queste caratteristiche una terza cintura di Torino con tutti i problemi connessi all'impatto di cantieri delle dimensioni e della durata prospettate? Lo sa che è soggetta a periodici eventi alluvionali e che dunque non è minimamnte paragonabile alle altri valli alpine per tutti i motivi prima elencati da un punto di vista dell'impatto ambientale di un'opera di queste dimensioni?
7) I due miliardi di penale da pagare in caso di rinuncia all'opera così come i "35-40 milioni di euro di ricaduta sulla valle per il solo tunnel esplorativo di sette chilometri della Maddalena" sono una pura invenzione giornalistica: per cortesia citi le fonti di questi dati, inventare non è serio!
8) I viaggiatori che arrivano da Londra o Parigi  per venire a sciare in Valle di Susa credo, a meno che non siano scemi, preferiscano fare i dodici chilometri in treno del traforo del Frejus esistente dai tempi di Cavour ed arrivare direttamante a Bardonecchia piuttosto che da Susa, dopo 54 chilometri di tunnel, risalire la Valle in pulman, non crede? Per cortesia anche questa stupidaggine è bene che la rettifichi a tutela dell'intelligenza dei lettori e della sua personale.
9) Anche le critiche relative ai costi sembrano ingiustificate perchè “ la UE ha destinati i finanziamenti solo per questo progetto": altra falsità, i progetti finanziati dall'Europa per il trasporto ferroviario sono attualmente almeno cinque.
10) "nel tentativo di svelenire un clima troppo acceso il Ministro Maroni......ha riservato il compito dell'ordine pubblico alle forze dell'ordine e non ai militari": come ho già avuto modo di dire, gli incendiari in doppio petto sono i veri avvelenatori del clima sociale: sono quelli che invocano l'uso della forza, che insultano la cittadinanza della valle di Susa associandola a frange violente, che delegittimano sistematicamente le Istituzioni disconoscendo il ruolo democraticamente sancito di rappresentanza del territorio al Presidente della Comunità Montana, che omettono le informazioni o le distorcono o ancora peggio le inventano, che rifiutano il confronto sui contenuti e sul merito dei problemi, che prendono le tangenti addirittura sui pannolini mentre i giovani precari lavorano a cinquecento euro al mese, per non andare oltre perchè l'elenco è lunghissimo.
11) Mi spiace, non tocca a noi sindaci combattere i violenti e i terroristi: per questi ci sono le forze di polizia e i tribunali. A noi sindaci spetta il difficile compito di gestire un diffuso e sempre più allarmante disagio sociale fatto di sfratti, di nuove povertà, di tagli continui ai servizi, di una popolazione che non può pensare di vivere in un enorme cantiere a cielo aperto per quindici- vent'anni, tanto dureranno i cantieri vista la mancanza di risorse economiche. Impiegando in settori prioritari per lo sviluppo anche solo una piccola parte degli euro destinati al tav si possono da subito creare un numero maggiore di posti di  lavoro altamente qualificati ad esempio nei settori del turismo e delle energie alternative, senza compromettere la possibilità di una vita dignitosa in valle con la nuova Salerno-Reggio Calabria del nord e senza indebitare i nostri figli e nipoti per i prossimi cinquant'anni con un'opera inutile e dannosa.
12) Siamo tutti Sindaci altamente responsabili, consci del nostro ruolo istituzionale e delle nostre responsabilità: pretendiamo lo stesso rispetto nei nostri confronti e della popolazione che rappresentiamo anche attraverso la possibilità di uno spazio alle nostra opinioni che ci viene  invece scientificamente negato. E' troppo facile costruire minacce di morte o di violenza per screditare le persone per bene: è un giochetto vecchio che non funziona più. Mi spiace, queste grossolane provocazioni le rimandiamo al mittente. Ho la consapevolezza che questo mio scritto non troverà mai spazio su un giornale importante come La Stampa, ma almeno spero in un angolo della sua coscienza.

* Sindaco di Sant'Ambrogio

L’articolo sulla Stampa di Luigi La Spina

Dopo anni di polemiche, contestazioni, trattative, la prossima settimana dovrebbe segnare l’inizio, concreto seppur quasi simbolico, dei lavori per la nuova ferrovia Torino-Lione. Si tratta del primo pezzo, in Italia, del famoso «corridoio 5», il grande asse di comunicazione tra l’Ovest e l’Est dell’Europa, destinato a rivoluzionare il trasporto delle merci attraverso il nostro Continente.

Il clima politico e sociale nel quale si aprirà il cantiere destinato a inaugurare questa opera, fondamentale per lo sviluppo economico del Nord e, in particolar modo, del Piemonte, si annuncia pessimo. Negli ultimi giorni, agli annunci di mobilitazione di coloro che si oppongono al progetto, sono seguite minacce di morte, in puro stile terrorista, nei confronti di coloro che, invece, lo sostengono. L’ipotesi di un ricorso, deliberato e provocatorio, alla violenza da parte di gruppi estremisti è purtroppo prevedibile, nell’intento di suscitare una tale esasperazione emotiva da impedire un ragionevole confronto di idee e il rispetto delle decisioni assunte sulla base della regola fondamentale in democrazia, la volontà della maggioranza.

Da circa sei anni una commissione, guidata dall’architetto Virano, ha esaminato, con le parti coinvolte nel progetto, tutti i problemi ambientali, economici, sociali che la cosiddetta Tav potrebbe procurare alla vita delle popolazioni valsusine. Perché è ovvio il consenso di chi non è toccato direttamente dai disagi che arrecheranno i lavori e ne vede solo i vantaggi futuri.

Mentre è del tutto comprensibile la preoccupazione di chi, invece, vive in prossimità della nuova linea. Così, il tracciato della ferrovia è stato profondamente cambiato, il sistema di smaltimento dei rifiuti è passato dal camion al treno, sono state assicurate le stesse garanzie di sicurezza che sono valide in tutt’Europa e che sono state accettate per i valichi del Brennero, del Gottardo, del Loetschberg. E’ stato stabilito, infine, un piano di compensazioni per la Valsusa che prevede numerose opere di riqualificazione e ammodernamento infrastrutturale. Una prima parte di questi finanziamenti è stata varata, il resto arriverà man mano che i lavori avanzeranno.

Il metodo della trattativa e del confronto, almeno con chi non lo rifiuta pregiudizialmente, si è rivelato, quindi, fruttuoso ed è servito anche a fornire risposte esaurienti ad alcune obiezioni fondamentali sulla convenienza del progetto. E’ evidente, infatti, che le stime sui volumi di traffico non si possono calcolare sulla situazione attuale, ma sulla base delle previsioni per i prossimi cinquanta o cento anni. Basta ricordare le vicende del piano autostradale varato in Italia all’inizio della seconda metà del secolo scorso: sembrava sovrabbondante, ora ne lamentiamo le insufficienze. Anche le critiche relative ai costi non sembrano giustificate, perché la Ue ha destinato i finanziamenti solo per questo progetto. Se l’Italia rinunciasse, non solo non vedrebbe un euro per qualsiasi opera alternativa, ma sarebbe costretta a pagare penali per circa due miliardi. I vantaggi, poi, per l’economia locale, tra quelli diretti e quelli indiretti, non sono trascurabili, soprattutto in un periodo di crisi occupazionale come questo. Solo per scavare i sette chilometri del tunnel della Maddalena, un centesimo dell’intera opera, si calcolano ricadute di 35-40 milioni di euro. La previsione di una fermata della ferrovia a Susa, infine, consentirà ai viaggiatori che provengono da Londra o da Parigi o da Madrid di arrivare velocemente nel cuore della Valsusa, con conseguenze turistiche facilmente intuibili.

Nel tentativo di svelenire un clima che si stava facendo davvero troppo acceso, la decisione del ministro Maroni di riservare solo alle forze dell’ordine il compito di tutelare la sicurezza dei lavori, escludendo quelle militari, è apparsa davvero opportuna. Ma il clima nel quale si aprirà il cantiere di Chiomonte è affidato soprattutto alla responsabilità di coloro che rappresentano alcune istituzioni locali: i sindaci e il presidente della Comunità montana, Sandro Plano. Toccherà a loro il compito di assicurare che le frange estremiste e paraterroristiche rimangano isolate da coloro che, anche legittimamente, restano contrari al progetto e vogliono esprimere il loro dissenso in maniera pacifica. Il crinale fra la tentazione di accendere lo scontro per ingigantire il loro ruolo di mediatori e di unici potenziali pompieri della protesta «no Tav» si sta facendo troppo stretto e pericoloso. Di fronte alle minacce di morte e di violenza, non si tratta più di un invito alla coerenza politica fra la loro militanza nel Partito democratico che si batte per la realizzazione dell’opera e la loro opposta convinzione. Ma del rispetto per il compito istituzionale che devono rivestire: quello di rappresentanti di tutta la popolazione e, soprattutto, dello Stato italiano. Come ricorda, tra l’altro, la fascia tricolore che indossano


  

lunedì 6 giugno 2011

Alessandria: Conservatorio di Musica Antonio Vivaldi


Acquatica......nuvole, ruscelli, pioggia, arcobaleni, neve, ondine, tempeste...

Martedi 7 giugno 2011, ore 17 - Auditorium Pittaluga - via Parma 1
Istituto di Alta Formazione Artistica e Musicale

Con le allieve e gli allievi della classe di Pianoforte della Prof.ssa Angela Colombo e con la voce di Simona Gandini che legge Eraclito, Talete, Vitruvio, Lao Tzu e tante storie e leggende d'acqua

F. Liszt, Nuages gris Martina Trivigno
T. Aprea, Nevica!
R. Cristiano, Ruscello Carlotta Colonna
F. Ermirio, Una capricciosa nuvola estiva
F. Burgmuller, Barcarola Francesca Scardellato
S. Prokofiev, La pioggia e l’arcobaleno
F. Burgmuller, Limpide acque Luigi Zallio
C. Debussy, Des pas sur la neige Umberto Ruboni
L. van Beethoven, Sonata op. 31 n.2, “La tempesta”, Allegretto
C. Debussy, Ondine Marta Marsaglia
F. Liszt, Orage
L. Berio, Wasserklavier Martina Trivigno

Ricerche storico letterarie, Giulia Carlin  -  Luci e fonica, Matteo Bertolina

Comitato di San Mauro Torinese per i 4 SI’ ai referendum


San Mauro (TO)
Il Comitato di San Mauro Torinese per i 4 SI’ ai referendum * promuove:

Giovedì 9 giugno ore 21   
proiezione film   water makes money   al cinema Gobetti ( il cinema è aperto dalle ore 20,30 )

il film è visibile anche:
domenica  5 giugno ore 17   Gassino (TO) centro  Primo Levi , via Ferrero
mercoledì  8 giugno ore 21  Castelnuovo Don Bosco (AT)  Sala comunale “Ala” Piazza Don Bosco

* Comitato di San Mauro Torinese per 4 SI ai Referendum  ( l’elenco degli aderenti è in continuo aggiornamento )
Gianfranco Accattino, Luigi Agnese, Paola Agnese, Davide Ansaldo, Daniele Bagarin, Anna Maria Barbero, Marisa Bergero, Maria Luisa Bertolusso, Riccardo Biagini, Lorenzo Boetto, Manuela Bonafortuna, Bruno Bonino, Claudio Borsello, Ugo Brunetta, Ettore Bruno, Giuseppe Bucci, Agostino Calcagno, Lorenzo Camoriano, Simone Capobianco, Diego Cardaci, Silvia Chimenti, Michele Cirio, Davide Curci, Liliana De Giorgi, Mimmo De Summa, Sandra Donato, Paola Fabris, Alessandro Feltrin, Giacomo Gilardi, Ugo Giletta, Stefano Greco, Luca Guasco, Rosa Lancellotti, Rudy Lazzarini, Alberto Lignarolo, Fabio Lionello, Piergiorgio Longato, Lorenzo Marengo, Massimo Marino, Matteo Mollica, Giorgio Mosca, Enrico Nada, Giovanni Oteri, Aldo Parola, Gigi Pauna, Massimo Picheca, Luciano Pilone, Letizia Pizzutto, Adriana Re, Daniela Re, Fabiano Rossi, Paolo Seroglia, Dina Sgrò, Serena Stefani, Marco Stevenin, Norma Tamai, Alberto Turri, Claudio Viano, Piera Vicari, Lucia Villa, Alessandro Zopegni, Maurizio Zucco, ...

Associazione Accomazzi, Associazione Arci Solaris, Bottega Solidale Artemente, Gruppo delle Cinque Terre, Officina Città Futura, ...

Alternativa Democratica per San Mauro, Ecologisti per San Mauro, MoVimento 5 stelle San Mauro, Noi per San Mauro, Sinistra per San Mauro, ...

Venerdi’ 10 giugno ore 17 – 20
Catena umana sul ponte vecchio e stesura striscione ”10 mt di SI’  con intrattenimento musicale