sabato 28 agosto 2010

Un tormento senza fine


di Mariano Turigliatto

Perchè non si fanno le primarie dei principi, delle proposte, dei progetti ?


Stamattina. "con lui abbiamo gia' perso in un sol colpo governo, alleanze ed elezioni", queste dichiarazioni (virgolettate) sono della Presidente nazionale del PD, Rosy Bindi e si riferiscono a Veltroni, di recente autocandidatosi (forse) alle primarie che (forse) si faranno per individuare il candidato premier del centrosinistra nel caso in cui si vada a elezioni anticipate. Quelle della Bindi sono parole che rispecchiano pensieri che in tanti abbiamo avuto e che suscitano timori per il futuro prossimo di quel partito, certamente in crisi, ma fondamentale per mandare a casa B. e liberare il paese dal soft-fascismo.
Il centrodestra è allo sbando, nel paese trionfa l'individualismo egoista che trascina la società verso il fondo come il disperato che, non sapendo nuotare, si aggrappa al suo potenziale salvatore facendolo annegare con lui.
Quelli che ancora ce la fanno a stare a galla guardano ammutoliti la fine del berlusconismo, ma anche la dissoluzione di qualunque speranza che un progetto politico susciti gli entusiasmi necessari a segnare la riscossa.
E' questa la realtà più dura da descrivere: chi non è parte del teatrino della politica, se ne allontana sempre più, schifato ma soprattutto impotente. Questo nel momento in cui ci sarebbe davvero bisogno delle energie di tutti per costruire l'Italia dei nostri giovani. C'è lo spazio per scardinare tutto e questi si trastullano con le candidature, con le ripicche personali, con discussioni e linguaggi che tanta gente neppure più capisce e considera. Pagine e pagine sui giornali, capaci solo di suscitare la nausea perfino in chi ancora ci crede; ma all'orizzonte nulla di nuovo.

Che si vuole fare sull'energia? sul consumo di suolo? sulle opere pubbliche? sul rilancio della manifattura (e quale tipo)? sulla formazione, sulla meritocrazia? sulla riorganizzazione dello stato? sul conflitto di interessi? sul welfare?

E con quali personaggi? è davvero un'optional che siano pulite o dovrebbe essere un requisito secco? le vogliamo capaci o obbedienti al capo? le vogliamo leali al progetto o fedeli al capobastone?
Continuiamo a usare le ideologie come un randello per picchiarci, così ci illudiamo che non si veda la spaventosa carenza di idee e progetti.

Una proposta: invece di far proliferare polemiche e candidature, perché non fare le primarie dei principi, delle proposte e dei progetti?

Una vasta consultazione della gente del nostro paese riserverebbe sorprese per tanti dirigenti del centrosinistra: non tutte per loro piacevoli, ma farebbe finalmente emergere il potenziale nascosto di chi non si occupa più di politica perché gli hanno triturato le palle, ma che lavorerebbe come un matto per mettere un mattoncino nella ricostruzione dell'Italia.

mercoledì 25 agosto 2010

La Casa Comune degli Ecologisti


di Orazio Di Mauro

… il sistema economico fondato sulla crescita illimitata e sul consumo crescente si è inceppato e persino i guru della finanza mondiale non sanno bene che fare. Non solo gli ecologisti ma anche gli economisti più avveduti da tempo sostengono una svolta radicale, con una produzione di beni materiali a minor consumo di energia e materia prima, che permetta di uscire dall’attuale crisi economica ed ambientale.

I banchieri, i finanzieri e, come sempre buoni ultimi, i politici cominciano a pensare che quella green economy considerata sinora un hobby per eccentrici imprenditori verdi può essere una via d’uscita dalla crisi economica.

Obama e alcuni politici europei hanno iniziato a ragionare e ad investire in settori industriali a forte connotazione ecologica; naturalmente il nostro primo ministro come sempre brilla per il totale disinteresse per l’argomento e nei suoi interventi non si sente mai pronunciare la parola “ambiente” e - fatto ancora più preoccupante- nessuno dall’opposizione fa notare questa enormità.

E’ del tutto evidente che l’Italia rappresenta oggi una anomalia nei confronti di molti a paesi dove i risultati elettorali sono stati molto buoni per le liste ecologiste.

E’ quindi doveroso porsi innanzitutto alcune domande circa questa anomalia italica quando ci si prefigge di dar vita ad un movimento politico che , dopo la sparizione dei Verdi, torni a rappresentare il mondo ecologista nelle sedi istituzionali.

Le cause della anomala situazione italiana vanno individuate in due distinte direzioni:

1. Il gap dovuto alla caratteristica tutta italiana di privilegiare la cultura umanistica a scapito di quella scientifica.

2. L’eredità negativa della precedente esperienza di politica ambientalista rappresentata dal partito dei verdi

1. Non si può qui argomentare in maniera più approfondita questo dualismo che, sin dalla scuola, privilegia le materie letterarie e sovente si concretizza in vera e propria ignoranza dei concetti più elementari delle scienze naturali; il confronto dei risultati dei test svolti nelle scuole italiane con quelli europei è impietoso.

Se l’ecologia non è quindi una ideologia fatta di precetti, buone azioni e indottrinamenti ma la conseguenza di osservazioni e misurazioni che determinano risultati scientificamente ineccepibili , ecco come si spiega allora il fatto che un noto oncologo possa scrivere articoli magnificando l’energia nucleare con argomentazioni risibili e ignorando ad esempio il problema delle scorie e soprattutto non citando nemmeno un dato numerico a favore delle sue tesi!

La mancanza di dignitoso background scientifico viene evidenziata a volte anche “a sinistra” per polemizzare con l’istituzione di turno: il caso più eclatante è stato quello relativo alla mancata previsione del terremoto dell’Aquila. Anche in questo caso, per puro spirito di polemica nei confronti del governo e in assenza di qualsiasi seria argomentazione scientifica , si invocava una inesistente prevedibilità del fenomeno tellurico che ci ha esposto al ridicolo nei riguardi della comunità scientifica mondiale.

Un’indagine del 2008, condotta dall’Istituto europeo Eurobarometro , offre un quadro statistico che sembra confermare la distanza tra la percezione dei problemi ambientali da parte dei nostri compatrioti nel confronto con il resto dell’Europa:

· Solamente il 47% degli italiani (15 punti sotto la media europea) ritiene il cambiamento climatico uno dei maggiori problemi attuali. In Francia e Germania la percentuale è del 71%.

· Solamente il 49% degli italiani è disposto ad agire concretamente per ovviare ai problemi ambientali contro una media Ue del 61% e sul fronte del riciclaggio dei rifiuti, della riduzione dei consumi domestici di energia ed acqua le nostre percentuali sono inferiori di 20 o 30 punti a Francia Germania o Gran Bretagna.

· A dimostrazione della caratteristica tutta italiana del predicare bene e razzolare male, il 70 % degli intervistati considera ragionevoli le proposte UE sull’ambiente, percentuale che ci pone in linea con i maggiori paesi europei con i quali ci scopriamo affini . Almeno sul piano delle aspirazioni.

A ulteriore dimostrazione della disattenzione nei confronti degli ecosistemi si può citare un dato: ogni giorno in Italia scompaiono 200 ettari di terreno destinato alla produzione agroalimentare, al turismo e all’ambiente in favore del cemento.

Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist, ricorda che “in Germania vige una legge che obbliga per nuove costruzioni, a recuperare almeno il 70% del suolo già urbanizzato e in Inghilterra una legge simile permette la crescita della Greater London senza sottrarre un solo ettaro di terreno alle campagne circostanti

2. I verdi per un ventennio hanno rappresentato in politica le istanze ambientaliste che, anche alla luce di quanto esposto al punto precedente, non sono state fatte proprie dal corpo elettorale. Ora si trovano in una evidente crisi palesata dal vistoso calo dei consensi elettorali.

Molto è stato detto circa la mancata penetrazione del partito verde nel tessuto sociale attribuibile – come già scritto nella lettera del 9 luglio scorso - ad errori propri, di assuefazione al sistema dei politico e per azioni volute dall’esterno”.

Sull’onda emotiva seguita all’incidente nucleare di Chernobyl, i verdi raccolsero un buon successo elettorale disperso poi nel tempo anche per essersi chiusi all’interno di un orizzonte politico che probabilmente qualche illuminato dirigente del PCI avrebbe volentieri definito come “una costola della sinistra”.

A proposito di assuefazione al sistema, chiunque abbia partecipato ad assemblee dei verdi può essere testimone di quante mozioni invariabilmente si aprivano con dotte considerazioni sulla deforestazione amazzonica e/o l’effetto serra per poi avere nel dispositivo finale la definizione di quote da assegnare alle componenti nelle liste elettorali, negli organi di partito o negli assessorati.

Caso emblematico di questo decadimento qualitativo della rappresentanza verde è quello piemontese dove, agli incontri politici ed istituzionali, il glorioso simbolo del sole che ride è stato per anni rappresentato dagli aderenti di una setta esoterica eletti, ahimè, da una assemblea di iscritti.

Le associazioni ambientaliste, che avrebbero potuto essere la “cinghia di trasmissione” tra la base ambientalista e la rappresentanza istituzionale verde, hanno continuato a impegnarsi nelle rispettive battaglie settoriali (difesa dei parchi, degli uccelli, del panda, della bicicletta,ecc.) ; battaglie che per essere combattute necessitavano ovviamente del sostegno pubblico più ancora che della partecipazione dei cittadini. Sostegno che si concretizzava con contributi dai ministri o assessori di turno, non necessariamente verdi.

Mano a mano che singole emergenze ambientali venivano alla luce , sono sorti comitati ad hoc , spontanei o gestiti da miniassociazioni che hanno comunque svolto un meritevole ruolo di difesa del territorio e sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica ma senza una visione e un coordinamento capace andare al di là di azioni con orizzonti temporali e operativi di cortissimo raggio.

Questo il quadro attuale e non stupisce che nel mondo ecologista si senta il bisogno di ritrovare un tòpos dove tornare a “pensare globalmente” dando vita possibilmente a una forza politica (per carità basta con i “soggetti” politici che sono e devono restare i cittadini) che sia in grado rappresentare più efficacemente le ragioni dell’ambiente.

L’ultimo documento del GCT che titola “ I tavoli per la casa comune degli ecologisti” , correttamente pone in rilievo i principali nodi da sciogliere nel momento in cui si decida di dare vita a un movimento politico ecologista:

1. LA COLLOCAZIONE

2. IL PROGRAMMA

3. LE INIZIATIVE

1 La collocazione

E’ indispensabile inserire la proposta politica nel difficile quadro economico-sociale del momento caratterizzato da difficoltà di molte famiglie che stentano ad arrivare alla fine del mese, evitando di porsi prospettive troppo ambiziose e puntando su obiettivi concreti e attuabili in tempi ragionevoli, tenuto anche conto del nostro rapporto debito/PIL pari ormai al 120%.

Gli Ecologisti non possono essere la riedizione di una ennesima formazione postcomunista che peraltro già esiste e può vantare un leader addirittura in gara per le primarie del PD, al contrario l’unica possibilità di ridare dignità e autorevolezza ad uno strumento politico ambientalista consiste nel tornare a quello spirito originale che permise la nascita delle liste verdi in tutta Italia: ecologia, federalismo ed etica della politica.

Questi furono i presupposti dai quali prese forma quella felice intuizione politica che Alex Langer definì come“ un forte progetto etico, politico e culturale , senza integralismi e senza egemonie” e che in parte furono travisati nelle successive fasi nelle quali si perse la caratteristica federalista e che videro unificazioni-annessioni decise a Roma con partitini proletari che posizionarono i verdi nella sinistra di stretta osservanza.

A maggior ragione, ora che il panorama mondiale e nazionale è totalmente mutato e presenta equilibri economici, geopolitici ed energetici rivoluzionati, gli ecologisti devono avere una collocazione autonoma capace di interpretare, rielaborare e indirizzare la politica e l’economia in direzione della eco sostenibilità.

2 Il programma

Da quanto detto sinora, discende che la sfida fondamentale per ridare slancio e mordente alla proposta ecologista è quella relativa alla conversione ecologica dell’economia, come è correttamente ricordato nel documento del GCT laddove si citano ad esempio le : attività e iniziative riconducibili alla Green Economy, le realtà del biologico e della bioedilizia, le iniziative di credito alternativo (dalle mag alla banca etica alle monete locali), i gruppi di acquisto, le cooperative di servizi sociali e culturali ma anche le imprese ed i lavoratori di attività riconoscibili come eco-orientate con l’obiettivo di favorire la costruzione di organismi di categoria delle imprese e dei lavoratori (vedi Austria).

La creazione e la valorizzazione di associazioni e cooperative ecologiche rappresentano la vera svolta in grado di dare concretezza alla proposta ecologista come è ampiamente dimostrato dal caso tedesco. In caso contrario possiamo contare sul sostegno garantito, ma numericamente esiguo, degli ecologisti duri e puri con il corollario degli assidui frequentatori di mercatini biologici, di amici della bicicletta, di qualche radicalscich e via dicendo.

Ma non potremo mai pensare di raggiungere ma non potremo mai pensare di raggiungere gli obiettivi conseguiti dai Grunen che sono stati il motore, e al tempo stesso i beneficiari in termini politici, di innumerevoli iniziative ecosostenibili.

Vanno colmate clamorose lacune che vedono ad esempio il mondo giovanile e quello dell’agricoltura assai poco coinvolti nei riguardi delle proposte ecologiste per un’economia ecosostenibile con relative opportunità di lavoro.

3 Le iniziative

E’ ormai opinione condivisa che la politica si sia trasformata in un circo mediatico dove l’immagine prende molto spesso il soppravvento nei confronti delle idee e ogni proposta politica ha la sua rappresentazione nel proprio personaggio - immagine: Di Pietro per la legalità, Vendola per la sinistra con la S maiuscola per l’ecologia e la libertà, Fini (da poco) per la destra per bene, Berlusconi (da sempre) per quella un po’meno, Bersani (provvisoriamente) per i democratici e Grillo per l’ecologia e contro tutti i politici cattivi.

Come si vede l’ecologia può già contare su due paladini a forte impatto mediatico e quindi, a meno di trovare qualche personaggio di altrettanta caratura spettacolare, non rimane che affidare le nostre ragioni a iniziative di grande effetto che obblighino i media a parlare di ciò che andiamo proponendo.

Rispetto alla scelta cruciale del futuro energetico è chiaro che il “no nuke” deve essere affiancato e supportato dal “sole sì grazie” dimostrando con dati numerici la convenienza economica, oltreché quella ambientale, delle energie alternative.

A conclusione va detto con estrema chiarezza che la sfida che ci accingiamo ad intraprendere è ardua perché ci obbliga ad un confronto vis a vis con la gente a cui non è più sufficiente riproporre il nostro catechismo verde politicamente corretto e zeppo di buoni propositi : bisogna saper dialogare anche con quel 53% di italiani che non si da’ pensiero per il cambiamento climatico....

(contributo alla discussione per il manifesto-appello degli Ecologisti del Piemonte)

martedì 24 agosto 2010

Obbiettivo: Costruire un fronte nazionale antinucleare


di Lino Balza


Avevo proposto di utilizzare una lista comune nazionale per tutte le informazioni/comunicazioni riguardanti il nucleare, informazioni che altrimenti si disperdono –sconosciute ai più- in un gran numero di liste/reti specialistiche o generalistiche. Avevo proposto di utilizzare una lista esistente: No Centrali. Per iscriversi: nocentrali-subscribe@liste.comodino.org

Ebbene, ci sono state molte adesioni e nessun contrario. Però noto che, nella pratica, è mancato l’utilizzo di tale lista per le comunicazioni sulle iniziative antinucleari, che sono copiose e senz’altro più numerose di quelle che giungono alla conoscenza di ciascuno di noi. Perciò risultano disperse.

Disperse perché non tutti siamo contemporaneamente nelle liste (e blog) ad esempio forum ambientalista… ecologia… hyperlink… gruppo cinque terre… eco-piemonte… indirizzario no scorie pm… scanziamolescorie… sortirdunucleaire… medicina democratica… oltreilnucleare… gaianews… no centrali… legambientetrani… eccetera eccetera.

Così non tutti ad esempio conosciamo (e dunque non interagiamo con) l’esistenza e le proposte …del Comitato promotore regionale pugliese no al nucleare… del Coordinamento nazionale antinucleare salute ambiente energia… del Coordinamento ecologisti del Piemonte… del Coordinamento dei comitati antinucleari del Piemonte… dell’Organizzazione lucano ambientalista… del Comitato nazionale sì rinnovabili no nucleare… del Comitato lombardo energia felice… del Coordinamento nazionale energia felice… del Comitato antinucleare di Legnago e basso veronese… del Comitato per il no al nucleare della Toscana… del Comitato antinucleare di Alessandria… eccetera eccetera, e relativi blog.

Così non tutti ad esempio siamo stati informati della possibilità di partecipare… alla manifestazione nazionale del prossimo autunno… al 2° campeggio antinucleare a Porto Cesareo (Lecce) dal 24 al 28 agosto, ricco di iniziative in corso e appuntamenti per l’autunno… al 3° incontro regionale degli Ecologisti del Piemonte, a Torino il 31 agosto, con tanto di progetto pro solare e incontri provincia per provincia… alla manifestazione dell’8 agosto a Torino al concerto degli U2… alla raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare depositata in Cassazione… alla raccolta fondi per il ricorso al Consiglio di stato… alla carovana e alla manifestazione a Venezia il 4 settembre… al no nucleare day a Milano del 26 giugno… all’assemblea dei comitati piemontesi del 16 luglio… eccetera eccetera.

Parimenti non tutti siamo stati informati su notizie o iniziative che andrebbero invece socializzate, ad esempio… sul dibattito per il prolungamento della vita delle centrali… su dibattito su federalismo demaniale e nucleare… sulla sede multifunzioni (ecohub)… sui portali blog in allestimento… sui rifiuti radioattivi in viaggio dalla Francia al sud Italia… sui ricorsi contro i depositi di scorie… sulla tattica comunicativa “che non può essere quella dei movimenti per l’acqua pubblica”… sull’invito a “riportare il nucleare al mito della realtà”… sul referendum di Di Pietro… eccetera eccetera.

Va da sé che ai più sono sfuggiti interventi significativi, ad esempio…di Vincenzo Miliucci… Massimo Marino… Katia Lumachi… Alfonso Navarra… Mario Agostinelli… Marco Giustini… Antonio Bruno… Michele Boato… Marco Boato… Mauro Chessa… Fabrizio Rossi… eccetera eccetera

Speriamo che non sfugga anche questo messaggio.

Lino Balza Via Dante 86 15100 Alessandria
Tel. 3470182679 – 013143650 linobalzamedicinadem@libero.it

venerdì 20 agosto 2010

Ecologisti del Piemonte * martedì 31 agosto * 3° incontro regionale


I gruppi promotori degli Ecologisti del Piemonte si incontrano a Torino al Caffè Basaglia, via Mantova 34, dalle ore 17,30 alle ore 23,30.

Argomenti in discussione:

1) bozza dell’ appello-programma che diventerà il manifesto di adesione o di sostegno agli Ecologisti del Piemonte; il documento descrive in sintesi il progetto degli Ecologisti su cui avviare una approfondita discussione, se possibile con incontri provincia per provincia, nelle prossime settimane.Verrà diffusa una prima bozza 2-3 giorni prima dell’incontro.

2) iniziative regionali per il solare contro il nucleare, fra cui la proposta di una giornata regionale unitaria e l’organizzazione della presenza al concerto di Ligabue del 16 -17 settembre.

3) azioni nei comuni coinvolti sul decreto del “federalismo demaniale”

4) portale-blog degli Ecologisti: definizione della struttura e dei criteri e responsabilità per il funzionamento

5) festa e iniziative di autofinanziamento (fra le ipotesi i mercatini ecologisti dell’usato)

6) una sede multifunzione ( ecoHub ) in Piemonte e altri punti di discussione proponibili.

Prevista un ora circa di discussione per ogni argomento..portarsi da mangiare, se necessario, non prevedendo soste di cena.

domenica 15 agosto 2010

L’illusione nucleare


di Massimo Marino


Distribuendo volantini contro il ritorno del nucleare al concerto degli U2 mi sono imbattuto in un giovane ingegnere nucleare neolaureato, come me in frenetica attesa di Bono, con cui ho intrattenuto una lunga e tranquilla discussione al termine della quale, finite le mie pacate contestazioni alla sua convinta idea che il nucleare è conveniente e perfino ecologico perché non dà gas serra, mi ha dichiarato che in fin dei conti sposiamo la stessa causa, la tutela dell’ambiente, sebbene percorrendo strade apparentemente diverse. Al di là della necessità di giustificare, prima di tutto a se stesso, 5-6 anni del proprio impegno universitario per una qualche prospettiva di lavoro, il colloquio mi ha convinto a riprendere parola dopo almeno 20 anni su un tema che, sembra, possa tornare di attualità.


Di giovani laureati in quest’area tecnologica l’Italia non ha mai smesso di produrne (qualche decina all’anno in 4 università o politecnici ) neppure nel corso dei due governi di centro-sinistra , con qualche sbocco lavorativo all’estero, nell’est europeo, dove l’Enel si è data da fare malgrado il referendum ed in poche, marginali attività ad esempio nel settore sanitario che fa uso di radioisotopi.

E’ un fatto che i giovani italiani nati dall’ inizio degli anni 70’, più o meno tutti quelli oggi sotto i 40 anni, di nucleare hanno avuto possibilità di discutere con qualche serietà poco o nulla, appena sfiorati nell’adolescenza dai 2 gravi incidenti di Three Mile Island (1979) e di Chernobyl (1986), visto anche che degli altri 130 incidenti che hanno coinvolto le 440 centrali attualmente in attività si rivela e si informa poco o nulla (sulla gravità, sugli effetti ambientali e sanitari, sui costi).

E’ bene quindi ricominciare dall’inizio, a partire dall’unica apparente verità a favore del nucleare, dalle altre mezze verità distorte, fino alla sequenza di balle che i fautori del nucleare “esperti “ o “politici” che siano, hanno ripreso a raccontarci.


Il nucleare e i gas climalteranti

Le centrali nucleari servono a produrre energia elettrica e a niente altro ( a parte il possibile uso militare delle scorie ). Nel mondo i 440 reattori in funzione (dei quali il 10-15% mediamente fermi per manutenzione, guasti, incidenti) producono circa il 16% del fabbisogno elettrico del pianeta prevalentemente in sostituzione di carbone e di derivati del petrolio. L’emissione di CO2 è in effetti vicina a zero, (come per idroelettrico, eolico e fotovoltaico ), e dalla loro attività, oltre a grandi quantità di acqua più calda e costanti piccole emissioni di radionuclidi, nella norma si ottiene di risulta grandi quantità di rifiuti radioattivi solidi e liquidi che mantengono in parte consistente i loro micidiali effetti per migliaia di anni e che da 40 anni si accumulano, quasi sempre “provvisoriamente”, da qualche parte.


L’unica verità dei nuclearisti è però una non verità. L’emissione di gas serra di origine antropica è data dall’insieme dei consumi energetici che danno emissioni in atmosfera (in particolare per trasporti, riscaldamento, attività produttive). In termini di fonti primarie gli 11.000 MTEP (Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di consumi energetici totali annui del pianeta utilizzano Petrolio (30%), Carbone (30%) , Gas (20%) , Rinnovabili (14%), Nucleare (6%).

In altre parole, se con una bacchetta magica del cattivo di Harry Potter tutta l’elettricità fosse ottenuta dal nucleare, per l’Italia occorrerebbero almeno 44 impianti di nuovo tipo ( per coprire quasi 70.000 MW al 2018 ) invece dei 4 previsti dal governo (circa 6400 MW) , cioè almeno 2 per ogni regione italiana. Nel mondo occorrerebbero almeno 2800 impianti di nuova taglia invece dei 440 attuali .

Se il miracolo avvenisse però la nostra atmosfera quasi non se ne accorgerebbe: Le emissioni di CO2 totali si ridurrebbero all’incirca del 5 %, molto, ma molto meno di quanto ci prefiggevano i timidi governanti del G8 e gli altri per il 2020. Ci sarebbe un vantaggio solo per le aziende del settore nucleare che avrebbero abbondanti dividendi da distribuire e forse per il mio amico neoingegnere che troverebbe lavoro probabilmente molto più vicino a casa.


A chi vi parla di un nucleare “ambientalista” rispondete quindi con tranquillità che si tratta di una incredibile cazzata (potete dirlo anche in TV, in Italia la parola è permessa..). Ditelo anche al senatore PD Veronesi, alla comunista Margherita Hack ( esperta di astrofisica ma non di problemi energetici), ai 70 piddini che chiedono a Bersani di ripensarci, all’ex legambientino in carriera Chicco Testa. Con Berlusconi lasciate perdere, è molto meno stupido di quanto sembra, sa benissimo che è una cazzata ma gli riesce naturale raccontare palle...


Servirebbe invece che qualcuno di costoro si occupasse seriamente di trasporti, in particolare degli autoveicoli il cui numero si dice che raddoppierà nel mondo dai quasi 700 milioni attuali a 1400 milioni entro il 2030 se qualcuno non sarà in grado di correggere almeno un pò questo sciagurato e autolesionista modello di mobilità di uomini e merci su gomma basato sulla combustione di idrocarburi vari. Malgrado un sacco di chiacchiere sull’auto ecologica, non è cambiato quasi nulla , in particolare nel nostro paese, che mantiene il penoso record nel mondo del più alto numero di auto/abitante circolanti ( 61/100) insieme a quello dei sindaci inadempienti nel tutelare la salute pubblica.


Per dare l’idea della incapacità dei nostri governanti (di destra, di centro e di sinistra) è di questi giorni la notizia che a New York l’80% degli abitanti non possiede un auto, che il sindaco, miliardario, Michael Bloomberg (repubblicano liberal oggi indipendente ), è uso andare in ufficio in metrò, che ha fatto costruire 300 km di piste ciclabili ed ha di recente totalmente pedonalizzato Time Square. E dal 2009 svolge felicemente il suo terzo mandato. Un idea per Chiamparino, che potrebbe farsi ospitare a Manhattan nel loft dell’amico Veltroni e vedere un po’ come si possa governare una moderna metropoli occidentale.


La quarta generazione

Ho sentito esperti, parlamentari e perfino ministri, di destra, centro e sinistra dichiararsi favorevoli al nucleare, ma solo a quello che sta arrivando “di quarta generazione”. Anch’io sarei tentato di farmi musulmano se avessi una qualche concreta possibilità di avere in serbo 72 mogli vergini nell’al di là o di ripiego almeno un posto riservato e sicuro accanto agli angeli per l’eternità in paradiso ma almeno per il nucleare è bene un po’ di serietà e di piedi per terra.


La prima generazione di reattori, costruita negli anni 50-‘70 è stata quella dei piccoli prototipi, qualche decina di MW (megawatt) di potenza nominale (il più grande nel mondo fu quello italiano a Latina di 210 MW).

La seconda generazione, di taglia industriale, in genere fino ai 1000 MW è quella dei reattori costruiti nei 30 anni successivi, fino al 2000, cioè la quasi totalità di quelli attualmente funzionanti nel mondo. I loro 3 difetti, da tutti universalmente riconosciuti, sono la mancanza di sicurezza intrinseca, cioè la possibilità di avere incidenti di rilevante gravità (come i 2 citati, a parte gli altri 130 ”minori”), l’inevitabile produzione di scorie radioattive che ci lasciano in eredità per alcune migliaia di anni, i costi esorbitanti per il decommissioning cioè per il loro smantellamento e la loro custodia per altre centinaia di anni. Dall’inizio del 2000 si è avviata così la costruzione, in corso, di alcuni, pochi, nuovi impianti (in Francia, Cina, Finlandia ), detti di terza generazione, nei quali il “cuore del reattore” sarebbe più tutelato, con strutture di protezione più grandi e solide e strumentazione di controllo più rafforzata. Poiché tali accorgimenti aumentano di molto i costi di costruzione e gestione si pensa di aumentare il rendimento (cioè contenere l’aumento dei costi) aumentando la taglia sopra i 1000 MW ( i reattori francesi EPR della AREVA, previsti anche per i 4 italiani sarebbero da 1600 MW) e raddoppiare la durata (presunta) fino a 60 anni.

Sebbene si siano già previsti costi esorbitanti di 4 miliardi di euro a impianto, quello finlandese (il primo nel mondo da 1600 MW ) sembra stia arrivando ad un costo di 6-7 mld, cioè totalmente fuori mercato. Nel corso del G8 di Siracusa dell’aprile 2009 fonti ministeriali italiane dichiaravano: "L'energia nucleare perde quote di mercato, passando dal 15 per cento nel 2006 al 13 per cento entro il 2015 e al 10 per cento entro il 2030. La quota di energia rinnovabile aumenterà considerevolmente, passando dal 18 per cento del totale di energia elettrica nel 2006 al 20 per cento nel 2015 e al 23 per cento nel 2030".

Un recente articolo del New York Times, citando uno studio americano di John Blackburn, docente di economia della Duke University dice che se si confrontano i prezzi attuali del fotovoltaico con quelli delle future centrali previste nel Nord Carolina, il vantaggio del solare è già evidente: costa meno di 16 centesimi di dollaro a kilowattora (12,3 centesimi di euro/kwh ); senza il trasferimento del rischio finanziario sulle spalle dei consumatori di energia e dei cittadini che pagano le tasse. Inoltre se solare e eolico lavorano in tandem possono tranquillamente far fronte alle esigenze di continuità delle erogazione elettriche di un intero Stato.

Mark Cooper, analista economico all'Università del Vermont conferma che i costi di produzione di una centrale nucleare sono in continuo aumento, quelli delle alternative in continua discesa. Insomma, cosa ci darà la terza generazione lo sapremo, se verranno costruiti un numero significativo di impianti, fra qualche decina di anni, comunque dopo il 2020 di sicuro.Va notato che i nostri politici imbroglioni filonucleari parlano nei nostri talk-show della terza generazione come di un qualcosa riguardante un presente ormai in superamento mentre i primi di questi impianti come quello finlandesi sono ancora in costruzione oggi.

Gli impianti di quarta generazione sarebbero un po’ la somma del paradiso dei cattolici e di quello degli islamici. Il GIF ( Generation IV International Forum ) creato nel 2000 da 10 Paesi al fine di sviluppare questi sistemi (con a capo gli USA di Bush che nel 2005 ridette impulso al nucleare promettendo forti incentivi), a cui si sono aggiunti l’EURATOM e recentemente Russia, Cina e altri 2 organismi internazionali (INPRO e GNEP) ha definito una decina di requisiti di base:

1) massimo utilizzo del combustibile 2) minimizzazione dei rifiuti radioattivi 3) basso costo dell’impianto 4) rischio finanziario equivalente a quello degli altri impianti energetici (da ridere..) 5) sicurezza e affidabilità tali da avere una bassa probabilità di danni gravi al nocciolo 6) tollerare errori umani anche gravi 7) in conseguenza non dovranno richiedere piani di emergenza non essendoci rischio (da piangere..) 8) resistenza e protezione contro qualunque tipo di attacco terroristico 9) garanzia contro la proliferazione di usi militari 10) naturalmente.. nessuna emissione di radionuclidi in atmosfera.

La conseguenza di questo approccio “realistico”, ispirato dalla potentissima lobby di un nucleare in estinzione, che in parte coincide sempre più con quella del petrolio, che come una potente sanguisuga affida poi i costi dei progetti e chiede risorse agli Stati ed Enti pubblici nazionali ed internazionali, è la marginalità delle risorse e dell’impegno sulle fonti rinnovabili in molti paesi, forse con l’eccezione della sola Germania e in parte della Spagna. Ed evitiamo qui di parlare degli inconfessati interessi militari che porteranno alla proliferazione di armi nucleari ed a possibili guerre di dissuasione per il loro contenimento. I costi complessivi per la ricerca e per l’avvio ipotetico di questa eventuale quarta generazione che si indica vagamente attorno al 2040, non chiedeteli; nessuno li sa, nessuno ci prova neanche a calcolarli..in fin dei conti che importanza ha.? L ’importante è che se ne parli al popolo nei nostri talk-show della sera…

Se andiamo al di là della propaganda e ci atteniamo ai fatti lo scenario del nucleare, in particolare in Europa è molto chiaro: il nucleare è o è stato presente in 15 su 27 paesi, in 12 non esiste. C’è un blocco di paesi (Germania, Spagna, Svezia, Italia ) che sono di fatto in decommissioning cioè verso lo smantellamento di quanto costruito in passato. Tre paesi dell’est, Bulgaria , Romania, Slovacchia usati come ultime chances dell’industria del settore, specie francese, vorrebbero costruirne di nuove, la Finlandia sta continuando a spostare in avanti (l’ultimo rinvio dal 2009 al 2011) il completamento dell’unico impianto europeo realmente di terza generazione i cui costi si sono già dimostrati fallimentari. L’Italia berlusconiana conferma, insieme ad un eccesso di semplicismo e ignoranza sconfortante, la sua già più volte sottolineata anomalia: l’assenza di una forza ecologista di un qualche rilievo che abbia voce sui media e nell’opinione pubblica, insieme all’inconsistenza e alla subordinazione nell’ ambito culturale e tecnico-scientifico delle forze di sinistra. Non è un caso comunque che, malgrado le potenti spinte al boicottaggio e le scarse risorse, le rinnovabili si fanno comunque strada per le loro potenzialità e i vantaggi, che non sfuggono ad una parte degli imprenditori (e neppure alle varie mafie del nostro paese che hanno un idea chiara di dove si possono fare soldi..).

Quella nucleare si conferma comunque al momento come una tecnologia declinante, condannata comunque a gestire quote del tutto marginali del settore energetico con costi crescenti, ininfluente nell’intervenire sulle problematiche dei gas climalteranti, mentre resterà però, per molti decenni almeno, il pericolo ambientale sotteso agli impianti esistenti. Constatazioni che rendono ancora più necessaria e urgente la costruzione di un ampio fronte di opposizione, promosso dagli ecologisti, che spazzi via definitivamente dalla storia del nostro paese questo incubo e apra la strada verso la transizione ad una nuova frontiera.

domenica 8 agosto 2010

Gli Ecologisti del Piemonte al concerto degli U2


Torino: bella presenza di decine di Ecologisti del piemonte,malgrado il periodo estivo, per 10 ore ininterrotte allo Stadio Olimpico per il concerto degli U2; diffusi 10.000 volantini "per il solare contro il nucleare", centinaia di braccialetti gialli durante il concerto..

Gli Ecologisti del Piemonte hanno invitato i partecipanti al concerto a indossare qualcosa di colore giallo durante la serata in segno di protesta e dissenso contro la scelta nucleare del governo...dalle 14 alle 24 gli ecologisti sono stati presenti davanti agli ingressi distribuendo volantini e strisce gialle da indossare. Analoga azione si svolgerà il 16 e 17 settembre al concerto di Ligabue.


L’iniziativa è stata decisa all’unanimità il 23 luglio, nel secondo incontro del comitato promotore degli ”ecologisti del piemonte” che hanno deciso di utilizzare almeno per il momento il fiore giallo-verde degli ecologisti europei e la denominazione di “Ecologisti del Piemonte” per lo striscione di 5 metri ( SI al solare, NO al nucleare ) ed i 15.000 volantini da distribuire.

Martedì 31 agosto si svolgerà il prossimo incontro regionale.


U2 a Torino: Pride in the name of love

La più famosa canzone dedicata a Martin Luther King, il leader pacifista per i diritti civili ucciso a Memphis il 4 aprile 1968.


La canzone era stata inizialmente pensata per il presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, famoso per il suo orgoglio.
Dopo alcune riflessioni, Bono, autore del testo, decise di cambiarlo poiché Reagan, a suo dire, non meritava una canzone. Curiosamente, il verso del brano che si riferisce all'assassinio di Martin Luther King (Early morning, April 4/Shot rings out in the Memphis sky, "mattina presto, 4 aprile/si sente uno sparo nel cielo di Memphis") contiene un errore storico, perché King fu assassinato nel pomeriggio (intorno alle ore 19). Bono ha in seguito cercato di correggere l'errore cantando "early evening" anziché "early morning" in molte versioni dal vivo.


originale

One man come in the name of love
One man come and go
One man come he to justify
One man to overthrow

In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more? In the name of love!

One man caught on a barbed wire fence
One man he resist
One man washed on an empty beach
One man betrayed with a kiss

In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more? In the name of love!

...nobody like you...there's nobody like you...

Mmm...mmm...mmm...
Early morning, April 4
Shot rings out in the Memphis
Free at last, they took your life
They could not take your pride

In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more in the name of love...
Mmm...mmm...mmm...

Ivrea: Un messaggio dal FAI sulla colata di cemento di Mediapolis finanziata dalla Regione Piemonte.


"Sono Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI, una fondazione che da trentacinque anni si occupa di tutela e di valorizzazione del paesaggio italiano e di quei beni d’arte che ci vengono affidati.Su Mediapolis c’è un progetto gigantesco che interessa un’area di circa 500.000 metri quadrati, l’area sottostante al Castello di Masino, un progetto faraonico che prevede la costruzione, presso il Comune di Albiano d'Ivrea in Canavese, di parchi di divertimento, centri commerciali, posti per fare degli spettacoli, un outlet, una specie di città artificiale.. con un impatto ambientale enorme, contro il quale il FAI si è opposto fin dall’inizio... non solo riteniamo che un bene prezioso, raro, importante come il Castello di Masino vada tutelato anche per il paesaggio intorno, ma perché un progetto di questo genere in questa zona, avrebbe grandi problemi di natura idrogeologica. C’è un rischio per le esondazioni della Dora Baltea, c’è una predominanza di terreni agricoli che lascerebbero il passo a questo gigantesco progetto.


Non ci pare dai dati acquisiti che ci sia necessità di aumentare la capacità commerciale di quel territorio. Un impatto violentissimo che rovinerebbe definitivamente questa valle molto bella, incorniciata dalle Alpi. Sia il FAI che Legambiente che molte associazioni come il WWF, come Italia Nostra, come l’Associazione Pro Natura si siano alleate per opporsi, sia con il ricorso del 2008 che con quello del 2009, al Tar del Piemonte e con una campagna di sensibilizzazione. Chi sono i promotori di questo progetto non è chiaro, non esiste trasparenza sui soggetti coinvolti, si rifanno tutti a delle società con sedi in Paesi in cui non vengono rilasciati dati su chi sono i reali proprietari ... non c’è nessuna idea di qual è la capacità finanziaria del gruppo promotore... la Regione Piemonte questo progetto lo sostiene... l’appello è ai cittadini perché spingano le istituzioni a opporsi a questo progetto. Noi abbiamo due ricorsi al Tar, però credo che solo le istituzioni potranno bloccarlo, interpretando finalmente lo sviluppo come una strada possibile, non solo a svantaggio del paesaggio."

(dal blog di Beppe Grillo)

lunedì 2 agosto 2010

Vercelli: sabato 7 agosto NATURALVERCELLI


Vercelli: SABATO 7 AGOSTO 2010


venite a trovarci


NATURALVERCELLI


Mercatino: Piazza Cavour dalle 8.30 alle 19


Legambiente - Circolo del Vercellese Info: Cinzia Lamanna 339 1633506


Naturalmente

  • se non siete in vacanza

in giro per il mondo, possibilmente con turismo etico

“(…) un viaggiare etico e consapevole va incontro ai paese di destinazione, alla gente, alla natura con rispetto e disponibilità; è un viaggiare che sceglie di non avallare distruzione e sfruttamento, ma si fa portatore di principi universali: equità, sostenibilità e tolleranza”

http://www.viaggiemiraggi.org

  • o a navigare per i mari italiani

con GOLETTA VERDE

"Un marinaio non prega per il vento buono, impara a navigare!"

Gustav Lindborg

http://www.golettaverde.it/goletta-verde-2010


Goletta Verde è la storica campagna estiva di Legambiente per la salvaguardia del mare e delle coste italiane che quest’anno giunge al venticinquesimo anno di età! Una storia fatta dai cittadini che negli anni hanno voluto raccogliere una grande sfida: sottrarre il mare dalla morsa della speculazione, dall’inquinamento e dal mal’affare per promuovere uno sviluppo che valorizzi l'immensa risorsa di cui gode il nostro Paese.