venerdì 29 gennaio 2010

Leggiamo un libro: l'orario ferroviario


di Francesco Ciafaloni

I treni, i tempi, i binari, le stazioni. Il sistema ferroviario va letto tutto insieme. Non serve separare il pezzo più veloce, mentre il resto muore

Le ferrovie italiane come bene pubblico sono morte qualche anno fa; il sistema ferroviario come servizio pubblico sta morendo in questi mesi. Se si dovesse stabilire una data convenzionale della morte, il punto di non ritorno di un processo di disfacimento che è cominciato qualche anno fa e si concluderà non si sa quando, si potrebbe prendere il 13 dicembre 2009, inaugurazione ufficiale della linea ad alta velocità Roma-Firenze-Bologna-Milano-Torino ed entrata in vigore del nuovo orario (che è stato distribuito in versione cartacea col debito ritardo di quasi un mese). Non stupisca la coincidenza della data della morte con il completamento dell’alta velocità. Solo adesso ciò che si poteva immaginare si sta realizzando, è sotto gli occhi di tutti, non è più un ragionamento astratto.

Il servizio ferroviario, la rete ferroviaria, è un sistema. Funziona se il sistema è integrato, logisticamente coerente. La sua efficienza come servizio, si misura sulla comodità, sicurezza, affidabilità, flessibilità di tutte le tratte; sui tempi di percorrenza da ciascun punto a ciascun altro punto della rete; sui costi per tutti gli utenti. Si possono fare differenze tra le tratte e gli orari tipicamente di lavoro (quelle dei pendolari), i cui prezzi andrebbero calmierati, e quelle generiche; si possono privilegiare i tempi di percorrenza delle tratte molto frequentate, che riguardano i molti, e quelle meno frequentate, che riguardano i pochi.

Si possono, si debbono, fare considerazioni di efficienza economica, perché i costi qualcuno li paga: o chi paga il biglietto o chi paga le tasse. Non si può, non si deve, separare una tratta dalla rete - perché è strategica, perché è molto frequentata, perché può rendere molto - farla percorrere da treni molto veloci per far concorrenza agli aerei e dire che tutto va bene perché su quella tratta l’azienda ci guadagna. E’ questo invece che si è fatto. E questo uccide la rete, cioè il servizio pubblico……….….

Quando von Neumann formulò la teoria dell’autostrada, dimostrò che un sistema di strade a grappolo, in cui le strade che toccano i paesi affluiscono su una strada dritta e veloce - un’autostrada, appunto - che non tocca nessun paese ma che congiunge due nodi molto frequentati, é più funzionale di un sistema di strade tortuose, che toccano tutti i paesi. Non dimostrò che basta fare l’autostrada; e per raggiungerla ognuno si arrangi. Il grappolo ha vantaggi anche energetici: accorcia le distanze per tutti. Ma purché l’autostrada - in questo caso l’Alta velocità - sia baricentrica e breve; e purché dalle strade affluenti ci si possa entrare. Che dire se l’autostrada fa una curva a manico d’ombrello e costringe anche chi abbia raggiunto un nodo importante della rete ad allungare il percorso, anche di molto? E se chi abita lungo il percorso dell’autostrada deve andare avanti e indietro su treni lenti perché i punti di ingresso sono molto distanziati? E se non ci sono treni passanti su molte direttrici importanti? Insomma le disfunzioni, i guasti, i ritardi, le soppressioni - che possono aumentare se entrano nuovi operatori, come gli italo-francesi, i tedeschi, gli austriaci - sono solo la parte inattesa, clamorosamente evidente, di un disastro complessivo che va guardato punto per punto. Cerco di illustrarne qualcuno.

I prodotti

Sono l’aspetto per me più offensivo perché, forse, non sono neppure indispensabili: fanno parte della moda, del modo di funzionare intrinsecamente truffaldino degli ultimi decenni. Si arriva ai soldi vendendo immagini, pubblicità, slogan, nomi, senza neppure toccare la realtà. …..Il servizio ferroviario è determinato dal materiale rotabile e dagli orari: il tempo breve o lungo; l’agio o il disagio dei vagoni. Non c’è molto da differenziare. Ma i pubblicitari, gli addetti al marketing, non ti vendono un servizio, ti vendono un nome. Perciò l’elenco dei tipi di biglietto che ti vengono venduti prende mezza pagina: Eurostar Italia Alta Velocità; Eurostar Italia Fast; Eurostar Italia Alta Velocità Fast; Eurostar Italia; Eurostar City; Eurocity internazionale diurno; Eurocity internazionale notturno; Intercity; Intercity Notte; Espresso; Regionale; Suburbano.Siccome ogni nome ha il suo prezzo, alcuni nomi vecchi sono quasi scomparsi, i nomi nuovi non hanno storia, è impossibile avere una serie coerente dei prezzi, calcolare il contributo all’inflazione, cambiare da un tipo di treno ad un altro. E, come del resto per gli aerei low cost, il costo reale, tra offerte, sconti, costi d’agenzia, variazioni con la data di prenotazione, è di fatto inconoscibile. Per accrescere la flessibilità del servizio, tutti i biglietti dei prodotti “Alta velocità” sono chiusi. Se non fai in tempo a cambiare il biglietto, anche se il treno presunto tuo è in ritardo di ore, non solo perdi la prenotazione, come è ovvio, ma paghi 8 euro di multa. Ed è capitato, col vecchio orario, che il prezzo aumentasse notevolmente, ad un cambio di nome, anche se il servizio nuovo era più lento, molto più scomodo - 4 posti per fila invece di 3, in seconda, niente scompartimenti, assoluta inaffidabilità - perché il nome nuovo includeva quello magico: Eurostar.

Le stazioni

Non sono gestite da chi ti trasporta. Non sei tu che la paghi la stazione. Loro perciò ti forniscono una biglietteria, per cui chi ti trasporta paga, l’accesso ai treni, con folle infinite perché non ci sono né le sale d’aspetto né i bar, e nient’altro. Il riscaldamento è un ricordo; le panchine, al freddo, bastano per l’un per mille dei passeggeri; l’informazione elettronica é ridotta al minimo, quando funziona, e c’è solo nelle stazioni importanti. Ci sono i club per chi ha il biglietto di prima classe dei Freccia rossa e si è iscritto. In compenso ci sono infiniti schermi pubblicitari; negozi all’uscita, come negli autogrill. Sono la pubblicità e i negozi che pagano la stazione; tu sei lì per forza, non puoi scappare; perciò loro vendono te a chi fa la pubblicità. A Roma, a Milano, a Torino Porta Susa, non ci sono bar degni del nome; ci sono cessi a pagamento ridotti come una volta quelli gratuiti. Sarà perché il prezzo a metro quadro è troppo alto e tu come cliente in vendita non rendi abbastanza?

Gli orari

Ho aspettato l’orario a stampa pensando di dover fare un faticoso lavoro di confronto di tempi per verificarne l’allungamento (grazie al Freccia Rossa), che mi era evidente solo per un paio di tratte che ho dovuto percorrere di recente. Niente di tutto questo. Le pagine dell’orario nuovo parlano da sé. Tre direttrici tra le più importanti del paese, la Torino-Venezia-Trieste, l’adriatica e la tirrenica sono semplicemente scomparse. La direttrice padana, per cui fu combattuta la prima guerra mondiale, non senza difficoltà - il general Cadorna l’ha scritto alla Regina/ se vuoi veder Trieste te la mando in cartolina, si cantava - non è neppure più segnata tra le linee a lunga percorrenza. La Torino-Milano, che aveva il suo regionale ogni ora, forse croce dei pendolari ma anche comoda e flessibile risorsa per chiunque non fosse obbligato a bollare il cartellino all’arrivo, è affidato a 7 Freccia rossa, all’inizio, a metà e alla fine della giornata di lavoro, a due Intercity superstiti, a un treno internazionale della notte. Restano le rassicuranti testate dei regionali: ma non esaltatevi; a differenza di prima, quasi nessuno percorre l’intera tratta, salvo in tarda serata.

A Milano, per la linea padana e per quella adriatica, tutto si ferma. Gli unici treni passanti proseguono per Bologna-Firenze-Roma-Napoli-Salerno. Sono spariti i treni che hanno fatto Torino - o almeno la Fiat - tra il 1950 e il 1980: il Venezia-Torino, il Bari-Torino, il Napoli-Torino. I treni della notte, i comodi Intercity che ti portavano senza cambiare in poco più di 7 ore a Pescara o a Roma, e in 10 a Bari o a Salerno, passando da Piacenza-Bologna e da Alessandria-Genova, rispettivamente, non ci sono più. Devi passare da Milano anche per andare a Bari o a Roma. Certo poi, se funziona, il Milano-Roma fa in fretta, ma il tempo complessivo aumenta per i cambi e per l’allungamento dei percorsi. Tra Pescara e Bari praticamente l’adriatica si interrompe. Ci sono pagine di colonne vuote tra Pescara e Bari, occupate dai regionali solo da Foggia in giù, con la eccezione degli espressi e degli intercity della notte e di un solitario Eurostar city da Milano. La tirrenica è ancora più desolata. Se l’adriatica si può prendere solo da Milano ed è percorsa solo fino a Pescara, la tirrenica ha solo treni regionali, con l’eccezione dei treni della notte e di un solitario intercity.Si può obbiettare che non è colpa di Trenitalia se la Fiat non attrae più immigrati. Ma è una obbiezione molto debole perché i pendolari lunghi sulla tirrenica ci sono eccome, così come ci sono da tutta la costa adriatica verso Bologna. Altrimenti i treni che la percorrevano non sarebbero stati sovraffollati fino a ieri, almeno nei fine settimana. Ma anche se dalla Puglia e dalla Campania venissero in su solo le vecchie e i bambini parenti di quelli che hanno fatto Torino e Milano, dovrebbero aver diritto anche loro di viaggiare, proprio perché non hanno l’alternativa della macchina. E’ questa la differenza tra un servizio pubblico e una occasione di far soldi.

I costi e i prezzi

Su Repubblica del 9 gennaio Alessandro Penati riporta dai bilanci della Fiat e dell’Eni i costi al chilometro della Mi-To (54 milioni), della Bo-Fi (60 milioni), della Mi-Bo (33 milioni) e si chiede perché anche i tratti in pianura, confrontabili, costino 3 volte (Mi-Bo) o 6 volte (Mi-To) i 10 milioni al chilometro di Francia, Spagna, Giappone. Io mi chiedo perché chi non abita a Milano o a Torino debba pagare considerevolmente di più di un mese fa per muoversi nella rete, impiegando tempi anche maggiori e cambiando molte più volte. La velocità media del Freccia rossa non è alta: 150 km/h sulla Mi-To; 180 km/h sulla Mi-Bo. L’aumento dei costi è dovuto non solo al prezzo del Freccia rossa ma all’aumento della lunghezza del percorso per arrivare all’unica dorsale superstite. Quindi c’è anche un maggior consumo. I costi della linea ad alta velocità, l’aumento del costo della maggior parte dei percorsi, non sono stati affrontati per migliorare la rete, per viaggiare più velocemente e comodamente, per spostare viaggiatori dalla macchina al treno, ma per pagare gli interessi alle banche, il servizio ai general contractors, i risarcimenti ai comuni, i materiali, le macchine il lavoro… e quant’altro, viene da pensare. La mia domanda è: perché abbiamo accettato tutto questo?

Un tracollo culturale

Ci siamo convinti che il mondo materiale non esiste; che la geografia non esiste; che la densità della popolazione, delle città, dei paesi non conta nulla. Contano i sodi e la tecnica, che possono tutto. Soldi da guadagnare; soldi da spendere. Siamo un paese montagnoso, densamente popolato, con una fitta rete di paesi e città, spesso bellissime, qualche volta disastrate, ma in ogni caso piene di gente. Non siamo la Spagna, che è un deserto, o la Francia, che ha la densità di popolazione della Toscana meridionale, senza le colline. I nostri treni, per essere utili, devono essere molto interconnessi, fermarsi spesso, andare più piano che altrove. Abbiamo ceduto, quasi tutti, alla volontà di alcuni grandi gruppi e delle banche che li hanno finanziati di fare ciò che gli risultava più comodo e più redditizio: buchi per terra, grandi gettate di cemento, viadotti, treni veloci. Con loro profitto e nostro danno. Anziché usare treni flessibili, adatti al territorio, come il Pendolino, che avevamo prodotto e vendiamo - lo ha osservato il Manifesto un po’ di tempo fa - abbiamo deciso di usare questi treni qui, che sono in grado di andare in fretta ma passano il tempo soprattutto fermi, o a rallentare e ripartire, perché, anche andando a passi troppo lunghi per noi, fanno passi troppo corti per loro. E’ ora di svegliarci, di porre almeno il problema. Anche perché andare un po’ più in fretta di così, non in termini di velocità massima ma di tempi di percorrenza reali da punto a punto, non ci dispiacerebbe.

( da www.sbilanciamoci.info )

giovedì 28 gennaio 2010

di Stefano Benni

Questa sinistra mi mette tristezza e non me ne frega più niente di dirlo.
A costo di far rivoltare nella tomba mio nonno stalinista.
Non capisco questa corsa al Grande Centro che poi è un centrino da tavola, con due o tre ideuzze perbene apparecchiate.Non capisco questo mimetizzarsi da camaleonti dentro una politica che non s’ interessa più della polis, della comunità, ma solo della lotta per il danaro e per il potere.
Tanto che bisognerebbe cambiarle nome, invece di Politica che so, Lucratica, Imperiotica.

Sono stufo di sentirli parlare soltanto di Borsa e cambi. Di vederli copiare l’ avversario, alla rincorsa dell’ immagine.Berlusconi veste i suoi da ginnasti dell’Ottocento e li porta alle Bermuda? D’Alema convoca i Vip in convento.Dov’ è la differenza?

martedì 26 gennaio 2010

Torino, il convegno del 23 gennaio


Aria nuova in città ( Un'altra Italia è possibile )

dalle parole passiamo ai fatti


Parlare prima di tutti ai cittadini che vogliono stare bene, confrontarsi con l’obiettivo, se possibile, di ricreare un gruppo ecologista unito. Con questi intenti l’Associazione Torino Viva, in collaborazione con il Gruppo Cinque Terre, ha organizzato sabato 23 gennaio il convegno “Un’altra Italia è possibile – Aria nuova " in città.

Tanti i relatori, in linea con la logica dialettica con cui il movimento culturale e politico fondato da Giorgio Diaferia ed Emanuela Rampi si è proposto fin dal 25 novembre scorso, quando si è presentato ufficialmente. Al cinema Empire in piazza Vittorio a Torino non sono però mancate anche persone desiderose di ascoltare proposte e soluzioni concrete, deluse da un apparato politico che pare basarsi su un sistema etico in cui spesso i problemi più gravi sono assenti.
«L’opinione pubblica – ha spiegato il presidente di Torino Viva Giorgio Diaferia in apertura – si basa su TG nazionali e quotidiani, che danno spazio alla pericolosità delle centrali nucleari, ad esempio, con un ragionamento che si sposa con il catastrofismo ambientale, ma non a una politica e uno stile di vita di prevenzione e conseguente benessere. Noi siamo qui per costruire, non per distruggere». L’incontro si è aperto non a caso con Lipdub, video-manifesto di Europe Ecologie, coordinamento politico creato in Francia nel 2008, che alle ultime elezioni europee ha raggiunto il 16,28 % di voti a livello nazionale, il più alto risultato mai realizzato.
Un successo possibile in Italia? Gli organizzatori e i partecipanti al convegno pensano che sia doveroso perlomeno provarci, proprio in un momento di crisi globale come questo, dove diventano sempre più urgenti interventi in difesa dell’ambiente, della salute e dei soggetti deboli.
L’incontro si è articolato in due parti. Alla prima, coordinata di Giorgio Diaferia, sono intervenuti Maurizio Di Gregorio dell’Associazione Fiorigialli Roma – GCT, Luisella Zanino di Torino Viva e il presidente dei Verdi Angelo Bonelli.


Partendo dalla felice esperienza francese, ben esemplificata dall’energia che comunica il filmato di Europe Ecologie, Di Gregorio ha invitato a un cambiamento di prospettiva che ormai si rende necessario: «Abbiamo un patrimonio enorme di potenzialità, ma si dovrebbe essere disposti a mettersi in discussione e avere il coraggio di compiere gesti di rottura. Dobbiamo ricominciare il cammino verso un’organizzazione ecologista globale».
Luisella Zanino ha invece parlato della salute, aspetto legato alla sua formazione di pediatra e omeopata: «Ecologia della salute significa sganciarsi dal consumismo. Bisogna puntare sulla formazione dei medici, sulla pedagogia nei confronti delle persone, prestando maggiore attenzione alle cure solistiche e a ciò che mangiamo, e smantellare gli inganni internazionali, perché siamo prede delle lobbies, delle multinazionali dell’alimento e del farmaco, e il vaccino dell’influenza H1N1 ne è la prova».
Tutte questioni che dovrebbero riguardare da vicino i Verdi, e che Bonelli reputa importanti: «Vogliamo ricostruire una presenza in Italia, cercando una Costituente ecologista. Dobbiamo riportare il pragmatismo, avere la capacità di indicare soluzioni concrete. Il rapporto tra salute e ambiente è un elemento fondamentale, ma dobbiamo prima di tutto ricostruire la consapevolezza, superando il livello di frammentazione attuale, per arrivare a una realtà trasversale, basata su una federazione tra associazioni diverse». Parole a cui devono seguire i fatti, ma che possono essere la base per qualcosa di davvero nuovo.


Il secondo ciclo di dibattito, coordinato da Massimo Marino del Gruppo Cinque Terre, si è aperto con il filmato sul libro Blessed Unrest, in cui Paul Hawken offre una visione solistica e positiva dell’umanità, delineando un ampio panorama di organizzazioni e comunità che, indipendentemente da razza e cultura, operano nel pianeta per la difesa di diritti umani e civili e per la sostenibilità ambientale.
«L’aggregazione di tutti gli ecologisti – ha dichiarato Marino, esponente di un Gruppo formatosi nell’agosto 2009 allo scopo di riunire i vari movimenti, contribuire alla realizzazione di un nuovo programma e di nuovi strumenti di comunicazione dell’area ecologista – costruisce il centro delle questioni e non è più aggirabile. Chiediamo a ognuno di diventare protagonista».
Dopo di lui, sono saliti sul palco esponenti di diverse associazioni, e ognuno, concordando sulla necessità di creare un fronte comune e davvero unito, ha riportato un punto di vista legato alla propria esperienza. Laura Cima, ecofemminista GCT, ha ribadito l’importanza della trasparenza per la Costituente ecologista e del pensiero femminile. Andrea Zummo dell’Associazione Acmo, si è concentrato sul concetto di ecologia della politica, per cui chi commette reati non deve rappresentare i cittadini. Roberto Cavallo, presidente della cooperativa Erica – Ecodem, ha invitato a eliminare ogni tipo di giudizio, per lavorare invece sul codice della comunicazione e sulla relazione con il territorio. Per Giorgio Gardiol, ex senatore dei Verdi – Il Girasole, l’ecologia della politica deve avere al centro il problema della legalità e bisogna agire su istruzione e territorio, per favorire una maggiore partecipazione. Fernando Giarrusso, dell’Associazione Ecologista Sostenibilità, non ha dimenticato quello che già esiste, come i 312 comitati ecologisti in Piemonte, da cui bisogna ripartire, usando il linguaggio comune della gente e aprendo a tutti coloro che mettono al servizio il proprio impegno.
Prima dell’intervento degli animalisti Marinella Robba, della redazione Eco-animali del Gruppo Cinque Terre, e di Marco Francone, dei direttivo Lav, è stato proiettato un video sui Vegan, proprio perché nell’ecologia rientra anche l’animalismo, nato come critica ai metodi di allevamento.
Isabella Zanotti, responsabile di Per il bene comune in Piemonte, ritiene che la gente sia ormai pronta a un cambiamento e che la classe politica attuale dovrebbe fare un passo indietro. Per Renato Bauducco del Gruppo Cinque Terre di Nichelino, inoltre, l’attenzione all’ambiente è importante perché fornisce occasioni di lavoro, come avviene in altri Paesi europei. Gigi Stancati ha sottolineato che l’unità sia da conseguire a tutti i costi, e che i Verdi devono lavorare per far recepire i loro programmi.
Prima della conclusione sono intervenuti altri due esponenti di Torino Viva: Ennio Cadum, presidente ISDE Piemonte, e Bernardo Ruggeri, del Politecnico di Torino. Il primo ha parlato del problema dell’inquinamento atmosferico, particolarmente grave a Torino, e di una mancanza di strategie sensate e organizzate in merito, a favore di continui patteggiamenti. Il secondo ha tenuto a sottolineare come manchino, oggi, proposte politiche incidenti, che dovrebbero partire da esigenze e problematiche sul territorio: solo così si può davvero prefigurare la società futura.


Una mattinata ricca, densa di spunti e idee. La speranza è che sia il germoglio per portare avanti un discorso concreto, come si è augurato in chiusura Giorgio Diaferia: «Urge riformare l’intero gruppo, per poi presentare un programma politico convincente». Un augurio, una volontà, ma anche un critica che vuole essere costruttiva: «Siamo ancora abbastanza impreparati all’unità, non c’è ancora un confronto vero. Ora i Verdi sembrano mostrare un’apertura ai temi dell’ambiente e della salute, e questo è positivo. Ecco perché in questa fase la comunicazione è fondamentale: in questo, i mezzi di informazione non ci stanno dando una mano, ma andremo avanti con le nostre iniziative per cercare davvero il cambiamento, ispirato a ecologia della vita e della politica».


Il video del convegno, ripreso interamente dalla redazione di Ecograffi, verrà trasmesso sul sito www.ecograffi.it. ( Ufficio Stampa TOW Ecocittà Vive

lunedì 25 gennaio 2010

La TAV ha bucato


Che fossero 20 o 30mila persone la manifestazione di sabato in Val di Susa ha confermato che la TAV non si farà mai. Forse si spenderanno altri soldi, forse il PD si sposterà ancora un po’ di più a favore dei poteri forti , forse l’informazione diventerà ancora un po’ più di regime, ma c’è una parte del paese che ormai ha idee, strumenti di comunicazione, ragionamenti che sono estranei ed autonomi dalla musica che viene suonata da questa singolare orchestra di regime; tant’è che perfino giornali come Repubblica, quasi una sezione distaccata del PD in città, in genere ben allineato, specie nella sua direzione torinese, ha dovuto riempire 4 pagine sulla manifestazione NO TAV.

Secondo Cavargna di ProNatura il traffico di merci sui tunnel autostradali del Frejus e Monte Bianco sono scesi in 15 anni da 26,5 a 20,8 tonn/anno; quelli ferroviari attraverso il Frejus sono scesi del 40% . Marco Ponti del Politecnico di Milano sostiene che la domanda di traffico oggi è di 6 milioni di tonn/anno ed è stazionaria da 10 anni e che la previsione di 40-45 tonn/anno, che darebbero una qualche giustificazione alla spesa, a parte i costi ambientali… è pura fantascenza .

Maria Rosa Vittadini, che è stata Direttore del VIA al Ministero dell’Ambiente fra il 1998 e il 2002 afferma che al massimo, nel migliore dei casi, il nuovo buco verso nord-ovest potrebbe “rubare “qualche milione di tonn/anno ai trafori stradali e ferroviari rivolti verso la Svizzera. Nel corso del convegno di Torino Viva a cui il GCT ha collaborato è stato letto il documento di un gruppo di Liberali perplessi sulla validità dell’opera.

Marco Cedolin sul suo blog “Il Corrosivo” insieme alla denuncia di tutti i tentativi di mostrare “isolati” gli oppositori alla TAV ricorda altri dati sull’irrilevanza del traffico di passeggeri su quell’asse.

Sono 15 anni che decine di esperti mostrano perplessità o contestano l’inconsistenza della proposta e neanche a pagarlo si trova un esperto ,minimamente serio ,che la giustifichi.

Nella penosa manifestazione dei SI TAV al Lingotto, cioè di quel drappello di qualche decina di gruppi industriali che con la TAV si spartirebbero, nel corso dei prossimi 15-20 anni quei 100-150 milioni di euro per ogni km costruito (3-4 volte i costi medi europei) accompagnati da Chiamparino, Saitta e Bresso che immaginano di costruire sulla TAV un asse di alleanze che permetta al PD di sopravvivere al suo tendenziale declino nello scenario politico italiano, di tutto si parla tranne che di numeri.

Oggi non c’è più un’esperto,un tecnico, un docente di Politecnico, un Dirigente di Ministero con un minimo di decenza, che abbiano il coraggio ,mentre nella società si fa strada la cultura del “Km zero” nei consumi , di sostenere con qualche numero che l’audace galleria di 57 km, sulla cui reale fattibilità nessuno ha la minima idea, serva a incanalare davvero qualcosa in più di qualche milione di tonn/anno di merci e/o di qualche centinaio di passeggeri al giorno.

15 miliardi di euro almeno in almeno 15 anni (ma come sempre in Italia potrebbero diventare il doppio o il triplo) verrebbero spesi per costruire un opera che, se fatttibile, potrebbe alla fine risultare,fra 20 anni, del tutto inutile. Tutto ciò mentre almeno 2,5 milioni di pendolari tutti i giorni sono costretti a viaggiare su lineee di trasporto ferroviario intasate, costantermente in ritardo, per nulla veloci, qualche volta in compagnia di pulci e zecche, su vagoni luridi e cessi costantemente non funzionanti ,dove l’idea di poter usare in whireless un pc portatile è una bestemmia da fantascienza e perfino comprare un panino potrebbe rivelarsi un impresa impegnativa.

Se qualcuno vuole trovare una “grande opera” sulla quale costruire le proprie fortune economiche o quelle politico-elettorali abbiamo un idea: si metta mano alla modernizzazione della rete ferroviaria italiana, all’aumento della sua efficenza ed alla sua diffusione in sostituzione del trasporto autostradale privato; qualche milione di italiani sfilerebbe in corteo per acconsentire all’opera.

(mm)

giovedì 21 gennaio 2010

Torino sabato 23 gennaio ore 9,30-13 cinema Empire


TORINO VIVA
in collaborazione con
GRUPPO delle CINQUE TERRE

Torino - sabato 23 Gennaio ore 9.30-13

Cinema Empire piazza Vittorio 5

“Un’altra Italia è possibile”
Aria Nuova in Città

coordina
Giorgio Diaferia

proiezione video “ Le Lipdub” di Europe Ecologie
intervengono
Maurizio Di Gregorio - Luisella Zanino
blog Fiorigialli Roma -GCT Associazione Torino Viva
Angelo Bonelli
Presidente dei Verdi

( ore 11,30 break di 10 minuti con VIDEO )

coordina Massimo Marino
proiezione video sul libro dell’anno “Blessed Unrest” di Paul Hawken
intervengono

Francesco Furchì Presidente Assoc. Magna Graecia Millenium
Laura Cima ecofemminista GCT
Roberto Cavallo cooperativa Erica – Ecodem
Andrea Zummo associazione Acmos
Marinella Robba redazione Eco-animali GCT
Giorgio Gardiol ex senatore – Il Girasole
Fernando Giarrusso Assoc. Ecologista Sostenibilità
Marco Francone direttivo LAV
Isabella Zanotti responsabile PBC Piemonte
Ennio Cadum Presidente ISDE Piemonte
Renato Bauducco del GCT, Torino
Sergio Castagna dei Verdi, Venaria
Emanuela Rampi associazione Torino Viva

conclusioni di Giorgio Diaferia
In sala e fuori sala proiezione di video, filmati, esposizione di libri ecologisti del Libraio delle stelle di Roma
www.torinoviva.it www.gruppocinqueterre.it www.ecograffi.it

Proiezione video EuropeEcologie e riprese a cura Redazione di EcoGraffi webjournal

martedì 19 gennaio 2010

Torino, sabato 23 gennaio ore 15


sabato 23 gennaio manifestazione indetta dal Comitato Acqua Pubblica di Torino
davanti al Municipio a sostegno della proposta di delibera di iniziativa popolare
"Proprietà e gestione pubblica del servizio idrico"
che deve essere approvata dal Consiglio Comunale, dopo la conclusione della discussione in corso nella VI Commissione Ambiente.


Per info e contatti


http://www.facebook.com/l/8e3c0;www.acquapubblicatorino.org

http://www.acquapubblicatorino.org/


La proposta di delibera è già stata oggetto di due sedute di VI Commissione. Attualmente è ancora sospesa, cioè non ancora "liberata" per il voto. Ci sarà pertanto, probabilmente il prossimo giovedì 21 gennaio, un'altra seduta di VI Commissione, dove è stata richiesta la presenza del sindaco Chiamparino.

venerdì 15 gennaio 2010

Rivalta "Un'altra politica è possibile"

Rivalta "Un'altra politica è possibile"

“RAI, mass media, informazione: allarme rosso?”
serata speciale con due "BIG" dell'informazione nazionale


Rivalta (TO)
mercoledì 20 gennaio ore 21
Sala incontri ex Mulino - Via Balegno 8

Loris Mazzetti Dirigente RAI – Capostruttura RAI 3

Loris Campetti Vice direttore de Il Manifesto, conduttore radiofonico

UN’ALTRA POLITICA E’ POSSIBILE.
Il Comitato di cittadinanza attiva Rivalta Sostenibile cerca da alcuni anni di proporre occasioni di informazione e di confronto, organizzando eventi pubblici con alcuni “testimoni” del nostro tempo.
info@rivaltasostenibile.it www.rivaltasostenibile.it 333 3100899 - 011 9046479

Torino, convegno: La ruota dentata non gira più

Sala “Cavaliere”, via Palazzo di Città 14
sabato 16 gennaio 2010 ore 14,30 – 18,30


LA RUOTA DENTATA NON GIRA PIÙ
La crisi della fabbrica, le risposte possibili alla crisi del lavoro
«Una macchina è in grado di lavorare come cinquanta uomini comuni, ma nessuna macchina può svolgere il lavoro di un uomo straordinario.
Elbert Hubbard


Per riflettere con noi abbiamo invitato:
GIORGIO AIRAUDO Coordinatore Regionale Fiom Piemonte: Com'è cambiata la fabbrica e come può ancora cambiare
GIANNI MATTIOLI Docente di Fisica,Università La Sapienza Roma: La riconversione ecologica dell’economia e della società
GIANCARLO PALAZZO Cooperatore Sociale, Consorzio Abele Lavoro: La risposta del terzo settore alla crisi sociale
ROBERTO BURLANDO Docente Economia Politica, Università di Torino: In cammino verso il futuro: l’economia delle relazioni
Si ringrazia la Cooperativa Sociale In/Contro Servizi alla Persona per la concessione degli spazi
Organizza ARCIPELAGO ECOLOGISTA



mercoledì 13 gennaio 2010

NO TAV "L'INFORMAZIONE NEGATA"

di Mario Cavargna, Presidente Pro Natura Piemonte

Recentemente su “La Stampa” sono stati pubblicati vari interventi di esponenti politici a favore della linea TAV Torino-Lione e negli ultimi giorni quelli dell’editorialista Luigi La Spina e del presidente dell’Unione industriale di Torino, Gianfranco Carbonato.Per una corretta informazione riteniamo si debba anche sentire la voce di chi, come Pro Natura Piemonte, approfondisce quotidianamente, da circa vent’anni, questa delicata questione e ha una serie di motivazioni che richiederebbero pagine di questo giornale per spiegare i motivi che ci vedono contrari. Solo dopo che si sarà fornita un’informazione completa i cittadini potranno decidere con piena conoscenza. Oggi non è così.Nel commento alla vicenda della Torino Lione di Gianfranco Carbonato siamo d’accordo sul titolo: “Prigionieri di una piccola minoranza”. Ed è proprio così una piccola, anzi piccolissima minoranza di finanzieri tiene prigioniera l’economia reale, imponendo che un patrimonio pubblico, come sono le risorse dello Stato, create dal contributo e dal lavoro di tutti, sia sperperato a vantaggio di privatissimi guadagni connessi al momento della costruzione, slegati dai costi e dalle necessità reali, nonchè dai dati tecnici che dovrebbero giustificare l’opera. Siamo di fronte all’unica proposta di grande infrastruttura che nei venti anni dalla sua presentazione non si è mai confrontata con i dati reali di traffico che dovrebbero dimostrarne la necessità. Ed anzi, continua a promuoversi anche quando questi dati, da anni, vanno in controtendenza rispetto alle mirabolanti promesse fatte a suo tempo.


In 15 anni, dal 1994 al 2008, l’insieme del traffico merci autostradale dei tunnels del Frejus e del Monte Bianco (che vanno considerati insieme perché sono interdipendenti) è sceso da 26,5 milioni di tonnellate a 20,8 milioni di tonnellate, con un calo del 21% anche senza considerare la crisi del 2009. Oggi i due tunnels insieme hanno il traffico che avevano nel 1989! La ferrovia del Frejus è andata anche peggio e nel 2008 è diminuita del 40% rispetto al 1994. Da notare che si tratta di una linea ferroviaria che per metà è stata inaugurata alla fine degli anni ’80, e comunque che si colloca allo stesso livello delle ferrovie del Brennero, che nello steso periodo è cresciuta del 70%, e del San Gottardo, che si è accontenta di un aumento del 17%. La realtà è che i valichi alpini italo francesi mettono in comunicazione delle economie mature che ormai hanno meno prodotti da scambiarsi rispetto a venti anni fa, nel quadro globale che ha visto la crescita degli scambi commerciali con l’oltremare.

Nonostante questo, Carbonato dice che senza infrastrutture come la Torino Lione “non siamo in grado di attrarre investimenti produttivi da altre aree”.
Ci stupisce che il presidente dell’Unione Industriale non veda il drammatico fenomeno della delocalizzazione industriale a vantaggio di paesi come Romania e Polonia, tanto per citarne due, che hanno una rete di infrastrutture poverissima in confronto alla nostra, ma che attirano perché possono offrire un costo umano sensibilmente più basso. E l’unico modo per vincere questa drammatica sfida occupazionale è quello di sostenere l’innovazione e la ricerca industriale, non sperperare almeno 15 miliardi di euro in un progetto vuoto come la Torino Lione. Sulle pagine dello stesso quotidiano, il parlamentare europeo Paolo Costa, presidente del gruppo di lavoro incaricato dall'Unione Europea di seguire i grandi progetti infrastrutturali, gli fa eco sostenendo che bisogna sostenere la Torino Lione per difendere gli interessi del paese, e sogna il porto di Venezia come posto di ingresso delle merci per la Francia, provenienti da Suez, e quello di Genova per le merci destinate al Centro Europa. Anche qui sembra che parlino persone fuori dal mondo, perlomeno fuori dalle carte geografiche. È possibile che non abbiano notato che chi viene da Suez e naviga per Gibilterra, per raggiungere Genova e tanto più Venezia, deve deviare a Nord, e pertanto che una portacontainer, per andare a Rotterdam impiega solo 4 giorni in più, e che questo viene ad incidere solo per 100 dollari a container? E loro pensano di poter caricare un container su camion, pagare il camion, la ferrovia veloce, il tunnel di base ed il trasporto oltralpi per 100 dollari?La gente della Val di Susa non è gente fuori dal mondo: da venti anni si oppone a questa linea, e continuerà ad opporsi perché è una valle che vive da sempre la realtà dei trasporti e dei collegamenti, e quindi, su questo tema, è impossibile ingannarla. E l’unico confronto possibile, che è quello di discutere dei dati reali di traffico, non è mai stato fatto, neppure dall’Osservatorio.Mario CavargnaPresidente Pro Natura Piemonte 13 gennaio 2010

Pinerolo (TO) 22 gennaio, verso la Costituente Ecologista

di Fernando Giarrusso

Il 22 di Gennaio promuoveremo a Pinerolo un incontro pubblico con la finalità di : lanciare anche nel pinerolese la COSTITUENTE ECOLOGISTA - presentare il nuovo gruppo promotore dei VERDI DEL PINEROLESE; tutto questo sarà fatto alla presenza del presidente nazionale dei Verdi ANGELO BONELLI . Come voi sapete da mesi i Verdi stanno provando a rinnovarsi profondamente e la proposta di Costituente ecologista porta al superamento dei Verdi come oggi li abbiamo conosiuti e alla costruzione di una grande forza politica sullo stile degli ecologisti francesi dove all'interno convivono culture , realtà e specificità diverse.

Ora anche nel nostro paese la politica dei grandi sperperi PONTE SULLO STRETTO , CENTRALI NUCLEARI ( e io ci aggiungo la TAV In VAL SUSA) sta avanzando a passi da gigante; le opposizioni come rispondono ?
DI PIETRO come al solito , attraverso un'iniziativa solitaria non condivisa con NESSUNA delle grandi forze ecologiste (perchè si ritiene sia prematura e non ancora condivisa da tutti , quindi necessità di tempo ) lancia un referendum nazionale contro il nucleare con lo scopo di racimolare qualche voto in più alle regionali , dimentica però di dire che lui è uno dei responsabili della realizzazione del Ponte sullo stretto visto che fu proprio lui a costruire da Ministro alle Infrastrutture la Società che sta progettando il ponte e fù sempre lui da Ministro a difendere la legge obbiettivo che è la stessa che rende possibile la realizzazione delle centrali e della tav in val susa.
Il PARTITO DEMOCRATICO è impegnato nelle solite e fumose discussioni sulle grandi riforme ..che poi nulla sono se non il riconoscimento politico ( e qualche poltrona in più ) in cambio di qualche leggina ad personam per l'amico Berlusconi
LE VARIE SINISTRE RIVOLUZIONARIE ITALIANE dove governano condividono con le giunte "progressiste" le cementificazioni delle loro città ( vedi Pinerolo, Beinasco , Pianezza, Grugliasco, Torino.....) e dove non governano discutono esclusivamente di riassetti interni; del resto sono ormai molti di più i funzionari e dirigenti che gli elettori e naturalmente diventa difficile "soddisfare" tutti.

Con la COSTITUENTE ECOLOGISTA SI propone un passo avanti , un passo OLTRE il vecchio modo di intendere lo scontro politico destra -sinistra, si propone di superare le contrapposizioni ideologiche del secolo scorso, si propone di guardare al futuro con il nuovo linguaggio della sinistra che è l'ecologia senza eccezioni . Oggi il Mondo ha nelle proprie agende il grande conflitto sui cambiamenti climatici , conflitto fra l'ecologia e gli eredi di un capitalismo sempre più forte , immune e predatore delle poche risorse naturali .

Con la COSTITUENTE ECOLOGISTA si propone un grande passo avanti nell'ECOLOGIA della POLITICA e lo si fa partendo da noi Verdi . Abbiamo commesso nel passato molti errori, abbiamo scimmiottato la partitocrazia e ci siamo divisi come gli altri le briciole del potere , oggi basta, tutto ciò va spazzato via , dobbiamo partire dal basso proponendo un’ ecologia che sposi un federalismo solidale e territoriale dove le specificità vengano tutelate insieme alla necessità di accettare tutte le differenze che in un federalismo solidale sono una ricchezza e non un ostacolo.
Ma ecologia della politica significa anche ricollocare la politica fra i servizi volontari che i cittadini fanno in un periodo della loro vita , non si può pensare alla politica come si fa oggi considerandola un opportunità personale di lavoro ma va ricollocata nelle opportunità per riscattare la gente dalla povertà dalle ingiustizie dalle occasioni mancate in cui solo i figli dei potenti e dei politici fanno carriera.
Basta alla politica che si fa nelle istituzioni per tutta la vita , si può fare per un certo periodo poi bisogna tornare nella società reale e magari si può ritornare dopo che ci si è depurati abbastanza , guardate cosa succede nelle nostre realtà , per alcune "famiglie" la politica si tramanda da padre in figlio non come passione ma come "posti" , proprio fossero dei Notai e noi sappiamo quanto quella categoria è protetta .

COSTITUENTE ECOLOGISTA significa infine dare voce a chi oggi non c'è la , sia alle persone ma anche alle nostre terre ai nostri fiumi ai nostri quartieri alle nostre montagne insomma al nostro ecosistema sempre più violentato da politici abbuffoni e ciechi , perchè non vedono che non ci sarà futuro per nessuno e quindi neppure per loro se non fermano la distruzione territoriale che hanno messo in atto attraverso la loro cementificazione selvaggia .

COSTITUENTE ECOLOGISTA significa includere in questo processo tutti coloro che organizzati ( comitati e collettivi vari ) o anche singolarmente svolgono sul territorio un importante attività di controllo e di lotta agli abusi, qualsiasi essi siano anche perchè noi Verdi siamo per la massima Sobrietà e, perchè no, anche gentilezza come strumenti di lotta ad un sistema che fà dell'abbondanza e della prepotenza uno strumento di crescita sociale ingiusto ed esclusivo , in cui la furbizia è il valore di riferimento mentre l'intelligenza un optzional non necessario . Ridiamo voce alla speranza, c'è una possibilità e la possiamo raggiungere solo se ricostruiamo un soggetto politico che deve diventare uno strumento per far crescere nella società le buone cose e non come in passato per far crescere le differenze .
Vi invito tutti a collaborare affinchè il 22 gennaio anche nel pinerolese si apra questa possibilità.